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Autore: Eleonoracake    28/08/2012    1 recensioni
A Beautiful Day - Terrore Al cinema
Due amiche si incontrano per una serata al cinema. La sala è vuota finchè entra un inquietante sconosciuto...
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- Ogni minuto che scorre è un passo verso la morte..-
Sussurrò sadicamente mentre con la lama tracciava una linea di sangue sulla mia guancia e con l’altra mano scese a toccarmi la vita.
Genere: Azione, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Beautiful Day
Terrore al cinema


-          Una romantica storia d’amore tra Nicole Kidman e George Clooney nata sulla riva dell’oceano Pacifico... non esiste nulla di meglio da vedere al cinema! – mi pregò Elisha, scuotendo i suoi capelli biondi e suscitando gli sguardi di due ragazzi seduti in un tavolino del piccolo Cinema newyorkese a LaFayette.
-          Niente di meglio per ricordarci che siamo due povere diciassettenni single!
-          Dai Sarah... Ti scongiuro! Andiamo a vedere “A Beautiful Day”-
-          Già il titolo è così... banale, scontato! Perché non vediamo la nuova commedia di Woody Allen?- proposi pensando al mio regista preferito.
-          Oh che bello, il vecchietto ha fatto un altro film! – sorrise ironicamente la mia migliore amica roteando gli occhi.
-          Ehi, non insultarlo! Woody Allen è un regista STRAORDINARIO, il genio dell’ironia! Inoltre come attore è sublime, interpreta sempre personaggi interessanti e i suoi film danno spunti per riflettere!
-          Se volevo dormire preferivo a casa sul mio divano.
Elisha non avrebbe mai cambiato idea, dal momento che era viziata da tutti: i suoi genitori sottomessi all’unica figlia, i ragazzi innamorati della sua bellezza e le amiche adoranti del suo stile.
-          Dai, pensa che c’è la colonna sonora degli U2!
Dopo un quarto d’ora di discussione alla fine vinse, come ogni giorno della sua vita, lei.
 
-          Come mai quel tipo ti continua fissare?- mormorò preoccupata Elisha ad un tratto.
Mi voltai sforzandomi di essere naturale e vidi un bell’uomo sulla trentina, che appena si accorse del mio sguardo si volse dall’altra parte.
-          Sarai tu, non passi inosservata con quel vestitino cortissimo e trasparente!
-          Ti sbagli, fissa te. Non ti piace il mio abito?
-          Mmm... lo trovo un po’ esagerato per una serata al cinema.
-          Conoscendoti, non lo indosseresti neanche per un’occasione diversa. Sei così bella, secondo me se cambieresti un attimino il tuo modo di vestire daresti molto nell’occhio.
-          Il mio grande sogno, dal momento che sono timida e odio essere al centro dell’attenzione. Preferisco di gran lunga i miei jeans e la mia camicetta.
La mia amica mi sorrise e scosse la testa in segno di disapprovazione.
 
-          Mancano 10 minuti, ci sbrighiamo a prendere i biglietti?
Mentre ci dirigevamo verso la biglietteria, riguardai il mio ammiratore, che aveva appena tolti gli occhi da me.
Era affascinante; alto e con un fisico che sembrava scolpito sotto una camicia celeste, aveva degli occhi color ghiaccio e capelli neri, la barba incolta da qualche giorno faceva da contrasto con la pelle marmorea.
Ad un certo punto, i suoi occhi ritornarono su di me in un modo che mi raggelarono il sangue; distolsi i miei timidi occhi verdi all’istante.
-          E’ inquietante- sussurrò la mia amica.
-          Sì... i suoi sguardi mi angosciano - concordai.
-          Eppure... è così sexy – commentò posando gli occhi sul suo corpo.
La coppia davanti a noi finì il conto e la mia amica sorrise all’addetto alla biglietteria, un ragazzo dall’aria simpatica sui vent’anni:
-          Per noi 2 biglietti per “A Beautiful Day” delle 22.40.
-          Perfetto, che posti preferite? La sala è vuota... pericoloso per due belle ragazze come voi.
-          L’ottava fila a partire dal basso è perfetta, però non mi piace l’idea di essere l’unica nella sala… non le piacerebbe farci da guardia del corpo? – esclamò Eli sorridendo maliziosamente al ragazzo.
-          Ne sarei davvero onorato ma per un paio d’orette devo lavorare... magari se mi lasci il tuo numero potremmo fare per un’altra volta… -
Lei scrisse il suo numero di cellulare su un tovagliolino preso dalla zona bar e salutò la sua conquista, Mike, strisciando efficacemente la sua lingua sulle labbra, e io risi dell’espressione estasiata che aveva sulla faccia il poveretto.
-          Come fai essere così sfacciata?
-          E’ un dono!- disse ridendo e sbattendo i lunghi capelli dorati che attirarono ancora lo sguardo di Mike.
Ci dirigemmo tranquillamente nella nostra sala, appoggiamo i popcorn nell’apposito porta contenitore e le borse nelle poltroncine accanto alle nostre.
La sala era totalmente vuota, ma dopo alcuni minuti sentii la porta aprirsi e poi chiudersi. Mi girai furtivamente e mi accorsi che l’altro spettatore era quell’uomo inquietante.
-          Spero che non sia il solito film sdolcinato.. altrimenti me ne vado dalla sala!- sussurrai.
-          Su dai.. vedrai che non vorrai che finisca!-
Il film iniziò con una smielata canzone sentita mille volte alla radio ma di cui non ricordavo il titolo.
-          Ti sbagli proprio amica mia! Già l’inizio.. che cosa surreale scontrarsi con George Clooney mentre vai a Starbuck’s..
-          Zitta che a me piace!
Dopo una decina di minuti dall’inizio del cinema, udii un rumore lieve e mi girai, assieme a Elisha.
La scena che vidi mi sconvolse.
Era quell’uomo.
Aveva in mano due coltellini da taschino e con uno scatto li appoggiò al collo di Elisha e al mio.
La mia amica aveva gli occhi sbarrati e la bocca che tremava, il sudore che le scendeva dalla fronte e io non ero messa meglio.
-          Buongiorno ragazze – esclamò. Il suo volto era tranquillo, come quella di una persona che stava parlando tranquillamente con degli amici e non terrorizzando due persone.
Sorridendo si sedette nella poltrona dietro a noi, sempre puntandoci i coltellini.
-          Noi possiamo darle tutto quello che vuole... i miei genitori sono ricchi... posso darle tutto ciò che vuole!- propose terrorizzata Elisha.
-          Non sono i soldi che m’interessano, non possono comprare tutto –
Dagli occhi di lei scesero enormi gocciolone e iniziò a respirare con affanno.
-          Cosa... cosa vuoi allora?- balbettò in un sussurro.
-          Mi piacciono i film horror. Soprattutto quando vengono rapite ragazze come voi e uccise brutalmente. Ultimamente però, quei film non mi bastano. Anche se la recitazione è ottima e gli effetti speciale credibili, nessun film è come sentire il vero terrore addosso a persone che non recitano, ma vivono. Preferisco udire le urla vere e vedere il sangue vero, cose che non si comprano.
Ero ferma immobile, ascoltavo ma il mio viso era fermo, come pietrificato. Non riuscivo né a muovermi né a piangere.
Elisha iniziò ad urlare.
-          Urlate pure quante volete… siamo in un cinema, le camere sono semi-insonorizzate e la gente nelle altre sale penserà che le urla siano di un altro film. Non ci sarà nessuno ad aiutarvi - informò con uno sguardo sereno e continuò:
-          A proposito, io mi chiamo Richard. Posso sapere i vostri nomi-
La cosa più assurda era che quell’essere parlava così normalmente.
-          Elisha - disse in un singhiozzo.
-          E te?-
Il terrore doveva rendermi insensibile il corpo da non riuscire a capire come muovere le labbra.
Dopo qualche secondo i suoi occhi da un azzurro limpido come una giornata di sole divennero spietati, come l’azzurro mescolato a nuvole in una giornata dove un tornado seminava terrore.
Tolse il coltello dalla mano sinistra e il suo schiaffo mi arrivò secco sulla guancia.
Sentii i capillari rompersi e la guancia irradiarsi di rosso.
-          Sarah - dissi con voce ferma.
Non riuscivo a capire come il mio corpo e la mia mente in una situazione simile potessero azzerarsi, ma lo schiaffo aveva risvegliato ogni mio senso, soprattutto quello di sopravvivenza.
Dovevamo trovare un modo per scappare. Noi eravamo in due, lui uno. Se correvamo in direzioni opposte, non poteva seguire entrambe, e l’altra poteva scappare da un’uscita.
I miei occhi scorsero per la sala: c’erano tre uscite, una normale a distanza di pochi metri e due illuminate dalla scritta “Uscita di emergenza” molto più lontane, sotto l’enorme schermo, dove il film scorreva tranquillamente.
L’unica possibilità era la porta principale, che si trovava ad un'equidistanza da me ed Elisha.
Cosa sarebbe successo alla persona che Richard avrebbe deciso di prendere? Sarebbe stata Elisha oppure io?
Elisha urlava e supplicava Richard, il quale passava lo sguardo da me a lei, soddisfatto del terrore che scorgeva.
-          Corri di là! – urlai mentre i miei piedi pestavano il pavimento alla mia massima velocità.
Vidi che anche Elisha, molto più lenta per la sorpresa, seguiva il mio piano. Richard sorrideva ed era fermo sulla poltrona, quando con uno scatto raggiunse Elisha.
Nel frattempo avevo raggiunto l’uscita, pensando alla mia povera amica e sperando di trovare la salvezza per entrambe. Il mio cervello pensava già a cosa urlare per fare in modo che qualcuno rientrasse nella sala per salvare la mia amica.
Spinsi il manico della porta. Non si apriva. Riprovai. La mia vista divenne annebbiata e riprovai per l’ultima volta.
Nell’entrare Richard doveva aver chiuso in qualche modo la porta.
Arresa mi lasciai sorreggere dal muro.
E poi, la luce di una piccola speranza, il cellulare.
Scrutai nelle tasche fino a trovarlo.
“Nessun Segnale”.
- Il cinema è il posto perfetto per uccidere. I rumori non destano sospetti, i cellulari non prendono campo – commentò Richard.
Mentre io avevo perso ogni speranza, in quei 5 secondi durati una vita, bastati per raggiungere la porta, spingere il manico e vedere il cellulare, Richard, con una lama enorme, aveva immobilizzato Elisha.
Era sulle scale vicino alla quinta fila di poltrone e sotto i suoi piedi c’erano un borsone, da dove probabilmente aveva preso l’arma.
-          Ora torna immediatamente qui e siediti, se non vuoi vedere la testa di Elisha su uno scalino -
M’incamminai lentamente e arrivai davanti a loro. Mi prese il braccio e tolse la lama dal collo di Elisha.
Non feci tempo a vedere dove posizionò la lama che udii un urlo agghiacciante e vidi sangue fuoriuscire dalla gamba di Elisha, che cadde sul pavimento. Poi la mia gamba sentì il freddo della lama sulla pelle, un dolore lancinante, un altro urlo che doveva essere il mio e il rumore del sangue straripare dalla mia pelle. Anch’io mi lasciai andare sullo scalino.
-          Questo per aver tentato di scappare – giustificò lo squarcio creato su una gamba ad entrambe.
-          Ora ragazze, non sprechiamo il biglietto che abbiamo pagato e godiamoci il cinema- disse seriamente aiutandoci a sederci sulle poltrone, con lui in mezzo.
Elisha aveva smesso di piangere e di urlare, era sul momento di svenire, come me.
In pochi secondi sentii gli occhi chiudersi e un profondo sonno s’impossessò di me.
I miei occhi si riaprirono una decina di minuti dopo sperando che i ricordi terrificanti fossero solo degli incubi. Inutile dire che non lo erano.
Dovevo essere stata svegliata dagli urli di Elisha, che cercava di ferire Richard con il coltellino che aveva usato per minacciarci inizialmente.
Richard non aveva più la lama enorme e vidi il luccichio del metallo nella fila di poltrone davanti. In quel momento il pazzo mi dava le spalle e Elisha cercava di difendersi dalle mani che cercavano di strozzarla, infilzando il coltello in una mano che le bloccava il respiro. Nonostante il coltellino conficcato nelle nocche della mano, Richard non mollava la presa.
Nel frattempo cercando di non far rumore, riuscii a recuperare la lama enorme.
Avanzai lentamente, per via della gamba ancora sanguinante verso di lui, fin quando vidi Elisha morire strozzata.
I suoi occhi erano sbarrati e la faccia viola dalla mancanza d’aria.
L’anima della mia migliore amica non era più in quel corpo.
La persona che da 12 anni, su 17 anni di vita, mi era sempre stata accanto.
Le nostre risate, le nostre litigate, le nostre confidenze, il nostro passato e il nostro presente.
Per lei non ci sarebbe stato futuro. Anzi, per noi il futuro era solo una parola.
All’improvviso, ogni istinto di sopravvivenza si perse e scivolai sul pavimento lasciando andare la lama.
Piansi e urlai dalla disperazione.
Richard venne vicino a me, con un braccio mi prese il busto e con l’altro le gambe e mi trascinò su una poltrona.
Io ero inerme, non tentavo di difendermi.
-          Uccidimi – implorai a voce fredda.
-          Perché ti arrendi?
-          Perché non dovrei arrendermi?- chiesi disgustata da quel pazzo che aveva posto la scritta “Fine” sulla vita di Elisha.
-          Perché dovresti combattere per la tua vita. Per il tuo futuro. Per le persone che ti amano.
-          E se lo faccio mi lasceresti andare?
Non rispose allora io continuai imperterrita:
-          Non ha senso ciò che dici. Dovrei combattere se alla fine vincerai tu e mi ucciderai? Meglio arrendersi subito così elimino la sofferenza della speranza.
Fui sorpresa della sincerità delle mie parole. Perché non tenevo le cose per me?
Gli occhi dell’assassino si fecero lucidi.
-          Ho combattuto, stasera. Vi ho viste e ho cercato di trattenermi dall’uccidervi. L’ho già fatto altre volte e dopo l’euforia della morte di qualcuno arriva sempre una profonda depressione che mi spinge ad uccidere ancora. Poi ho visto che la sala in cui sareste venute era vuota. Non ho resistito.
Mi chiesi quanto psicopatico fosse quel tipo.
Pensai alla mia vita, ai miei sogni. Dovevo forse davvero arrendermi? Non sarebbe stato come volermi uccidere da sola? Dovevo vendicare almeno Elisha.
All’improvviso, la ragione tornò in me e i miei occhi erano diventati due fessure, con la grinta di una persona che vuole vivere.
I discorsi contradditori di Richard proseguirono e io riuscii furtivamente a trovare un coltellino dalla sua borsa che nascosi nella tasca dei jeans.
- Forse, se avessi accanto una persona che mi ama tanto e che io amo diventerei diverso. Umano, un uomo che non uccide altre persone per il piacere di farlo.
Fece una pausa probabilmente in attesa di una mia risposta.
Dopo vari minuti di silenzio arrivò al dunque:
-          Tu sei speciale. Vedendoti ho subito capito che sei speciale. Sei bellissima. I tuoi occhi verdi mi sciolgono il cuore, vorrei solo respirare il profumo dei tuoi lunghi capelli castani. Quando poi mi hai detto di ucciderti, hai dimostrato di essere davvero diverse dalle altre. Ti prego Sarah, resta con me.
Gli occhi di Richard sembravano davvero sinceri, eppure era un mostro e nemmeno per sopravvivenza avrei finto di voler stare con lui.
- Io non resterò mai con un mostro come te, piuttosto preferisco morire-
I suoi occhi s’infuocarono di rabbia ed era pronto ad uccidermi nel peggiore dei modi.
Mi alzò e si mise davanti a me mentre tra le mani teneva l’arma fatale.
- Ogni minuto che scorre è un passo verso la morte..-
Sussurrò sadicamente mentre con la lama tracciava una linea di sangue sulla mia guancia e con l’altra mano scese a toccarmi la vita.
Fece cadere a terra la lama da pochi centimetri dal mio piede sinistro e con l’altra mano mi strinse a sé, mentre il sangue dalla miaguancia gocciolava colando sulla mia camicetta bianca.
Era quello il momento adatto.
Le sue labbra si adagiarono sulle mie e le mani presero a toccare freneticamente il mio corpo. Mentre la sua lingua cercava di entrare nella mia bocca, presi coraggio ed estrassi il coltello dalla tasca. Durante il tempo in cui fingevo di lasciarmi travolgere dal suo bacio, lui chiuse gli occhi preso dalla passione e la mia mano infilzò il coltello al centro del suo collo.
Uscì dall’abbraccio e dal collo schizzarono litri di sangue, vomitò sangue dalla bocca e dopo qualche secondo si trovò sul pavimento privo di vita.
Lentamente per via delle ferite, impiegai circa un quarto d’ora a uscire dalla sala.
Pensavo che stessi per morire dissanguata, mentre usai un altro coltellino, trovato nella sua borsa, per sbloccare la porta, incastrata con una forcina per capelli. Pensai a quella forcina: probabilmente era appartenuta ad un’altra povera ragazza uccisa da quel mostro. Alle vite distrutte per la follia di una persona.
Dopo aver sentito il rumore sordo della forcina cadere sulla moquette, abbassai la maniglia, mi spinsi con fatica fuori dalla porta e crollai sul pavimento.
Chiusi la porta con estrema fatica, serrando con essa l’immenso inferno che la sala nascondeva.



Note:
Ringrazio chiunque abbia letto questa storia e spero vi sia piaciuta. Aspetto i vostri commenti e consigli!

  
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