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Autore: telesette    22/03/2012    0 recensioni
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Keni Seki afferrò le mani del ragazzo, guardandolo sbigottito. Senza nemmeno accorgersene, commosso dalla profondità di ciò che gli stava chiedendo, cominciò addirittura a piangere. Lacrime sincere scesero lungo il volto dell'aspirante campione, lacrime di affetto e di pentimento, e furono quelle lacrime a rafforzare il patto che Sugar gli chiedeva di mantenere...
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Forza Sugar (がんばれ元気 Ganbare Genki) è il titolo italiano di una serie di anime giapponese, il cui titolo originale è Ganbare Genki, tratta da un manga di Yu Koyama.
La serie animata di Forza Sugar ripercorre gli avvenimenti dei primi 13 Tankobon del manga(inedito in Italia), i successivi 15 non sono mai stati trasposti in animazione.

http://www.youtube.com/watch?v=cKbS7aJy7G0

 

Le lacrime di Keni Seki

Keni Seki era un uomo arrogante e detestabile e, agli occhi dei giornalisti presenti in ospedale, sembrava non volersi smentire nemmeno questa volta.
L'incontro con Pepper "Pugno d'Acciaio", risoltosi con la tragica morte di quest'ultimo, avrebbe fatto discutere la stampa per settimane. Il pugile Seki aveva sferrato un durissimo colpo alla testa del suo sfidante, senza preoccuparsi delle conseguenze, e adesso era venuto a rendersi conto di persona di quanto era successo. Il suo sguardo era quello di sempre: quello di un individuo ambizioso e privo di umiltà, con occhi freddi come il ghiaccio e una specie di sorriso perennemente dipinto sulle labbra. Mentre attraversava il corridoio, i giornalisti lo assalirono per chiedergli come si sentisse all'idea di essere definito una specie di brutale assassino.

- Signor Seki, come vi sentite alla notizia della morte di Pepper "Pugno d'Acciaio" ?!?
- E' vero che avete picchiato suo figlio, prima dell'incontro? Ci sono alcune persone che sono pronte a testimoniarlo!
- La vostra forza contro un bambino di cinque anni...

Il pugile si liberò di quelle domande scomode, spingendo via i giornalisti con evidente fastidio, e proseguì oltre fino a raggiungere la stanza del suo ex-avversario morto.
Come era prevedibile, il suo ingresso non fu bene accolto. Sugar Pepper, il figlio del pugile defunto, era ancora chino sul letto di morte del padre. Seki ricordava molto bene gli occhi di quel moccioso ( gli stessi occhi carichi di determinazione che brillavano sul volto di suo padre ), due occhi illuminati dalla rabbia e dal rancore. Poco prima dell'incontro con Pepper, quel ragazzino era montato su tutte le furie per via dei commenti sprezzanti che Keni Seki aveva rivolto al suo avversario. Ovviamente Sugar non poteva digerire che suo padre venisse insultato senza reagire, cosicché si lasciò andare nell'aggredire Seki con tutte le sue forze. E subito dopo aver assaggiato il pugno di quel ragazzino, il sorriso scomparve dal volto del pugile ambizioso... Quel piccolo moccioso insolente era riuscito a fargli ben più del semplice solletico, gli aveva fatto male anzi; un pugno delle dimensioni di un pulcino implume, eppure lo aveva sentito fin dentro al cervello; per questo il suo istinto gli fece dimenticare l'età del suo aggressore.
Ora però lo sguardo di Sugar era ancora più carico di odio.
Davanti a lui c'era l'uomo che aveva colpito suo padre a morte, che lo aveva insultato e sbeffeggiato, e che mai avrebbe potuto perdonare. D'altro canto Seki non sembrava minimamente impressionato, anzi la sua aria di sufficienza era tale da accrescere ancora di più la rabbia del piccolo Sugar, come benzina su un fuoco acceso.

- Pensavo di vederti più depresso - esclamò Seki, con un tono che sapeva incredibilmente di scherno. - Ma non è così, la tua sfacciataggine è più forte del dolore!

Sugar strinse i denti con rabbia e, sollevando istintivamente i pugni all'altezza del volto, ricambiò l'ironia di Seki con occhi colmi di disprezzo.

- Dimmi, sei dispiaciuto? - proseguì Seki, sempre facendo mostra del suo insopportabile sorriso. - Allora, sei dispiaciuto?
- Non esagerare, Seki - provò a dire l'allenatore al suo fianco, ben sapendo quanto fosse inopportuno questo suo inqualificabile cinismo.

Tuttavia Seki non si scompose, né per la collera né per il tono minaccioso con cui i presenti gli intimavano di andarsene, e continuò a sostenere lo sguardo di Sugar con incredibile freddezza.

- Ragazzo, tu devi provare dolore: tuo padre ha perduto l'incontro ed è morto, non c'è rimedio...
- Tu sei un assassino - urlò dunque qualcuno, puntandogli il dito contro. - Tu lo hai ucciso, sei un assassino!
- Zitto, non vedi che sto parlando con il ragazzo? Non interrompermi!

Di nuovo dunque Seki rivolse il suo sorriso sempre più detestabile sul volto deformato di rabbia del piccolo Sugar. Questi era sul punto di esplodere, non ce la faceva più a trattenersi, tutto il suo corpo aveva solo voglia di sfogare la grande collera che aveva dentro... E Keni Seki era l'unico e il solo responsabile di tutto questo!

- Nel mondo della boxe vince solo il più forte - spiegò Seki, avvicinando con noncuranza il proprio volto a quello di Sugar e continuando imperterrito nel suo monologo. - Se c'è qualcosa che devi dire fallo subito, magari attaccandomi, ma al tuo posto starei molto attento!

Era troppo!
Oltre al tono e alla beffa, costui si permetteva anche di prendersi gioco di lui, per il semplice fatto che era piccolo. Ma Sugar era figlio di un pugile, e non di un pugile qualsiasi bensì di un campione... Suo padre era un campione, un vero campione, e quel verme viscido di Seki non poteva permettersi di dire altre cattiverie su di lui.
Incapace di trattenersi oltre, Sugar scostò la mano dell'altro e si mise in guardia.
Anche stando in piedi, Sugar non arrivava neppure all'altezza del ginocchio di Keni Seki; tuttavia quest'ultimo si chinò sorprendentemente per avvicinare la faccia alla sua portata e lo invitò a colpirlo, in tono molto più serio questa volta.

- E allora? - esclamò il pugile severo.

Per Sugar fu come se qualcuno avesse appena suonato un gong dentro la sua testa.
Il pugno del bambino, assieme al dolore e alla rabbia che albergavano nel suo animo, scattò come quello di un pugile professionista. Seki accusò il colpo al mento, barcollando vistosamente, ma non si sottrasse né provò in alcun modo a difendersi. Tutti ammutolirono per lo stupore, mentre Sugar continuò a sferrare pugni su pugni senza risparmiarsi. Seki aveva provocato di proposito Sugar, proprio perché il bambino si decidesse a colpirlo con tutte le sue forze, e adesso era chiaramente deciso a lasciarlo fare... Non poteva riportare in vita suo padre, ma non poteva lasciare che tutta quella rabbia albergasse nell'animo di quel bambino e lo distruggesse. I pugni di Sugar, misti alle lacrime che gli sgorgavano lungo le guance, continuarono a colpire Seki senza un attimo di sosta. Tuttavia, mentre la collera andava diminuendo, Sugar si accorse che la luce arrogante negli occhi di Seki era scomparsa.
L'espressione del pugile era cambiata, non era più il mostro insensibile di qualche attimo fa, e sembrava anche sinceramente pentito per la gravità di ciò che aveva fatto. Con il suo pugno aveva spezzato la vita di un campione e aveva reso orfano un bambino di appena cinque anni; quel bambino non aveva altri che suo padre, e lui glielo aveva portato via; il minimo che poteva fare era non sottrarsi in alcun modo, e accettare le responsabilità che aveva nei confronti di entrambi.

- Colpisci di più - esclamò Seki, col sangue che gli colava lungo il naso. - Colpisci di più... Di più!

Sugar ansimò fortemente, lo sguardo lucido e pieno di disperazione, ma ora che lo guardava meglio sentiva di non odiarlo più come prima. L'uomo che aveva ucciso suo padre non era lo stesso che si trovava davanti a lui: il Keni Seki che aveva combattuto su quel ring era un uomo cinico e malvagio, mentre l'uomo che aveva accettato passivamente i suoi pugni era un uomo triste e profondamente addolorato.
Seki chinò il capo e, puntando le mani a terra, si scusò dunque con Sugar.

- Tu... Mi hai spaventato... ed è la prima volta - mormorò Seki, sbarrando gli occhi sconvolto.

Le immagini dell'incontro erano ancora vive nella mente di Seki: gli occhi del suo avversario, il brivido di paura che gli attraversava la schiena, mentre gli occhi di Pepper continuavano a brillare nonostante tutto; Keni Seki era più forte, più giovane, più veloce... Eppure il suo avversario non aveva alcuna intenzione di andare giù. All'inizio Seki non capiva, non riusciva a capire perché quell'uomo fosse deciso a farsi massacrare così, e fu questo a spaventarlo.
Per la prima volta nella sua carriera, dopo aver sconfitto tanti avversari, un pugile vecchio e in declino era riuscito a fargli temere seriamente di perdere un incontro. La vittoria di uno segna la sconfitta dell'altro ( questa è la dura regola del pugilato ) ma Pepper "Pugno d'Acciaio" non voleva perdere quell'incontro, a qualunque costo, anche rimettendoci la vita... E infatti era morto per questo, per non voler accettare la propria sconfitta, e ciò era qualcosa che un uomo come Keni Seki non poteva comprendere.
Ora però lo capiva.
Guardando il piccolo Sugar, e rivedendo in lui gli stessi occhi di suo padre, Seki riuscì finalmente a capire.

- Così come mi ha spaventato lo spirito forte di quell'uomo combattivo... che era tuo padre - continuò Seki, con voce rotta dall'emozione. - Sono stato molto vanitoso, molto vanitoso... Mi dispiace molto, per te e per tuo padre... Mi devi credere, sono sincero! Non si può dimenticare, sono molto dispiaciuto, molto dispiaciuto, molto...

Quello che stava ora in ginocchio davanti a Sugar era un uomo chiaramente pentito, un uomo che stava chiedendo a un bambino di cinque anni di perdonarlo per aver ucciso suo padre. In quel momento Sugar doveva mostrare di avere più forza d'animo di chiunque altro, e decidere se l'uomo di fronte a lui fosse degno o meno del suo perdono.
Il piccolo strinse i denti, riflettendo attentamente sulle sue parole, e ripensò con rabbia ai motivi per cui sentiva di odiarlo. Keni Seki aveva insultato suo padre, lo aveva preso in giro, aveva deriso il suo desiderio di diventare campione; era un uomo detestabile, un uomo veramente detestabile, e non solo per come si era comportato. Tuttavia doveva ammettere che costui si era battuto lealmente contro suo padre, e che lo aveva sconfitto secondo le regole.
Papà non avrebbe mai negato il valore di un avversario e di certo non poteva farlo neppure lui, se voleva dimostrarsi degno figlio di suo padre. Fu davanti al letto di morte del genitore che il piccolo Sugar Pepper trovò dentro di sé la forza per accettare e capire, e soprattutto per perdonare l'uomo che stava adesso davanti a lui in ginocchio.

- Va bene - sussurrò il bambino, cambiando espressione. - Voi due avete combattuto l'incontro lealmente, secondo le regole... E' stato certo un buon match, io credo che anche papà sarà soddisfatto!

Sugar pronunciò queste parole tristemente ma con convinzione, certo di interpretare il pensiero del padre che non c'era più. Seki non riusciva a credere alle sue orecchie, temendo anzi che l'odio di quel ragazzo non si sarebbe mai estinto, per questo gli ci volle un po' per rendersi conto che Sugar lo aveva perdonato sul serio.

- Ascoltami - proseguì il piccolo, guardando Seki negli occhi. - Per favore, diventa campione del mondo... Ciò che a mio padre non è riuscito lo devi fare tu, devi diventare campione!

Keni Seki afferrò le mani del ragazzo, guardandolo sbigottito. Senza nemmeno accorgersene, commosso dalla profondità di ciò che gli stava chiedendo, cominciò addirittura a piangere. Lacrime sincere scesero lungo il volto dell'aspirante campione, lacrime di affetto e di pentimento, e furono quelle lacrime a rafforzare il patto che Sugar gli chiedeva di mantenere.

- Di', me lo prometti ? - domandò ancora Sugar.
- Sì - rispose Seki, giurandoglielo solennemente. - Potrebbe essere, promesso!

I due si guardarono tristemente negli occhi. Ora Keni Seki sentiva di avere un motivo di più per diventare campione del mondo, non per orgoglio o per soddisfazione personale, ma per mantenere una promessa di cuore a quel bambino... Una promessa da mantenere ad ogni costo.

FINE

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori
 

   
 
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