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Autore: Erica_A7X    22/03/2012    0 recensioni
Saalve, beh che dire. Questa è la mia prima ff che ormai ho lascito un po' indietro ma prometto che finirò.
La storia narra le vicende del nostro grande eroe Synyster che vuole ritrovare le sue origini, i suoi veri affetti che da quando si è trasferito non ha più avuto.
Spero davvero che vi piaccia.
Many kisses
Erica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una sera come tutte le altre, camminavo per la strada e guardavo le persone felici passeggiare insieme. Per uno come me era difficile sopportare una cosa del genere. Era molto difficile.
Insomma, penso vi chiederete tutti il motivo della mia intolleranza alla felicità altrui, per capire basta andare qualche anno indietro nel tempo.
Ero piccolo, molto piccolo; ero in gita con la mia classe, era il 2023, esattamente 16 maggio 2023. Allora torniamo alla nostra gita; eravamo a Londra la grande città che tutti volevamo visitare, sapete noi eravamo di un piccolo paese nelle sue vicinanze, dimenticato da tutti, perfino dai geografi. Dudleton, questo era il nome. Dudleton era piccolo, ma per tutti noi molto importante. 2000 abitanti, pochi. Sembrava un piccolo villaggio perfetto, le case erano tutte perfettamente tenute, senza vernice scrostata, i giardini erano piccoli, ma con l'erba di un verde molto brillante, pieni di fori profumati dagli sgargianti colori; questa era Dudleton. Ma tornando a quello che successe mentre ero a Londra. Camminavamo per andare da Harrods e la mia maestra e mia madre, che ci faceva da accompagnatrice, si misero d’accordo per chi doveva aprie la fila per farci attraversare. Toccò a mia madre. Si incamminò verso le strisce, iniziò ad attraversare, ma improvvisamente un’auto arrivò veloce come il vento, silenziosa come un gatto. Vidi mia madre bella, sorridente che attraversava, senza accorgersi del pericolo imminente, corsi più veloce che potevo, ma non feci in tempo, mi buttai ma l’unica cosa che riuscii a prendere fu il sangue di mia madre, lo vidi schizzarmi contro. Io andai soltanto all’ospedale, lei morì. Quindi riassumendo, la mia gita è stata un bagno di sangue, letteralmente. Ora capite come io mi possa sentire quando vedo delle persone felici? 
Ad ogni modo, quella sera ero per strada, nessuno mi vedeva, nessuno mi sentiva, o forse nessuno aveva voglia di alzare gli occhi dai propri affari. Diciamo che ero invisibile per molti, nessuno mi notava, finchè un giorno successe qualcosa di incredibile mi fece conoscere qualcosa che a me era ancora sconosciuto.
Era il primo di settembre, primo giorno di scuola a Dudleton. Come tutte le mattine, mi feci una rapida colazione a base di puncakes e di cioccolato sciolto e poi mi incamminai per il viale, diretto verso la scuola. Vi chiederete il motivo di una scuola superiore a Dudleton, beh sapete, piccolo paese, famiglie vissute li da generazioni e generazioni, ogni famiglia aveva almeno 5 figli. Ovviamente tutte, tranne la mia. Prima che mia mare morisse, ovvio. Mio padre era scomparso subito dopo aver sentito che mia madre era incinta di me. Ma torniamo a quel primo settembre.
Erano le 8.30, stava per suonare la campanella, quando con mia enorme sorpresa vidi una macchina che non conoscevo accostare sul piccolo marciapiede pulito per far scendere un'adorabile fanciulla, e vi assicuro che è veramente un fatto raro che io non conosca una macchina, conosco le macchine di tutti gli abitanti. Insomma eccola lì, il bruttissimo suono della tortura aveva appena annunciato l'inizio di un nuovo anno scolastico.  Ci dovevamo trovare tutti in palestra, come tutti gli anni. Io ormai ero già in seconda superiore, per i primini ero ormai uno più grande, eccola là, la vidi entrare in palestra tutta affannata, con la borsa dei libri a tracolla che penzolava dal lato destro del suo magro corpicino. Si sedette tra quelli di seconda, strano. Ad ogni modo la preside dopo aver preso le nostre taglie per le nuove divise scolastiche ci congedò e ci divise in classi. Io ovviamente ero con i miei compagni dell'anno scorso, c'era anche lei. Si la ragazza bionda era in classe con me, bene avrei avuto più tempo per studiarla e capire che tipo era. Così di primo occhio sembrava una di quelle teenager che vanno matte per le solite Boy-Band e che dicono ''Ti Amo'' con fare esasperato ad un componente della band.
Scusate,ma mi sono appena accorto che non mi sono ancora presentato e non vi ho detto ancora nulla di me, se volete sapere qualcosa allora andate avanti, ma vi dico che la storia che vi sto raccontando potrebbe rimanervi in testa per tutta la vita, se non avete paura di correre questo rischio allora continuate a leggere e godetevi la storia e la mia presentazione dei fatti.
Bene, per i pochi che sono ancora con me, mi chiamo Synyter Gates, non ho migliori amici e non conosco nessuno. Ho abbandonato i miei migliori amici quando avevo 6 anni, quando mia madre mi portò a Dudleton, mi mancano e non sapete quanto. Mi manca Matt con le sue risate da incubo, mi manca Jimmy con le sue battutine stupide e con la maglietta con scritto ''Sullivan'' e sotto un gigantesco ''0'', infine mi manca Zacky, il più pazzo di tutti,sognava fin da bambino di avere una band ma senza di me non penso l'avranno mai. Giuro che quando il pastore mi darà il permesso di andarmene, io tornerò da loro, in America. Nella terra dove sono cresciuto, prima di essere trasportato in questo deserto di infelicità.
Ora sapete abbastanza cose di me da poter capire qualcosa di più del casino che ho nella testa.
Entrai in classe con calma, piano per non farmi notare dalla ragazza nuova; ma sfortunatamente lei mi notò, penso fosse l'unica persona di quella classe che in un anno mi notò.
-Ciao.-
-Ciao.-
-Come ti chiami?-
-Synyster Gates. Tu?-
-Anna Mikons-
-Bel nome.-
-Grazie, il tuo fa venire i brividi-
-Grazie-
La nostra conversazione finì lì per quel momento, ma sapevo che si sarebbe riaperta; lei sapeva il mio nome e questo mi convinse a pensare che la fine del mio mondo di trasparenza fosse finita.
Infatti, il mio istinto mi disse la cosa giusta. A pranzo si venne a sedere nel mio tavolo, nessuno l'aveva mai fatto prima di allora.
-Lo sai che stai facendo lo sbaglio più grosso che potevi fare?-
-Perché?- mi chiese lei
-Mi sembra ovvio, ti sei seduta con me, questo farà di te un'emarginata come lo sono io.-
-Beh caro il mio Synyster Gates, posso chiamarti Syn vero? Io passo dall'essere la ragazza più emarginata della scuola ad essere di nuovo emarginata, ma sai cosa cambia? Che adesso non sono l'unica ad essere così in basso nella scala sociale.-
-No, non mi puoi chiamare Syn, solo i miei migliori amici mi chiamavano Syn, ma loro ora sono in America e io in Inghilterra. Se ti fa stare meglio sapere che non sei da sola allora contenta te.-
-Uh allora ti chiamo Synyster, perché con il cognome diventerebbe troppo lungo. Tu puoi chiamarmi Anna.-
-Ok.-
Lì si chiuse la conversazione e così mangiammo e per una volta tutti mi guardavano. Parlavo con qualcuno e qualcuno parlava con me, un evento impossibile fino ad ora.
Iniziarono tutti a spettegolare su di lei e su di me, cosa che fino ad ora non era mai successa, non pensavo che loro sapessero il mio nome, invece si, lo sapevano, sapevano di Londra e di mio padre.
Passò così una settimana, io e Anna diventammo sempre più amici e tutti continuarono a parlare come se non avessero nulla di meglio da fare.
  
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