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Autore: Cristy_    23/03/2012    0 recensioni
[ Quando lei si voltò lentamente, lo sorprese mozzandogli il fiato.
Era bellissima: gli occhi verdi che brillavano, il ciuffo quasi biondo che si portò dietro all' orecchio, mentre compiva il movimento che lui aveva atteso. Le labbra carnose piegate in un sorriso di sorpresa, e le guancie e il naso arrossate per il vento gelido.
La pelle candida e liscia, dandole l' aspetto di una scultura scolpita da un Dio. E a completare il tutto i suoi capelli lunghi fino al fondoschiena, aperti dal vento.
E lui la guardava ghignando soddisfatto del suo stupore!
I capelli biondi e lisci, gli occhi azzurri che emanavano felicità e la frangetta troppo lunga, che quasi li copriva disordinata, tagliata a ciuffi più corti e più lunghi.
Il suo solito taglio a caschetto, però non aveva niente a che fare con l' aria innocente che gli donava da bambino. I capelli erano scompigliati dal vento, mentre la sua espressione era ferma.
Quello che scioccò Cristy fu la ciccatrice che si estendeva dal suo occhio sinistro fino alla guancia, facendo a botte con i suoi lineamenti angelici e dandogli un' aria da dannato. ]
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beyond Birthday, Mello, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'My beautiful...1 e 2. <3'
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C stava tornando alla Wammy's House e non stava più nella pelle di riabbracciare tutti!

Erano circa le 22 e trenta, ma sapeva che li avrebbe trovati svegli ad aspettarla!

Spalancò la porta dell' orfanotrofio e lasciò cadere le valigie sul pavimento che la professoressa raccolse con cura, sorridendo al suo entusiasmo.

Corse di sopra e spalancò la stanza di L, senza trovarlo.

Senza smettere di sorridere corse in quella di Matt, ma non c'era nemmeno lui.

Occhei, in quella di Mello. Probabilmente la stavano aspettando tutti insieme!!

Aprì la porta e li trovò tutti lì, tranne proprio Mello.

Inizialmente non se ne preoccupò, sentì le braccia di tre persone stringerla contemporaneamente, e soffocarla.

Risero, felici.

<< C! >>

<< Ci sei mancata! >>

<< ..Bentornata! >>

<< ..Grazie! >>

C sorrise e si staccarono per guardarsi.

Qualcosa non tornava. Dov' era Mello?

<< Hey, dov' è Barbie? >>

Si accorse del silenzio imbarazzante che seguì la sua domanda, e li vide abbassare tutti la testa per evitare di guardarla negli occhi.

<< Nella tua camera.. >>

Non diede a Matt nemmeno il tempo di finire la frase e si precipitò nella sua camera.

Aprì la porta aspettandosi di essere assalita dal ragazzino, ma lui non lo fece.

Non c' era.

Rimase delusa, ma quando vide sul letto la barretta di cioccolata vi corse incontro. La prese tra le mani e la guardò, dubbiosa.

La girò, e sul retro della confezione lesse quello che aveva scritto lei quando Mello compì dieci anni: “A Mello”

Ma che voleva dire? ..E poi, l' aveva conservata?!?!

Riportò uno sguardo distratto al letto e spalancò gli occhi quando vi vide un foglio.

Lo raccolse tra le mani e ne lesse le frasi, agitandosi ogni volta che capiva il significato di una frase dopo che l' aveva riletta più volte.

Prese un respiro e si costrinse a leggere lentamente.

Quando leggerai sarò già andato via.

Solo io so quante volte hai voluto farlo tu e ti ho fermata. Sapevi quando ne parlavi con me che potevo capirti meglio degli altri, perché anche io ho sempre covato l' idea di andarmene da questa prigione.

Quella è la stessa barretta di cioccolata che mi hai regalato per il mio decimo compleanno, sì. L' ho conservata.

Guardala tutte le volte che ti sentirai sola, con me funzionava sempre.
Perdonami.”

Guardala tutte le volte che ti sentirai sola.

Perdonami.

No, non l' avrebbe perdonato.

Stringeva quella lettera tra le mani e sentiva le lacrime rigarle il volto, calde.

Poggiò una mano sul letto e strinse il lenzuolo con forza, per reprimere l' istinto di strappare quel foglio che in poche righe le diceva che Mello se n' era andato, quasi ce l' avesse con esso.

Se ne sarebbe pentita se l' avesse fatto a pezzi, cosa le sarebbe rimasto di lui?

Si lasciò cadere all' indietro sul letto e poggiò la testa sul cuscino, piangendo silenziosamente. Alla sue destra c'era una fotografia.

Si alzò di scatto e la prese con la mano.

Lei non l' aveva mica tirata fuori..

Almeno si era fermato a guardarla prima di andarsene.

Almeno, un po' ci teneva.

Se sapeva che il motivo per cui aveva costretto tutti a fare quella foto sarebbe arrivato così presto, ne avrebbe fatte altre cento.

La fotografia, poggiata sul letto così in mostra, tanto che se qualcuno fosse entrato avrebbe potuto prenderla e portarsela via, dato che era vietato averne.

Che l' avesse fatto apposta?

Voleva che lei dimenticasse?

No, voleva che lei ricordasse.

Il suo sorriso, i suoi occhi azzurri, chiari.

I suoi capelli biondi e profumati di cioccolata.

Le sue spalle e braccia esili, nelle quali aveva spesso trovato conforto.

Le sue mani, che l'avevano fatta tremare pochi giorni prima.

Voleva che ricordasse il suo costante cercare di farsi notare, da tutti.

Da lei, quando se ne stava sempre con Near. Quando si infilava nelle sue coperte perché troppo impaurito dai tuoni per dormire da solo, anticipato dal puffo.

Dagli altri, che lo avevano sempre considerato pari a Near.

Near, Near.

Che fosse lui la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, e l' aveva convinto ad andarsene?

Ma certo! La gara a cavallo, il suo pattinare meglio di lui, il suo riuscire a mantenere il controllo meglio di lui..

E ancora una volta aveva ceduto all' impulsività.

E adesso chi l' avrebbe trattenuta dall' andarsene?

In risposta alla sua domanda la porta della sua camera si aprì facendone entrare i tre che non avevano avuto il coraggio di darle la brutta notizia.

Cristy si alzò in piedi per lo spavento con ancora la lettera e la fotografia tra le mani, mentre li guardava sorpresa.

<< Andate via. >> Voleva restare da sola.

<< Cristy.. >> Near aveva cercato di obbiettare, ma aveva stroncato la frase nel sentirla singhiozzare.

Si era avvicinato a lei e aveva aperto le braccia, guardandola apaticamente.

Sapeva che in realtà aveva bisogno di conforto.

C l' aveva guardato e si era allontanata, per colpa sua Mello se n' era andato!!

L prese Near in braccio e uscì dalla camera, capendo come poteva sentirsi Cristy.

Matt aveva chiuso la porta e l' aveva guardata, l' espressione dispiaciuta scolpita sul viso. Si avvicinò a lei e la abbracciò, mettendole una mano sulla testa e l' altra sulla schiena, per evitarle di allontanarsi.

Doveva solo capire di avere bisogno di lui, per poi permettergli di starle accanto.

Ma testarda com' era ci mise un po' prima di smettere di prenderlo a pugni sul petto, per allontanarlo da sé.

Poi aveva lasciato cadere le braccia lungo i suoi fianchi e arresa si era lasciata stringere dall' amico.

Singhiozzava senza riuscire a fermarsi, bagnando la maglietta rossa e nera a righe di Matt.

<< ..Matt.. >> cercava di dirgli quanto stesse male, quanto odiasse Mello, quanto volesse andarsene da lì, ma la sua voce era stroncata dal pianto.

<< Sssh, lo so.. >> Matt chiuse gli occhi e poggiò il mento sulla testa di Cristy, cercando di restare calmo respirando profondamente il profumo dei suoi capelli.

..

Mello era seduto su una panchina ad osservare il mare che si muoveva appena, per il delicato vento estivo.

Si portò alla bocca la cioccolata e ne assaporò un po', lasciandosi invadere dalla sua bontà.

Le strade erano buie, illuminate solo da pochi lampioni.

Stava attentamente ascoltando la conversazione di un gruppo di uomini un po' più dietro di lui, troppo presi per accorgersi della sua presenza.

Sembrava che fossero un gruppo di persone poco per bene, che cercavano il modo per catturare un boss mafioso. E sembravano disperati anche.

Dopo un altro morso affamato al cioccolato, Mello s' intromise nella conversazione.

<< Io potrei aiutarvi. >>

<< Ahahah, tu, ragazzino? >>

Mello masticò lentamente il boccone di cioccolata, lo ingoiò, ed alzò un sopracciglio infastidito.

<< Certo. >>

<< Senti, non abbiamo voglia di scherzare.. >> gli rispose lo stesso uomo di prima, interrotto però da un altro.

<< Dai Jim, le abbiamo provate tutte. Che ci costa! >>

<< Non possiamo perdere tempo! >>

Jim a quanto capì Mello si avvicinò alla panchina e gli si sedette accanto.

Il ragazzino allora si voltò a guardarlo, mettendogli i brividi.

I suoi occhi brillavano di una strana luce, spaventosa!

Questo perché Mello sapeva che era vicino ai mezzi per arrivare al suo traguardo.

<< Non posso ucciderlo da solo, ho bisogno del vostro aiuto. Ma se farete quello che vi consiglierò, fidatevi, lo prenderemo. >> spiegò a Jim.

<< Sentiamo, cos' hai da dirci? >>

Mello chiese un po' di dettagli di quell' uomo che cercavano, informandosi su quale fosse stato il suo covo e quali tipi di “favori” aveva fatto a Jim e agli altri.

Creando il suo profilo psicologico capì che tipo di nascondigli privilegiasse e in meno di due giorni lo avevano in pugno.

Avendo previsto che l' uomo tenesse pronta una macchina sul retro dell' edificio privo di luce dove si nascondeva, Mello aveva mandato due uomini a bucarne le gomme.

Altri due entrarono nell'edificio, tenendosi in contatto con Mello grazie ad un' auricolare.

Descrissero l' interno dell' edificio, e Mello disse loro di controllare i punti rotti delle finestre dove la luce illuminava. Era probabile che se ne stesse lì, nel tentativo di prendere un po' d' aria.

Lo trovarono solo, avendo ucciso i suoi uomini il giorno prima.

Tremava di paura, sapeva che stavano arrivando.

Lo uccisero e si allontanarono dall' edificio più in fretta possibile.

<< Visto, che vi avevo detto? Mello sarebbe stato un affare. >>

<< Ti unirai a noi, ragazzino. >>

<< Mmh mmh, con piacere. >> Si lasciò scappare una risata compiaciuta, e scandì bene le due parole.

Proprio quello che voleva!

Il nascondiglio di questi uomini era un edificio a due piani molto malandato, con i muri scoloriti e alcuni divanetti e computer posti in qualche stanza.

Non aveva idea di come sopravvivessero in quelle condizioni, ma dovette abituarsi.

Per sua fortuna lì vicino c' era un supermercato, e convinse tutti a mangiare cibo pronto in scatola. Dovevano tenersi in forma e preparati ad un attacco improvviso.

Da quello che gli avevano detto aveva dedotto che avevano una certa importanza nel giro della mafia, perciò molti li stavano cercando per avere vendetta.

Si sarebbero spostati non appena avrebbero trovato un posto abbastanza adatto alle condizioni umane.

Nel frattempo passarono giorni e settimane, mesi.. E per Mello la Wammy's House era solo un lontano ricordo.

Aveva spiegato a, adesso, i suoi uomini che se n' era andato da un orfanotrofio in cerca di potere, e loro gli avevano risposto che l' aveva trovato.

Era soddisfatto.

Presto però arrivò un periodo fortemente ansioso per lui e i suoi uomini, che scamparono grazie alla sua intelligenza.

Rischiarono molte volte di essere presi, ma si salvavano per un pelo.

Erano forti grazie a lui. E lui era forte grazie a loro.

Spesso Mello si era ritrovato ad assistere alle crisi di depressione di alcuni dei suoi uomini, che più deboli, non sopportavano quelle condizioni. Che pena, doveva anche consolarli! Lui non perdeva mai il controllo, dimostrandosi maturo.

Non poteva essere altrimenti che un bambino cresciuto troppo in fretta, con tutto quello che aveva passato.

  
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