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Autore: ShadeFlash    21/03/2012    3 recensioni
Questa storia nata per caso (come tutto ciò che scrivo) non è altro che una metafora sulla morte per annegamento di una parte di me e rappresenta il culmine di un momento negativo, che da comunque origine a qualcosa di sgargiante e rigoglioso (la quercia e l'ibisco).
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sentiva i polmoni sul punto di scoppiargli, la testa sul punto di implodergli. 
Dimeneva gli arti convulsamente, colpiva l'acqua che lo attorniava senza concludere nulla.
Tutto il suo corpo reclamava ossigeno, gli pareva urlasse contro di lui; forse era fuori di lui, la percezione di se, dello spazio e del tempo erano annullate, si sentiva sospeso. 
Qualcosa gli sfiorò la gamba, urlò, e litri d'acqua invasero la sua gola e i suoi polmoni; stava lentamente affogando. cercò di sputarla senza risucirci, vide persone dallo sguardo vitreo e  dai apelli fluttuanti prennunciargli il suo destino, mentre si lasciavano cullare dalla corrente. 
Occhi color nocciola fissavano la distesa d'acqua sovrastante senza vederla.
Lentamente la coscenza regrediva, i colori si affievolivano; non notò nemmeno la caretta aretta che gli passò accanto incuriosita dalla massa scomposta di capelli castano rossicci mossi dalla corrente. 
Una figura incappucciata era lì, davanti al lettino, in una stanza anonima, guardava con freddezza quel corpo gonfiato dall'acqua e poi ricomposto, era lì per riconoscere in quell'ammasso di carne molliccia cianotica quel che restava del suo Sogno. 
Non poteva ancora crederci che fosse lì davanti a lei, infranto per sempre. 
la sua mente ripeteva come un mantra " andato, non c'è più, andato, non c'è più, è colpa tua, solo tua" 
Inutilmente cercava di scacciare i pensieri, che l'artigliavano affilati.
Si ritrovò gli occhi staripanti di lacrime solamente quando vide la scarna lapide grigia con inciso sopra "21/03/1992 - 20/03/2012 
Non seppe trattenersi all'idea che avrebbero potuto festeggiare un altro compleanno insieme, al ricordare di tutto quello che aveva perso, e alle parole che gli aveva regalato, e per ironia sen'era andato senza lasciargliene alcuna. 
Quando tornò in sé, si ricordò della sua unica, bizzarra idea, aveva fatto la promessa che se fosse morto, avrebbe gettato un seme di quercia e uno di ibisco spingendoli nel terreno del suo tumulo, e poi avrebbe provveduto ad innaffiarli. 
Agì con discrezione, ma non ebbe mai il coraggio di tornare a controllare se fosse cresciuto qualcosa in quel cimitero tetro e orribile.
Non seppe mai che invano avevano cercato di sradicare la pianta di Ibisco rosso, troppo colorata per i gusti dei proprietari. 

Sentiva i polmoni sul punto di scoppiargli, la testa sul punto di implodergli,  dimeneva gli arti convulsamente, colpiva l'acqua che lo attorniava senza concludere nulla. 

Tutto il suo corpo reclamava ossigeno, gli pareva urlasse contro di lui; forse era fuori di lui, la percezione di se, dello spazio e del tempo erano annullate, si sentiva sospeso. Qualcosa gli sfiorò la gamba, urlò, litri d'acqua invasero la sua gola e i suoi polmoni; stava lentamente affogando.
Cercò di sputarla senza risucirci, vide persone slavate dallo sguardo vitreo e dai capelli fluttuanti prennunciargli il suo destino, mentre inerti si lasciavano cullare dolcemente dalla corrente. 

Occhi color nocciola fissavano inespressivi la distesa d'acqua sovrastante senza vederla. Lentamente la coscenza regrediva, i colori si affievolivano; non notò nemmeno una tartaruga Caretta caretta nuotargli accanto incuriosita dalla massa castano rossiccia di capelli scomposti, animati dalla caorrente. 


Una figura minuta, incappucciata era lì, davanti al lettino, in una stanzetta anonima. Guardava con freddezza quel corpo gonfiato dall'acqua e poi ricomposto, era lì per riconoscere in quell'ammasso di carne molliccia cianotica quel che restava del suo Sogno.
Non poteva ancora crederci che fosse lì davanti a lei, infranto per sempre.
L
a sua mente ripeteva come un mantra: "è andato, non c'è più, è andato, non c'è più, è colpa tua, solo tua" 

Inutilmente cercava di scacciare i pensieri, che prepotenti tornavano per artigliarla affilati.
Si ritrovò gli occhi staripanti di lacrime solamente quando vide la scarna lapide grigia con inciso sopra "21/03/1992 - 20/03/2012".
Non seppe trattenersi all'idea che avrebbero potuto festeggiare un altro compleanno insieme, al ricordare di tutto quello che aveva perso, e alle parole che gli aveva regalato, e al fatto che per ironia sen'era andato senza lasciargliene alcuna. 

Quando tornò in sé, si ricordò della sua unica, bizzarra richiesta: le aveva fatto promettere che se fosse morto, avrebbe gettato un seme di quercia e uno di ibisco spingendoli nel terreno del suo tumulo, e poi avrebbe provveduto ad innaffiarli per lui. 
Agì con discrezione, ma non ebbe mai il coraggio di tornare a controllare se fosse cresciuto qualcosa in quel cimitero tetro e orribile.

Non seppe mai che invano avevano cercato di sradicare le piante, troppo vistose e considerate fuori luogo, e che nessuno aveva mai capito cosa ci facessero lì.

 

Note dell'autore: 
Volevo inserire qualche informazione a scopo informativo:
il termine Caretta caretta  è proprio il nome scientifio di una conosciuta tartaruga marina.  
La persona incappucciata è volutamente posta al neutro in quanto può rappresentare una qualsiasi persona, la sua identità non era fondamentale.
Dimenticavo, le altre persone non è dato sapere se siano veramente annegate, o solo un'allucinazione dovuta alla progressiva deprivazione sensoriale del progagonista.  
Il titolo è ispirato al verbo inglese "to swallow" ovvero inghiottire, parola che mi catturò poco tempo fa in una canzone dei Linkin Park.
Detto questo, spero che abbiate apprezzato questa flashfic. 

   
 
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