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Autore: Little Fanny    23/03/2012    2 recensioni
“Siete sempre tu e lei, vero? Molto dopo che noialtri non ci saremo più. Un ragazzo e la sua cabina, in giro a vedere l'universo.”
Ed era così. Era maledettamente vero.
C’erano solo loro due: l’ultimo Signore del Tempo e l’ultima TARDIS.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 11, TARDIS
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The Doctor and his TARDIS 
Fandom: Doctor Who 
Personaggi: Eleventh Doctor, TARDIS
Rating: G 
Genere:  romantico, introspettivo
Conteggio parole: 1037
Riassunto:  “Siete sempre tu e lei, vero? Molto dopo che noialtri non ci saremo più. Un ragazzo e la sua cabina, in giro a vedere l'universo.”
Ed era così. Era maledettamente vero. 
C’erano solo loro due: l’ultimo Signore del Tempo e l’ultima TARDIS.
Avvertimenti: spoiler 6x04 "The Doctor's Wife", one-shot
Note: partecipa alla terza notte bianca maridichallenge , con il prompt Dottore/TARDIS di hikaruryu .
Disclaimer: La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto. 




The Doctor and his TARDIS





“Cosa ne pensi, cara? Dove portiamo i bambini, stavolta?” domandò il Dottore, guardando con affetto la sua TARDIS, mentre tra le mani teneva mille e più oggetti di lavoro e vari cavi dall’aspetto spazialeggiante. Adorava lavorare sulla sua TARDIS, coccolarla e ricoprirla di mille e più attenzioni. Poteva passare anche ore intere a trafficare con i vari circuiti posti sotto la console: non si sarebbe mai annoiato.
“Ma guardali, quei due.” Lo richiamò Amy, mentre un dolce sorriso faceva capolino sul suo volto. 
“Siete sempre tu e lei, vero? Molto dopo che noialtri non ci saremo più. Un ragazzo e la sua cabina, in giro a vedere l'universo.”
Ed era così. Era maledettamente vero. 
C’erano solo loro due: l’ultimo Signore del Tempo e l’ultima TARDIS. 
Era stato bello poter parlare con lei quel giorno, anche se solo per poco tempo. Assieme avevano vissuto tantissime avventure, ai confini e oltre i limiti dell’Universo. 
Avevano litigato tanto, molto spesso, ma in fin dei conti erano sempre rimasti buoni amici, ottimi amici. Molto più che amici. 
Il Dottore ricordava ancora il giorno in cui l’aveva rubata. O presa in prestito, come lui preferiva raccontare. 
Lei era lì, le sue porte aperte in un chiaro invito che lui non aveva mancato di cogliere. 
Quella TARDIS era troppo vecchia per poter viaggiare ancora, inoltre i modelli 40 non erano famosi per la loro affidabilità. Tuttavia lui non era mai stato il tipo da farsi frenare da certe quisquiglie e quella era un’occasione davvero troppo invitante per lasciarsela scappare. 
Si era affacciato timorosamente sulla soglia della TARDIS, spingendo appena le porte, nonostante il cartello posto sulla porta della vecchia astronave dicesse a chiare lette: tirare per aprire. Aveva mosso i primi incerti passi al suo interno, guardando affascinato la console squadrata che faceva bella mostra di sé al centro dell’ampia stanza. L’aspetto all’interno era spartano, ma era ottimo per le sue necessità. Aveva dato un’occhiata curiosa la meccanica: era ancora perfettamente funzionante, con una matrice di ottimo livello. Forse era stato il circuito camaleonte danneggiato a lasciare quella vecchia astronave in un polveroso deposito. 
Ma a lui non importava: una cabina telefonica della polizia era il travestimento migliore! 
Il Dottore sorrise al ricordo. Avrebbe potuto riparare il guasto, ma in fin dei conti la sua TARDIS gli piaceva esattamente così com’era: vecchia e nuova assieme, del blu più blu. La considerava un prestito dei Signori del Tempo che si erano sempre rifiutati di dargli il suo brevetto da pilota. E sì che lui sapeva guidare davvero bene la propria astronave! 
Si tolse gli occhiali da aviatore e con poche falcate fu di nuovo davanti alla console con i cuori che battevano a mille, adesso proprio come allora. Passò con dolcezza lo sguardo su i vari pulsanti luminosi, le leve e gli ammennicoli di ogni genere che adoravano questa nuova versione della sala comandi. 
Quant’era sexy la sua vecchia amica. 
Si passò la lingua sulle labbra, lì dove sentiva ancora l’antico sapore della sua TARDIS. L’aveva baciato – e poi morso, l’aveva davvero morso! – prendendolo così, all’improvviso. L’aveva marcato come il suo ladro, con quel suo modo di fare un po’ pazzo che l’aveva sempre contraddistinta e che l’aveva fatto innamorare. Si era comportata esattamente come la prima volta che si erano incontrati, quando lei lo aveva rapito per portarlo tra le stelle.
Aveva sempre pensato che fosse stato lui a far partire l’astronave alla volta di nuove avventure, e mai l’idea che fosse stata invece lei a sceglierlo aveva attraversato la sua mente. Ma doveva aspettarselo. In fondo cosa ne poteva sapere un ragazzo appena diplomato all’Accademia di viaggi con i TARDIS? Certo, aveva studiato tanto, ma tra il dire e il fare c’era di mezzo… beh… lei, la sua TARDIS. 
Era stata lei a prendersi in prestito un Signore del Tempo per poter scoprire le meraviglie dell’universo e abbandonare per sempre quel deposito impolverato. E sempre lei lo aveva condotto tra mille e più mondi, mille e più tempi, portandolo sempre dove doveva andare. 
Lei non lo aveva mai abbandonato. Era sempre rimasta fedelmente al suo fianco, nonostante lui si fosse sempre portato appresso dei compagni. No, randagi. Lei li aveva definiti randagi. 
Al Dottore sfuggì una risata. 
Adesso riusciva a spiegarsi come mai molte delle sue compagne di viaggio si fossero lamentate delle docce gelate di prima mattina, senza che lui avesse mai riscontrato un problema nel sistema di riscaldamento o nell’impianto idraulico. 
La sua bricconcella era gelosa! 
Il Dottore le passò affettuosamente una mano sulla console come fosse una leggera carezza. 
Era stato fantastico poter parlare finalmente con la sua più vecchia e cara amica, scoprire cosa pensava, interagire con lei con quella sintonia tutta loro che rendeva meraviglioso il loro rapporto. 
Erano secoli poi che desiderava rinfacciarle la sua inaffidabilità. 
No, non era vero. 
In realtà erano secoli che voleva ringraziarla per averlo portato con sé tra le stelle. Se non fosse stato per lei e per la loro fuga improvvisa non avrebbe visto nessuna delle infinite meraviglie dell’universo, bloccato com’era su Gallifrey. 
Sarebbe stato bello parlare con lei, di nuovo. Lei in fondo era l’unica che riusciva davvero a capirlo, che sapeva consolarlo con un solo gesto. 
Inoltre era inutile negarlo: lui aveva desiderato con tutto se stesso di poter avere l’occasione di interagire con la sua TARDIS. E ora che finalmente ne aveva avuto l’opportunità non voleva rinunciarci così facilmente. Aveva trafficato con i vari collegamenti posti sotto la console per darle di nuovo quella voce che gli mancava terribilmente. 
Ora doveva solo provare e sperare. 
Il Dottore spinse la leva arancione e girò le manopole dell’audio. Nel proprio petto sentiva i suoi cuori battere di aspettativa. 
“Ciao?” salutò incerto nel silenzio della sala comandi. 
“Sei qui?” domandò di nuovo, senza tuttavia ricevere risposta. 
Abbassò il capo, rilasciando un sospiro sconfitto. Avrebbe dovuto immaginare che non avrebbe funzionato. Lei non era stata progettata per interagire in modo diretto con i Signori del Tempo, ma saperlo così, provarlo direttamente sulla propria pelle, faceva davvero male. 
Stava per allontanarsi dai comandi, quando una leva si abbassò di scatto, spedendo l’astronave fuori dal Vortice del Tempo, diretta verso una nuova meta. 
Il Dottore sorrise euforico, stringendosi con forza alla console. 
“Andiamo Sexy!”

Fine
   
 
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