Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |      
Autore: Kurayami no Kuroshin    22/03/2012    2 recensioni
Poggiato delicatamente al suolo il cadavere della sorellina si alzò e, volto lo sguardo all’avversario, accennò un sorriso.
-Erano secoli che attendevo questo momento.-
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CODE 0: Rebirth
 
Quando la luce dell'ultimo Sole cesserà di brillare e le antiche catene si spezzeranno, un'arcana reminiscenza deciderà di rivelarsi ai nostri occhi impuri.
- Canto I - Shin kyūseishu no Yogen


-Signore mi è appena stato mostrato il rapporto dei Searcher:
i dati si evolvono più rapidamente di ogni nostra previsione, le memories iniziano a riaffiorare e potremmo presto trovarci di fronte alla sua rinascita.
Credo che ora la mossa migliore sia…-
Una lunga lama corvina non tardò a recidere il collo dell’ignoto essere con vigore; il capo, sporco di rosso e denso sangue demoniaco, volò alto e ricadde a terra aprendosi in più parti.
Il corpo morto di quell’immonda creatura restò tuttavia in piedi per qualche secondo ancora, come se le sue membra di un altro Mondo non volessero abbandonare quella che era una condizione di vita, per quanto miserabile, per poi accasciarsi al marmoreo suolo in un lago cremisi.
Un ragazzo che non dimostrava più di ventuno anni, vestito di una lunga tunica nera dotata di cappuccio e con il volto occultato dall’ombra, ripose l’arma, che aveva appena posto fine a un’esistenza, nel rispettivo fodero e si rivolse a tutti coloro che si erano appena trovati di fronte a un crudo omicidio:
-Nessuno può permettersi di dire a me, colui che regna incontrastato sullo scorrere del tempo e sull’evolversi dello spazio, cosa è conveniente o meno fare.
Forza, è giunta l’ora di dare il via alla procedura di risveglio degli eoni… tenetevi pronti all’avvento dell’espiazione definitiva.-

Delle oscure nubi apparvero in quello che era un tranquillo cielo mattutino, o almeno poteva sembrare tale visto dalle tranquille pianure del Vecchio Continente; nulla di strano, era quasi di regola che le calde estati europee fossero precedute da improvvisi e brevi temporali, tuttavia quello non era un fenomeno meteorologico come tutti gli altri e il tempo che i poveri ed inermi esseri umani avrebbero impiegato per rendersene conto non sarebbe giammai bastato per evitare il loro destino: come a creare un ciclone le formazioni gassose si raggrupparono girando vorticosamente e dal centro di quella singolare conformazione sbucarono in pochi attimi dei colossali fulmini rossi che si abbatterono sul terreno con tale forza da radere al suolo intere città.
Dallo squarcio che essi aprirono nella crosta terrestre sbucarono presto tre immondi esseri provenienti dalle viscere dello Yomi, creature tanto forti quanto crudeli, dispensatori di morte e incarnazioni stesse della parola “terrore”.
In sette giorni e sette notti essi dilaniarono intere foreste e misero a ferro e fuoco le città, abbatterono montagne e troncarono milioni di vite umane.


-E basta vecchio! La conosco a memoria questa stupida storia!-
-Kurosawa! Maledetto bamboccio sfacciato! Forza, parlami della vita dell’autore che ha scritto “7 giorni di tenebra”, il testo che abbiamo appena letto -.
In un una comune classe di un rinomato liceo nel kanto si stava svolgendo, come di consueto, la lezione di letteratura estera.
Un giovane, che di nome faceva Ryu Kurosawa, si alzò di scatto e fissò con sguardo di sfida l’attempato professore che gli aveva posto un quesito relativamente semplice.
-Non mi rompere le palle vecchio-.
Queste furono le parole che uscirono dalla bocca del diciassettenne prima che l’insegnante gli balzasse addosso come un avvoltoio pronto a spolpare la tanto agognata carogna:
-Io ti boccio! Non puoi permetterti di parlare così a me stupido delinquente! I tuoi genitori non ti hanno insegnato l’educazione?-.
Un micidiale pugno, sferrato dallo studente con la mano destra, colpì sul naso l’uomo che, oltre a volare contro la parete retrostante, se lo ruppe perdendo una discreta quantità di sangue.
Ryu era alto circa un metro e ottanta, aveva lunghi e scuri capelli che, pur essendo del medesimo colore dei profondi occhi, si contrapponevano alla sua candida pelle; era solito portare la camicia scolastica stropicciata e aperta sul davanti, dei pantaloni neri casual e scarpe da ginnastica inadatte all’ambiente in cui si trovava, non che gliene importasse qualcosa, parliamoci chiaro.
-Mi sono rotto di sentire le tue stronzate, a presto stupido vecchio.-
Prima che il docente potesse replicare egli era già fuori dall’aula, con lo zaino sulla spalla destra, che si dirigeva veloce verso l’uscita dell’edificio che tanto odiava.
Al suo passaggio la folla non esitava ad aprirsi, egli infatti godeva di una fama di cui non tutti andrebbero fieri e, non di rado, quando era presente si udivano voci tremanti proferire frasi come “Quello è l’ Akuma no yōna jigoku!” oppure “Si dice in giro che quello sia il teppista più forte di tutta la prefettura.”.
Lui, tuttavia, non sembrava curarsene minimamente, si difendeva senza scrupoli dai ripetuti attacchi di malviventi, principalmente alunni di età maggiore che desideravano ristabilire l’ordine gerarchico nell’istituto, e viveva la vita con molta noia, facendo trascorrere passivamente le giornate.
La strada che Ryu stava percorrendo con un passo lento e svogliato gli faceva tornare in mente molti ricordi, dai pomeriggi passati a giocare con quelli che una volta erano suoi amici alle ripetute delusioni amorose, da quando la percorse in occasione del primo giorno di liceo ai pisolini sul ciglio del marciapiede durante le afose giornate estive.
Vi era tuttavia un memento che lo martellava più di tutti quelli che ho citato, quasi fino ad occultarne la presenza: la via su cui batteva i piedi con forza era il luogo in cui, all’età di 6 anni, era stato trovato coperto di sangue e vestito di stracci da quelli che si era ormai abituato a chiamare mamma e papà.
-Se solo fossi in grado di ricordarmi qualcosa della mia vita prima di quel fatto… almeno capire chi è stato a farmi questo tatuaggio di merda…-.
Sulla spalla sinistra portava infatti incisi strani simboli neri, i quali erano lì da sempre, per quanto lo riguardava, e spesso di notte gli causavano forti bruciori e pesanti incubi.
Pensando e ascoltando il flebile canto degli uccellini Ryu giunse a casa, si avvicinò così al cancelletto ferreo e notò che era aperto, anche se di pochi millimetri; ciò non era concepibile, i suoi genitori non potevano… non dovevano essere a casa e la sorellina, a cui teneva più della sua stessa vita, si sarebbe dovuta trovare a scuola.
Un brivido percorse la spina dorsale del ragazzo, era un presentimento sinistro e arcano… potrei quasi definirlo un sesto senso che gli permetteva di prevedere le tragedie: questa volta era più forte che mai.
Percorso il giardinetto tradizionale di corsa e sfondata la porta lignea con un spallata gli si parò di fronte uno spettacolo a dir poco agghiacciante: i corpi di Kairi e Fuu, suoi genitori, erano dilaniati sul pavimento ed immersi in un lago di sangue denso.
-Non è possibile… no, deve essere uno dei miei soliti incubi… forza bello, svegliati e scendi a fare colazione….-
Non ci volle molto per rendersi conto che quella era la dura e cruda realtà, una realtà scioccante che fece cedere le gambe del fragile ragazzo, che si accasciò sui cadaveri che aveva trovato poco prima di fronte a sè e, in un turbinio di emozioni indescrivibilmente tragiche, pianse... pianse come non aveva mai fatto prima.
-AAAAAAAAAA!!!! MOLLAMI TI PREGO!!!! NON FARMI DEL MALE!!!-.
*Questa voce… no… Sayu!*
Un urlo agghiacciante raggiunse le orecchie di Ryu, era la piccola sorellina che, per uno strano scherzo del destino, si era sentita male durante la lezione di matematica ed era tornata a casa.
Con un balzo felino il giovane si alzò e identificò il luogo di provenienza del grido con la camera della bambina, schizzò così su per le scale per poi sfondare la porta rosa con un pugno animale, le nocche sanguinavano ma l’adrenalina e la paura avevano praticamente annullato la coscienza che egli aveva del proprio corpo.
-Eccoti Crono, ti stavamo aspettando…-
Quelle poche parole riecheggiarono nella mente di Ryu come il lento suono delle campane funebri: egli non aveva mai sentito quel nome, né tanto meno gli era stato affibbiato come appellativo, tuttavia faceva riaffiorare in lui una strana sensazione, come se antiche memorie ormai confuse fossero tornate vorticosamente e all’improvviso.
Dopo un breve tentennamento egli riprese coscienza di sé e rimandò quei pensieri a un momento successivo: due uomini dal volto a lui sconosciuto stavano trattenendo con forza l’innocente sorellina, da pochi secondi in coma, sul cui volto si potevano distinguere diversi ematomi e graffi, per cui aveva problemi ben più importanti da risolvere.
-Bastardi!- Il diciassettenne scattò a gran velocità verso il membro più grosso della coppia, contrasse il braccio dietro di sé e, giuntogli a una distanza sufficientemente breve da avviare uno scontro corpo a corpo, sferrò un veloce ma esplosivo pugno, quel colpo era carico di odio e paura, tanto da annebbiare i suoi sensi ed impedirgli di rendersi conto di quanto tale situazione fosse pericolosa.
-Stolto.- La mano si fermò prima dell’impatto, il corpo di Ryu tremolava ed egli, che prima d’ora non aveva mai conosciuto il vero dolore, venne colpito da un numero immenso di stimoli: il suo campo visivo si annerì per un attimo, zampilli di salato sudore gli raggiunsero le labbra e dalla zona addominale, preceduta da una breve perdita dell’equilibrio, sentì giungere una fitta straziante… quando ebbe il coraggio di guardare in basso vide un lungo pugnale nero completamente dentro la sua carne e, subito dopo, un forte montante lo fece volare lontano, oltre a causargli una copiosa fuoriuscita di sangue da entrambe le narici.
-E noi che pensavamo di trovarci di fronte a un guerriero almeno al nostro livello, forza: uccidiamolo e troviamo il vero Cron…-
Prima che l’uomo più gracile della coppia potesse completare la frase, una lunga lama gli trafisse il collo e, scendendo con grande rapidità, lacerò le sue membra creando sul pavimento una pozza di organi e denso liquido rosso. La nera arma era dissimile da ogni altro strumento di morte mai creato o descritto, essa era infatti avvolta da una flebile nebbia scura e il materiale ignoto che la componeva non pareva riflettere minimamente la luce, sembrava quasi assorbirla. Nonostante queste particolari caratteristiche estetiche, erano due gli elementi che, più degli altri, tendevano a delinearla come "non appartenente a questo Mondo": al solo sguardo provocava un senso di smarrimento, come se avesse avuto la capacità di svuotare i corpi delle loro anime, ed era fuoriuscita dal tatuaggio pulsante sulla spalla di Ryu, che nel frattempo si era alzato grazie ad una produzione inumana di adrenalina.
-Oh cazzo…ti insegno io a giocare con i grandi!-
L’avversario sopravvissuto, dopo essersi reso conto di ciò che stava accadendo, lanciò la ragazzina contro il muro causandole molte fratture e si gettò a braccio teso contro il ragazzo che chiamava Crono, il quale sparì prima che le loro membra entrassero in contatto.
-Ed ora dove diavolo sei?-
Giratosi, vide che il suo obiettivo era inginocchiato a terra, con il corpo della piccola tra le braccia, e che i suoi occhi scuri erano pieni di lacrime.
-Quell’inutile essere ti causa tanti pensieri da non concentrarti sulla nostra sfida? Ahahahah, risolverò subito la questione!-
Estratta una pistola, l’ancora ignoto uomo pose il dito sul grilletto e sparò alla testa della bambina, trascinando inesorabilmente la sua anima verso l’inferno.
Pezzi di cervello e cranio colpirono la faccia del fratello maggiore che per un attimo rimase senza fiato, la sensazione che stava provando era decine di volte più intensa di quella che era sopraggiunta al ritrovamento del corpo dei genitori o all’ingresso del pugnale tra le sue carni: l’unica cosa al Mondo che considerava più importante della sua stessa vita, la sola persona a cui si era davvero affezionato e che si era più volte ripromesso di proteggere era spirata tra le sue braccia, quello che rimaneva di lei era solo un esile corpo privo di capo che giaceva in un lago vermiglio come il più tetro degli spaventapasseri.
-Woooooaaaaahhh!- Il tatuaggio sulla spalla di Ryu si estese a tutto il braccio, due lunghi triangoli neri gli apparvero sotto gli occhi, che nel frattempo si erano tinti, come i capelli, di un bianco candido, delle nere saette gli percorsero tutto il corpo e l’espressione sul suo volto mutò profondamente raggiungendo una calma quasi inumana.
Poggiato delicatamente al suolo il cadavere della sorellina si alzò e, volto lo sguardo all’avversario, accennò un sorriso.
-Erano secoli che attendevo questo momento.-
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Kurayami no Kuroshin