Malato.
Un vecchio dalla folta chioma canuta
era seduto su una sedia, da solo, con la sola compagnia delle sue costruzioni.
Però sentiva dentro di sé che tutto ciò non gli bastava, no, lui voleva di più,
voleva la sua vendetta.
Era uno scienziato, e costruire
aggeggi per l’ingrata gente non era ciò che voleva. Mente malata? Pareva di sì, visto che si è
sempre pensato che la scienza dovesse asservire l’uomo e non ucciderlo. Ma lui era diverso, nella sua mente, di
giorno in giorno maturava solo la sete di potere …
Mente malata anche per questo? Se guardassimo
l’uomo nelle sue più diverse sfaccettature, noteremmo che in tutti esiste
l’ambizione di potere, più o meno sviluppata che sia. Però ognuno la manifesta
in maniera diversa e, a seconda dei casi distruttiva o costruttiva.
“Maledetto Goku. Un bambino è riuscito
a sopraffarmi. Gliela farò pagare cara.”
Si alzò in piedi, con pugni chiusi e occhi iniettati di sangue, e andò
ad avvicinarsi, con estrema lentezza, ad una grande cassa bianca, contenente il
suo esperimento più recente.
“Eccoti qui. C-17. Il primo prototipo.
Un androide fatto su base umana. Un cyborg per l’esattezza. Sono un genio e
l’umanità, in particolar modo quel maledetto, pagherà caro l’affronto che mi ha
fatto.” In quel momento una risata maligna e sadica riecheggiò nel laboratorio
umido, nascosto fra le rocce, lontano dalla vita quotidiana.
Un uomo dannato e lontano dal
consorzio umano. Un uomo senza scrupoli, senza sentimenti, tranne che l’odio e
l’ambizione. Non più un uomo.
La scienza, il baluardo che ha
permesso l’uomo di condurre una vita beata, lontano dalla distruzione e
disperazione … può divenire l’arma più pericolosa che esista.
Lui non si sarebbe mai fermato davanti
a nulla.
La mano rugosa andò a posarsi sulla
cassa color avorio, contenente il suo miglior esperimento. “Ladruncolo da sue
soldi, ora è il turno della tua gemella.”
Sussurrò alla capsula, nonostante il cyborg non potesse udirlo, visto
che era immerso nel suo profondo sonno.
“E dopo di te, verrà il mio turno.
Diventerò un tutt’uno con la scienza.” Un barlume, fatto di perversione pura,
brillò in quegli occhi spenti, facendo raggelare il sangue nelle vene di una
giovane, lì presente. Era una ragazza alta e snella, dai capelli di media
lunghezza, colorati di un brillante biondo. Il vecchio pazzo l’aveva legata e
imbavagliata sul tavolo, dove la trasformazione a breve avrebbe avuto inizio.
“Non lamentarti. Dovresti
ringraziarmi.” Si avvicinò e tolse il bavaglio dalla bocca della bella ragazza,
facendole trarre un lungo respiro. La giovane non perse in tempo e sputò tutto
il rancore che in quelle ore aveva maturato contro quello scienziato.
“Sei solo un pazzo! Che cosa hai fatto
a mio fratello? Voglio vederlo!” Urlò disperata, ma con tono di voce
autoritario e minaccioso. Una risatina sadica si diffuse in ogni angolo … rendendo
partecipe persino la natura che era fuori; tutti gli animali si allontanarono da
quel posto dannato in eterno.
“Non preoccuparti presto lo
raggiungerai. Mi ringrazierai. Sei solo un essere inutile su questa terra!
Guardati, non hai nemmeno un nome.” Avvicinò il suo viso rugoso e segnato
dall’età a quello liscio e candido della ragazza, che tentò di allontanarsi il
più possibile da quell’ essere. Prese coraggio e sputò dritto in faccia
all’uomo, che arretrò, con una faccia schifata, e paradossalmente con un
sorriso perenne stampato sulle labbra.
“Brutta screanzata! Dovresti
venerarmi, io sono il tuo creatore. A breve sarai una cosa sola con la mia
amata scienza! La giovinezza, la bellezza, la forza … saranno tuoi in eterno.
Non ti piace l’idea? L’unico prezzo da pagare, anche se è roba di poco conto, è
il cuore, i sentimenti smielati umani e poi sarai al mio servizio. ” Le
sussurrò in un orecchio, con voce roca, malvagia e soprattutto cinica. La bionda percepì un senso di ripugnanza,
misto a rabbia. L’unica consolazione era
che dopo quel giorno sarebbe stata con suo fratello, suo fratello minore, ma
ciononostante il suo protettore. Una
lacrima fece forza per uscire, ma la bella la trattenne, era di carattere forte
e autoritario e non si sarebbe mai abbassata a tale livello.
Gli
occhi si chiusero a due fessure, erano blu e a seconda della luce verdi, però
in quel momento si colorarono di nero, emanando a distanza il rancore per quel
malato che l’avrebbe resa un androide.
“Vecchio
pazzo. Io non prendo ordini da nessuno, nemmeno da mio fratello. Avrai una
brutta sorpresa.” Sorrise contenta, non gliel’avrebbe data vinta e assieme al
gemello avrebbe lottato, come fossero un’unica entità.
“Vedremo.
Cyborg 18.” Sogghignò con gli occhi
brillanti, che racchiudevano odio, sete di vendetta … ma nel profondo
tristezza.
La
bionda chiuse gli occhi, non aveva paura. Non ne aveva mai avuta e nemmeno in
quel momento temeva nulla.
Dedico questa piccina fic a Giambo che è molto più bravo di me
con i cyborg e che spero gradisca questo piccolo lavoro ( * Incrocia le dita
*) Diciamo che parlare di Cyborg e Gelo
mi fa pensare a te xD Se non ti piace, non preoccuparti, posso capire xD E anche a Cyborg18.
E mi rivolgo anche a tutti voi che leggete, spero con il cuore
che vi piaccia :D
Baci, baci Fanny.