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Autore: H o l l y    23/03/2012    1 recensioni
Cit. "Il phon di Kiba gettava aria calda con tutta la potenza di cui era disposto. Le ragazze passavano il getto d’aria lungo gli abiti fradici e i capelli impastati d’acqua piovana.
Gli abiti leggeri e le gonne estive svolazzavano, spesso rivelando più del dovuto.
Per questo motivo  Kiba, Naruto, Shikamaru, Choji e Sasuke erano stati costretti a dar loro le spalle, fissando il muro, ritti in piedi come carcerati.
-Ne avrete ancora per molto?- piagnucolò Naruto al quale dolevano i piedi e che non desiderava altro che potersi sedere.
-Zitto testa di rapa!- ringhiò Sakura –se vi foste sbrigati ad aprirci non saremmo in questa situazione!-.
Kiba alzò le braccia a mo di scusa, commentando –E’ che dovevamo finire la partita a “Call of Duty”- si giustificò mentre gli altri annuivano seriamente
."
[Accenni di ShikaIno e SasuSaku]
~● Storia scritta a due mani, speriamo vi piaccia^^!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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19

 

 

 

Cambiare una giornata ~ da così a così

 

 

5.30 ~

Quel giorno Ino si svegliò con una terribile emicrania.

La sveglia suonava a tutto volume l’irritante melodia che, ogni giorno, la strappava al suo dolce riposo.

La ragazza decise di concedersi ancora qualche minuto di pace, spegnendo la sveglia e raggomitolandosi tra le lenzuola color lavanda, ancora sature del tepore accumulato durante la notte.

Scostando di malagrazia la frangia cerea, tornò a socchiudere gli occhi chiari impastati di sonno. Ogni singola fibra del suo corpo richiedeva ulteriore riposo, ogni cellula sperava in qualche minuto di sonno.

Ino accolse ben volentieri entrambe le richieste.

                       

 

 

6.57 ~

Ino correva a perdifiato lungo le affollate vie della città di Konoha. La fermata dell’autobus appariva nitida e placida all’orizzonte.

Tra i denti stringeva un biscotto secco, con le mani tentava inutilmente di domare la chioma chiara che, proprio quel giorno, aveva deciso di causarle non pochi problemi.

La cartella sulle spalle era insolitamente leggera ma comunque abbastanza ingombrante da impedirle la totale libertà nei movimenti.

Maledicendo la precedente serata trascorsa alla festa di Kiba, che le aveva impedito di alzarsi ad un’ orario consono, si affrettò a salire sull’autobus  proprio mentre le porte stavano per chiudersi.

Il conducente non doveva averla notata, perché, mentre la ragazza percorreva ansate il breve tratto che dal marciapiedi l’avrebbe condotta sulla vettura, decise di chiudere le  porte scorrevoli e mettere in moto la vettura.

Ino sgusciò svelta tra le porte semi aperte, ma non fece in tempo a sentirsi sollevata che una morsa alla caviglia la fece sobbalzare.

Sconvolta si voltò di scatto, vacillando perse l’equilibrio e notò con orrore come il proprio piede destro fosse rimasto chiuso tra le porte della vettura.

Sobbalzò spaventata e ritrasse velocemente il piede, che per fortuna era intatto, ma fu solo quando notò che la scarpetta le era scivolata dalla  caviglia e giaceva abbandonata ai lati del marciapiede che lanciò un autentico grido di terrore.

Tutti i presenti si voltarono a guardarla. Chi sconvolto chi divertito, ma ad Ino non importava.

Lei fissava con gli occhi sbarrati la propria scarpa nuova (una ballerina di tela azzurra, regalo del padre) allontanarsi all’orizzonte, alla mercé del primo scapestrato che l’avrebbe notata.

 

 

 

8.05 ~

Saltellando sul piede sinistro, rossa di rabbia ed imbarazzo, Ino si avviava lungo il corridoio che l’avrebbe condotta alla classa delle persone che, ne era certa, avrebbero rappresentato la sua salvezza.

Neppure lei riusciva a capacitarsi di come potesse fare tanto affidamento su Shikamaru Nara e Choji Akimichi, due persone che non potevano essere più diverse da lei, ma non riusciva a non pensare subito a loro nei momenti più disperati.

Si conoscevano da quando erano molto piccoli, loro la capivano e Ino sapeva che non si sarebbero presi gioco di lei. Non troppo, almeno.

Abbandonando i suoi tentativi di mantenere lindo il piede scalzo spiccò una corsa verso la III G ma, quando la raggiunse, la trovò vuota.

Sospirando, e decidendo che una decina di minuti di ritardo in più non l’avrebbero uccisa, si avviò verso la  palestra scolastica.

Ringraziando il cielo, riuscì a placcare gli amici mentre uscivano di malavoglia dagli spogliatoi maschili.

Ino afferrò le braccia di Shikamaru e Choji per trascinarli in disparte, lontano da orecchie indiscrete, e riversare su di loro tutta la sua frustrazione.

-Ho bisogno di aiuto, non avete idea di che mattinata orribile ho appena passato… e siamo appena all’inizio!- incominciò a dire, senza nemmeno lasciar loro il tempo di stupirsi.

Choji fu il primo a recuperare il contegno e, sorridendo, incominciò a chiedere cosa le fosse successo di tanto terribile.

Shikamaru però lo interruppe –Ino… dove hai lasciato la scarpa destra?- chiese fissando il suo piede nudo –Cos’è, una nuova moda?-.

I ragazzi si trattennero dal ridacchiare, ben sapendo che non avrebbe fatto altro che aumentare l’irritazione dell’amica.

Ma Ino divenne nuovamente rossa e, torreggiando su di loro con i pugni stretti e chiusi, cominciò a strillare –Credi di essere spiritoso Shikamaru Nara?! Sappi che io non mi sto divertendo affatto!  E ora che diavolo faccio?!-.

 

 

 

8.20 ~

Sbattendo sgarbatamente la porta, Ino fece il suo ingresso nella propria classe.

Sentiva tutti gli sguardi dei compagni puntati su di lei,così si affrettò ad inventare un paio di scuse plausibili per il professor Kakashi e raggiungere a testa alta il proprio banco all’ultima fila. Ai suoi piedi spiccavano un paio di Nike nero carbone, decisamente troppo grandi per lei e  in netto contrasto con la gonnellina di jeans e la camicia elegante.

Sbattendo la cartella sul banco (e la propria persona sulla sedia) Ino non si preoccupò nemmeno di salutare  Sakura Haruno, la sua compagna di banco.

Sakura la fissava incuriosita, chiaramente aveva notato le sue scarpe –Ehi Ino, carino il tuo look questa mattina. E’ forse la giornata del “mettiamo un paio di scarpe che fanno a pugni con l’abito”?- Sakura cominciò a ridacchiare, nascondendosi la bocca con le mani per non attirare le ire del professore –perché non ne sapevo nulla?- continuò a prenderla in giro.

Punta sul vivo, Ino rispose sgarbatamente –Tranquilla, non hai avuto bisogno. Le tue scarpe sono assolutamente orribili insieme alla tua maglietta- Ino le rivolse un sorrisetto irritante –beh, anche da sole, se è per quello…-.

-COSA?!- strillò Sakura. Ma il professore pose fine alla loro lite, decretando l’inizio di qualcosa di molto peggiore.

-Compito a sorpresa!- annunciò, sorridendo compiaciuto.

Ino si sentì mancare la terra sotto i piedi.

 

 

 

12.45 ~

-Shikamaru, sappi che le tue scarpe sono una cosa terribile. Come fai a portarle tutti i giorni?-.

Durante la pausa pranzo Ino era scappata nel cortile al piano terra nella speranza di incontrare Sasuke Uchiha, il ragazzo che venerava dal tempo immemore e la cui classe era situata negli immediati dintorni. Aveva invece trovato Shikamaru che fumava tranquillamente una sigaretta seduto sulla panchina del cortile.

Soffiandole il fumo tra i capelli, Shikamaru le rispose pazientemente –Ringrazia che te le abbia prestate, Yamanaka. Sono io quello che gira con le scarpe da ginnastica, sai?-.

Incrociando le braccia al petto, Ino si ritrovò a borbottare un’ “e chi te l’ha chiesto”, ma il ragazzo fece finta di non averla sentita.

-Sai, stasera c’è la festa di Kiba. Verrai?- le chiese invece.

-Festa? Ma quale festa?- Ino sgranò gli occhi azzurri, sporgendosi leggermente verso di lui –non è stata ieri?- chiese confusa.

Shikamaru annuì portandosi nuovamente la sigaretta alle labbra, quindi spiegò –In effetti “festa” è un termine errato. Kiba ha convinto me, Choji, Naruto e Sasuke ad aiutarlo a sistemare la casa, prima che sua madre veda il disastro che abbiamo combinato-.

Shikamaru le lanciò un’occhiata eloquente, prima di aggiungere ciò che era assolutamente ovvio –Capisci benissimo che io non ho la minima intenzione di scomodarmi. Choji viene solo perché Kiba ha promesso di offrirci la cena. Sasuke è troppo figo per abbassasi a squallidi compiti come i lavori domestici e Naruto… beh, sarà meglio tenerlo lontano da ogni oggetto fragile e prezioso, sappiamo bene quanto sia delicato-.

Terminata la spiegazione, Shikamaru tornò alla sua sigaretta e Ino si rialzò rassettandosi la gonna sporca di cenere.

Sorridendo si avviò verso la sua classe, camminando a ritroso e salutando l’amico con la mano –Ci vediamo a casa di Kiba alle cinque e mezza, naturalmente Sakura e Hinata saranno felici di aiutarci!-.

Detto questo corse via saltellando.

Shikamaru la osservò allontanarsi, quindi si concesse un mezzo sorriso.

 

 

 

4.00 ~

-Ti assicuro I-Ino… stai benissimo…- Hinata giocherellava con una ciocca di capelli corvini nella mano destra, mentre con l’altra tentava inutilmente di allungare l’orlo della gonna che Ino l’aveva costretta ad indossare.

Le parole magiche erano state: “ma cosa penserà Naruto?!”.

Ino si ammirava nel grande specchio della sua camera. Scuotendo con forza la testa decise di liberarsi dell’ennesimo vestitino provato.

Hinata spostò educatamente lo sguardo mente Ino si infilava un nuovo abito, ancor più scollato e succinto del precedente.

-Non credevo che fo-fosse così importante- commentò Hinata, osservandola cercare il giusto abbinamento di colore tra due diverse tonalità di viola –insomma… andiamo so-solo a fare le pulizie…-.

-Non capisci!- la ribeccò Ino volando verso il citofono e componendo il numero del negozio di fiori al piano inferiore –c’è Sasuke- concluse come se ciò spiegasse tutto.

Ino suonò in paio di volte, fino a che la voce del padre non si affacciò all’altro capo del telefono –Tesoro, lo sai che sto lavorando- la ammonì.

-Si lo so papà- Ino fece appello a tutte le sue doti teatrali per apparire dolce e adorabile –è che mi chiedevo dove fosse finito quell’abitino bianco e azzurro… hai presente? Quello con ricamata una farfalla sul corpetto- spiegò Ino, giocherellando con i cavi dell’apparecchio.

Suo padre impiegò qualche secondo prima di rispondere  -Ora ricordo! Si, l’ho messo da lavare proprio ieri. Dovrebbe essere tra la biancheria pulita-.

-Grazie papi!- trillò prima di fiondarsi alla ricerca dell’abito in questione.

Hinata rimase seduta sul letto dell’amica, decisa ad aspettare pazientemente il ritorno dell’amica.

Ma un grido disperato sconvolse i suoi piani, Hinata si alzò di scatto e si mise alla ricerca dell’origine del grido.

Trovò Ino che fissava incredula un tessuto rosa a macchie rosse, stretto tra le sue dita. Voltandosi lo sciolse per mostrare ad Hinata l’entità del danno.

-Hai idea di quanto abbia pagato quest’abito?!- stillò con le lacrime agli occhi, di frustrazione e delusione –prima la ballerina, ora questo! Ma che diavolo succede oggi?!-.

 

 

 

5.40 ~

Ino, Hinata  e Sakura (che nel frattempo si era unita alle amiche per sostenere Ino nelle sue disgrazie) suonavano con insistenza il campanello della casa di Kiba.

Erano fuori da dieci minuti e nessuno si era ancora degnato di aprire il cancello. Hinata sbuffò frustrata e pigiò il tasto dell’altoparlante gridando a pieni polmoni –Kiba per l’amor del cielo, aprici!-.

Ciò poteva essere comportamento insolito per la composta, educata Hyuga. Ma alquanto giustificabile.

Fuori pioveva a catinelle, un vento gelido imperversava per le strade e loro erano vestite di soli abitini corti e leggeri.

Ino si trattene dallo scoppiare a piangere dalla rabbia  solo perché sapeva che avrebbe rovinato ulteriormente il suo, già distrutto, make-up.

 

 

 

6.10 ~

Il phon di Kiba gettava aria calda con tutta la potenza di cui era disposto. Le ragazze passavano il getto d’aria lungo gli abiti fradici e i capelli impastati d’acqua piovana.

Gli abiti leggeri e le gonne estive svolazzavano, spesso rivelando più del dovuto.

Per questo motivo  Kiba, Naruto, Shikamaru, Choji e Sasuke erano stati costretti a dar loro le spalle, fissando il muro, ritti in piedi come carcerati.

-Ne avrete ancora per molto?- piagnucolò Naruto al quale dolevano i piedi e che non desiderava altro che potersi sedere.

-Zitto testa di rapa!- ringhiò Sakura –se vi foste sbrigati ad aprirci non saremmo in questa situazione!-.

Kiba alzò le braccia a mo di scusa, commentando –E’ che dovevamo finire la partita a “Call of Duty”- si giustificò mentre gli altri annuivano seriamente.

Ino stappò il phon rovente dalle mani si Sakura per riversare il suo gettò d’aria verso l’orecchio di Kiba.

Il ragazzo fece un balzo, dimenticandosi della condizione delle ragazze, si voltò di scatto.

Hinata e Sakura, colte di sorpresa, presero a strillare e si nascosero dietro al divano cercando di celare le maglie fradice e trasparenti allo sguardo di Kiba.

-Voltati pervertito!- gridò Ino brandendo una bottiglia di coca-cola rinvenuta negli immediati dintorni.

Ma nel frattempo anche gli altri ragazzi, che avevano deciso di godere di una visione migliore di quella del muro bianco, si erano girati e Naruto giocherellava con il phon ancora acceso scompigliando i capelli biondi dell’unica ragazza nei paraggi: Ino.

-Non ti permettere!- strillò quella, sventolando infuriata la bottiglia.

Naruto ridacchiava e Ino era sempre più irritata. Detestava essere trattata come un giocattolo, specialmente da persone che aveva sempre ritenuto amiche.

Afferrando saldamente la bottiglia con entrambe le mani Ino si apprestò a sferrare il colpo di grazia al biondo, che ancora rideva tenendosi lo stomaco.

Alzò l’arma sopra il capo e la calò con tutta la forza che possedeva sulla testa di Naruto.

-Aaaaaaaaaah!- iniziò a strillare lui, tenendosi il capo.

-Così impari a fare il…- ma Ino s’interruppe a metà frase.

Improvvisamente si era fatto tutto nero. Il temporale imperversava, solo i lampi illuminavano a tratti il soggiorno di casa Inuzuka.

La corrente era saltata.

Ino osservò sconvolta la bevanda frizzante e schiumosa uscire a fiotti dalla sua arma per riversarsi candidamente sul phon or mai rotto.

 

 

 

6.17 ~

Ai lampi luminosi si erano aggiunti tuoni secchi e potenti.

La stanza rimbombava sotto quei colpi, colta di sorpresa dall’improvviso attacco del cielo.

Ino lasciò cadere la bottiglia di plastica, or mai vuota. La testa di Sakura spuntava dal retro del divano, Naruto era inginocchiato sui morbidi cuscini, presumibilmente controllando le condizioni di Hinata.

I tuoni crescevano d’intensità, ad ogni colpo seguiva sistematicamente un sussulto da parte delle ragazze.

Ino si trovò a rimuginare sulla folle situazione in cui si trovava, mentre si lasciava scivolare sul divano rassettandosi la gonna appiccicosa. In un altro contesto (con vestiti asciutti, capelli passati alla piastra ed un make-up impeccabile magari) sarebbe stata entusiasta della piega degli eventi.

I rombi dei tuoni potevano offrirle un meraviglioso pretesto per saltare in braccio a Sasuke, abbracciarlo magari!

Sentiva le guancie colorarsi al pensiero. Quella schifosa giornata le stava rovinando l’occasione della sua vita!

-Ragazzi. Abbiamo un problema- Kiba riemerse dalle tenebre del corridoio, con una semplice torcia ad illuminare il suo cammino –non ho idea di come riattivare il generatore principale, temo che rimarremo senza luce per un po’-.

Un tuono particolarmente violento li fece sobbalzare. Persino Ino si ritrovò ad affondare le unghie nella stoffa del divano.

-Sasuke…- mormorò a bassa voce, sistemando come meglio poteva i capelli umidicci.

Aveva deciso.

Non importava se i suoi vestiti erano impregnati di coca-cola e acqua piovana, non importava se poteva sentire distintamente il mascara colare sulle guance, non importava se i suoi capelli assomigliavano ad una massa informe di fieno.

Si sarebbe fatta avanti con Sasuke, perché quello era il suo momento.

Ino si voltò nella sua direzione con un sorriso appena accennato. Infondo quella giornata terribile non poteva che migliorare!

Ma Ino si sbagliava, e lo capì quando mise a fuoco la figura di Sasuke e il mondo le crollò addosso.

 

Sakura, i capelli gocciolanti e le maglie stropicciate, abbracciava tremante Sasuke. Lui le cingeva appena la vita con un braccio, sussurrandole parole sconosciute all’orecchio.

 

Ino rimase a fissarli per qualche secondo, folgorata.

Quindi si alzò e si allontanò in silenzio.

 

 

 

7.10 ~

-Kiba… ancora non è tornata la luuuceee?- gridò Naruto, steso a testa in giù sul divano, il capo che toccava terra e le gambe sospese nel vuoto.

Kiba scese a passo strascicato le scale e rispose, scuotendo il capo –il tecnico giura che non dovrebbe volerci più di un paio d’ore… ma nel frattempo dovremo accontentarci. Mi spiace, gente- concluse con un’ alzata di spalle.

Choji si alzò dalla sedia su cui era seduto, biascicando –io muoio di fame… Kiba, perché non ordini una pizza?- fece speranzoso.

-Si- annuì Naruto, seguito a ruota dai compagni –si, ottima idea! Perché non ordini una pizza?- ribadì.

-Una pizza?- chiese Kiba, preso in contropiede –Si. Si, si può fare-.

-Io margherita!- cominciò ad assillarlo Sakura.

Kiba, saggiamente, decise di munirsi di blocco per gli appunti così da accogliere più agevolmente le varie richieste. Richieste che spesso e volentieri sfociavano nell’assurdo ( -TI RIPETO CHE NON ESISTE LA PIZZA AL RAMEN!-. -Ma uffa…-), Kiba prese quanto più docilmente possibile le ordinazioni.

Solo terminato il tedioso compito, rileggendo l’elenco stropicciato, si accorse di un fatto quantomeno allarmante.

-Ragazzi. Dov’è Ino?-.

 

 

 

7.35 ~

Uno spiraglio di luce la colpì in pieno viso, lasciandola momentaneamente priva della vista.

-Sparisci Hinata- soffiò sgarbatamente –non sono dell’umore. Se non vuoi essere trattata male…- lasciò la frase sospesa, conscia che Hinata avrebbe intuito la velata minaccia.

La mora non si fece minimamente impressionare. Conosceva Ino. Sapeva come prenderla.

Varcò la soglia del bagno e si accomodò sul bordo della vasca da bagno, posò la torcia accanto ai loro piedi così che illuminasse fievolmente l’intera stanza.

-Eravamo preoccupati- le disse, guardandosi i piedi.

-Non scherzare- le parole di Ino suonavano serie, amare. Ino rimase in silenzio a lungo soppesando le parole, indecisa se continuare o meno. –Sapevi di Sakura e Sasuke?- chiese infine, prima di rispondersi da sola –ma certo che lo sapevi… io ero la sola che ne era all’oscuro…-.

Le parole erano dolorose ma Hinata la ascoltava pazientemente, una mano in grembo e una poggiata delicatamente sulla spalla di Ino.

Ino cominciò a parlare, e presto esplose come un fiume in piena –sono stata così stupida. Rincorrevo una chimera. Così si dice? Così si dice quando insegui un effimero sogno adolescenziale, felice e spensierata nella tua ignoranza? Certo, prima di scoprire che la tua migliore amica sta con il… ragazzo dei tuoi… sogni…- le ultime frasi furono interrotte da fastidiosi singhiozzi. Le lacrime che aveva trattenuto durante tutta quella terribile giornata furono finalmente libere di scorrere.

-Faccio schifo, Hinata. Ora sarò costretta ad odiare Sakura! E l’idea non mi dispiace, capisci?!- Ino si asciugò tanto in fretta le lacrime, da stupire l’amica… che pure la conosceva molto bene.

Vedendo che la qualità del monologo andava degenerando, Hinata decise di intervenire –Non fai affatto schifo, Ino. Lo sai che non è così- disse accarezzandole dolcemente i capelli.

-Si- convenne lei –ma questo lo dici tu… il tuo giudizio non vale. Sei troppo di parte!-.

-Oh, non lo dico solo io-.

Ino si voltò di scatto a guardarla e Hinata seppe di aver attirato la sua attenzione.

-A-ah no?- chiese, titubante.

-Ho sentito Shikamaru brontolare su quanto fossi più bella senza… sue testuali parole: “quell’ inquietante patina di trucco”- Hinata sorrideva serena, come se quella che avesse appena rivelato non fosse una scioccante verità ma solo una banalità qualunque.

Ino rimase senza parole, forse per la prima volta nella sua vita.

-Bella- mormorò, fissando il vuoto.

-Bella- annuì Hinata.

Ino si alzò con lentezza e si diresse silenziosamente verso la porta.

Poco prima di chiuderla dietro di se, si voltò a guardare Hinata che era ancora tranquillamente appollaiata sul bordo della vasca. Ino rimase ad osservarla per un istante, poi si concesse una mezza risata, tuttavia celata dalla mano destra.

-Sai Hinata… questa giornata orribile… non è stata così male, dopotutto. Quasi bella- e lo era davvero.

Chiudendosi la porta alle spalle e incamminandosi lungo il corridoio Ino non poté fare a meno di pensare a quanto fosse facile cambiare una giornata da così… a così.

Era bastata una semplice frase, un banalissimo complimento che in molti le avevano spesso rivolto... solo, dalla persona giusta.

Ora era davvero una bella giornata.

E la serata non poteva che migliorare.

 

 

 


 

 

 

Grazie per essere passati, speriamo vi sia piaciuta ^o^

Se volete lasciarci un commento, anche piccolo, ci fate un grande piacere, altrimenti alla prossima!

Baci <3

Le Autrici,

Ak and Em

 

 

  
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