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Autore: Joisishea    23/03/2012    4 recensioni
La vita non è come tutti la descrivono. La vita non ha solo un inizio e una fine, ma anche un continuo. Molte volte la concretezza che in troppi tendono ad avere ci porta a pensare che la morte ponga fine a tutto ciò che si ha costruito, ma è l’esatto contrario.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Like a shootin' star, flying across the room, so fast so far, you were gone too soon."


Aprii gli occhi, cercando nell’aria quello di cui più avevo bisogno. Vidi le sue lacrime essere affidate al vento, e sentii la sua voce urlare. Ma non era più la voce che per anni era stata la colonna sonora dei miei sogni. Era traviata da una nota di dolore, che la rendeva sconosciuta alle mie orecchie. Avrei voluto abbracciarlo, dirgli che tutto sarebbe andato bene e che nulla ci avrebbe diviso. Avrei voluto dirgli che le mie mani non avrebbero mai abbandonato le sue, e che il nostro amore ci avrebbe tenuto insieme. Per sempre. Avrei voluto baciarlo, sentire le sue labbra calde sulle mie, e vivere per l‘ultima volta quel sentimento che tanto ci univa. Avrei voluto dirgli che lo amavo. Avrei voluto farlo, ma non potevo.
Le mie braccia erano stese adiacenti al mio corpo, inermi. Questo era immerso in una pozza di sangue. Il mio sangue. Il mondo girava, lui urlava e io morivo. Il mio cuore ansimava, chiedeva pietà. Stava per vivere il suo ultimo minuto. Sentivo i battiti rallentare, il sangue congelarsi e la mia forza diminuire. Sentivo la mia vita finire, e vedevo lui impotente davanti alla scelta del destino. Le sue mani mi accarezzavano il volto, ma senza l’energia di cui avevo bisogno. Da quel contatto tutto ciò che captavo era dolore. Era disperazione. Era tristezza. Era devastazione. Cercavo di beneficiarne, ma tutto quello che riuscii a fare fu trattenere una lacrima e, sussurrando al vento, dire:
- Per sempre Harry. Per sempre. -
Poi il buio calò su di me.

****

La vita non è come tutti la descrivono. La vita non ha solo un inizio e una fine, ma anche un continuo. Molte volte la concretezza che in troppi tendono ad avere ci porta a pensare che la morte ponga fine a tutto ciò che si ha costruito, ma è l’esatto contrario. E’ solo un inizio, un secondo inizio, grazie al quale noi possiamo guardare l’evolversi delle situazioni, che ci permette di vedere come ciò che abbiamo fatto cambia, e come questo finirà col fruttare ad altre persone. Io, personalmente, nel corso della mia vita non ho mai fatto nulla di materiale dal quale ora qualcuno possa trarre beneficio. Non ho mai costruito edifici o simili, non ho mai scolpito monumenti o dipinto quadri, ma, nonostante questo, riesco comunque a vedere come la mia fine abbia ora dei riscontri nelle persone che amavo.
Era stata una cosa veloce, come un sipario che pone fine ad uno spettacolo, il buio era arrivato, e mi aveva trascinato via da tutto ciò che amavo. Avrei voluto aggrapparmi alle braccia del mio amato, avrei voluto piangere, urlare, avrei voluto scappare, ma quella forza che mi trascinava via fu più veloce di me, e in pochi attimi il mondo a colori che conoscevo sparì, i suoni, le parole, le lacrime, il dolore, il sangue.. Tutto sparito. La mia vita era volata via nel tempo che un cuore impiega tra un battito e l’altro. Aveva chiuso i sipari, lo spettacolo era finito, e gli attori si erano ritirati dietro alle quinte. Il pubblico se n’era andato dalla sala, e ora in questa era il silenzio a regnare. Non un suono avrebbe più disturbato quella quiete, non una risata avrebbe più allietato la protagonista dello show e non un sentimento, un’emozione sarebbero più stati capaci di darle vita. Tutto era morto, e lei anche.
Il buio che mi aveva fagocitato sparì dopo quelli che a me sembrarono minuti, ma che in realtà erano stati giorni.
Non c’era più niente. La Londra che conoscevo era sparita, quella intorno a me non era più la mia città. I colori non erano più gli stessi, tutto era in bianco e nero. Non distinguevo più il verde del parco dove tutto era iniziato e dove tutto era finito. Le rose rosse, i garofani rosa e il candido bianco perlaceo dei gelsomini.. Tutto questo non avrebbe più significato niente per me. Tutto sarebbe stato niente. Sentivo che avrei potuto piangere, ma solo dopo pochi secondi realizzai che non ci sarei riuscita. Mi sfiorai il petto, e constatai di mano che lì dove un tempo il mio cuore batteva, ora riuscivo solo a sentire il vuoto. Sotto la pelle si era creata una voragine, incolmabile. Una voragine che mi avrebbe impedito ogni sentimento. Una voragine che aveva inghiottito ogni mio sorriso o ogni mia lacrima, privandomene completamente. Mi alzai da terra, come se nulla fosse. Forse, pensai, non è successo nulla; forse sto bene, ed è tutto stato solo un sogno. Ma così non era. Guardai la strada nel punto da cui mi ero alzata. Macchie di sangue. Macchie del mio sangue. Per circa un metro di estensione, tutto ciò che si poteva vedere erano soltanto le incrostazioni cremisi che aveva lasciato il mio cadavere. Il mio corpo era morto, ma io no. Per quanto i colori fossero spariti in quel mio nuovo mondo, riuscivo a distinguere quel rosso che aveva dipinto le mie ultime ore. Distolsi lo sguardo da quell’orrenda visione, e feci sì che i miei occhi vedessero ciò che, se ancora avessi avuto un cuore, mi avrebbe fatto venire la voglia di strapparmelo. I suoi occhi avevano perso colore. L’azzurro che aveva dipinto i miei giorni di adolescente innamorata era scomparso, dando spazio solo a un grigio spento e triste che avrebbe ucciso anche un morto. E così fece. Per un secondo mi parve di sentire un dolore lancinante, lì dove il vuoto più assoluto aveva rubato ogni emozione; ma solo per un secondo.
Lui era lì, davanti a me. Io lo vedevo, ma lui non vedeva me. Riuscivo a sentire il suo dolore, anche tramite quella barriera invisibile e immateriale, io lo sentivo. Mi avvicinai a lui. Sapevo che lui non mi avrebbe vista, sapevo che lui non avrebbe mai capito che io ero lì con lui, e sapevo anche che non sarebbe stato facile per me, nonostante la mia incapacità nel provare dolore, tutto sarebbe stato ancora più brutto. Ancora più uno schifo. Più mi avvicinavo, più vedevo le lacrime rigargli il volto. Guardava fisso nel vuoto davanti a sé, cercando forse in questo ciò che aveva perso. Io distolsi lo sguardo. Non riuscivo a sopportare di vederlo così straziato. Portai le mie mani al volto e sfiorai la pelle che solo io potevo vedere e che solo io potevo sentire. Avrei voluto sparire, ma il fato aveva deciso che io avrei dovuto assistere impotente a quello spettacolo struggente. Le mie dita scesero lungo il collo , fino ad arrivare al simbolo dell’amore che avevo vissuto; appeso al collo avevo ancora il ciondolo che lui, quando per la prima volta le nostre labbra si erano incontrate, mi aveva legato al collo. Aveva sorriso e, scostandomi i capelli, si era proteso verso di me sussurrandomi all‘orecchio: - Ti amo Belle, e questo sarà per sempre. -
Per sempre. Per sempre.
Il solo contatto con quel simbolo mi fece esplodere la testa. Pianti, urla, canti, frasi e parole disconnesse mi scoppiarono nelle orecchie. Un dolore dilaniante mi colpì in pieno petto, uccidendomi una seconda volta. Il mio pianto si unii a quelli che mi stavano bombardando. Lasciai andare il ciondolo, portandomi le mani in viso, ma non appena le mie dita si staccarono da quel metallo freddo tutto finì. Sentì il dolore sparire, e il vuoto tornare a stagnare dentro di me. Le voci tornarono a far compagnia ai vivi, e io ripresi la ragione. Pensai per un po’, interrogandomi sul perché di quell’improvviso scoppio di emozioni, e alla fine capii. Quello era il mio modo per avere un contatto con quella che un tempo era stato la mia vita. Toccare quel cuore d’argento riusciva a farmi sentire l’amore delle persone che un tempo a mia volta avevo amato, perché un tempo quel cuore era stato la rappresentazione materiale di tutto ciò. Era stato la rappresentazione fisica della mia vita. Sentivo i loro pensieri, le loro risate, sentivo quando pensavano a me, e provavo delle emozioni. Riuscivo a piangere. Riuscivo a ridere. In un certo senso, era come se fossi tornata in vita.
Le mie dita tornarono a stringere il ciondolo con una rapidità che mai avevano avuto, ed io tornai a piangere come una bambina, con la sola differenza che con me non c’era più nessuno a dirmi che tutto sarebbe andato bene.


NdA:
Okay, mi scuso per questa depressione che aleggia nell'aria, ma era un momento brutto e ho deciso di scrivere. Grazie a chiunque arriverà alla fine, davvero, siete forti. Io non ci riuscirei personalmente. Non so se la continuerò tutta, ma di certo non rimarrà sospesa. Qualcosa ne farò, intanto volevo farla leggere a qualcuno.
Comunque, un grazie speciale va a Nicx, xhope ed eloisedewinter. Grazie se leggerete anche questa storia. Davvero.
  
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