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Autore: lovealways    20/03/2012    1 recensioni
Quella mattina mi ero svegliata, avevo aperto l’armadio per decidere che cosa indossare ritrovandomi invece qualche minuto dopo con la valigia aperta sul letto intenta a riempirla con qualche vestito di prima necessità. Per la prima volta dopo parecchio tempo avevo agito senza nemmeno pensare. E la cosa stranamente mi piaceva.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sapete quando arrivate ad un certo punto della vostra vita e vi rendete improvvisamente conto che avete bisogno di un cambiamento drastico, di nuovi stimoli e magari di nuove persone su cui poter contare? Era esattamente quello che stavo facendo io. Quella mattina mi ero svegliata, avevo aperto l’armadio per decidere che cosa indossare ritrovandomi invece qualche minuto dopo con la valigia aperta sul letto intenta a riempirla con qualche vestito di prima necessità. Per la prima volta dopo parecchio tempo avevo agito senza nemmeno pensare. E la cosa stranamente mi piaceva. Prendere una decisione su due piedi mi aveva sempre messo in difficoltà: ci pensavo e ripensavo mille volte, poi cambiavo idea in un ciclo infinito. Ero paranoica e indecisa. Ma non quella mattina. Era scattato qualcosa di nuovo e inaspettato che per un attimo mi aveva lasciato senza respiro. Quando abbassai gli occhi sul biglietto d’aereo che tenevo tra le mani tremanti quasi facevo fatica a crederci. L’avevo fatto davvero? Avevo realmente comprato un biglietto non rimborsabile per Londra? Sei totalmente fuori di testa. La mia coscienza provò a convincermi a tirarmi indietro, ma non l’ascoltai. Stavo per affrontare la mia paura più grande: il cambiamento.
                  “Desidera dell’altro?”
Sobbalzai e mi voltai verso la voce leggera e educata. Una ragazza bionda e sorridente stava aspettando la mia risposta. Guardai invidiosa come la divisa da hostess le fasciava il corpo slanciato.
                  “No, grazie” risposi con la voce che tremava. Nella mia mente nel frattempo stavo già pianificando che cosa fare appena arrivata nella capitale britannica. Piombare all’improvviso alla porta di casa di una delle mie più care amiche poteva rientrare nelle mie opzioni? Forse era l’unica.
Nicole si era trasferita a Londra appena un anno prima un po’ per sfizio e un po’ grazie al suo lavoro: ora infatti aveva una rubrica tutta sua su una rivista italiana dove condivideva con i suoi lettori la sua nuova vita londinese. L’amicizia che ci legava risaliva ai tempi del liceo e si era rafforzata poi quando avevamo convissuto durante gli anni di università. Entrambe sognavamo in grande: una vita nuova in una delle nostre città preferite.
Quando però lo scorso settembre tornò nel nostro appartamento con un enorme sorriso e con la notizia che il nostro desiderio si sarebbe realizzato nel giro di qualche settimana mi ritrovai a rifiutare. Certo le cose erano parecchio diverse da com’erano ora. Cosa più importante avevo un ragazzo.
La mia valigia fu la prima a comparire sul nastro, la recuperai in fretta e mi feci spazio tra la folla verso l’uscita dell’aeroporto. Qualche minuto dopo mi trovavo su un taxi incantata da ciò che vedevo. Mi scappò un piccolo sorriso, per la prima volta dopo mesi mi sentivo veramente bene.
Avevo imparato a memoria l’indirizzo, avevo sentito Nicole descrivere quel posto come uno dei quartieri più belli e si, credetemi, l’avevo anche cercato su Google per accertarmi che fosse davvero così. Ma ora ritrovarsi effettivamente lì mi faceva uno strano effetto. La palazzina non era davvero niente male, pensai alzando lo sguardo. Mi avvicinai al portone color verde scuro e diedi un’occhiata ai campanelli cercando il nome della mia amica. Non fu necessario perché in quel momento la porta si aprì lasciando uscire un uomo in giacca e cravatta che parlava animatamente al telefono mentre nell’altra mano teneva una ventiquattrore. Entrai in fretta prima che la porta si chiudesse e presi l’ascensore fino al quarto piano.
Bussai più volte alla porta ma di nuovo non ricevetti alcuna risposta. Nessun segno di vita. Aspettai qualche attimo ancora per poi riprovare battendo con più forza. In preda al panico iniziai ad immaginarmi mentre camminavo senza meta per le vie di Londra per tutta la notte, magari restando vittima di un rapimento o peggio un omicidio. Esagerata. Ci pensò la mia coscienza a farmi tornare alla realtà. Forse avevo tentato la sorte più del dovuto mettendomi in viaggio senza pensare minimamente di avvisare l’unica persona che avrebbe potuto ospitarmi.
Mi accorsi che la mano mi tremava quando afferrai il cellulare e lo portai all’orecchio. “Nicole, sono io, di nuovo. Chiamami appena senti il messaggio, è importante” lo gettai nella borsa, arrabbiata più con me stessa che con chiunque altro. Come avevo potuto non pensare a tutti gli inconvenienti che potevano accadere, dov’era la mia razionalità questa mattina?
Passai una mano tra i capelli mori con fare nervoso, poi esasperata picchiai con un pugno la porta per l’ennesima volta. Silenzio.
                  “Nicole non c’è, non tornerà prima di un paio di giorni”
Mi voltai immediatamente verso la voce dal forte accento inglese.
                  “Che cosa?” esclamai ormai sull’orlo di una crisi di nervi. 
Il ragazzo mi guardò imbarazzato fermandosi davanti all’appartamento di fronte. Annuì piano quasi avesse paura di aggiungere altro e vedermi impazzire completamente. Avrei voluto scoppiare a piangere. Forse se non fosse stato per lo sconosciuto non avrei esitato a farlo. “Quando mi ha detto che partiva non mi sembrava che aspettasse visite”
“Infatti non lo sapeva” borbottai e mi morsi nervosamente il labbro. Lo dovevo immaginare: l’unica decisione che prendevo seguendo l’istinto adesso mi si stava ritorcendo contro. “Grazie comunque” dissi infine.
Mi rivolse un sorriso educato. Restò in silenzio ancora per qualche attimo, giocherellando con il mazzo di chiavi che teneva tra le mani. “Vuoi entrare?” mi chiese prendendomi alla sprovvista. “Insisto” aggiunse poi notando la mia incertezza. Il suo sorriso si fece più grande e mi sentii pervasa da una sicurezza tale da farmi accettare il suo invito.
L’appartamento non era molto grande ma era luminoso e accogliente. Quasi sicuramente ci viveva da solo: nessun coinquilino strambo o una fidanzata con cui condividerlo. A parte qualche piatto nel lavello e una maglietta, forse sporca, ai piedi del divano il resto era in ordine,quasi in maniera maniacale. Ad essere sinceri il mio appartamento in confronto era un totale disastro.
                   “È carino” dissi continuando a guardarmi in giro. In un’ occasione diversa probabilmente mi sarei messa a ficcanasare ovunque, dando l’impressione di essere una squilibrata.
                   “Mettiti pure comoda”
Lo imitai e mi tolsi la giacca. La maglia maniche corte bianca che indossava metteva in bella mostra le sue braccia toniche e senza alcun dubbio il ventre piatto. Distolsi subito lo sguardo imbarazzata, sentendomi incredibilmente stupida per soffermarmi su quei dettagli in una situazione del genere.
                   “Vuoi del the?” Mi limitai ad annuire non riuscendo a trattenere un sorriso divertito. Un vero cliché: un inglese che ti offre del the. “Sono Liam, per la cronaca” si presentò mentre preparava il bollitore e due tazze.
                   “Emma” dissi a mia volta. “Quindi conosci Nicole?” domandai provando ad evitare che il tutto diventasse ancora più imbarazzante. Anche Liam sembrò capire le mie intenzioni.
                   “Quella ragazza è perennemente di corsa. A volte non la vedo per giorni e poi riappare bussando alla mia porta e chiedendomi se ho dello zucchero o qualcosa da mangiare in generale lamentandosi che non ha tempo di fare la spesa”
Si quella era decisamente la descrizione della mia migliore amica ed ero contenta che non fosse cambiata di una virgola.
Di nuovo sorrise, ma questa volta agli angoli della bocca si formarono due piccole fossette. Era affascinante, dovetti ammettere dopo qualche secondo. Ritornai alla realtà quando lo vidi porgermi la tazza, che accettai volentieri. Mi fece segno di sedermi sul divano, mentre lui si sistemò sulla poltrona accanto.
                  “Allora Emma che ci fai a Londra?”
Avrei voluto scoppiare a ridere. Nemmeno io sapevo esattamente il perché mi trovavo lì. Presi tempo sorseggiando la bevanda calda. “Avevo bisogno di una svolta” risposi cercando di sviare al suo sguardo. “Questa mattina mi sembrava una buona idea lasciarmi tutto alle spalle e partire”
Nella sua espressione lessi la sorpresa mista alla curiosità. “Ci vuole coraggio,sai”
                  “Molti direbbero che sono solo un incosciente” dissi di rimando “Probabilmente mia madre vorrà uccidermi non appena le telefonerò”
Rise leggermente scuotendo la testa. I capelli accompagnarono quel movimento ondeggiando per poi tornare perfettamente al loro posto. “No, è decisamente un atto di coraggio. Conosco poche persone che si sarebbero comportate come te, qualsiasi sia la ragione che ti ha spinto a farlo”
Abbassai gli occhi sulla tazza ormai vuota mentre le sue parole si ripetevano nella mia mente.
Non era stato solo il coraggio a condurmi qui. La disperazione aveva fatto la sua parte. La mia è una di quelle storie viste e riviste, niente di così originale. Avevo perso il lavoro, non che mi piacesse, ma era la mia unica entrata mensile ed ora avrei dovuto contare sui pochi risparmi che mi restavano. E in più il mio ragazzo storico, così lo definivano tutti, mi aveva lasciata: avevo pianificato la mia vita con lui fino all’ultimo dettaglio per poi scoprire, un bel giorno, che ero l’unica che se ne preoccupava. Così, dopo una sbornia colossale, mi ero ritrovata a fare tutte quelle riflessioni filosofiche sulla direzione che stava prendendo la mia vita arrivando alla conclusione che ero un completo fallimento.
Ora avevo la possibilità di riscattarmi. Potevo essere chi volevo e non Emma la sfigata.
                “Già, ma forse avrei dovuto chiamare Nicole” risi di me stessa. Ancora non potevo credere a quanto fossi stata stupida. “Anzi, a proposito di questo è il caso che cerchi un hotel”
Lasciai la tazza sul piccolo tavolino al centro del salotto e recuperai la mia giacca. Nel silenzio sentivo gli occhi di Liam su di me e quasi sicuramente stavo arrossendo come una ragazzina. La suoneria del mio Blackberry mi salvò. Lo recuperai in fretta e sorrisi quando vidi apparire sullo schermo il nome della mia amica. “Nicole!” risposi immediatamente, lasciando andare un sospiro di sollievo.
                “Cosa ci può mai essere di così importante da chiamarmi otto volte nel giro di un’ora?”
                “Sono a Londra” dissi semplicemente, quasi fosse la cosa più normale del mondo.
                “Buon per te, tesoro!”
Scoppiai a ridere. “No, non hai capito: sono a Londra per restare”
Liam mi guardava confuso, probabilmente perché non conosceva una parola di italiano.
                “Sei caduta e hai battuto la testa? Che cosa ci fai lì? E perché me lo dici solamente adesso?” mi riempì di domande mentre si lasciava andare a una risata genuina. Se l’avessi avuta davanti le sarei saltata al collo per abbracciarla il più forte possibile.
                “Fidati, è stata una decisione dell’ultimo momento” non era il caso di  raccontarle l’intera storia per telefono. “Quando torni?” piagnucolai.
                “Domani, in serata. Ma dove sei ora?” chiese preoccupata.
                “Dal tuo vicino, Liam”
A sentire il suo nome sembrò interessarsi nuovamente alla mia conversazione.
Nicole soffocò una risatina ma non feci in tempo a chiederle altro poiché mi stava già salutando. “Ti scrivo più tardi” la sentii dire prima che cadesse la linea.
                “Tutto risolto?”
Mi voltai verso il ragazzo annuendo decisamente più tranquilla. “Si, torna domani”
Liam restò un attimo in silenzio riflettendo su chissà che cosa e poi si avvicinò piano a me sfilando la giacca che tenevo ancora tra le mani. Aveva un buon profumo, mi ritrovai a pensare. Idiota, mi insultò la mia coscienza.
                “Non ti conviene cercare una camera per una sola notte” parlava lentamente, il suo perfetto accento non mi lasciava concentrare sulle parole. “Puoi restare qui”
Questo però lo capii all’istante. Restai sorpresa del suo invito e per un secondo pensai che scherzasse. “Non posso accettare. Non mi conosci nemmeno” provai ad afferrare il trolley ma lui fu più veloce e con un gesto lo  allontanò da me.
                “Non mi sembri il tipo che uccide la gente nel sonno o cose del genere” scherzò riuscendo a rubarmi un mezzo sorriso. “Quindi rimani!” il suo sorriso mi spiazzò completamente. Aveva il sorriso più dolce e ammaliante che avessi mai visto.
                “Sicuro che non sia un problema?” balbettai costringendomi a distogliere lo sguardo.
Il suo sorriso, se possibile, diventò più grande arrivando a raggiungere i suoi occhi nocciola. Non trovai la forza per ribattere. Insomma, l’idea era stata sua, no!?



#v zone
ok, ce l'ho fatta, è stata un'agonia ma mi sono decisa a pubblicarla.
non è la prima volta che scrivo una fanfiction, ma è la prima volta che la posto qui :)
mi farebbe piacere leggere i vostri pareri, positivi o negativi che siano, ditelo e basta u.u

pace, amore e gioia infinita
v xx

   
 
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