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Autore: Chenra    21/03/2012    1 recensioni
Salve a tutti, questa è la storia che avevo pubblicato un po' di tempo fa. Non mi convinceva il modo in cui l'avevo scritta quindi avevo deciso di cancellarla e di riadattarla in modo che risulti un po' più semplice da leggere.
Non so come descriverla in queste poche righe che ho a disposizione quindi non lo farò. Però dico già da ora che si entrerà nel vivo della storia solo a partire dalla fine del terzo capitolo, in quanto mi sono preso un abbondante spazio per descrivere i personaggi e la vita più o meno quotidiana prima di arrivare all'evento che cambierà in modo irreversibile la loro vita.
Mi piace scrivere capitoli abbastanza lunghi, se li ritenete eccessivamente lunghi o avete qualsiasi altra critica fatemelo sapere, le recensioni negative servono a migliorarsi.
L'uomo non è perfetto ma perfettibile. Con questa citazione di Kant da finto ragazzo colto quale sono vi lascio al capitolo :)
P.S. Per quanto riguarda il genere romantico non so ancora in che misura sarà presente, dipende tutto da quello che la mia mente riesce ad elaborare, in quanto non mi piacciono molto le cose scontate e banali.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I: Incontro

 

Il traffico in certe città è davvero incredibile, e ancora più incredibile è che qualcuno riesca a dormire con tutto quel baccano, ma si sa l'uomo è un animale che si adatta facilmente.

Sono riuscito a svegliarmi presto, chissà per quale miracolo, ed è meglio che mi muova se voglio arrivare puntuale, anche se probabilmente non accadrà, sarebbe troppa fortuna in troppo poco tempo … tempo … già muoversi …

<< Julian alzati o farai tardi a scuola anche oggi! >> Le considerazioni fatte da un ragazzo moro vennero interrote da una donna che usciva da una cucina con una tazza di caffè fumante in mano.

La donna aveva quasi azzeccato, il moro avrebbe fatto tardi, ma non per la scuola ma per andare a lavorare da James. Una tavola calda, abbastanza vicina a casa del ragazzo per poterci arrivare anche a piedi, ma abbastanza lontana da evitare che sua madre lo vedesse marinare la scuola. Avevoa bisogno di soldi e saltare la scuola per due giorni, per racimolare un po', non gli sembrava la fine del mondo.

Si alzò e dopo un caffè bevuto tutto d'un fiato si diresse verso lo doccia. Come al solito essendo il primo ad entrare, l’acqua, anzi che essere bollente come avrebbe desiderato, era più fredda che tiepida. Vediamo il lato positivo della faccenda – pensava Julian prima di mettere il piede dentro – almeno poi sarò bello sveglio.

Ne uscì mezzo assiderato, corse in camera e si vestì, andò in cucina, mangiò una fetta di pane tostato – come al solito la madre ne ha fatto una marea – bevette un'altra tazza di caffè pronto a scappare verso la tavola calda, ma purtroppo non la bevette abbastanza velocemente e sua madre iniziò a brontolare sul fatto che il figlio non facesse mai una colazione decente. Evitando di ricordarle che le avrebbe mangiate quando sarebbe tornato si limitò a chiederle a che ora sarebbe tornata e uscì dall’appartamento.

<< Sono uscito presto >> – dissi fra se e se – << questo mi da il tempo di arrivarci anche a piedi se affretto un po’ il passo >>. Ritenendo che quel giorno fosse avvenuto un miracolo si avviò con un passo che per i suoi standard sarebbe potuto essere una corsetta leggera, così, nel giro di venti minuti abbondanti si ritrovò davanti all’entrata della tavola calda. La cosa che sorprese Julian fù però che era addirittura cinque minuti in anticipo. Di solito era un ragazzo abbastanza puntuale nonostante il suo passo lento, spesso infatti era lui a dover aspettare gli altri, eccetto la mattina che stranamente era costantemente in ritardo. Anche a scuola gli insegnanti ci avevano fatto l’abitudine, arrivando alla conclusione, in via ufficiosa, che la sua assenza dovesse essere segnata cinque minuti dopo il suono della campana.

Aprì la porta a vetri della tavola calda e James, il vecchio proprietario, gli offrì un caffè e gli porse il grembiule da lavoro. James era sempre stato molto gentile con tutti e tutto, diceva sempre che “usare una parola dolce è meglio rispetto a una cattiva, nel caso te la debba rimangiare non sarà un boccone amaro” e per quello che lo conosceva Jullian vi aveva sempre mantenuto fede a questo suo mantra. Julian intanto bevette il caffè e si mise a lavoro, che probabilmente sarebbe stato anche troppo.

Julian non capacitava di come il vecchio J. riuscisse a tenere a bada tutti i clienti da solo a lui sembrava troppo il lavoro anche solo per due persone figurarsi una. Il gestore aveva accettato che il ragazzo lavorasse per un paio di giorni con lui solo perché lo conosceva fin da quando ero nato, essendo un caro amico di suo padre.

La mattinata trascrse abbastanza in fretta tra caffè, cioccolate calde, panini e tramezzini in così gran numero che al moro veniva difficile credere che il tutto potesse stare in quella minuscola cucina.

Questo ovviamente solo fino all’ora di pranzo, da quel momento in poi accade una cosa che non si aspettava minimamente, le cose peggiorarono.

La tavola calda di James era famosa per la sua pasta asciutta, il vecchio da giovane era vissuto per alcuni anni in Italia che ha detta sua era un piccolo Eden di arte e buon cibo, la prima non interessava granché al gestore ma la seconda si, e forse anche più del dovuto.

Alle 4:40 il più del lavoro era fatto e più che prendere le ordinazioni e servirle ai clienti Julian puliva i tavoli.

Fu allora che la notò, una ragazza che avrà avuto si e no diciotto anni, molto bella, con lunghi capelli castano chiaro con una lieve sfumatura color miele a seconda della luce, con due gemme di giada al posto degli ochhi.

Però sentiva, non sapeva manco lui come, che oltre all’incredibile bellezza avesse anche altro. Non era sola bella era anche incredibilmente affascinante. Avrebbe voluto parlarle ma che scusa avrebbe potuto tirar fuori? << signorina gradisce un caffè? >> ne aveva già uno e quindi avrebbe fatto la figura dell’idiota. Pensando a quella frase però si ricordò che quella domanda gliel'aveva già fatta poco dopo che avevano aperto ed il locale era già pieno di clienti. Non l’aveva notata prima, indaffarato com’era, era già tanto che riuscissi a respirare. Adesso che il locale era quasi vuoto e aveva il tempo per pensare si accorse che era sempre stata lì nello stesso posto, e probabilmente anche con lo stesso caffè, a meno che non fosse stato James a portargliene altri.

Il liceale si avvicinò al gestore. e gli chiesi sottovoce se avesse portato un caffè al tavolo 9, si fece pensieroso per un secondo e poi rise.

Sentendosi un po' preso in giro lo guardò stupito.

<< ti ricordi cosa abbiamo stabilito quando sei venuto a chiedermi lavoro? >> ci Julian ci pensò su e si ricordò che avevano stabilito che i primi cinque tavoli li avrebbe gestiti James, gli altri cinque lui. Quindi l’aveva servita solo lui, e un angolo del suo cervello gli diceva che non si fosse mai alzata.

Perso com’era nei suoi pensieri non notò subito che la ragazza in questione lo stava osservando con incredibile attenzione, quasi come se lo stesse studiando. Appena vide che la stava guardando quella gli fece segno col dito di avvicinarsi. Fece i cinque metri che li separavano e disse << cosa posso portarle signorina? >>

<< è possibile un po’ di compagnia? >> chiese con un timido sorriso.

Inutile dire che la richiesta spiazzò il cameriere, il quale, da prima la guardò stupito e poi si voltò verso James che aveva osservato tutta la scena e ridendosela sotto i baffi annui con la testa.

Mentre spostava la sedia per sedersi si chiese come mai una ragazza come lei fosse tutta sola e come mai desiderasse proprio la sua compagnia, sicuramente avrebbe potuto chiedere a chiunque, durante le svariate ore che era stata seduta lì, di sedersi a fare due chiacchiere, e chiunque avrebbe accettato di buon grado. Quando il moro si sedutte la ragazza lo studiò per un altro secondo, come se vedesse qualcosa di incredibilmente strano, e il moro sotto esame non potè fare a meno di chiedersi se non glii fosse uscita una seconda testa nel centro del petto tanto era il suo interesse. Gli sorrise a m un’altra volta e poi chiese << cosa ci fa un ragazzo che dovrebbe essere a scuola a seguire le lezioni in un locale come questo? >>

Julian rimase un po’ spiazzato da quella domanda, non era proprio un approccio standard per fare due chiacchiere con uno sconosciuto e gli ci vollero un paio di secondi buoni per formulare una risposta quantomeno decente.

<< beh ... ecco … – notò che tutto sommato non era difficile risponderle, si sentiva abbastanza a suoo agio di fronte a quella sconosciuta – ho bisogno di soldi e visto che in questo periodo non ci sono verifiche ho deciso di prendere qualche giorno di “permesso” per lavorare. >>

La ragazza non sembrò essere soddisfatta dalla sua risposta.

<< e a cosa ti servirebbero questi soldi? >>

Ancora una volta, nonostante l'agio gli ci vollero alcuni secondi per rispondere, e questa volta notò che le labbra della ragazza si erano leggermente allargate, come a trattenere una risata, ma il moro decise di non prestarci particolare attenzione, in quanto probabilmente le era sembrato di averlo spiazzato con una domanda tanto personale. Decise che il modo migliore di risponderle era con la sincerità.

<< a breve è il compleanno di mia madre e vorrei comprarle un bel regalo, cinquant’anni vanno festeggiati come si deve >>.

Gli sembrò di sentirle mormorare qualcosa che suonava tanto come un “c’era d’aspettarselo” ma non ne ero sicuro e decisi di non commentare visto che si era ammutolita persa nelle sue fantasie.

Congliendo al volo il silenzio creatosi Julian decise di fare una domanda.

<< come ti chiami? >> era una domanda tanto scontata che il moro si chiese come mai non avesse esordito con quella anzi che farsi subito gli affari suoi – non che la cosa gli avesse dato fastidio – ma la sua domanda gli era sembrata strana.

La ragazza uscendo dalla sua meditazione fece un altro sorriso a mo' di scusa e gli tese la mano

<< ops ... scusa, che maleducata, io sono Kloe, tu sei Julian giusto? >> le sopraciglia del moretto si alzarono parecchio e accorgendosene la ragazza preciso che aveva sentio il vecchio chiamarlo così.

Ecco perché non gli aveva chiesto il nome, lo sapeva già.

<< sai, non sono mica molti i ragazzi che ci tengono a fare un regalo alla propria madre per il compleanno ormai, come mai ci tieni tanto a farglielo? >>

Julian cominciava a chiedersi che cosa spingesse la ragazza a interessarsi tanto a lui, uno sconosciuto, per giunta con niente di particolarmente interessante. Notò in oltre che le sue domande erano poste con un tono strano, non chiedeva per farsi gli affari del ragazzo, era come se lo volesse semplicemtne conoscere meglio, non era un tono irriverente, né maleducato, semplicemtne era curiosa. Comunque sia ormai parlare con lei gli veniva facile e quindi questa volta non ci misi tanto a rispondere.

<< mio padre è morto quando avevo appena cinque anni e visto che mi so che lui per il suo compleanno la festeggiava sempre parecchio ho deciso di provare io a festeggiarla in modo adeguato, per questa volta. Sono passati tredici anni da quando non festeggia più come si deve e non mi sembra giusto che anche questo compleanno passi come niente fosse. Cinquant’anni non si fanno mica tutti i giorni >> – aggiunse con un sorriso, sperando che non fosse un smorfia un po’ triste –.

Ancora una volta Kloe rimase un attimo pensierosa e continuò a studiargli il petto, Julian abbassò lo sguardo di riflesso convinto di avere una macchia particolarmente brutta sul grembiule e invece niente il camice era pulito, relativamente parlando.

Lei notò il suo gesto e subito si scosse come quando si è incantati e qualcuno ci passa una mano davanti agli occhi.

Julian approffitò nuovamente del suo silenzio per poterla conoscere un po’ meglio, non so perché sentivo che lei era una persona particolare che meritava di essere conosciuta.

<< cosa ci fa invece una ragazza come te tutta sola in un posto come questo? >> sorrise ancora, sembrava che per lei sorridere fosse un gesto naturale come respirare, << sono venuta a trovare i miei, visto che ho già dato le varie interrogazioni >> capendo che anche lei stava marinando la scuola le sorrise complice e lei ricambiò e continuò a parlare.

<< io studio in Italia, i miei mi hanno mandata lì a studiare in quanto considerano l’italiano una lingua splendida con tutti i suoni dolci che essa possiede e volevano che la imparassi, e quindi mi è toccato andare in una scuola privata >>.

Entrarono alcuni clienti che si sedettero al tavolo 10, un po’ più avanti rispetto a dove erano i due ragazzi, ed essendo un tavolo di Julian, quest'ultimo si dovette alzare malvolentieri.

<< torno subito >> le dissi alzandosi per andare a prendere le ordinazioni.

Erano tre ragazze che semplicemente chiesero tre caffè, mi avvicinai al bancone per preparare il caffè richiesto e mi voltai per fare un sorrisi a Kloe ma lei era già scomparsa lasciando un biglietto sul tavolo. Mi avvicinai al tavolo presi il biglietto e dopo aver consegnato il caffè lo lessi:

 

Visto che i clienti ci disturbano, e non possiamo parlare tranquillamente, che ne dici di vederci domani quando stacchi? Passerò per un altro caffè così mi potrai dare una risposta.

Kloe

 

Affianco all’ultima parola aveva disegnato un sorriso. Si fecero le 5:00 il che significava ora di chiusura. Le ragazze erano uscite dal locale lasciando i soldi sul tavolo li prese, li mise in cassa e andò a girare il cartello sulla porta a vetro per indicare che avevano chiuso.

<< James. ho finito di mettere a posto tavoli e sedie torno a casa, ci si vede domani >> gridò al suo vecchio preferito che si era spostato in cucina a lavare le varie pentole.

<< Ok Julian, ci si vede domani alle 8:00 >> gridò di rimando.

Si diresse verso casa a piedi e in mezz’ora arrivò a destinazionè.

Salì fino all' appartamento e come al solito salutò il nulla, sua madre non era ancora tornata e lui decise di mettersi a studiare per cercare di limitare il danno dalla sua assenza da scuola. Si fecero le sette e un quarto e sua madre rientrò un po’ bagnata, visto che fuori aveva iniziato a piovere.

La sentì chiedergli qualcosa da camera sua che come al solito non capì - era incredibile quanto l’acustica in quell’appartamento facesse pena -. Si avvicinò alla porta di camera sua e ripetè la domanda.

<< cosa vorresti per cena? >> la stessa domanda tutte le sera e le dette la risposta che le dava ogni sera.

<< è uguale scegli tu>>

<< va bene, ordino la pizza, non ho proprio voglia di cucinare >>

Lui annuì e tornò in camera sua. Dopo cena decisi di farsi una doccia – questa volta bollente – per rilassarsi visto che era stanco morto per la giornata alla tavola calda. Ripensando alla sua giornata lavorativa non potè fare a meno di ripensare a Kloe e al suo sorriso e ai suoi occhi di giada, che l’indomani avrebbe rivisto. Sorrise a quel pensiero.

Finita la doccia si asciugò e si mise a letto, prevedendo che l’ indomani sarebbe stata una giornata più lunga rispetto a quella appena trascorsa.

 

Julian si svegliò molto riposato, era stata una notte senza sogni – o perlomeno non si ricordava di aver sognato – si accorsi di essere ancora una volta puntuale e non potè fare a meno di pensare che forse stavo crescendo, infatti, fin da bambino, per quel che si ricordava, era solito dormire parecchio, chissà forse il corpo da diciannovenne si stava allineando con la mente, a volte più vecchia a volte più giovane.

Entrò nella sua solita doccia tiepida e ne uscì al solito congelato, per andare come al solito a prepararsi “per la scuola”. – Che routine noiosa – pensò infilandosi la felpa – . Questa volta arrivò alle 7:45, – incredibile, non sono mai stato così in anticipo la mattina – .

Entraò e il vecchio James gli offri un caffè che non rifiutò. Nonostante la bella dormita e la doccia fredda si sentiva le palpebre particolarmente pesanti, il bambino che c’era in lui voleva ancora dormire. Si infilò il camice, finii il caffè con un ultimo lungo sorso e si preparò a servire i clienti.

Aspettava un cliente in particolare, ma che sicuramente non sarebbe arrivato prima di otto ore.

Fece un sospiro e si avvicinò al tavolo più vicino per prendere le ordinazioni, quando giunse al tavolo 9 rimase a dir poco stupito.

Kloe era già lì e gli sorrideva. Si avvicinò tentando di restare calmo, cercando di usare lo stesso tono gentile che dedicavo agli altri clienti.

<< cosa le porto signorina? >> le chiese con un sorriso

Tentativo fallito. Lei rise, aveva una risata bellissima, era un suono incredibilmente dolce e melodioso uno di quei suoni che ci toccano l’anima quando lo si sente.

Distolse lo sguardo dal petto del moro, e Julian non pottè fare a meno di chiedersi cosa trovasse di tanto interessante sul suo grembiule.

Decise che le avrebbe chiesto il perché di tanto interesse quando sarebbero usciti.

Aveva già deciso la risposta, l’aveva decisa nel momento in cui aveva letto il biglietto, si.

<< un caffè e una risposta, grazie >> disse lei continuando a sorridergli.

Il moro ricambiò il sorriso e si diresse verso il bancone per prendere il caffè e scrisse un “SI” sul tovagliolo.

<< a lei signorina >> disse porgendole il tutto.

Non potè fare a meno di sorriderle e lei ricambiò anche questa volta.

Per tutta la giornata Kloe rimase lì seduta col suo caffè che neanche assaggiò.

Che strano, se non le piaceva il caffè poteva sempre ordinare un the, o una spremuta, o qualsiasi altra cosa che avrebbe gradito maggiormente e invece nulla. – Decise che sarebbe stata un’altra domanda che le avrebbe fatto.

Il cameriere non potè fare a meno di chiedersi perché a una ragazza come lei interessasse tanto uscire con uno come lui, alla risposta che si diede gli si corrugò la fronte – vuole prendermi in giro, per lei è tutto un gioco – .

Non sapeva il perché, ma quella risposta non gli suonava per niente, era fuori dal contesto di Kloe, ci pensò ancora e giunse alla conclusione che lei con quel suo viso dolce non era capace di fare una casa del genere.

Sorrise della sua conclusione e si tranquillizzò.

La giornata passò lenta, si sa, quando si attende qualcosa, sembra che il tempo non passi mai, ma alla fine passa.

Lesse sull’orologio appeso dietro al bancone che erano le 4:45, quasi ora di chiusura ma cosa ancora più importante quasi ora del suo appuntamento con Kloe.

Quando concretizzò la parola appuntamento un brivido gli parti dal basso della schiena, attraversandola tutta fino ad arrivare alle sue labbra che si schiusero in un sorriso di pura allegria.

Kloe dal suo tavolo doveva aver seguito tutta la scena e perchè sghignazzò a mezza voce per il suo strano atteggiamento.

Visto che mancava così poco alla chiusura Julian iniziò a sistemare i tavoli e le sedie in modo che alle cinque in punto potessi uscire con Kloe.

Alle cinque esatte la ragazza si alzò e si avvicinò sorridendo.

<< finito di riordinare? >> il moro annui con un sorriso.

<< J. qui è a posto io vado >> disse ad alta voce in modo che James dalla cucina sentisse che se ne stavo andando, e da lì infatti giunse un qualcosa che sarebbe potuto essere un “ok Julian …” ma lui non ci badò più di tanto, anche perché mentre il gestore lo diceva i due ragazzi avevano abbandonato il locale ed erano usciti in strada.

<< finalmente soli >> disse lei con un sorriso luminoso che l'altro ragazzo non potè fare a meno di ricambiare.

<< dove vuoi andare di bello? >> le chiese il moro.

Lei ci pensò su per qualche secondo e poi decise.

<< c’è un parco qui vicino, ed è una bella giornata, ti va di andare lì? >> il posto a lui non importava granché, gli bastava stare con lei per avere il buon umore, quindi accettò volentieri e si incamminarono verso al parco.

Andando gli chiese di parlarle di sua madre e cosa facesse, era una domanda che non si aspettava e quindi gli ci vollero alcuni secondi per pensare a una buona risposta.

Decise che per iniziare era più semplice rispondere alla seconda parte della domanda.

<< lei è una professoressa delle scuole superiori insegna lettere e storia, ha sempre avuto una passione per la storia da quel che so ed è una passione che credo di aver ereditato almeno in parte. Però principalmente a me interessa la storia antica e la mitologia. Mi affascinano le grandi figure come quella di Alessandro il Grande e Ottaviano Augusto. Comunque lei è una donna incredibilmente forte, mi ha tirato su praticamente da sola e con grandi sacrifici. Non mi sarebbe potuta capitare una madre migliore di lei >> il moro credette che l’ultima affermazione fosse troppo carica di rispetto e stima, cosa non da lui, come non era da lui parlare in quel modo di sua madre, specialmente con una sconosciuta. Però parlare con Kloe era facile, quindi continuò la descrizione come meglio potè.

<< qualche volta mi è capitato di pensare come sarebbe potuta essere la mia vita se al posto di mio padre fosse morta mia madre, non credo che sarebbe stato lo stesso, ho provato ad analizzare la cosa da più punti di vista tenendo in considerazione le possibili variabili e situazioni e credo che nella mia sfortuna sia stato fortunato, lei sa gestire tutto sempre nel migliore dei modi. Lei, almeno per quel che mi ricordo, è sempre stata la più forte fra i due. >>

Kloe ascoltava e rifletteva su quello che le avevo appena detto e quando stetti zitto per più di due secondi mi guardò come per vedere nei miei occhi se quella conversazione non fosse un po’ troppo per quel momento.

<< vuoi che continui? >> le chiesi sereno.

Sentendo il mio tono di voce così calmo e tranquillo si rilassò

<< certo tua madre è una figura molto affascinante da come la descrivi >> disse allegra ma sincera.

<< parlami del suo carattere, oltre al fatto che è una tosta che altro è? >>.

Il suo interesse per sua madre un po’ lo incuriosiva, ma principalmente lo rincuorava, anche se non avrebbe saputo spiegarne il perché, forse, semplicemnte, gli faceva piacere la sua attenzione nei suoi confronti, quindi decise che ci avrebbe pensato in un altro momento.

Anche questa volta gli ci vollero alcuni secondi, quindi, come prima decise di iniziare dall’aggettivo che meglio le attribuiva.

<< è testarda, e si infastidisce alle domande troppo dirette e fatte all’improvviso >> esordii.

<< in questo non gli somiglia … >> la sentì mormorare fra se e se.

<< mi fa piacere >> rispose lui a quel pensiero espresso a voce alta.

Le ci vollero un padio di secondi per capire a cosa si stessi riferendo il ragazzo.

Sorrise un po’ imbarazzata e lui, con un sorriso sghembo, riprese la descrizione sulla madre.

Parlò ancora per una decina minuti sui pregi e sui difetti della madre, a volte accompagnandoli con alcuni aneddoti, a volte tralasciandoli di proposito in quanto li considerava troppo imbarazzanti.

<< allora come ti sembra la mia vecchia mamma? >> chiese lui a fine racconto, lasciando trapelare la curiosità nella sua voce.

Ci pensò su per alcuni istanti, stava ancora finendo di analizzare la descrizione della donna, il che gli fece piacere, era una ragazza che pensava prima di parlare, anziché sprecare ossigeno lo faceva arrivare al cervello.

<< è una tosta >> , iniziò con un sorriso, << ha una grande forza interiore che le permette di far fronte a qualsiasi difficoltà della vita. Ed è fortunata ad avere un figlio come te >> disse seria perdendosi in qualche suo pensiero difficile da esprimere.

Si sentì lusingato, certo tante volte gli era stato detto dalle amiche di sua madre che lei sicuramente andava fiera di lui e che era fortunata ad avere per figlio un ragazzo così tranquillo. Però sentirlo dire da Kloe era tutta un'altra cosa, era bello, perché sapevo che lei lo pensava veramente, ma soprattutto perchè a lui interessava il suo giudizio.

<< parlami dei tuoi, che tipi sono? >> chiese d’impulso, era curioso di sapere il più possibile su di lei.

Lei probabilmente l’intuì e anche se un po' titubante annuì.

<< mio padre era un avvocato e mia madre una casalinga >> iniziò con un sorriso un po’ spento, e l’uso del passato preoccupò Julain.

<< per via della mia nascita inaspettata lei non ha potuto continuare gli studi. A dodici anni, quando le ho chiesto se si fosse pentita di non essersi lasciata aiutare di più da mio nonno, per il mio mantenimento, in modo che potesse anche lei andare al college con mio padre mi ha risposto senza esitazione, “ no Kloe, tu sei la nostra benedizione non potrò mai pentirmi di aver passato più tempo con te che su di un libro”.

Stavano insieme dal liceo, e non credo che ci siano state molte altre coppie che abbiano avuto una vita come la loro. Mia madre rimase incinta quando aveva solo ventuno anni, e nonostante tutto quello che hanno passato, non si sono mai lasciati.

Quando hanno avuto l’incidente avevano trentaquattro anni >> fece una pausa per riflettere e le iridi di giada parvere scurirsi al ricordo, a Julian in quel momento si strinse il cuore.

<< mio padre mi diceva sempre che ho preso tutto da mia madre ma questo non era vero, da lei avevo preso molto a livello fisico però non gli occhi, quelli li ho presi da lui >> al pensiero del padre le si allargò un sorriso allegro, come se fosse contenta di aver ereditato quel tratto, quegli occhi verdi come la giada, luminosi come le stelle.

Aveva perso i genitori a soli tredici anni, il destino è stato davvero ingiusto con lei, era stato ingordo aveva preteso tutto – fu il pensiero di Julian al sentire quella triste storia.

Ma tutto non l’ha avuto. Non le aveva strappato quello splendido sorriso.

<< da mio padre ho preso anche molto a livello caratteriale e anche in fatto di gusti ci somigliamo tantissimo >> riprese a dire con più forza nella voce.

<< a tutti e due ad esempio piace camminare dopo che ha piovuto, l’odore che resta nell’aria dopo che l’acqua ha smesso di cadere è una cosa che ci fa impazzire, oppure ci piace stare da soli a leggere quando siamo di cattivo umore per dimenticare i cattivi pensieri o ballare senza alcun senso quando siamo felici, seguendo il ritmo di una musica allegra. A mia madre piaceva osservarci in quei momenti per farsi grasse risate per le movenze strambe che facevamo … >>.

Julian non si accorsi che erano arrivati al parco fino a quando non vide Kloe avvicinarsi a una vecchia panchina, completamente ricoperta di scritte e queste allora volta coperte da altre ancora.

Tuttavia la ragazza non si sedette lì, fece un altro paio di passi e si sedette sull’erba all’ombra di un faggio. Le piaceva stare a contatto con la natura e la cosa le stava incredibilmente bene. Lui si sedette di fronte a lei con le gambe incrociate e continuò ad ascoltare la descrizione dei suoi genitori.

<< … a mia madre piaceva cucinare torte e dolci vari e quando non cucinava dipingeva, però né io né papà abbiamo mai capito cosa rappresentassero i suoi quadri a chiunque danno un impressione e una sensazione diversa, però in generale li si potrebbe definire come pasticci allegri >> aggiunse la cattiveria con un sorriso, che fece completamente svanire il senso dispregiativo.

<< le piacevano le canzoni d’amore e la rilassava canticchiarle mentre faceva le varie faccende di casa. Ma la cosa che più la caratterizzava era la testardaggine, testarda come un mulo, una volta presa una decisione non era possibile smuoverla neanche di un millimetro. In questo credo di aver preso da lei, però non sono di certo ai suoi livelli >>. Finì la descrizione con un tono rilassato.

<< come ti sembrano? >>

Il moro non ci dovette pensare molto, si era già fatto un’idea abbastanza precisa di che tipo fossero mentre li descriveva.

<< dovevano essere delle persone simpatiche e molto alla mano però credo che fossero quel tipo di coppia che se non si conoscesse si penserebbe che sia molto seria, questa è solo una sensazione però magari mi sbaglio, tuo padre poi doveva essere quel tipo di suocero che ogni genero vorrebbe. >> riflettei per un altro secondo .

<< e sarebbero contenti nel sapere che la loro figlia è diventata una fantastica giovane donna >> dissi l’ultima frase sentendo dentro di me una vocina che mi dava ragione.

Lei si limitò a sorridere guardandogli il petto.

Restarono in un rilassato silenzio per alcuni secondi, poi, Julian decise di farle una domanda che lo incuriosiva dal momento che aveva letto il biglietto.

<< posso farti una domanda? >>

Lei annui con un sorriso.

<< certo anche più di una, però sappi che anche io te ne voglio fare ancora parecchie >> questa volta toccò a lui annuire con un sorriso.

<< avanti, spara che sono curiosa >> lo incalzò visto che ero un po’ titubante.

<< come mai volevi uscire proprio con me? >>

Ci pensò su qualche secondo.

<< è una sensazione, e di solito le mie sensazioni sono abbastanza giuste, comunque sia, io vedo in te una persona d’oro. Sei capace di portare il buon umore in tutti, capace di far sorridere chiunque, ci sei riuscito con me che di solito sono sempre molto seria, quindi puoi farlo con chiunque, e in più i tuoi pensieri vanno sempre prima a gli altri che a te. Ritengo che tu sia, anzi ne sono certa, quel tipo di ragazzo che cerca la felicità ma che per ottenerla, ha bisogno che anche i propri cari siano felici e fa di tutto affinché questo accada e questa è una cosa incredibilmente rara >> Julian era esterrefatto, per usare un eufemismo.

Gli aveva rivolto solo poche domande, per giunta banali, e aveva già scoperto così tanto di lui, era una cosa impressionante.

Tuttavia non si preoccupò, come probabilmente sarebbe successo a tantissima gente, che vede svelati i suoi più intimi pensieri etici, da un semplice scambio di parole.

Rimase zitto per almeno cinque secondi. Vide che le si stava formando una ruga sulla fronte e si stava rattristando – probabilmente pensa di avermi messo a disagio – la cosa gli dispiaceva

<< è una cosa che ti piace? >> vedendo il sorriso di lui quella ruga scomparve e Kloe annuì rilassata.

Il moro riteneva che quel suo modo di annuire con il sorriso fosse incredibilmente tenero, era un gesto a cui si stava facilmente affezionando.

<< adesso tacca a me chiedere >> disse allegra e lui percepì nella sua voce una forte curiosità.

<< come mai hai accettato di uscire con me? >>.

Era una domanda incredibilmente spiazzante, e da un certo punto di vista anche parecchio imbarazzante, non era certo che esistesse un modo giusto per rispondere a questo tipo di domande e se anche fosse esistito sapeva che con Kloe non sarebbe andato bene, sentiva che aveva qualcosa di diverso dalle altre.

Non gli rimaneva che un’opportunità, e la metteva parecchio a disagio. Non per ciò che era ma perché né sapevo bene come dirlo né come avrebbe reagito lei.

Ma era inutile girarci intorno, quindi, la decisione era presa, anche perché solo quella era possibile prendere. Dirle la verità.

<< ehi Julian, tutto ok? >>

Perso com’era nei suoi pensieri non si era accorto di quanto tempo fosse rimasto incantato.

<< hai sentito la domanda? >> chiese ridacchiando.

Visto che non era certo del tono della sua voce annui e basta, si schiarì la voce e cercò di non apparire patetico.

<< quando mi sono seduto davanti a te la prima volta, per me non è stato come se mi fossi seduto davanti a uno sconosciuto >>

Era una cosa che non era ancora riuscito a spiegare nemmeno a se stesso nella sua mente, quindi non era certo che sarebbe riuscito a spiegarlo a Kloe ma ci provò.

<< in te vedevo, e vedo tutt’ora qualcosa di familiare, qualcosa che mi faceva sentire al sicuro >>. Questa era un’altra cosa che non era riuscito a capire bene, era come una sensazione.

Ero certo che nonostante il suo corpo delicato fosse molto forte come se avesse un potenziale nascosto dentro di se. Ma non era solo quel tipo di sicurezza era anche quella che ci trasmette un amico o un fratello, ed era una cosa che gli piaceva tantissimo.

Lo faceva stare bene.

<< infatti mi sono lasciato andare e mi sono aperto subito il che è una cosa strana per me perché tendo a essere parecchio introverso e riservato. Sono più il tipo che soffre in silenzio che quello che piange sulla spalla di un amico.

Perciò con te mi sentivo a mio agio, mi piaceva stare seduto lì, su quella sedia del tavolo 9. Poi sono entrati quei clienti, e come mi sono alzato per servirli tu sei sparita lasciandomi il biglietto. Volevo ancora stare e parlare con te, perché mi facevi stare bene, e quando ho letto il biglietto sono stato felice perché avrei potuto ancora vedere il tuo sorriso e i tuoi occhi verde giada che mi piacciono tanto.

Quindi eccomi qui a godermi questa bella giornata nuvolosa, seduto per terra in un parco, con una splendida ragazza di nome Kloe proprio davanti a me >> Julian pensò di averla spiazzata parecchia perché sorrise in modo un po’ strano senza dire nulla per un minuto buono.

Forse stava rivedendo la scena più e più volte nella sua mente e visto che il sorriso non se ne andava probabilmente le piaceva.

La sua, secondo il ragazzo, era una reazione esagerata, era come se quelle parole non gli fossero mai state dette? A me la cosa sembrava assurda.

Una ragazza come lei avrà sentito dirsi più e più volte parole nettamente più belle da un ragazzo.

Come era possibile che reagisse in un modo tanto forte? Probabilmente era molto più sensibile di quanto avessi pensato. Forse i ragazzi che frequentava lei in Italia, erano soliti scrivere i loro pensieri in versi e non dirli ad alta voce? Forse era stato proprio questo a spiazzarla? Non lo sapeva e non ci volle pensare più di tanto.

Gli fece piacere il suo sorriso e lo ricambiò.

<< ti va di fare due passi? >> chiese lei con ancora il sorriso sulle labbra.

<< Parlami dell’Italia, della gente di Firenze? >> le chiese mentre si alzavano.

Si incamminarono per il parco seguendo il sentiero battuto e lei iniziò a raccontare di quanto la gente fosse diversa rispetto a qui.

<< lì sono sempre un po’ allegri, dalla battuta sempre pronta, a volte sono anche battute pesanti ma alle quali non si offendono solitamente, anzi ne ridono, continuando a stuzzicarsi, i fiorentini poi hanno un accento tutto particolare, non pronunciano molto bene la “C” è come se l’aspirassero. Quelli che ho conosciuto sono molto testardi, e sono sempre convinti di essere nel giusto ed avere la ragione dalla loro, anche quando non è così >>.

L’ultimo commento l’aggiunse con un sorriso, probabilmente stava rivivendo nella sua memoria un incontro di questo tipo e il moro non potè fare a meno di chiedersi come avesse reagito.

<< gli italiani sono dei ragazzi strani >> disse per concludere.

Subito dopo le si aggrottò la fronte come se stesse cercando di capirli in un modo tutto suo, ci pensò su per un po’ ma probabilmente non arrivando ad alcuna conclusione, lasciò perdere.

Vedendo che poco più avanti c’era un ragazzo che vendeva caffè e altre cose, Julian si ricordò che volevo chiederle un’altra cosa, quindi approfittò del silenzio della ragazza.

<< altra domanda >> esordì lui con un sorriso, lei si limitò ad annuire incuriosita.

<< come mai non hai bevuto i tuoi caffè da James? Sai, oltre a quello potevi prendere qualsiasi altra cosa >> lei ci pensò su per un po’, e dalla faccia il moro intuì che era una domanda indesiderata.

Improvvisamente Kloe arrossì, e Julian si sentiì colpevole come se avesse commesso un crimine degno di una dozzina di ergastoli. Mentre pensava a un modo per chiederle scusa lei parlò .

<< il caffè in Italia è molto diverso rispetto a quello di qui, anzi è molto diverso rispetto al caffè del resto del mondo. Il loro non so perché è veramente caffè, quello di qui mi sembra acqua sporca, non ha manco lo stesso profumo lo allungate troppo. Ho provato a sforzarmi di berlo in tutti i modi ma non ci sono riuscita >>.

L’ammettere quella sua piccola debolezza sembrava costarle un grande sforzo e lui volle subito cercare di alleviare quel suo peso in qualche modo e prima ancora di rendersene conto avvolse il braccio intorno alle sue spalle e l’avvicinò a lui.

<< la prossima volta allora chiedi una semplice coca, credo che quella sia uguale in tutto il mondo >> le disse all’orecchio prima di posare un casto bacio sulla sua guancia.

Quando si rese conto di quello che avevo fatto rimase scioccato di se stesso e forse anche lei.

Tuttavia la sua reazione lo spiazzò piacevolmente.

Non sembrava che le dispiacesse, anzi, rimase vicina a lui e gli cinse la vita col suo braccio.

Continuarono a camminare semplicemente come se quel gesto fosse stato naturale.

Senza rendersene conto erano arrivati all’altro ingresso del parco e girarono all’unisono per restare ancora li dentro.

Neanche lei aveva fretta di abbandonare quel casto contatto con lui.

<< quanti anni hai Kloe? >> non lo sapeva con certezza aveva dedotto che ne avesse circa diciotto dal suo aspetto ma non ne era sicuro.

Il suo modo di parlare gli dava l’impressione che ne avesse di più come se la sua mente fosse più vecchia rispetto al suo corpo, con la vita che aveva avuto c’era poco da sorprendersi.

<< diciotto, ma fra 2 settimane ne faccio diciannove e tu? Quanti anni hai Julian? >>.

<< diciannove fatti a luglio >> rispose sereno.

<< non pensavo avessi la mia età >> disse sorpresa

<< certo dalla tuo modo di pensare è evidente che sei maturo ma credevo che fossi più piccolo… anche se non so bene perché>> disse incerta.

Si avvicinarono a uno spiazzo simile a quello in cui erano seduti prima, lui si sedette appoggiandosi con la schiena al grosso tronco della quercia e con somma sorpresa di lui, lei non volle sciogliere il contatto, quindi si appoggiò al suo petto.

<< Parlami di te >> le disse allegro << sono curioso di conoscerti meglio >>

Lei si acciambellò un altro po’e appoggiò l’orecchio sul suo cuore che in prese a battere rapidamente. Il suo profumo di pesca e margherita lo stava inebriando.

Si era fatta improvvisamente seria come se quella domanda fosse un po’ spinosa.

Lui non ne capiva il motivo che la portava ad essere tanto seria, era come se stesse cercando di selezionare le cose da dire, come se temesse che con le sue parole, con le parole che parlavano di lei, che la descrivevano, che la spiegavano, lo potesse ferire, o peggio, lo avrebbero spinto ad allontanarsi da lei.

Poi si rilassò e scosse la testa cacciando via qualche brutto pensiero e il sorriso di speranza cge le tornò sul volto, lasciò Julian un po' proccupato.

<< non sono sicura di riuscire a descrivermi molto bene però ci proverò >> Si fermò per un breve istante e poi riprese.

<< tendo a essere abbastanza introversa, non mi è facile allacciare rapporti con gli altri, eccetto te ovviamente, il resto della gente mi sembra superficiale che presti poca attenzione a ciò che gli sta intorno e poi stranamente reputa importante il pensiero degli altri.

Preferisco osservare gli atteggiamenti delle persone e sentire cosa dice la gente ma non mi intrometto spesso nei discorsi, forse sono io a essere superficiale nei confronti degli altri ma non ci do quasi mai peso a questo lato della mia personalità >> era incredibile quanto fosse simile a lui, Julian vedeva il suo stesso atteggiamento riflesso nelle parole di Kloe, anche lui, come lei, preferiva ascoltare ed osservare le persone ma quasi mai si intrometteva e spesso, a causa di questo lato del suo carattere, si era chiesto se della sua esistenza sarebbe rimasta traccia nella vita di chi gli stava accanto.

<< so essere molto testarda quando mi fisso su una cosa, tendo ad applicare troppo spesso il teorema del “ho sempre ragione io” e questo a volte mi è un po’ un peso, perché, quasi sempre, io ho ragione e vedere che ciò avviene anche quando preferiresti una delusione, fa male. Tendo ad essere abbastanza pessimista e mi aspetto di solito il peggio dagli altri, e nonostante questo pessimismo e preparazione psicologica al peggio soffro sempre quando vengo delusa >>.

Si ammutolì probabilmente ripensando a qualche occasione in particolare e la cosa lo rattristò parecchio, uno squarcio di dolore le si era aperto per un istante in viso. Fortunatamente scomparve subito perché il moro non sopportava di vederlo sul suo bel volto, anche se il vividissimo ricordo di ciò non gli aveva ancora tolto la malinconia dalla faccia.

Ancora una volta fu Kloe che gli fece cambiare umore, sfregò delicatamente la sua guancia sul suo petto e ciò bastò per fargli tornare un sorriso di pura tenerezza. Inaspettatamente Julian si ritrovò una ciocca color miele fra le dita, senza ricordarsi di averla presa.

<< tuttavia ciò con te non avviene, con te sono ottimista, mi sento al sicuro perché so che tu non mi faresti mai del male >> che affermazione strana, certo era vera, ma come era possibile che una ragazza che lo conosceva appena da un giorno si fidasse così ciecamente di lui. Non aveva senso doveva esserci qualcos’altro dietro e quindi la domanda gli uscì spontanea << perché? Come fai a fidarti così ciecamente? >> il tono di Julian era calmo ma forse una nota di confusione aveva attraversato la sua voce e sperò che Kloe non se ne fosse accorta.

<< te l’ho detto, le mie intuizioni raramente sono errate >> rispose sghignazzando.

Quel sorriso rincuorò Julian in modo incredibile, sentiva che finché Kloe avesse sorriso tutto sarebbe andato bene nella sua vita; perché non aveva dubbi, voleva che quel sorriso facesse parte della sua vita, voleva che Kloe facesse parte della sua vita.

Julian sapeva che Kloe diceva il vero, ma sapeva altretanto bene sentivo non gli aveva detto tutta la verità, aveva il forte presentimento che c’era anche dell’altro oltre al fatto che fosse una ragazza con un buon intuito; tuttavia decise di lasciar perdere, per il momento.

Non voleva rovinare il resto della serata per una fissazione, che sarebbe potuta essere anche infondata, quindi optò di cambiare argomento.

<< Quando ripartirai per l’Italia? >> sperava che restasse per almeno qualche mese, non aveva voglia di lasciarla andare via così velocemente.

<< non credo che ripartirò, almeno per adesso non sono intenzionata a muovermi. >> rispose leggera.

Come può prendersi tanto tempo con la scuola in Italia? – Mentre la sua mente cercava la risposta a questo suo dubbio inclinò il capo sulla spalla e gli si agrottò la fronte.

<< spara >> gli disse Kloe cercando di non ridergli spudoratamente in faccia.

<< come? >>

Aveva interrotto il filo dei suoi pensieri e Julian non si ero accorto che confusione e curiosità gli si erano dipinte in volto.

Kloe ridacchiò davanti alla distrazione del ragazzo che la stava affascinando sempre più. << sputa il rospo, quale domanda attraversa la tua scatola cranica? >>.

Ah ecco cosa intendeva.–

<< mi chiedevo come fai con la scuola, se almeno per ora non intendi tornare in Italia >>

<< semplice mi trasferisco in una scuola di questa città >>

Era una cosa tanto ovvia che non ci aveva pensato; – sto divinizzando un po’ troppo Kloe. In fondo è una ragazza normale, certo straordinaria per molti aspetti ma pur sempre normale.–

<< però non voglio fare una scuola privata, mi sono rotta di essere circondata da figli e figlie di papà che non fanno altro che vantarsi di quanto siano ricchi. Tu fai la scuola pubblica vero Julian? Quale frequenti? >>.

<< la Bishop , all’inizio l’avevo scelta solo perché era la più vicina a casa mia, però, ora a distanza di qualche anno che sono dentro, sono contento della scelta che ho fatto. Si sta abbastanza bene per essere una scuola superiore >> cercò di lodarla in modo banale, sperava vivamente che venisse lì.

E se fossero finiti in classe insieme? Se fosse stato così avrebbe potuto passare indubbiamente molto più tempo con lei, e il suo sorriso sarebbe rimasto almeno per un altro po’ nella sua vita.

<< ha per caso i muri esterni rossi e una grande vetrata all'ingresso? >>

<< si perché?l’hai già vista? >>

<< si, abito li vicino. È perfetta, e a breve saremo anche compagni >>

Inutile dire che Julian era al settimo cielo, avrebbe potuto continuare a vedere Kloe.

Non gli sembrava vero, forse stava sognando,com’era possibile per uno che aveva vissuto per diciannove anni con la sfortuna come migliore amica, venisse abbracciato amorevolmente dalla dea bendata?

<< ti va di fare un altro giro? >> questa volta fui lui a proporlo.

Kloe, per tutta risposta, si alzò con un movimento fluido trascinandolo con se, portando i loro volti ad una distanza davvero breve.

  
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