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Autore: Cheonefer86    21/03/2012    0 recensioni
La stanza è piena di sole. La luce danza sulla tela bianca, il pulviscolo dorato accarezza i colori sparsi sulla tavolozza di legno chiaro. Le linee sono sicure e le pennellate rapide. E’ il ritratto del vostro amore che state componendo.
"Era la prima volta dopo tanti mesi che lo vedevo dormire.
Era la prima volta dopo tanti mesi che rimanevo nelle sue stanze per la notte."
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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5- La stanza è piena di sole

Questa storia partecipava al gioco “Le parole del Cuore” dell’LS Forum e rispondeva alla seguente domanda:

 

5 - La stanza è piena di sole. La luce danza sulla tela bianca, il pulviscolo dorato accarezza i colori sparsi sulla tavolozza di legno chiaro. Le linee sono sicure e le pennellate rapide. E’ il ritratto del vostro amore che state componendo.

 

Altair[1]

 

 

Era la prima volta dopo tanti mesi che lo vedevo dormire.

Era la prima volta dopo tanti mesi che rimanevo nelle sue stanze per la notte.

Il suo respiro era regolare, il petto si alzava e abbassava ritmicamente, lo vedevo rilassato.

Chissà quanto era passato dall’ultima volta che il sole lo aveva sorpreso in quella posa.

I raggi del sole avevano sempre e solo carezzato un viso stanco e dolorante?

Era immobile, sembrava un oscuro quadro di morte, soltanto il respiro tradiva la presenza di una vita.

L’avevo visto soffrire per giorni, l’avevo visto combattere per resistere al dolore delle torture che subiva costantemente.

L’avevo sempre visto riprendere il volo come una nobile e fiera aquila.

In quella posa sembrava veramente la costellazione dell’aquila, con le braccia distese ad occupare tutto il letto, un potente rapace al cui sguardo nulla si cela.

Lo osservai e, senza rendermene conto, feci comparire una tavolozza e una tela per rendere immortale l’uomo disteso sul letto, con le mie stesse mani.

Mi avvicinai e con un incantesimo gli cinsi la sciarpa nera intorno agli occhi.

Continuava a dormire tranquillo.

Un po’ di nero a scurire il marrone e le prime pennellate erano lunghe e decise. Ancora più nero e ancora più scuro a creare le ombre che avvolgevano questo soggetto, un’ombra che lo avvolgeva. L’ombra che lo aveva gettato in un baratro di solitudine e disperazione, un abisso senza fine dal quale sarebbe difficile ritornare.

Lui era tornato. Aveva sempre cercato di toccare quella luce così bianca.

Pulii il pennello e lo immersi nel bianco, candido e puro come la sua pelle illuminata dal sole. Bianco come la purezza che non vedevo più nei suoi occhi.

Pennellate più piccole, questa volta, la testa andava fatta con più precisione e gli occhi richiedevano tutta la mia attenzione.

I suoi occhi che tutto osservavano, che ti sapevano scrutare nella profondità dell’anima, rendendoti completamente nudo al suo sguardo cui nulla si celava.

Il dipinto si stava pian piano componendo mentre ancora dormiva, molto più rilassato.

Il sole era ormai del tutto alto e la stanza era completamente inondata di luce, lo sentivo muoversi e gemere appena: si stava svegliando.

Aprì gli occhi, ma non riusciva a vedere.

- Ma che diavolo… - parlò togliendosi la sciarpa che gli celava la vista, mi guardò – sei sporca sul viso – aggiunse.

Cercai di pulirmi al meglio.

- Che hai fatto? – mi chiese alzando un sopracciglio: era sospettoso.

- Nulla. Ho solo disegnato – cercavo di mantenere la calma.

- E dov’è questo disegno?

- Beh… ecco… l’ho fatto sparire, non voglio che tu lo veda.

- E perché?

“Maledizione sono morta, adesso mi uccide all’istante.” pensai, mentre cercavo il modo di venirne fuori.

- Perché mi vergognavo a fartelo vedere.

“Perfetto, una scusa migliore non potevo trovare. Speriamo solo che ci caschi. Maledizione! Perché si è svegliato prima del dovuto.”

- Farò finta di crederci. – mormorò – Per ora. – precisò fulminandomi con lo sguardo. Si alzò dal letto e si diresse verso il bagno.

“Maledizione, se mi scopre sono morta.”

- Aspetta! – gridai all’improvviso, senza sapere bene cosa fare.

- Mm? – si voltò a guardarmi.

“Maledizione, se faccio un incantesimo se ne accorgerà di sicuro, nulla sfugge agli occhi di un’aquila.”.

- Nulla, nulla. – mi affrettai a dire cercando di trovare una soluzione il più velocemente possibile. Che cosa mi era saltato in mente.

Sbuffai rassegnata a ciò che mi aspettava, quando una voce ruppe il silenzio che si era formato: - Mi spiegheresti gentilmente cosa significa questo, come dire, spettacolo veramente osceno?

- Ehi! Come ti permetti, quale osceno, è un’aquila perfettamente riprodotta! – gli urlai indignata, mentre dirigevo i miei passi al bagno.

- Sul mio petto? – mi chiese con una strana calma che mi faceva paura, non prometteva nulla di buono.

- Beh… ecco… mi sembrava quantomeno originale.

Si avvicinò lentamente a me con quello sguardo così indecifrabile che mi gelò il sangue nelle vene: rabbrividii.

- Originale? – si limitò a dire quando ormai mi era vicino.

“Sono morta, ahimè, così giovane.”

- Corsa finita. – dichiarò – L’aquila ha catturato la sua preda, dopotutto. – un ghigno beffardo increspò le sue labbra mentre mi aveva bloccato tra sé e il muro.

- Secondo te cosa dovrei farti adesso? – sussurrò sulla mia pelle, il suo respiro freddo m’infiammò, - Potrei metterti in punizione tutto l’anno, ma poi sarei costretto a vedere una fiera e nobile Grifondoro tutto questo tempo e il mio povero cuore Serpeverde non lo sopporterebbe. – aggiunse mimando un piagnisteo con la mano sul cuore.

- Simpatico. Molto simpatico. Un evento da trascrivere la simpatia di Severus Piton, non c’è che dire.

- Oppure potrei fare la stessa cosa su di te, un bel serpente magari, verde e argento, sarebbe perfetto. Che dici? Può andare, nobile Grifondoro? – mi chiese mentre stava già sfilando la mia maglietta.

- Davvero spiritoso. La mia povera anima Grifondoro sporcata dai colori Serpeverde.

- Allora dovrò riconsiderare la punizione.

La maglietta era già finita a terra.

- Potresti usare colori commestibili magari.

La sua bocca s’incurvò in un sorriso, prima di catturare la sua preda con un bacio.

 

 

 



[1] Altair è la stella più luminosa della Costellazione dell’Aquila e in arabo significa appunto Aquila.

   
 
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