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Autore: Eleonoracake    28/08/2012    0 recensioni
Inghilterra, 1870. Dunn e Daisy sono amici completamente diversi, uno è affascinante, ricco, arrogante e cinico, l'altro è un gentiluomo, intelligente e romantico che cerca la donna della sua vita.
Genere: Commedia, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrogante e Gentiluomo

I

 
 
 
 

“Ogni ritratto dipinto con passione è il ritratto dell'artista,
 non del modello. Il modello non è che il pretesto,
l'occasione. Non è lui che viene rivelato dal pittore
 che, sulla tela dipinta, rivela se stesso”
Oscar Wilde

 
 
I passi rumorosi di un uomo invasero l’ingresso color crema della modesta dimora del Signor Dunn, situata alla periferia di Shrewsbury. I quadri della generazione Dunn erano appesi alle pareti e un grande lampadario composto da 124 candele, di cui una non funzionante, illuminava la stanza.
“Il Signor Thomas Dunn è impegnato” esclamò il cameriere.
“Capisco…ma vede, la mia questione è di estrema urgenza” rispose con un velo d’impazienza l’uomo. I suoi occhi azzurri scrutarono alla ricerca del suo amico.
“Mi spiace, se desidera può aspettare nella stanza degli ospiti, o nella biblioteca”.
- Aspettare – pensò – non è una parola che esiste nel mio dizionario.
“E’ una notizia molto importante, non posso aspettare” replicò.
“Sono davvero sconsolato, ma Sir Dunn sta definendo affari di altrettanto notevole interesse”.
Il maggiordomo Fabrìz conosceva quell’individuo ormai da 10 anni e ancora non comprendeva come potesse il buon Signor Dunn avere come amico un uomo tanto arrogante e pretenzioso.
“Ho capito… attenderò qui. Se nel frattempo vuole avvertire il signore mi farebbe un piacere” ribadì.
“Vedrà Sir Dunn quando avrà finito i suoi impegni di lavoro, non c’è bisogno di avvertirlo”.
I suoi occhi divennero due fessure e pensò che ormai le classi inferiori non avevano più rispetto della classe dirigente; ci voleva una rivolta da parte dell’aristocrazia. O semplicemente poteva avvertire l’amico e denunciare la terribile irriverenza dei suoi domestici.
Ad un tratto gli venne un’idea.
“Mi sembrerebbe un po’ maleducato da parte mia chiederglielo, ma a quanto pare lei se l’è scordato, perciò le domando se può offrirmi una tazza di tè”.
“Certamente, Signor Daisy”
Fabrìz cambiò stanza pensando a quanto gli sarebbe piaciuto vedere il lampadario sulla testa dell’ospite e il Signor Daisy andò nella prima sala soggiorno dove non c’era traccia di Thomas; andò nella seconda e nella terza finché nel quarto salone, nonché il più grande e l’ultimo, vide il volto familiare dell’amico.
“James? Come mai lei è qui? Sono nel bel mezzo di un affare!” esclamò irritato il figlio del padrone di casa.
“Questione della massima importanza” sorrise l’amico mentre Thomas lo osservava con occhi storti.
“Perdoni la mia scortesia,” disse all’uomo accanto a sé “questo è Sir Daisy, nipote dell’aristocratico  Frank Daisy”.
“E’ un onore conoscere il discendente del defunto Daisy. Io sono George Smith”.
“George Smith… il nome non mi dice nulla”.
A quel punto lo sguardo di Thomas divenne nero pece.
“Il Signor Smith è il proprietario di 10 ettari di terreno della Gran Bretagna… e stiamo finendo un accordo; perciò, signor Daisy, attenda nella stanza degli ospiti”.
“Sicuro che non necessiti della mia presenza?”
“La ringrazio ma in questo momento non è indispensabile”
“Allora vi porgo i miei saluti, Sir Smith”
“La ringrazio, buona giornata”.
L’eco dei passi di James risuonò alle orecchie di Fabrìz, che prese una tazza di porcellana contornata da ricami d’oro e la offrì all’ospite.
“Stasera ho la prima in teatro, reciterò come protagonista in una commedia raffinata quanto ironica” comunicò James all’amico quando mezz’ora dopo lo raggiunse.
“Ma io dico: esiste qualcuno più insolente di lei? Comanda il mio domestico, vagabonda per la mia dimora, insiste per parlare con me quando sto parlando con un altro uomo! Ma chi si crede di essere?”
“James Daisy e allo stesso momento il suo migliore amico. Le stavo dicendo che stasera…”
“Può smetterla di riportare la conversazione sempre su di lei? E’ una cosa insopportabile, la sgrido ed è così sgarbato!”
“Cosa pretende, le mie scuse?”
“Non mi dispiacerebbero!”
“Bene, Thomas aspetti pure il resto della vita ma dalla mia bocca non usciranno mai quelle parole.”
Thomas iniziò a strofinarsi i capelli castani e dopo una discussione l’amico James riuscì a passarla liscia.
“Allora, viene alla mia prima?”
“Va bene, che dici se prima non andiamo a trascorrere una cena nel…
“Mi spiace ma mi converrebbe ripassare la mia parte della recita. Ora tolgo il disturbo. Arrivederci amico mio”.
“Arrivederci, mio più caro e strano amico”.
Thomas rivolse un ultimo sguardo a Daisy, che si allontanò con le labbra inclinate in un sorriso appagato, mentre i suoi vivaci occhi neri osservavano il proprio riflesso nello specchio settecentesco e con le mani si sfiorava i capelli neri.
  
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