Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |       
Autore: taisa    18/10/2006    7 recensioni
Dopo lo scontro con Cell Vegeta decide di non voler più combattere, cosa gli farà cambiare idea?
Genere: Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Nuovo personaggio, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
FIGHT

FIGHT

La mia guerra è finita

Sconfitto…

Umiliato…

E ferito nell’orgoglio…

La cosa a cui lui teneva di più…

Queste era ciò che passavano per la testa di Vegeta mentre con rabbia stringeva il pugno guardando il campo di battaglia ormai deserto.

Rimase ancora lì, a mezz’aria, per qualche istante senza sapere come sfogare la sua rabbia, ora che anche il guerriero contro qui meditava vendetta era scomparso nel nulla.

E non era solo questo a turbarlo, lui che era da sempre stato il guerriero numero uno del suo pianeta era stato superato da un moccioso mezzosangue per giunta figlio di quell’infimo guerriero che tanto disprezzava.

Infine l’amarezza di non essere riuscito a proteggere una persona verso la quale provava dei sentimenti umani. Trunks il ragazzo venuto dal futuro era morto sotto i suoi occhi. Trunks, suo figlio.

Mai nella vita avrebbe creduto di poter provare dei simili sentimenti, eppure era così. Era stato preso dallo sconforto quando aveva visto il corpo esanime di quel ragazzo di cui apparentemente non gli interessava nulla.

Eppure non era così, il suo sconforto, e la tristezza lo avevano costretto a reagire come qualunque padre avrebbe fatto, aveva cercato istintivamente di vendicare suo figlio.

In quel momento neanche la consapevolezza delle sfere del drago lo avevano riportato alla ragione, pensare in quei frangenti era stato pressoché impossibile.

Solo ora se ne rendeva conto, solo ora capiva che infondo una reazione tanto esagerata non era affatto necessaria, eppure lui si era lanciato contro il suo nemico nel vano, ed insano, tentativo di riportare in vita Trunks.

E ora cosa avrebbe fatto? Come si sarebbe comportato il principe senza popolo? Quale sarebbe stato ora il suo scopo?

Aveva vissuto all’ombra di un mostro per anni covando odio e risentimenti che sarebbero sfociati in una vendetta, una rivendicazione delle sue origini e per il suo orgoglio. Una vendetta che non si era mai compiuta grazie, o a causa di un guerriero che aveva sempre sostenuto essere inferiore, e ora anche la vendetta, o rivincita, verso di esso non può più aver luogo, lui era morto.

No, non poteva più sopportare le umiliazioni che la sua vita di combattente determinato e orgoglioso gli aveva riservato, non aveva più senso combattere così.

Con tale consapevolezza perse la sua decisione, non avrebbe più combattuto, mai più. Decise quindi di andarsene da quel posto che profumava ancora di morte, un odore che conosceva bene… lui, e dirigersi nell’unico posto che, in quel momento, avrebbe potuto definire casa.

*

Atterrò davanti alla Capsule Corporation, e guardò l’edificio con occhi spenti, vacui.

Ora cosa lo attendeva? Sicuramente qualcosa lo aspettava all’interno di quell’enorme ammasso di mattoni, o meglio qualcuno…lei.

Anche se in un momento come quello era l’ultima persona che volesse avere davanti agli occhi.

Lei, la madre di quel figlio che era stato incapace di proteggere. Lei che lo aveva sempre aspettato, con una forza e una tenacia che lo avevano sempre disorientato. Lei che gli era sempre stata accanto quando la depressione per la sua mancata trasformazione lo prendeva, lo aveva sostenuto, in silenzio, con uno sguardo, con una parola.

Ora doveva affrontarla, doveva dirle che quel ragazzo che nella loro epoca, o dimensione, era un bambino ancora in fasce era morto a causa della sua incapacità.

Come avrebbe preso una notizia del genere? Per quanto forte avrebbe, come lui stesso in un primo momento, reagito seguendo l’istinto di un qualunque genitore che ha inevitabilmente perso il figlio.

Lo avrebbe accusato, lo sapeva già, e in quel momento non era in grado di sostenere i suoi pianti isterici e i suoi insulti, l’avrebbe lasciata fare, in silenzio prima di ritirarsi in quella che era ormai diventata la sua stanza.

Fece un passo in avanti, poi un altro. Il suo avanzare lento e flemmatico fu interrotto dall’aprirsi concitato della porta, mentre l’inconfondibile capigliatura azzurra di Bulma faceva capolino dinnanzi a lui.

“Vegeta!!” nei suoi occhi lesse un leggero sollievo, al contrario lei vedeva in quelli di lui solo il vuoto.

“Sei tornato! Dov’è Trunks?” gli chiese guardandosi preoccupata attorno.

Vegeta fece un altro passo, un altro ancora fino a superarla entrando in casa, non voleva vederla mentre le dava la notizia, anche se sentiva i suoi profondi occhi blu in cui spesso si perdeva puntati sulla sua schiena.

“E’ morto” disse infine continuando a dirigersi verso l’interno della casa.

Bulma sentì il mondo crollarle addosso, il cuore smise di battere per un secondo, o forse anche più a lungo, le lacrime stavano già offuscando la sua vista. Come in precedenza aveva fatto Vegeta ne la mente ne il cuore stavano anche lontanamente pensando alle sfere del drago.

Deglutì rumorosamente ricacciando dentro il dolore, per quanto fosse possibile.

Riprese il coraggio di cui era solita e si voltò verso di lui, con uno scatto gli era già davanti costringendolo a fermarsi “Come sarebbe a dire morto?!” gli chiese determinata a sapere cosa fosse successo a suo figlio. I loro sguardi si incrociarono di nuovo. Lei con gli occhi colmi di determinazione di cui era solita, quante volte lo aveva guardato così? Lui invece aveva uno sguardo perso, i suoi occhi erano spenti, nulla che potesse ricordare il principe guerriero che era sempre stato. Nei suoi occhi non la sua solita rabbia e la tristezza, nessun tipo di sentimento, né negativo, né positivo.

Bulma lo fissò a lungo, non sembrava neanche la stessa persona, non aveva nulla di ciò che l’aveva attratta di quell’uomo. Le sue iridi non erano più così nere, e di quel magnetismo che lo distingueva inconsapevolmente neanche l’ombra.

Lo sguardo di lei si fece più dolce “Cos’è successo…Vegeta?” chiese nuovamente, ma questa volta con un tono più pacato e comprensivo. Lui non rispose nulla avanzando ancora fino a raggiungerla “Levati di mezzo”. Una delle sue tipiche frasi che però alle sue orecchie sembrava più una supplica che un ordine come era solito fare, il timbro della sua voce era spento, quasi quanto i suoi occhi. Bulma lo guardò per un altro istante prima di decidere di lasciarlo passare.

*

Era entrato in camera sua sdraiandosi sul letto, fissava il soffitto con sconforto, e da quella posizione non si era più mosso per ore.

Sentì la porta principale aprirsi e dalla voce entusiasta di Bulma aveva capito che Trunks era tornato, poi più nulla per diversi minuti. Lui le starà sicuramente raccontando cosa è successo, e questo lo faceva sentire ancora più incapace. Sicuramente Trunks le starà dicendo quanto KAKAROTH e SUO figlio siano stati bravi, e di come HANNO salvato la Terra. Sicuramente di ciò che lui aveva fatto nessuno avrebbe parlato, e forse era meglio così.

Il silenzio si protraeva nella sua stanza e nella sua testa, un silenzio che fu interrotto solo dal bussare alla porta.

Non rispose, perso com’era nel suo dolore, anche dopo l’insistenza della misteriosa persona dall’altra parte, che rimase misteriosa ancora per poco.

Bulma aprì lentamente la porta con un vassoio in mano, che appoggiò sul comodino accanto al letto, ma solo dopo averlo osservato con attenzione, notando che quello strano sguardo non era ancora sparito, anzi.

Lui non si mosse di un millimetro, non aveva neanche mosso gli occhi per vedere chi era. Se non fosse stato per il regolare movimento del suo torace che ne indicava la respirazione poteva passare per morto.

La donna gli si avvicinò appena ritrasse le mani dal vassoio, “Vegeta…come ti senti?” gli chiese cercando di essere comprensiva, ma allo stesso momento di non essere troppo invasiva, sapeva quanto questo potesse irritarlo.

Ma da parte sua nessuna risposta, rimase zitto, immobile a fissare quell’enorme cielo d’intonaco che si disperdeva sopra le loro teste.

“Vegeta?” chiese nuovamente lei inginocchiandosi accanto al letto, e appoggiano su di esso i gomiti, ma ancora non ottenne risposta, sospirò, e lo fisso per alcuni secondi.

“Trunks mi ha raccontato…” mosse solo le pupille per guardarla, era già qualcosa visto lo stato catatonico in cui si trovava, “…mi ha detto così successo…contro Cell” riprese dolcemente lei.

Sentendo quel nome aggrottò le sopraciglia, il suo sguardo si face leggermente più vivo.

“E mi ha detto cosa hai fatto, dopo che lui…” fece una pausa cercando di mandare via ogni dolore, ma quelle parole avrebbero ferito entrambi “…è morto” concluse lei infine sospirando guardando ora le lenzuola che stringeva tra le mani.

Gli occhi di lui rotarono tornando a fissare il soffitto, chiuso ancora in un silenzio più enigmatico del solito, nella quale nascondeva tutti i sui pensieri.

Lei alzò ancora lo sguardo verso Vegeta, verso quegli occhi che erano tornati vacui, aggrottò a sua volta le sopraciglia, in modo apprensivo, quindi si alzò aiutandosi con le mani appoggiate al letto.

“Non so che intenzione hai adesso, ma sappi che qui puoi restare quanto vuoi” così dicendo si diresse verso la porta, la aprì leggermente, quando una voce cupa e fredda dietro di lei la fece quasi sussultare.

“Non combatterò…più” disse improvvisamente continuando a fissare il soffitto, Bulma richiuse la porta avvicinandosi nuovamente al letto sulla quale lui giaceva.

“E’ per quello che è successo a Trunks?” chiese una volta vicino, lui rimase in silenzio, sintomo che ciò che lei aveva appena detto era vero.

“No…” mentì cercando di nascondere l’evidente, quindi si alzò mettendosi seduto sul letto stringendo un pugno davanti a se con forza.

“…mi ha umiliato… non solo è diventato più forte di me, ma ha anche…” fece una pausa, guardando il suo stesso pugno che per rabbia tremava vistosamente.

“…sacrificato la sua vita.” Il suo sguardo aveva ripreso vita e la sua voce lasciava intendere tutta la sua angoscia, e che per quanto non lo avrebbe mai ammesso la morte di Goku lo aveva scosso.

A Bulma bastò poco per capirlo, lei sapeva sempre o quasi cosa gli frullava in testa, si sedette sul bordo del letto appoggiando gentilmente la sua mano sul pugno di lui quasi per calmarlo. Il gesto sortì l’effetto sperato, il tremore della mano cessò, e lui si decise finalmente di guardarla negli occhi. Occhi che finalmente lei riusciva a riconoscere.

“Ascolta Vegeta, non so se questa decisione dipende dalla rabbia del momento, o se è una scelta ponderata. Qualunque sai la cosa che deciderai di fare io saprò sostenerti” si alzò dal letto togliendo la mano dal pugno di lui, si guardarono nuovamente negli occhi “Finché non ti sarai chiarito le idee potrai restare qui…” fece un’altra pausa “…e anche più a lungo se lo desideri” detto questo la donna uscì definitivamente dalla stanza mentre con lo sguardo Vegeta la seguì fino a quando la porta non la fece sparire, poi tornò ad osservare il suo pugno.

*

Alla partenza di Trunks erano presenti tutti, Crilin, Yamcha, Tenshinhan, Gohan e Chichi, e non poteva mancare Bulma. Incredibilmente anche Vegeta era uscito dalla sua stanza per dare l’addio al figlio, anche se era ancora immerso nei suoi pensieri.

Appena il ragazzo sparì dalla vista di tutti Vegeta abbandonò l’albero alla quale era appoggiato, si avvicinò all’astronave che per anni era diventata la sua Gravity room, e rimase a fissarla.

Indubbiamente il suo comportamento non era normale, aveva imparato a conoscerlo in quegli anni e sapeva perfettamente che l’inquietudine che lo aveva avvolto il giorno prima non gli era passata, Bulma lo osservava senza dar peso a ciò che i suoi amici si dicevano accanto a lei. Isolandosi da tutto il resto.

In quel preciso istante si rese conto di una cosa… se lui avesse smesso di lottare forse sarebbe rimasto per sempre sulla Terra, ma sarebbe stato felice? Sapeva che il suo sangue di guerriero lo costringeva a continuare a combattere, ma a quanto pare neanche questo lo aveva mai reso felice.

Era un uomo perennemente chiuso nella sua tristezza, e da quel che aveva potuto capire non aveva mai avuto vita facile.

In realtà lui era una persona estremamente fragile, che si nasconde dietro quell’aria da duro, anche se era costantemente in preda allo sconforto e alla solitudine.

Bulma si chiedeva cosa dovesse fare lei per aiutarlo, se lo avesse spronato a combattere lui sarebbe partito, questa volta per sempre, e magari trovare un novo scopo nella vita. Mentre se gli avesse detto di non lottare più sarebbe rimasto sì al suo fianco, ma senza più uno scopo, cadendo in un abisso che ormai da anni lo opprimeva.

La sua scelta si basava sul puro egoismo, convincerlo ad andare o a restare?

Una mano si posò delicatamente sulla sua spalla, Bulma si voltò per vedere chi fosse. Chichi la fissava con un sorriso sforzato, quella donna era appena diventata vedova, aveva negli occhi i segni di una notte spesa a piangere, ma nonostante questo sorrideva cercando di mascherare il dolore.

Che vergogna, non era lei quella che aveva perso il compagno della sua vita, doveva essere lei a consolare l’amica, invece dimostrando un incredibile forza di volontà e parecchia comprensione Chichi aveva capito la sua inquietudine e stava cercando di consolarla.

“Parlagli” le disse semplicemente con quel sorriso tirato con la quale voleva convincere tutti che andava tutto bene.

Bulma abbassò la testa guardando le sue scarpe, “Non lo so Chichi…io non so cosa dirgli…e se…” Chichi non le diede modo di continuare “Non importa ciò che gli dirai, ora come ora devi solo stargli vicino”. La mora non sapeva cosa quei due si fossero detti il giorno prima, quindi non era a conoscenza della decisione di Vegeta, ma aveva perfettamente ragione, doveva dirgli qualcosa, qualunque cosa.

Annuì con convinzione, Chichi le lasciò la spalla e Bulma si avvicinò spedita a lui.

Si mise al suo fianco, e nessuno dei due parlò, Vegeta continuava a fissare quell’immensa sfera, e lei fissava un po’ lui e un po’ la stessa astronave.

“Distruggila” le disse infine lui senza guardarla, al contrario lo sguardo di lei si posò sul suo viso.

“Cosa?!? Stai parlando sul serio?” ci fu un attimo di silenzio, alla fine lui annuì. “Ma così non potrai più allenarti, sei sicuro di quello che stai dicendo?” ci fu altro silenzio, evidentemente Vegeta ci stava ancora pensando.

“Sì, non mi serve più a nulla ormai” fece una pausa “Distruggila” ripeté prima di entrare in casa lasciando Bulma in un evidente stato confusionario.

*

Le aveva chiesto di distruggere la Gravity room, di distruggere la sua palestra, e…i suoi sogni. Questo indicava la sua evidente voglia di restare, ma lei non sapeva se rallegrarsene o meno. Non aveva ancora deciso.

Uscì dal suo laboratorio indossando la tuta da lavoro, una grossa tuta azzurrino tenue con tanto di targhettina col nome inciso sopra, in mano i suoi attrezzi, attraversò il corridoio mentre si dirigeva in giardino, ma davanti alla porta di lui si fermò.

La fissò per qualche istante, come se fosse lei a dover prendere quella decisione. Ma alla fine anche lei aveva preso una piccola decisone, voleva sentire per l’ultima volta la sua conferma. Sentirgli dire che era sicuro di ciò che stava facendo. Bussò.

Non ottenne risposta, ma questo non voleva dire che lui non fosse in camera, quindi bussò ancora. E ancora nessun segno di vita dall’altra parte, così decise di aprire lentamente la porta.

Come volevasi dimostrare lui era lì. Seduto sul davanzale della finestra a fissare un punto nel vuoto infinito.

“Vegeta…” disse lei senza notare alcuna reazione, ma se lo aspettava “Vegeta… stò andando a distruggere la Gravity room…sei ancora sic…” “Sì” rispose infine lui senza darle il tempo di terminare la frase.

Ci fu un attimo di silenzio, Bulma stava per uscire dalla stanza quando tutta la casa tremò violentemente per alcuni secondi.

Un piccolo terremoto scosse l’intero pianeta.

Bulma si guardò attorno spaventata “Co…cos’è stato?!” chiese appena la scossa cessò.

Vegeta scese dal davanzale e si guardò attorno “E’ a causa dello scontro” rispose con tono freddo “L’energia che è stata sprigionata era troppa, e il vostro pianeta ne risentirà per un paio di giorni” concluse uscendo dalla stanza lasciando Bulma che fissava il vuoto davanti a sé.

*

Bulma entrò nella Gravity room, e al contrario delle sue aspettative lui non c’era. Appoggiò la cassetta con gli attrezzi in un angolo della stanza e si guardò attorno.

Sospirò, e cominciò a smanettare con l’impianto di gravità.

Lavorò fino a tardi ed era riuscita a smantellare solo alcuni dei circuiti, non perché non ci riuscisse, ma perché erano circuiti molto delicati, e doveva maneggiarli con cura. Senza contare che i materiali con la quale era costruita l’intera stanza erano molto resistenti, anche perché per anni dovevano resistere ai furiosi allenamenti di un Saiyan, e teoricamente doveva anche essere in grado di viaggiare nello spazio.

Era notte fonda quando una nuova scossa di terremoto fece scuotere l’intero pianeta.

Era notte fonda e Bulma fu sobbalzata all’interno dell’astronave sbattendo violentemente la testa sul pannello di controllo.

Era notte fonda quando per l’impatto l’astronave partì con una persona incosciente a bordo.

Era notte fonda, e nessuno si accorse di niente…

*

CONTINUA…

*

*

Ringrazio tutti coloro che hanno commentato le mie precedenti fic, davvero grazie mille.

Spero vi piaccia anche questa…^^

*

X Bra, ti rispondo qui (sperando che tu legga anche questa) perché per me è più comodo, purtroppo non ho ricevuto nulla…

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: taisa