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Autore: Rei Hino    21/03/2012    4 recensioni
Pochi capitoli per la storia di come Kirk e McCoy si sono conosciuti, dieci anni prima della TOS. Anche se il vero protagonista sarà Gary Mitchell, personaggio che merita di essere qualcosa di più che un'ombra =)
Data la natura del soggetto e il mio amore spopositato per la coppia Jim/Bones, sapete di aspettarvi un alto livello di patetico fluff da latte alle ginocchia, vi avverto! All'ultimo comparirà anche Spock in qualche modo, perché mi sento male a dividere troppo questi tre *^*
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alò, a rieccola, sempre per il medesimo motivo del fandom ormai alla deriva e della promessa che ci siamo fatte di postare ogni atrocità che ci viene in mente, ho deciso in fine di postare questa cosa oscena. Anche perché Maya me lo ripete di continuo, perciò eventualmente prendetevela con lei!
L'ho scritta mesi e mesi fa, scritta, riscritta e riscritta ancora, e non mi ha mai soddisfatta proprio, non so perché, eppure dovrebbe, essendo la storia di come Jim e Bones si sono conosciuti e innamorati dovrebbe essere in cima alle mie preferenze D: Principalmente c'è da dire che è nata per dare un carattere, un motivo, insomma un'esistenza al personaggio di Gary Mitchell, che purtroppo non abbiamo mai conosciuto se non attraverso qualche romanzo, ed essendo io una fanatica di Kirk, questa cosa la trovo una grossa mancanza personale XD
Non so quando saranno pronti i prossimi capitoli, ho anche paura di rileggerli XDDD
Ah credo che in seguito il raiting si alzerà ad arancione e il livello di patetismo dei personaggi raggiungerà proporzioni bibliche!

1

 
-Diario personale, data stellare 2721 punto 3, diario del tenente Mitchell.
La Ferragut è approdata alla base stellare sette in pessime condizioni dopo l’incidente di una settimana fa, in data stellare 2324 punto 6. I lavori procedono a rilento data la lontananza di questo avamposto rispetto al quartier generale di Starfleet e in questo sistema solare giungono poche navi, i pezzi di ricambio stanno richiedendo molto più tempo per giungere fino a noi. Di questo passo le riparazioni richiederanno minimo sei settimane.
Le condizioni di salute dei trenta uomini dell’equipaggio situati nei pressi dell’esplosione principale al momento dell’incidente, stanno lentamente migliorando, ciascuno secondo i propri ritmi.
Il ferito più grave, il tenente James T. Kirk, dopo essere rimasto in coma per quasi una settimana, sembra ora sulla via di un completo recupero. Il medico che lo sta seguendo, primario del piccolo ospedale della base stellare, dottor McCoy, ritiene che entro otto settimane si sarà completamente ristabilito e sarà in grado di riprendere i suoi doveri. Non gli sarò mai abbastanza grato per aver salvato la vita del mio compagno.
Il capitano Garrovich sembra contrariato dalla nostra ‘licenza’ forzata, molti membri dell’equipaggio non essenziali alle riparazioni e in ottimo stato di salute, hanno approfittato dell’occasione per riposarsi su questa piccola base, o per raggiungere i vari mondi di questo sperduto sistema planetario.
Personalmente, dopo aver passato una settimana in ospedale, per le mie leggere ferite e la preoccupazione per il mio amico sopracitato, ora ne sto approfittando per riposare e portarmi avanti con del lavoro arretrato.-
 
“E’ nero! Dovresti vederlo!”
Esclamò Gary con un sorriso smagliante, senza preoccuparsi di nascondere un lampante divertimento al solo ricordo dell’espressione imbronciata e urlante del capitano Garrovich, impegnato da quasi una settimana a sbraitare, in primis contro Starfleet per la lentezza dei soccorsi, e poi con il suo equipaggio, per l’evidente sollievo che sembrava trarre da quella vacanza fuori programma.
“Addirittura?”
Jim cercò di apparire sereno e altrettanto divertito, nonostante sentisse un grande dolore alla schiena, l’immagine del capitano sbraitante faceva sempre il suo effetto.
Il giovane e biondo tenente Kirk era sdraiato in quel letto bianco d’ospedale già da una settimana intera, e ce ne avrebbe dovute passare altre sette probabilmente, almeno queste erano le intenzioni del suo dottore.
Erano nella camera d’ospedale dove Jim era ricoverato da quando erano giunti alla colonia, un ambiente semplice e ben arieggiato, illuminato da forti lampade. Oltre il letto vi era un piccolo mobile, un armadio e una scrivania, tutto rigorosamente bianco e immacolato. Un ambiente che a Jim risultava più claustrofobico ogni giorno che vi passava rinchiuso.
Inutile dire quanto il giovane tenente trovasse tutta quella situazione del tutto opprimente. Al solo pensiero di dover stare lontano dai suoi doveri, dalla nave, dallo spazio, per così tanto tempo, si sentiva ribollire nelle vene e tutto quel bianco nel quale era immerso sembrava potesse soffocarlo.
Da quando era uscito dall’accademia non aveva passato più di una settimana lontano dal suo lavoro, che a conti fatti, era tutta la sua vita, tutto ciò che desiderava, che lo faceva alzare la mattina, sempre di buon umore. Era tutto ciò che aveva e voleva per sé.
 
“Beh, è costretto a ritardare tutte le missioni di due mesi quasi, la Ferragut è in pessimo stato, ci vorranno almeno altre cinque o sei settimane per riparare tutti i danni, sempre che ci arrivino i pezzi! E per riparare te ce ne vorranno anche di più!”
Gary non si era mosso dal suo capezzale per tutta la settimana che Jim era rimasto tra la vita e la morte, e anche se in quel momento il suo amico era ormai pienamente fuori pericolo, il tenente Mitchell rimaneva costantemente preoccupato, assalito da una paura che ancora doveva fare il suo corso prima di essere definitivamente abbandonata dietro di sé.
Passava con Jim ogni secondo libero che riusciva a ritagliarsi, il vederlo sveglio, attivo e sorridente era ciò di cui necessitava per convincersi, una volta per tutte, che quell’incubo fosse finalmente giunto a termine e che tutto si era concluso per il meglio.
“Ma io mi sento bene! Se il capitano vuole tirarmi fuori da qua mi farebbe un gran favore!”
Kirk fece per alzarsi dal letto ma si bloccò istantaneamente e la smorfia che apparve sul suo bel viso lasciò trasparire tutto il dolore che aveva completamente attraversato il suo fisico in quell’istante. Gary sbuffò contrariato e si alzò in piedi facendolo mettere di nuovo sdraiato
“Sei un cretino…”
Aveva già assistito Jim malato in altre situazioni ed era quindi perfettamente consapevole di tutta la sua insofferenza in simili circostanze, sempre troppo attivo ed energico per riuscire a stare fermo tutto quel tempo.
“Smettila di agitarti, dai”
Mormorò, armato di infinita pazienza
“Fiato sprecato signor Mitchell, sono giorni che glielo dico e giorni che mi ignora!”
Sentirono entrambi l’allegro accento americano del dottore che teneva in cura Jim, il dottor McCoy, appena entrato dalla porta automatica che si affacciava su un lungo corridoio bianco e spazioso.
Quel ragazzo, giovane ma estremamente competente, gli aveva salvato la vita, contro ogni probabilità di riuscita.
Gary lo aveva visto prodigarsi molto per Jim in quella settimana, e se lui non era riuscito a chiudere occhio, il dottor McCoy non era stato da meno.
 
“Prima o poi ce lo legherò al letto!”
Esclamò il dottor McCoy avvicinandosi ai due con un tricorder stretto nella mano destra
“Promesse, Doc, solo promesse…”
Rispose il tenente Kirk con un bel sorriso smagliante, il ragazzo moro seduto accanto a lui esplose in una bella risata divertita mentre il dottore si gelò un attimo sul posto per poi sciogliere l’espressione sbigottita anche lui in un bel sorriso
“Fa sempre così?”
Chiese a Gary scuotendo la testa, il tenente Mitchell alzò le spalle tirandosi su dal letto per lasciar lavorare il medico
“Oh beh, lo fa spesso”
“Bene, ora stai fermo James, vediamo un po’ queste fratture”.
 
Si sedette sul letto e cominciò a passare il tricorder medico lungo tutto il corpo atletico del giovane ragazzo, che continuava a sorridergli e a fissarlo con quegli occhi chiari, brillanti e ricolmi di vita
“Ha mai visto tante ossa rotte tutte insieme, Doc?”
Chiese Gary sarcasticamente lanciando un’occhiata di rimprovero a Jim per tutta la paura che gli aveva fatto provare, McCoy scosse la testa alzandosi in piedi per controllare i dati che apparivano nello schermo nero dietro la testata del letto
“E mi auguro di non vederle più!”
Esclamò scrivendo i dati osservati sul suo padd.
Il comunicatore di Gary iniziò a suonare insistentemente
“E’ il capitano?”
Chiese Kirk, il ragazzo bruno scosse la testa
“No, devo andare!”
Si avvicinò all’amico, baciò la sua testa biondo scuro e uscì dalla stanza a piena velocità.
Jim sorrise e incrociò le braccia al petto
“Mi lascia qui per correre dietro a una ragazza, che roba”
Mormorò ironico, McCoy sorrise e si avvicinò al letto trascinando con sé un mobiletto dotato di piccole rotelle, recante garze e quant’altro per cambiare la fasciatura che stringeva gli addominali del giovane, escoriati e bruciati a causa dell’incontro ravvicinato con l’esplosione principale dell’incidente sulla Ferragut
“Quel ragazzo non ha né dormito né mangiato per una settimana, ti è stato vicino tutto il tempo, non mi lamenterei della sua amicizia se fossi in te”
Borbottò, concentrato nel preparare un hypospray. Si avvicinò col busto al ragazzo, aiutandolo a togliersi la camicia bianca dell’ospedale
“Piano…”
Raccomandò nessun movimento brusco a quel corpo ancora sulla via della guarigione
“E’ la prima volta che qualcuno mi dice di spogliarmi piano…”
Mormorò il tenente Kirk con una tale naturalezza e disinvoltura da lasciare il dottore alquanto interdetto, come spesso gli capitava di rimanere con quel ragazzo impertinente e piacevole al tempo stesso, in un matrimonio curioso di mille sfaccettature che lo costituivano all’unisono e che il dottore trovava tremendamente intrigante e, in qualche modo, intimorente.
 
Aveva visto il tenente flirtare con ogni infermiera vagamente piacente che aveva la fortuna di incrociare il ragazzo in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Spesso le giovani cercavano appositamente ogni ridicola scusa pur di dare un’occhiata, anche fugace a quel Kirk, e non era certo difficile capirne il motivo, né il dottor McCoy si sentiva di poter biasimare il loro comportamento; il sorriso di quel ragazzo, in certe pessime giornate, era un antidepressivo naturale.
Lo aveva visto in simili atteggiamenti anche con i membri femminili dell’equipaggio della Ferragut che erano andati a trovarlo in quei giorni, dopo il suo risveglio, ma il dottore non riusciva a smettere di pensare e ripensare e a chiedersi, quotidianamente, perché mai quel ragazzo dovesse flirtare con lui, con una tale ostentazione, in quel modo assolutamente sfrontato e arrogante… e maledettamente provocante che lo faceva diventare matto.
 
“Tutto bene, Bones?”
Chiese il giovane con quel suo sorriso delizioso, McCoy non tardò un minuto a costatare quanto fosse, semplicemente, bello. Aggrottò le sopracciglia
“Bones?”
Domandò curioso, Jim alzò le spalle, non cambiando espressione
“E’ per quelle che ti ricorderai di me immagino… E’ un soprannome appropriato per un dottore, no?”
“Ah beh, meglio di Plum…”
Mormorò McCoy, togliendogli lentamente il bendaggio
“Plum?”
“Lascia stare…”
Non era il caso di fornire alcuna spiegazione riguardo quello stupido soprannome affibbiatogli da Nancy qualche tempo prima.
“Se non ti piace ne cerco un altro”
“Mi piace… Jim”
Si affrettò a rispondergli, alzando gli occhi al suo volto, con un bel sorriso che il giovane ricambiò prontamente.
Jim non indagò minimamente sul perché quel piccolo e semplice gesto, quello stupido scambio di nomignoli, gli provocò tanto calore alle guance.
“Begl’occhi, Bones…”
Mormorò il tenente, il dottore aggrottò ancora le sopracciglia e scosse impercettibilmente il capo, distogliendo l’attenzione da quel volto, si sentì lievemente arrossire, probabilmente lo aveva fissato troppo a lungo.
 
Finì in assoluto silenzio il cambio della fasciatura, Jim nemmeno parlò, ma Bones percepiva lo sguardo chiaro e curioso del giovane su di sé. Uno sguardo attratto e tentatore, forse era solo una sua impressione, constatò tra sé, o peggio, un suo desiderio.
Così il medico si alzò e aiutò il ragazzo a sdraiarsi di nuovo sul materasso, sistemandogli bene i cuscini dietro la schiena
“Prova a dormire un po’, fra un’oretta arriverà l’infermiera con la cena”
Borbottò assestandogli coperte e guanciali
“Preferirei che me la portassi tu…”
Ammise Jim con quanta più schiettezza possibile, asserzione che suonava tanto come una richiesta, richiesta assolutamente accattivante alle orecchie del dottore
“E’ una ragazza molto carina Jim, vedrai che la troverai molto più interessante di me!”
Il tenente sorrise
“No, io non credo… ci vediamo tra un’oretta, Bones…”
Sbadigliò sonoramente e girò il collo dall’altro lato.
 
Leonard McCoy si ritrovò a sorridere tra sé e a scuotere, divertito, lusingato e allettato, la testa. Quel ragazzino biondo era davvero un affascinante problema.
 
§§§
 
“Ahia! Fa piano, cavolo!”
Continuava a sibilare Jim tra i denti, cercando di mantenere i lamenti doloranti, mentre Gary lo aiutava con uno dei suoi esercizi di riabilitazione.
Tanto per cambiare era sdraiato nel suo letto in ospedale, cosa che ormai lo mandava totalmente fuori di testa, ma le sue gambe facevano ancora fatica a camminare per più di qualche metro. Le uniche cose che gli evitavano di impazzire del tutto erano le costanti visite di Gary e le lunghe chiacchierate con il dottor McCoy.
Era steso supino con le gambe in aria, posizionate ad angolo retto, e stava cercando di farle girare in senso orario, Gary ogni tanto gli afferrava le caviglie costringendolo ad accelerare i tempi, o a rallentarli in caso di uno sforzo eccessivo, nell’ingenua speranza di giungere a una più veloce guarigione.
“Uh come piagnucoli!”
“Ti diverti? Io per niente”
“Spero ti serva da lezione per la prossima volta!”
Anche nel mentre diceva quella frase Gary era del tutto consapevole che tale avvertimento sarebbe caduto, inesorabilmente, nel vuoto. Jim sospirò, l’amico gli avrebbe rinfacciato la paura che gli aveva fatto provare in quella settimana per ancora molto, molto tempo, e lo comprendeva perfettamente.
 
“Non ti lamenti così tanto con il bel dottorino dagli occhi azzurri però, ti devi far vedere forte e coraggioso da lui penso…”
Sorrise Gary con lampante malizia, rallentando i giri delle gambe di Jim, il biondo ragazzo tirò leggermente su il collo per fissare l’amico, accigliato, fingendo di non capire tale insinuazione o non volendo dargli alcuna soddisfazione.
“Eh? Che stai blaterando?”
“Ti piace…”
Cantilenò il ragazzo bruno sorridendo divertito, con tutta la buona volontà Jim non poté impedire ai suoi zigomi di diventare leggermente rossi, e scostò il viso, ancora più corrucciato
“E allora?”
“E allora l’ultima volta che ti sei perso dietro qualcuno volevi mollare tutto e…”
“Non tirare fuori Carol per favore… e non esagerare. E’ un ragazzo simpatico e intelligente, mi ci trovo bene a parlare, tutto qui”
“Oh, quindi per ora vi limitate a parlare?”
Domandò Gary alzando le sopracciglia, con aria di sufficienza
“E piantala di insinuare cose del genere, non è detto che debba accadere qualcosa di diverso!”
“Ma ci stai pensando…”
Il moro sorrise ancora e scosse la testa ricominciando a fargli girare le gambe, preferendo lasciar cadere ogni questione.
Eppure, non si seppe spiegare il motivo, provò una lieve irrequietezza in quel momento. Quell’interesse del tutto irrazionale che Jim nutriva gli parve, in un certo senso, disonesto.
Non seppe darsi un’interpretazione di quella sensazione in quel momento, d’altronde neppure la cercò, non riuscì ad avvertire alcuna complicazione in quel bizzarro fastidio inaspettato e immotivato.
 
“E la tua ragazza settimanale?”
La voce maliziosa di Jim lo ridestò dai suoi pensieri, il ragazzo bruno alzò le spalle e tirò più forte le caviglie dell’amico, cercando di distrarlo dalla sua domanda
“Ahia! Cavolo, Gary!”
“Oh scusami, dicevi?”
Chiese ostentando una falsa innocenza
“Sei andato in bianc… AH!”
Nonostante gli avesse fatto discretamente male, pur di non fargli finire la frase, Jim non seppe trattenere una risata divertita, appurando da quel comportamento che la sua supposizione sulla serata di Gary fosse del tutto corretta, e traendo da ciò un notevole, e lievemente sadico, divertimento che sapeva di leggera vendetta per l’imbarazzo di poco prima.
“Stupidaggini! Era indisposta!”
“Certo, ogni volta che esce con te è sempre indispos… Oddio! Così mi ammazzi!”
Urlò ancora dopo un’altra stretta, ma il suo bel viso disteso e sereno continuava a ridere
“Allora smettila di sfottermi!”
Ma nonostante le sue parole, Gary non riusciva a non rispondere alla risata allegra di Jim, l’aveva sempre trovata adorabile, contagiosa, e la cosa più straordinaria era poterla di nuovo vedere e udire, dopo quei tetri giorni passati a sperare che si ridestasse dal suo sonno costretto. Ai piedi del suo corpo inerme e sfinito, mentre la speranza di vederlo di nuovo aprire quegli occhi chiari e brillanti scivolava lentamente via da lui, sebbene tentasse strenuamente di trattenerla a sé.
Ed ora, vedere Jim desto, energico, gioioso e lamentoso, deliziosamente capriccioso come l’incantevole ragazzino che era, lo rendeva felice sopra ogni limite.
 
E con ancora la mente assillata dall’irragionevole angoscia di quell’orrendo incubo appena chiuso, il ragazzo bruno fissava il compagno, non smettendo di rendere tacitamente grazie al suo Dio di poterne ancora ascoltare la spensierata risata.
   
 
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