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Autore: RedScar    20/03/2012    1 recensioni
Possibile spoiler per chi NON HA VISTO la 3x14.
Questa One-Shot parla di Puck e Quinn.
{Quick}
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Nuovo personaggio, Quinn Fabray | Coppie: Puck/Quinn
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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'Quinn ha avuto un incidente.' Ecco che cosa dicevano tutte quelle voci nel corridoio, ecco perchè avevo visto Santana e Brittany con gli occhi gonfi e rossi, sinonimo del fatto che avevano pianto, ecco perchè non avevo visto la mia Quinn a scuola oggi, ne nell'ora di storia, ne ora, qui al Glee Club. Mi alzai dalla sedia molto velocemente, richiamando tutta l'attenzione del Glee Club e del professore su di me. 'Dov'è ora?' Chiesi con un nodo alla gola. Sì, ero il play boy della scuola, ma lei era Quinn Fabray, l'unica ragazza che mi ha fatto capire veramente cos'è l'amore. Il professore mi guardò: 'E' in ospedale in stato di coma.' In quel momento senti qualcosa rompersi in me, sapere che Quinn stava lottando tra la vita e la morte mi spiazzò, quella notizia mi ruppe il cuore a metà. Uscii fuori dall'aula correndo, riuscii a sentire il professore dirmi, o meglio iniziare a dirmi 'Puck, rimani qui...' Uscii dalla scuola e salii in macchina, diretto verso l'ospedale. Nel tragitto tra la scuola e l'ospedale mi vennero in mente tutti i momenti passati con lei, da quando tradimmo entrambi Finn, fino a quando facemmo da baby sitter alla nostra piccola Beth. Mi venne in mente il momento nel quale Beth nacque, ero davvero spaventato all'idea di essere padre, ma appena vidi quell'angelo, frutto del nostro amore, quella paura se ne andò lasciando spazio alla voglia di tenerla sempre con me e proteggerla da tutto quello che di brutto c'è in questo mondo. Le persone potrebbero chiamarlo istinto, istinto paterno. Sentii qualcosa di caldo e salato scivolare sulle mie labbra, una lacrima. Non mi ricordavo nemmeno il sapore delle lacrime, non piangevo da quando mio padre se ne andò lasciandomi solo con mia madre e mia sorella. Fortunatamente arrivai all'ospedale prima che la mia vista si annebbiasse, facendomi evitare il rischio di fare la stessa fine della mia Quinn. Corsi nell'ospedale e con quel poco fiato in gola rimasto dissi all'infermiera, che mi aveva chiesto il motivo della mia presenza: 'Quinn Fabray... dove si trova?' L'infermiera mi rispose che si trovava nella stanza 212. Cavolo. Quel numero non l'avrei mai scordato in vita mia. Evitai di correre per il rispetto delle persone in ospedale e per evitare di fare casini, come mio solito. Ora volevo solo vedere la mia Quinn. Arrivai alla soglia della porta della stanza 212 e la vidi. Vidi il suo volto con diversi graffi che le segnavano il viso, la vidi con quell'orribile camice da ospedale che su molte persone poteva stare male, ma che su Quinn stava benissimo. In realtà le stava bene tutto ed anche con quelle escoriazioni sul viso era bellissima. Mi avvicinai a lei, quasi tremando. In quella stanza c'era un silenzio fastidioso interrotto solo dai bip delle macchine che tenevano ancora in vita la mia Quinn. Presi una sedia e l'avvicinai al suo letto, mi sedetti su di essa e le presi la mano. Era davvero fredda, di solito le sue mani erano calde; quel freddo mi sembrava così tanto un sinonimo di morte. Basta, dovevo darle coraggio, dovevo convincerla a battersi, dovevo convincerla a svegliarsi. Continuando a stringerle la mano iniziai a sussurrarle: 'Ehi Quinn, dovevo venire da te. Sopratutto perchè questa potrebbe essere l'ultima volta che ti parlo, ma non può accadere. Dovevo venire da te per dirti che mi dispiace, mi dispiace per tutto. Mi dispiace averti abbandonato quando aspettavi la nostra Beth. Mi dispiace averti trattato male. Mi dispiace di essere entrato nella tua vita ed averti rovinato tutti i tuoi piani del futuro, per un mio stupido errore. Il problema è che io sono stupido, sono così stupido da non averti dato le attenzioni che ti meritavi quando tu mi avevi dato una possibilità. Sono stato così stupido da non rendermi conto della fortuna che il mondo, o meglio il destino, mi stava dando. Mi stava dando la possibilità di trovare l'amore, di provarlo sulla mia pelle. Ero distratto da questa fottutissima paura che mi prende sempre quando inizio a tenerci davvero a qualcuno.' Ormai più lacrime stano bagnando i miei zigomi, ormai stavo riaprendo la ferita, procurata dall'abbandono di mio padre, che avevo chiuso con la stafottenza. Ormai le stavo dicendo cose che non avevo mai detto a nessun altro. 'Devi sapere che quando mio padre mi abbandonò lasciandomi solo con mia sorella e mia madre mi sentì perso e mi promisi che avrei respinto tutti i sentimenti simili all'amore che avrei provato in futuro. Con te non ci sono mai riuscito, perchè ogni volta che vedevo il tuo viso, il tuo sorriso o anche semplicemente sentivo la tua voce, quel muro che avevo creato intorno al mio cuore, perdeva un pezzo, si creava una crepa. Mi stavo innamorando di te. Ti ricordi quella volta mentre osservavamo Beth davanti a quel vetro dell'ospedale, quando mi chiesi se ti amavo e io ti risposi di sì, soprattutto in quel momento? Beh era vero, era una delle cose più vere che io avessi mai detto in vita mia. E quel sentimento, Quinn, non è sparito, è ancora qui. Ma io da coglione ho cercato di respingerlo e ti ho fatto soffrire di nuovo. Mi dispiace Quinn, davvero. Scusami se sono così coglione. Ma ti prego non andartene, tu saresti una di quelle cose che non si possono sostituire nella vita. Se ti sveglierai io cambierò, te lo prometto. Mi prenderò cura di te. Ma non mi abbandonare. Io... io ti amo Quinn.' In quel momento mi sentii più leggero e felice, ma adesso lei doveva riprendersi. Ormai non mi restava che pregare qualsiasi Dio, per farla tornare da me.
  
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