Cambiare
una giornata ~ da così a così ♥
5.30 ~ ♥
Quel giorno Ino si svegliò con una terribile emicrania.
La sveglia suonava a tutto volume l’irritante melodia che, ogni giorno,
la strappava al suo dolce riposo.
La ragazza decise di concedersi ancora qualche minuto di pace, spegnendo
la sveglia e raggomitolandosi tra le lenzuola color lavanda, ancora sature del
tepore accumulato durante la notte.
Scostando di malagrazia la frangia cerea, tornò a socchiudere gli occhi
chiari impastati di sonno. Ogni singola fibra del suo corpo richiedeva
ulteriore riposo, ogni cellula sperava in qualche minuto di sonno.
Ino accolse ben volentieri entrambe le richieste.
6.57 ~ ♥
Ino correva a perdifiato lungo le affollate vie della città di Konoha.
La fermata dell’autobus appariva nitida e placida all’orizzonte.
Tra i denti stringeva un biscotto secco, con le mani tentava inutilmente
di domare la chioma chiara che, proprio quel giorno, aveva deciso di causarle
non pochi problemi.
La cartella sulle spalle era insolitamente leggera ma comunque
abbastanza ingombrante da impedirle la totale libertà nei movimenti.
Maledicendo la precedente serata trascorsa alla festa di Kiba, che le
aveva impedito di alzarsi ad un’ orario consono, si affrettò a salire
sull’autobus proprio mentre le porte
stavano per chiudersi.
Il conducente non doveva averla notata, perché, mentre la ragazza
percorreva ansate il breve tratto che dal marciapiedi l’avrebbe condotta sulla
vettura, decise di chiudere le porte
scorrevoli e mettere in moto la vettura.
Ino sgusciò svelta tra le porte semi aperte, ma non fece in tempo a
sentirsi sollevata che una morsa alla caviglia la fece sobbalzare.
Sconvolta si voltò di scatto, vacillando perse l’equilibrio e notò con
orrore come il proprio piede destro fosse rimasto chiuso tra le porte della
vettura.
Sobbalzò spaventata e ritrasse velocemente il piede, che per fortuna era
intatto, ma fu solo quando notò che la scarpetta le era scivolata dalla caviglia e giaceva abbandonata ai lati del
marciapiede che lanciò un autentico grido di terrore.
Tutti i presenti si voltarono a guardarla. Chi sconvolto chi divertito,
ma ad Ino non importava.
Lei fissava con gli occhi sbarrati la propria scarpa nuova (una ballerina
di tela azzurra, regalo del padre) allontanarsi all’orizzonte, alla mercé del
primo scapestrato che l’avrebbe notata.
8.05 ~ ♥
Saltellando sul piede sinistro, rossa di rabbia ed imbarazzo, Ino si
avviava lungo il corridoio che l’avrebbe condotta alla classa delle persone
che, ne era certa, avrebbero rappresentato la sua salvezza.
Neppure lei riusciva a capacitarsi di come potesse fare tanto
affidamento su Shikamaru Nara e Choji Akimichi, due persone che non potevano
essere più diverse da lei, ma non riusciva a non pensare subito a loro nei
momenti più disperati.
Si conoscevano da quando erano molto piccoli, loro la capivano e Ino
sapeva che non si sarebbero presi gioco di lei. Non troppo, almeno.
Abbandonando i suoi tentativi di mantenere lindo il piede scalzo spiccò
una corsa verso la III G ma, quando la raggiunse, la trovò vuota.
Sospirando, e decidendo che una decina di minuti di ritardo in più non
l’avrebbero uccisa, si avviò verso la
palestra scolastica.
Ringraziando il cielo, riuscì a placcare gli amici mentre uscivano di
malavoglia dagli spogliatoi maschili.
Ino afferrò le braccia di Shikamaru e Choji per trascinarli in disparte,
lontano da orecchie indiscrete, e riversare su di loro tutta la sua
frustrazione.
-Ho bisogno di aiuto, non avete idea di che mattinata orribile ho appena
passato… e siamo appena all’inizio!- incominciò a dire, senza nemmeno lasciar
loro il tempo di stupirsi.
Choji fu il primo a recuperare il contegno e, sorridendo, incominciò a
chiedere cosa le fosse successo di tanto terribile.
Shikamaru però lo interruppe –Ino… dove hai lasciato la scarpa destra?-
chiese fissando il suo piede nudo –Cos’è, una nuova moda?-.
I ragazzi si trattennero dal ridacchiare, ben sapendo che non avrebbe
fatto altro che aumentare l’irritazione dell’amica.
Ma Ino divenne nuovamente rossa e, torreggiando su di loro con i pugni
stretti e chiusi, cominciò a strillare –Credi di essere spiritoso Shikamaru
Nara?! Sappi che io non mi sto divertendo affatto! E ora che diavolo faccio?!-.
8.20 ~ ♥
Sbattendo sgarbatamente la porta, Ino fece il suo ingresso nella propria
classe.
Sentiva tutti gli sguardi dei compagni puntati su di lei,così si
affrettò ad inventare un paio di scuse plausibili per il professor Kakashi e
raggiungere a testa alta il proprio banco all’ultima fila. Ai suoi piedi
spiccavano un paio di Nike nero carbone, decisamente troppo grandi per lei
e in netto contrasto con la gonnellina
di jeans e la camicia elegante.
Sbattendo la cartella sul banco (e la propria persona sulla sedia) Ino
non si preoccupò nemmeno di salutare
Sakura Haruno, la sua compagna di banco.
Sakura la fissava incuriosita, chiaramente aveva notato le sue scarpe –Ehi
Ino, carino il tuo look questa mattina. E’ forse la giornata del “mettiamo un
paio di scarpe che fanno a pugni con l’abito”?- Sakura cominciò a ridacchiare,
nascondendosi la bocca con le mani per non attirare le ire del professore
–perché non ne sapevo nulla?- continuò a prenderla in giro.
Punta sul vivo, Ino rispose sgarbatamente –Tranquilla, non hai avuto
bisogno. Le tue scarpe sono assolutamente orribili
insieme alla tua maglietta- Ino le rivolse un sorrisetto irritante –beh, anche
da sole, se è per quello…-.
-COSA?!- strillò Sakura. Ma il professore pose fine alla loro lite,
decretando l’inizio di qualcosa di molto peggiore.
-Compito a sorpresa!- annunciò, sorridendo compiaciuto.
Ino si sentì mancare la terra sotto i piedi.
12.45 ~ ♥
-Shikamaru, sappi che le tue scarpe sono una
cosa terribile. Come fai a portarle tutti i giorni?-.
Durante la pausa pranzo Ino era scappata nel cortile al piano terra
nella speranza di incontrare Sasuke Uchiha, il ragazzo che venerava dal tempo
immemore e la cui classe era situata negli immediati dintorni. Aveva invece
trovato Shikamaru che fumava tranquillamente una sigaretta seduto sulla panchina
del cortile.
Soffiandole il fumo tra i capelli, Shikamaru le rispose pazientemente
–Ringrazia che te le abbia prestate, Yamanaka. Sono io quello che gira con le
scarpe da ginnastica, sai?-.
Incrociando le braccia al petto, Ino si ritrovò a borbottare un’ “e chi
te l’ha chiesto”, ma il ragazzo fece finta di non averla sentita.
-Sai, stasera c’è la festa di Kiba. Verrai?- le chiese invece.
-Festa? Ma quale festa?- Ino sgranò gli occhi azzurri, sporgendosi
leggermente verso di lui –non è stata ieri?- chiese confusa.
Shikamaru annuì portandosi nuovamente la sigaretta alle labbra, quindi
spiegò –In effetti “festa” è un termine errato. Kiba ha convinto me, Choji,
Naruto e Sasuke ad aiutarlo a sistemare la casa, prima che sua madre veda il
disastro che abbiamo combinato-.
Shikamaru le lanciò un’occhiata eloquente, prima di aggiungere ciò che
era assolutamente ovvio –Capisci benissimo che io non ho la minima intenzione
di scomodarmi. Choji viene solo perché Kiba ha promesso di offrirci la cena.
Sasuke è troppo figo per abbassasi a squallidi compiti come i lavori domestici
e Naruto… beh, sarà meglio tenerlo lontano da ogni oggetto fragile e prezioso,
sappiamo bene quanto sia delicato-.
Terminata la spiegazione, Shikamaru tornò alla sua sigaretta e Ino si
rialzò rassettandosi la gonna sporca di cenere.
Sorridendo si avviò verso la sua classe, camminando a ritroso e
salutando l’amico con la mano –Ci vediamo a casa di Kiba alle cinque e mezza,
naturalmente Sakura e Hinata saranno felici di aiutarci!-.
Detto questo corse via saltellando.
Shikamaru la osservò allontanarsi, quindi si concesse un mezzo sorriso.
4.00 ~ ♥
-Ti assicuro I-Ino… stai benissimo…- Hinata
giocherellava con una ciocca di capelli corvini nella mano destra, mentre con
l’altra tentava inutilmente di allungare l’orlo della gonna che Ino l’aveva
costretta ad indossare.
Le parole magiche erano state: “ma cosa penserà Naruto?!”.
Ino si ammirava nel grande specchio della sua camera. Scuotendo con
forza la testa decise di liberarsi dell’ennesimo vestitino provato.
Hinata spostò educatamente lo sguardo mente Ino si infilava un nuovo
abito, ancor più scollato e succinto del precedente.
-Non credevo che fo-fosse così importante- commentò Hinata, osservandola
cercare il giusto abbinamento di colore tra due diverse tonalità di viola
–insomma… andiamo so-solo a fare le pulizie…-.
-Non capisci!- la ribeccò Ino volando verso il citofono e componendo il
numero del negozio di fiori al piano inferiore –c’è Sasuke- concluse come se ciò
spiegasse tutto.
Ino suonò in paio di volte, fino a che la voce del padre non si affacciò
all’altro capo del telefono –Tesoro, lo sai che sto lavorando- la ammonì.
-Si lo so papà- Ino fece appello a tutte le sue doti teatrali per
apparire dolce e adorabile –è che mi chiedevo dove fosse finito quell’abitino
bianco e azzurro… hai presente? Quello con ricamata una farfalla sul corpetto-
spiegò Ino, giocherellando con i cavi dell’apparecchio.
Suo padre impiegò qualche secondo prima di rispondere -Ora ricordo! Si, l’ho messo da lavare
proprio ieri. Dovrebbe essere tra la biancheria pulita-.
-Grazie papi!- trillò prima di fiondarsi alla ricerca dell’abito in
questione.
Hinata rimase seduta sul letto dell’amica, decisa ad aspettare
pazientemente il ritorno dell’amica.
Ma un grido disperato sconvolse i suoi piani, Hinata si alzò di scatto e
si mise alla ricerca dell’origine del grido.
Trovò Ino che fissava incredula un tessuto rosa a macchie rosse, stretto
tra le sue dita. Voltandosi lo sciolse per mostrare ad Hinata l’entità del
danno.
-Hai idea di quanto abbia pagato quest’abito?!- stillò con le lacrime
agli occhi, di frustrazione e delusione –prima la ballerina, ora questo! Ma che
diavolo succede oggi?!-.
5.40 ~ ♥
Ino, Hinata e Sakura (che nel
frattempo si era unita alle amiche per sostenere Ino nelle sue disgrazie)
suonavano con insistenza il campanello della casa di Kiba.
Erano fuori da dieci minuti e nessuno si era ancora degnato di aprire il
cancello. Hinata sbuffò frustrata e pigiò il tasto dell’altoparlante gridando a
pieni polmoni –Kiba per l’amor del cielo, aprici!-.
Ciò poteva essere comportamento insolito per la composta, educata Hyuga.
Ma alquanto giustificabile.
Fuori pioveva a catinelle, un vento gelido imperversava per le strade e
loro erano vestite di soli abitini corti e leggeri.
Ino si trattene dallo scoppiare a piangere dalla rabbia solo perché sapeva che avrebbe rovinato
ulteriormente il suo, già distrutto, make-up.
6.10 ~ ♥
Il phon di Kiba gettava aria calda con tutta la potenza di cui era
disposto. Le ragazze passavano il getto d’aria lungo gli abiti fradici e i
capelli impastati d’acqua piovana.
Gli abiti leggeri e le gonne estive svolazzavano, spesso rivelando più
del dovuto.
Per questo motivo Kiba, Naruto,
Shikamaru, Choji e Sasuke erano stati costretti a dar loro le spalle, fissando
il muro, ritti in piedi come carcerati.
-Ne avrete ancora per molto?- piagnucolò Naruto al quale dolevano i
piedi e che non desiderava altro che potersi sedere.
-Zitto testa di rapa!- ringhiò Sakura –se vi foste sbrigati ad aprirci
non saremmo in questa situazione!-.
Kiba alzò le braccia a mo di scusa, commentando –E’ che dovevamo finire
la partita a “Call of Duty”- si giustificò mentre gli
altri annuivano seriamente.
Ino stappò il phon rovente dalle mani si Sakura per riversare il suo
gettò d’aria verso l’orecchio di Kiba.
Il ragazzo fece un balzo, dimenticandosi della condizione delle ragazze,
si voltò di scatto.
Hinata e Sakura, colte di sorpresa, presero a strillare e si nascosero
dietro al divano cercando di celare le maglie fradice e trasparenti allo
sguardo di Kiba.
-Voltati pervertito!- gridò Ino brandendo una bottiglia di coca-cola
rinvenuta negli immediati dintorni.
Ma nel frattempo anche gli altri ragazzi, che avevano deciso di godere
di una visione migliore di quella del muro bianco, si erano girati e Naruto
giocherellava con il phon ancora acceso scompigliando i capelli biondi
dell’unica ragazza nei paraggi: Ino.
-Non ti permettere!- strillò quella, sventolando infuriata la bottiglia.
Naruto ridacchiava e Ino era sempre più irritata. Detestava essere
trattata come un giocattolo, specialmente da persone che aveva sempre ritenuto
amiche.
Afferrando saldamente la bottiglia con entrambe le mani Ino si apprestò
a sferrare il colpo di grazia al biondo, che ancora rideva tenendosi lo
stomaco.
Alzò l’arma sopra il capo e la calò con tutta la forza che possedeva
sulla testa di Naruto.
-Aaaaaaaaaah!- iniziò a strillare lui, tenendosi
il capo.
-Così impari a fare il…- ma Ino s’interruppe a metà frase.
Improvvisamente si era fatto tutto nero. Il temporale imperversava, solo
i lampi illuminavano a tratti il soggiorno di casa Inuzuka.
La corrente era saltata.
Ino osservò sconvolta la bevanda frizzante e schiumosa uscire a fiotti
dalla sua arma per riversarsi candidamente sul phon or mai rotto.
6.17 ~ ♥
Ai lampi luminosi si erano aggiunti tuoni secchi e potenti.
La stanza rimbombava sotto quei colpi, colta di sorpresa dall’improvviso
attacco del cielo.
Ino lasciò cadere la bottiglia di plastica, or mai vuota. La testa di
Sakura spuntava dal retro del divano, Naruto era inginocchiato sui morbidi
cuscini, presumibilmente controllando le condizioni di Hinata.
I tuoni crescevano d’intensità, ad ogni colpo seguiva sistematicamente
un sussulto da parte delle ragazze.
Ino si trovò a rimuginare sulla folle situazione in cui si trovava,
mentre si lasciava scivolare sul divano rassettandosi la gonna appiccicosa. In
un altro contesto (con vestiti asciutti, capelli passati alla piastra ed un
make-up impeccabile magari) sarebbe stata entusiasta della piega degli eventi.
I rombi dei tuoni potevano offrirle un meraviglioso pretesto per saltare
in braccio a Sasuke, abbracciarlo magari!
Sentiva le guancie colorarsi al pensiero. Quella schifosa giornata le
stava rovinando l’occasione della sua vita!
-Ragazzi. Abbiamo un problema- Kiba riemerse dalle tenebre del
corridoio, con una semplice torcia ad illuminare il suo cammino –non ho idea di
come riattivare il generatore principale, temo che rimarremo senza luce per un po’-.
Un tuono particolarmente violento li fece sobbalzare. Persino Ino si
ritrovò ad affondare le unghie nella stoffa del divano.
-Sasuke…- mormorò a bassa voce, sistemando come meglio
poteva i capelli umidicci.
Aveva deciso.
Non importava se i suoi vestiti erano impregnati di coca-cola e acqua
piovana, non importava se poteva sentire distintamente il mascara colare sulle
guance, non importava se i suoi capelli assomigliavano ad una massa informe di
fieno.
Si sarebbe fatta avanti con Sasuke, perché quello era il suo momento.
Ino si voltò nella sua direzione con un sorriso appena accennato. Infondo quella giornata terribile non poteva
che migliorare!
Ma Ino si sbagliava, e lo capì quando mise a fuoco la figura di Sasuke e
il mondo le crollò addosso.
Sakura, i capelli gocciolanti e le maglie stropicciate, abbracciava tremante
Sasuke. Lui le cingeva appena la vita con un braccio, sussurrandole parole
sconosciute all’orecchio.
Ino rimase a fissarli per qualche secondo, folgorata.
Quindi si alzò e si allontanò in silenzio.
7.10 ~ ♥
-Kiba… ancora non è tornata la luuuceee?-
gridò Naruto, steso a testa in giù sul divano, il capo che toccava terra e le
gambe sospese nel vuoto.
Kiba scese a passo strascicato le scale e rispose, scuotendo il capo –il
tecnico giura che non dovrebbe volerci più di un paio d’ore… ma nel frattempo
dovremo accontentarci. Mi spiace, gente- concluse con un’ alzata di spalle.
Choji si alzò dalla sedia su cui era seduto, biascicando –io muoio di
fame… Kiba, perché non ordini una pizza?- fece speranzoso.
-Si- annuì Naruto, seguito a ruota dai compagni –si, ottima idea! Perché
non ordini una pizza?- ribadì.
-Una pizza?- chiese Kiba, preso in contropiede –Si. Si, si può fare-.
-Io margherita!- cominciò ad assillarlo Sakura.
Kiba, saggiamente, decise di munirsi di blocco per gli appunti così da
accogliere più agevolmente le varie richieste. Richieste che spesso e
volentieri sfociavano nell’assurdo ( -TI RIPETO CHE NON ESISTE LA PIZZA AL
RAMEN!-. -Ma uffa…-), Kiba prese quanto più docilmente possibile le
ordinazioni.
Solo terminato il tedioso compito, rileggendo l’elenco stropicciato, si
accorse di un fatto quantomeno allarmante.
-Ragazzi. Dov’è Ino?-.
7.35 ~ ♥
Uno spiraglio di luce la colpì in pieno viso, lasciandola
momentaneamente priva della vista.
-Sparisci Hinata- soffiò sgarbatamente –non
sono dell’umore. Se non vuoi essere trattata male…- lasciò la frase sospesa,
conscia che Hinata avrebbe intuito la velata minaccia.
La mora non si fece minimamente impressionare. Conosceva Ino. Sapeva
come prenderla.
Varcò la soglia del bagno e si accomodò sul bordo della vasca da bagno,
posò la torcia accanto ai loro piedi così che illuminasse fievolmente l’intera
stanza.
-Eravamo preoccupati- le disse, guardandosi i piedi.
-Non scherzare- le parole di Ino suonavano serie, amare. Ino rimase in
silenzio a lungo soppesando le parole, indecisa se continuare o meno. –Sapevi di
Sakura e Sasuke?- chiese infine, prima di rispondersi da sola –ma certo che lo
sapevi… io ero la sola che ne era all’oscuro…-.
Le parole erano dolorose ma Hinata la ascoltava pazientemente, una mano
in grembo e una poggiata delicatamente sulla spalla di Ino.
Ino cominciò a parlare, e presto esplose come un fiume in piena –sono
stata così stupida. Rincorrevo una chimera. Così si dice? Così si dice quando
insegui un effimero sogno adolescenziale, felice e spensierata nella tua
ignoranza? Certo, prima di scoprire che la tua migliore amica sta con il…
ragazzo dei tuoi… sogni…- le ultime frasi furono interrotte da fastidiosi
singhiozzi. Le lacrime che aveva trattenuto durante tutta quella terribile
giornata furono finalmente libere di scorrere.
-Faccio schifo, Hinata. Ora sarò costretta ad odiare Sakura! E l’idea
non mi dispiace, capisci?!- Ino si asciugò tanto in fretta le lacrime, da
stupire l’amica… che pure la conosceva molto bene.
Vedendo che la qualità del monologo andava degenerando, Hinata decise di
intervenire –Non fai affatto schifo, Ino. Lo sai che non è così- disse
accarezzandole dolcemente i capelli.
-Si- convenne lei –ma questo lo dici tu… il tuo giudizio non vale. Sei
troppo di parte!-.
-Oh, non lo dico solo io-.
Ino si voltò di scatto a guardarla e Hinata seppe di aver attirato la
sua attenzione.
-A-ah no?- chiese, titubante.
-Ho sentito Shikamaru brontolare su quanto fossi più bella senza… sue
testuali parole: “quell’ inquietante patina di trucco”- Hinata sorrideva
serena, come se quella che avesse appena rivelato non fosse una scioccante
verità ma solo una banalità qualunque.
Ino rimase senza parole, forse per la prima volta nella sua vita.
-Bella- mormorò, fissando il vuoto.
-Bella- annuì Hinata.
Ino si alzò con lentezza e si diresse silenziosamente verso la porta.
Poco prima di chiuderla dietro di se, si voltò a guardare Hinata che era
ancora tranquillamente appollaiata sul bordo della vasca. Ino rimase ad
osservarla per un istante, poi si concesse una mezza risata, tuttavia celata
dalla mano destra.
-Sai Hinata… questa giornata orribile… non è stata così male, dopotutto.
Quasi bella- e lo era davvero.
Chiudendosi la porta alle spalle e incamminandosi lungo il corridoio Ino
non poté fare a meno di pensare a quanto fosse facile cambiare una giornata da
così… a così.
Era bastata una semplice frase, un banalissimo complimento che in molti
le avevano spesso rivolto... solo, dalla persona giusta.
Ora era davvero una bella giornata.
E la serata non poteva che migliorare.
Grazie
per essere passati, speriamo vi sia piaciuta ^o^
Se
volete lasciarci un commento, anche piccolo, ci fate un grande piacere,
altrimenti alla prossima!
Baci
<3
Le Autrici,
Ak and Em