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Autore: Elos    16/10/2012    9 recensioni
Mi hanno chiamata Malefica. Mi hanno chiamata Malefica, la strega, Malefica malvagia dall'animo nero, Malefica dalle vesti scure, dalla risata crudele, ma io, io, io una volta ero lievissima e quieta, ed ero giovane, ed ero bella, ed avevo i capelli neri come l'ala del corvo, le labbra rosse come il sangue e la pelle di neve, ero giovane e bella ed avevo l'animo come i petali dei fiori, bianchissimo, e sapevo cantare e danzare e trarre gioia dall'una e dall'altra cosa.
Mi hanno chiamata Malefica, Malefica la strega, Malefica malvagia e scurissima, ma io, io, io. Io una volta mi chiamavo Viviana ed avevo un cuore vivo che mi pulsava in petto. [...]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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. mi chiamo Malefica



Mi hanno chiamata Malefica. Mi hanno chiamata Malefica, la strega, Malefica malvagia dall'animo nero, Malefica dalle vesti scure, dalla risata crudele, ma io, io, io una volta ero lievissima e quieta, ed ero giovane, ed ero bella, ed avevo i capelli neri come l'ala del corvo, le labbra rosse come il sangue e la pelle di neve, ero giovane e bella ed avevo l'animo come i petali dei fiori, bianchissimo, e sapevo cantare e danzare e trarre gioia dall'una e dall'altra cosa.
Mi hanno chiamata Malefica, Malefica la strega, Malefica malvagia e scurissima, ma io, io, io. Io una volta mi chiamavo Viviana ed avevo un cuore vivo che mi pulsava in petto.

Mi chiamavo Viviana. Cantavo e danzavo, ricamavo e tessevo e cucivo: ma sapevo leggere e scrivere, anche, le mie giornate non erano trascorse cantando agli uccellini. Le mie sorelle erano tutte belle com'ero bella io, e quando passavamo i cavalieri si voltavano per guardarci camminare. La mia anima era pulita, allora, il mio cuore caldo. Le mie mani erano pensate per essere gentili, la mia voce per dire solo cose leggere: è facile essere buoni, essere piacevoli, quando il dolore non ci ha ancora toccati.
Mi chiamavo Viviana. Non vedi più i miei capelli, oggi, sotto a questo velo nero che ho preso in memoria del mio infinito lutto, ma allora erano lunghissimi e splendenti, credimi, ed erano il mio vanto. Ne ero orgogliosa, perché lui li amava. Non mi avrebbe amata, forse, pensavo, se non avessi avuto dei capelli così.
Mi chiamavo Viviana e la mia pelle è grigia, oggi, del malsano colore che troppa magia nera le ha dato, troppi incantesimi, troppo potere, poiché mi chiamavo Viviana, io, ed avevo un cuore, ed amavo, ma poi tutto ciò si è perduto: e quando quel cuore me l'hanno tolto, strappato dal petto, non è rimasto altro che il ricordo freddo della primavera, amaro come l'inverno sulle mie labbra, e la mia bocca è rimasta rossa, i miei capelli neri, ma la mia pelle non era più bianca, poi, non più. Ero scesa troppo a fondo nelle tenebre.

Chiamami Malefica, oggi. Chiamami così. E' così che mi hanno chiamata loro. La mia vendetta è stata terribile e furiosa, ed ogni intelligenza che avevo, ogni astuzia, l'ho spesa per apprendere le strade della magia e del potere, spremuta fino a fondo per essere ripagata di quel che avevo perduto: ho guardato chiudersi la tomba di lei sul suo corpo gelato ed ho riso, ed ho calpestato le sue spoglie vuote, ma questo non è bastato a saziare la mia fame. Avevo percorso vie troppo scure per riuscire nella mia vendetta, strade troppo tetre. Non si torna indietro da posti così.

Io sono Malefica, Malefica la strega. Avevo un cuore pulsante ed ero innamorata. Amavo, io, Malefica feroce, Malefica malvagia, amavo con tutta me stessa ed ero felice, raggiante, gioiosa. Ricordo che c'era un tempo in cui il sole mi portava giorni di luce, ogni alba una felicità nuova, ed il cielo era sempre azzurro, allora, anche quando pioveva, ogni mattino limpido e radioso. Ricordo che c'era un tempo in cui mi chiamavo Viviana, colei che vive, Viviana della vita lieve. Mi sarei sposata presto e ci sarebbero stati fiori bianchi nel giorno del mio matrimonio, un tappeto di petali sui quali avrei camminato fino a raggiungere lui; e saremmo stati felici, insieme, poi, felici ogni giorno della nostra vita, felici come si riesce ad essere solo in due. Insieme, tenendosi per mano, finché i capelli non diventano grigi, le rughe tante quanti i giri degli anni, e va bene così. E' giusto che sia così, davvero.
Io sono Malefica, Malefica la strega. Malefica feroce, Malefica malvagia: ma per quanto io possa essere stata feroce e malvagia, mai lo sono stata quanto lo fu la sposa bionda del re, bellissima e crudele, che si prese il mio amore, così, anche se non era suo. Lo voleva avere. Non poteva averlo. Se non l'aveva lei non l'avrebbe avuto nessuna, si disse, e così, così, così, lo fece condannare. Ho visto il mio amore portato alla forca per niente, ed il mio cuore ha smesso di battere assieme al suo.
Così. Semplicemente.
Io sono Malefica, Malefica la strega. Ci sono stati giorni nei quali avevo un cuore caldo e pulsante, ma quei giorni sono finiti, svaniti in una nuvola di fumo all'ombra d'una forca alzata.

Sono stata Viviana, ed ho portato fiori tra i capelli e gioielli al collo. Oggi porto il cuore del mio unico amore, che è un po' anche il mio cuore, adesso, tutto quel che ne resta, nella pietra verde del mio scettro. Muoiono le piante al mio passaggio ed anche le perle si tingono di nero. Non posso avere pace, non conosco il piacere. La sposa dai capelli biondi mi ha tolto il mio amore e la sposa, la sposa, la sposa ha pagato.



Come Malefica ho vissuto tanti e tanti e tanti anni, molti più di quanti ne avrei avuti se fossi rimasta umana con lui. Non ci sono stati capelli grigi, per me, niente rughe sul mio viso che non riesce ad invecchiare, e non ho tenuto per mano nessuno, io, mentre appassivamo insieme. Ho guardato sfiorire le mie sorelle, morte di parto e di vecchiaia una dopo l'altra, e le figlie delle mie sorelle, e le figlie delle loro figlie. Le ho viste seppellirsi a vicenda e le ho osservate da lontano: capisci, io che faccio morire le piante con un tocco, annerire anche il candore luminoso delle perle, io non posso camminare con loro, in mezzo a loro. Del mio cuore non è rimasto molto, ma anche io capisco, ricordo, che c'era un tempo in cui mi importava che loro vivessero, e che fossero liete, che avessero il tempo di diventare madri e di diventare nonne e di diventare vecchie.
Ho vissuto tanti e tanti e tanti anni ed ho visto città crollare, regni terminare. Il nuovo re di questa pallida terra ha una sposa bionda com'era bionda lei che mi ha tolto il mio unico amore. Hanno avuto una figlia – ed è bionda, di nuovo. Così bionda.
Le assomiglia tanto, capisci. Le assomiglia troppo.

Dicono che io sia malvagia, Malefica, ma neanche io saprei mai essere sottilmente deleteria come queste tre patetiche fate radunatesi qui, oggi, per offrire i loro sciocchi doni alla principessina: le hanno donato bellezza e grazia, come fosse una bambola, bellezza e grazia per la bimba bionda del re, la voce bella per cantare e il viso bello da spezzare il cuore, ma nessuna di loro ha pensato di darle il coraggio, la forza. Sarà vacua e smorta come tutte loro.
Dicono che io sia malvagia, Malefica, ma anche io so essere generosa – e conosco la pietà, io, Malefica – ed ho un dono per lei. Se è la bellezza che vogliono per la principessina dai capelli d'oro, che l'abbia! La grazia, tutta per lei – finché vivrà. Non sapete che anche i boccioli periscono, che ogni bellezza appassisce, tutta la grazia sfiorisce, quando giungono l'inverno e la vecchiaia? Mai sarà vecchia, Aurora, mai conoscerà il dolore d'essere brutta e amara. Vedrà dell'amore solo l'incresparsi lieve della primavera, mai saprà quant'è profonda la ferita di chi sopravvive ad uno sposo.
Non le hanno dato il coraggio, a questa Aurora bambina e biondissima, né la forza, e senza forza né coraggio come si fa a vedere la propria schiena piegarsi, le proprie giunture ingrossarsi, le mani tendersi negli anni mentre la pelle si fa arida e rugosa, i capelli crespi e grigi? Come si fa a vederlo senza impazzire? E nel proprio sposo lo stesso, le gambe che tremano e le mani che tremano e il capo che si incanutisce? Tutto questo è terribile. Ci vuole un cuore saldo per sostenerlo.
Io sono stata generosa, io, Malefica. Dicono che io sia malvagia, ma la morte a sedici anni, così, per una bimba così vuota, la morte non può essere che un dono.

Sono stata Viviana, ed ho portato fiori tra i capelli e gioielli al collo. Oggi reco il cuore del mio amore tra le mani: gliel'ho tolto dal petto quando l'hanno levato dalla forca, ed ho nella testa il ricordo del suo volto gonfio e delle sue labbra blu, non svanisce mai, la memoria delle sue mani contratte nell'agonia. Sono stata Viviana – io ero Viviana, colei che vive, giovane e bella e dalla vita lieve.
Io ero Viviana. Chiamami Malefica, oggi che gioisco di fronte al dolore del re, della sua sposa, oggi che non provo piacere, che non provo sollievo, che placo la mia fame nella crudeltà e nella ferocia e nella vendetta. La mia pietà è come una forbice. Mi chiamo Malefica e cammino con i corvi e i morti. Li vedi? Seguono i miei passi.
Non avrò pace, non conosco il piacere. La sposa dai capelli biondi mi ha tolto il mio unico amore e la sposa, la sposa.
La sposa pagherà.








Note della storia: Poiché EFP non permette, mi sembra di aver capito, di creare una serie che accorpi più storie di fandom diversi (in questo caso: il blocco Disney), segnalo qui che questa storia appartiene alla serie ever after. L'altra storia già pubblicata per la stessa serie è La via delle stelle.

Da dove nasce tutto ciò? Dal fatto che pressapoco due mesi fa ho rivisto a distanza di cinque anni dall'ultima volta La Bella Addormentata nel bosco. Cioè, bellissimo. Stupendo, davvero: colonna sonora di Tchaikovsky, disegni deliziosi, epica battaglia conclusiva...
... deprimente visione femminile, anche.

Sorvolando sulle tre fatine presumibilmente imbecilli (sedici anni trascorsi ad occuparsi - presumibilmente - di una neonatabarrabambinabarraadolescente e non avete MAI imparato a cucinare? a cucire? Di che cosa vi siete nutrite precisamente, di polvere di fata e gocce di rugiada? Ciò spiegherebbe, se non altro, perché la testa di Aurora sia più larga del suo girovita) e sulla Regina Senza Nome (non sto scherzando: non ha nome), Aurora è uno dei personaggi meno caratterizzati nella storia della Disney. Re Stefano è più caratterizzato di lei. Il corvo di Malefica è più caratterizzato di lei. Diamine, il gufo è più caratterizzato di lei.
Neanche mi fermo a parlare della storia dei tre desideri. E' chiedere troppo augurarsi che venga su anche un po' intelligente? Se vi avanza un desiderio, eh! Solo se vi avanza! Ma poi, per fortuna, c'è Malefica.


Sì, mi sono inventata di sana pianta tutto: la storia dello scettro, il nome, la forca, tutto tutto tutto. E' stato un momento di fUngirlaggiamento del quale debbo ancora pentirmi. La storia è neanche troppo velatamente ispirata ad un meraviglioso disegno di Matt Rhodes, geniale artista di deviantART che fa battere forte quel grumo di burro che mi piace cercar di far passare per un cuore.
Ho inserito il link al brano della colonna sonora che accompagna l'incantesimo di Malefica... avete presente quel pezzo terrificante praticamente alla fine del film, con tutte quelle lucine verdi, la musica inquietante e la faccia da zombie di Aurora che sale le scale? Ecco, quello.
  
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