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Autore: Aching heart    27/12/2013    8 recensioni
OS su Sirius e Bellatrix ispirata alla canzone "Ten black roses" dei The Rasmus.
Litigano e si pizzicano così spesso che ormai tutta la famiglia ha dato per scontato il loro reciproco odio, senza sapere che quell’odio non è altro che malcelato amore, da parte di Sirius sicuramente, ma anche da parte di Bellatrix.
[...]
-Io e te siamo simili, Bella. Ci siamo sempre fatti la guerra, ma la verità è che io e te ci somigliamo, siamo l’uno lo specchio dell’altra. Siamo entrambi i maggiori fra i nostri fratelli e i nostri genitori pretendono tutto da noi, e ne sono delusi… ma nessuno di loro riesce a vedere quanto valiamo.
[...]
Forse, dopo tutto quel tempo, ancora non era riuscita a scacciare dal suo cuore quel sentimento insulso, ma Sirius si sbagliava se credeva che c’era ancora qualcosa che potesse essere salvato in lei.
[...]
Bellatrix Lestrange abbandonò la vita con negli occhi l'immagine di suo cugino Sirius che cadeva oltre il velo, e con nella mente una frase che non avrebbe mai lasciato la sua bocca.
"Ti amo ancora."
Genere: Angst, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Life is like a boat in the bottle 
Try to sail, You can't with no air 
Day by day it only gets harder 
Try to scream but nobody cares 

-Perché non sei come le tue sorelle?! Perché non ti comporti come loro, di tanto in tanto?! – urla Druella alla sua primogenita Bellatrix. Per tutta la famiglia, una ragazza modello che incarna la purezza di sangue dei Black; per sua madre, l’inizio del suo fallimento, colei che non è mai abbastanza. Per Sirius, semplicemente, tutto quello che vuole e che non può avere. Una rosa nera e perfetta che deve essere protetta dal mondo esterno, anche dalla sua stessa madre. Ma stavolta lui non può intervenire: lungi dal temere le ire di sua zia, come Andromeda e Narcissa che restano pietrificate senza riuscire a dire nulla, sa che Bella lo odierebbe. Il suo orgoglio e la sua testardaggine sono inconfondibilmente Black, e ora sta davanti a sua madre a testa alta e denti serrati, fremente per l’umiliazione che sta subendo. L’ennesima.
Sirius sa cosa divampa in quegli splendidi occhi: il fuoco dell’odio e della rabbia che alimentano il suo orgoglio e la costringono a resistere stoicamente, ma sa anche che una parte di lei vorrebbe solo urlare di rimando a sua madre, correre via e piangere, piangere a lungo e senza freni, come nessuno l’ha mai vista fare. Ma Bellatrix, onorando il nome che porta, rimane ferma davanti alla furia ingiustificata di chi dovrebbe volerle bene e invece la disprezza, fiera e forte, come una guerriera. La sfuriata di Druella continua, e Andromeda, Narcissa e Regulus hanno tutti distolto lo sguardo. Fissano il vaso di fiori sul tavolo, o i loro piatti, o le proprie mani, perché hanno paura di Druella, o perché sono in imbarazzo, o perché sono rimasti bruciati dal fuoco di Bellatrix. O tutte e tre le cose.
Ma Sirius non può guardare altrove: la sua rosa nera è lì in piedi nella sua sfolgorante bellezza, e sa che lui la sta guardando, ed è anche questo che le dà forza. Anche se non può guardare nella sua direzione la certezza è assoluta. Perché lui c’è sempre stato per lei, perché loro due sono anime gemelle, perché nonostante tutte le differenze di Case, comportamenti, credo e aspirazioni loro sono simili e sanno di cosa ha bisogno l’altro senza che nessuno dei due parli. E poi Sirius vede che gli occhi di Bella si sono fatti pericolosamente lucidi. Non può lasciarla adesso. Sa che resisterà, ma il vero dramma sarà dopo.
Finalmente le urla di Druella si riducono ad un perentorio ordine di sparire dalla sua vista, e Bellatrix esce dalla sala da pranzo, senza dire nulla, senza degnare di uno sguardo i presenti, ma Sirius sa che lei ha pensato a lui quando gli è passata davanti. La loro storia è così: fatta di certezze, pensieri nascosti e baci rubati.
 
Through the glass you see the same faces 
Hear the voices play like a drum 
When your life's a boat in a bottle 
You're surrounded, drifting alone
 
                                                                                                                                                  

<< Avanti, puoi fare di meglio! >> le gridò, la voce echeggiante nella vastissima sala [1]. Erano circondati da Mangiamorte e membri dell’Ordine della Fenice che lottavano, ma per loro gli altri non esistevano. C'erano solo loro due, e il loro duello.
La rabbia invase Bellatrix facendole vedere rosso, facendole emettere un ringhio folle. Quel bastardo traditore la conosceva bene, sapevano quali erano i suoi punti deboli… quella frase…

“Puoi fare di meglio” le ripete sua madre, sempre. Lei deve sempre fare di meglio, e ancora e ancora per provare a soddisfarla, ma non basta mai. 
Le candide dita di Bellatrix stringono con forza i bordi di marmo del lavandino, facendole sbiancare ancora di più le nocche. Lei alza la testa e vede il suo riflesso nello specchio: volto tremante per la rabbia repressa, selvaggi ricci scuri che lo incorniciano. Le labbra rosse sono serrate per trattenere le urla, le guance sono infiammate dalla rabbia, e gli occhi, gli occhi neri di pece e profondi come pozzi sono roventi per quella furia che la divora, la consuma. E infine vede le lacrime, che hanno ormai vinto la battaglia e hanno osato affacciarsi sul suo volto, rotolando sulle sue guance e finendo nel vuoto. Bellatrix si guarda e si vede debole, e si odia per questo, si odia come odia la madre, che non ha mai capito. Perché non le ha mai voluto bene? E' solo perché non è stata un maschio, l’erede che i suoi genitori desideravano? E’ perché non le obbedisce come fanno le sue sorelle, non si trasforma in un cagnolino col suo padrone? E’ perché non si comporta come le ragazze di buona famiglia dovrebbero, perché preferisce studiare nuovi incantesimi invece di partecipare ai ricevimenti degli altri Purosangue, perché mentre le sue coetanee pensano a trovare un ricco mago da sposare lei dedica il suo tempo a pozioni e incantesimi? Bellatrix non lo sa, non l’ha mai saputo, sa solo che Druella la odia e la disprezza, e a quella consapevolezza una nuova crepa si aggiunge alla collezione di cicatrici intorno al suo cuore, pericolosamente vicine ad esso. Si odia ogni volta che soffre: lei è una guerriera, deve combattere, ma andare avanti diventa giorno dopo giorno più difficile. Come navigare in una bottiglia di vetro, senz’aria. Lei resiste, digrigna i denti e va avanti, ma dentro di sé urla che non ce la fa più, che vuole smetterla di essere sola contro la sua famiglia, che ha bisogno d’aiuto. Urla, ma nessuno la sente. Prende a pugni il vetro, ma nessuno la soccorre.
Don't leave me now 
Stay another day 
With me

Sirius sapeva di aver perso per sempre la sua Bella; quella che stava davanti a lui era solo il surrogato dell’erede Black che i suoi genitori avevano sempre voluto. Quello avevano fatto i suoi genitori, avevano trasformato Bellatrix in quello che lui non è mai stato: dopo la sua vergognosa fuga è toccato a lei risollevare il buon nome della famiglia, ripulirla dal fango in cui lui l’aveva gettata. Era lei la maggiore. E aveva dovuto farlo sposando Rodolphus Lestrange. Sapeva che Bellatrix non gliel’aveva mai perdonato, e neppure l’avrebbe fatto in futuro. Quello che non avrebbe potuto immaginare era che la rabbia e l’odio che bruciavano nei suoi occhi da ragazza avrebbero preso il sopravvento su tutto. Bellatrix ora, davanti a lui, era completamente divorata da quelle fiamme, che avevano fatto del suo cuore terra bruciata.
“Puoi fare di meglio!”, le aveva detto. Sì, lei poteva essere meglio di così, poteva essere meglio di una Mangiamorte senza pietà, e nonostante tutto quello che aveva già fatto lui credeva ancora che lei potesse essere salvata, ma seppe di aver pronunciato le parole sbagliate un secondo dopo che ebbero lasciato la sua bocca. Quelle erano le parole che Druella le aveva rivolto più spesso, da ragazza, e lei se ne ricordava fin troppo bene. Sirius vide un’espressione folle farsi strada sul viso di Bellatrix, i suoi occhi sgranarsi e un’oscura decisione lampeggiare dentro di essi. 
La sua rosa nera era avvizzita, e le spine avevano preso il sopravvento.
When you're sad, and no one knows it
I'll send you black roses
When your heart's dark and frozen
I'll send you black roses

Bella si ricompone in fretta. Quando esce dal bagno, contro le sue speranze, Sirius non c’è. Nonostante il suo orgoglio ne sia sollevato, una parte di lei è delusa dalla sua assenza perché desidera buttarsi fra le sue braccia e farsi consolare, lasciando da parte tutto il resto del mondo per qualche istante. Ha bisogno del contatto con la sua pelle, di sentire le sue labbra sulle proprie e sentirsi nuovamente ebbra di felicità, come sempre quando sono insieme. Ma d’altronde non possono farsi vedere insieme, non possono destare sospetti. E lui non c’è. La delusione è così forte che sente di essere nuovamente vicina alle lacrime, e si sforza di rifugiarsi in camera sua . Raggiungere la stanza e chiudere la porta dietro di sé sembrano un unico gesto tanto Bella lo fa velocemente. Appoggia la schiena sulla porta e lascia andare anche la testa, sospirando. Quando si calma abbassa lo sguardo e finalmente la vede, la nota stonata nella consuetudine della sua stanza: il mazzo di rose nere sulla scrivania, in un vaso di cristallo già pieno d’acqua. 
L’effetto su Bellatrix è immediato: le sopracciglia si inarcano leggermente per la sorpresa, le ciglia sbattono velocemente, gli angoli della bocca si tirano leggermente su - non un sorriso completo, non lo sarà finché lei non avrà visto che quelle rose sono davvero quello che pensa. 
Si avvicina: nel vaso ci  sono dieci rarissime rose nere, non ancora completamente sbocciate, avvolte in un intreccio di foglie e spine. Con le dita candide Bellatrix va a sfiorare prima i petali fragili, poi le spine, attenta a non pungersi. Chi avrebbe mai detto che Bellatrix Black, la Serpeverde più temuta di Hogwarts, la studentessa più arrogante e sicura di sé della scuola, fosse capace di un tocco così delicato e di un sorriso così dolce e perfetto come quello che si apre sul suo volto in quel momento? 


Sirius guardò il sorriso malvagio e folle sul viso di Bellatrix per attimi che sembrarono eterni. Vide i denti ormai marci, le labbra secche e aperte in un taglio crudele, e la nostalgia gli attanagliò il cuore mentre ripensava inevitabilmente a quel sorriso luminoso e abbagliante che la sua Bella era solita donare solo a lui. Il più bello che riusciva a ricordare glielo aveva rivolto quando avevano entrambi quindici anni [2].

Sirius ha deciso, non può più tacere quello che prova per Bellatrix. L’attaccamento che da bambino provava nei confronti di sua cugina col tempo si è trasformato in qualcosa di più forte, che gli fa tremare le gambe e battere forte il cuore, gli fa andare il sangue alla testa quando la vede con qualche ragazzo, lo intristisce quando la vede soffrire e lo fa sorridere quando lei è felice. 
Ne è innamorato da non sa più quanto tempo, ormai, e passare insieme le vacanze estive ogni anno è la cosa migliore che possa succedere, ma allo stesso tempo anche quella peggiore: non riesce a starle lontana e a nascondere ciò che prova, e sa che se lei lo scoprisse per lui sarebbe la fine. Non riesce neanche ad immaginare quale potrebbe essere la reazione di Bellatrix, perciò cerca di comportarsi normalmente. Ma è inevitabile gravitare attorno a lei: le tira brutti scherzi e la stuzzica di continuo per attirare la sua attenzione, perché quando ha quegli occhi neri su di sé si sente bene, perché quello è l’unico modo  che ha di legarla a lui.
Litigano e si pizzicano così spesso che ormai tutta la famiglia ha dato per scontato il loro reciproco odio, senza sapere che quell’odio non è altro che malcelato amore, da parte di Sirius sicuramente, ma anche da parte di Bellatrix, e questo lui non lo sa. L’arrogante, altezzosa, forte e un po’ perfida Bellatrix ha scoperto già da un po’ di essere attratta dal più grande dei cugini Black… era, almeno all’inizio, la cotta di una ragazzina per il ragazzo più grande - seppur di pochi mesi -, per il ragazzo affascinante che è suo cugino, ma col tempo questa cotta non è passata secondo le sue aspettative. E’ cresciuta, si è fortificata, senza che Bella abbia potuto fare qualcosa per impedirlo. E’ stata lì a guardare, impotente, rendendosi conto che si stava cacciando in una situazione pericolosa e senza ritorno. Lei, che in quindici anni si è comportata da vera stronza con molte persone senza mai provare minimamente rimorso, riconosce che quella cosa che prova è sbagliata, e si sente in colpa. Si sente una sporca traditrice della sua famiglia, ma soprattutto di se stessa, per troppi motivi: per essersi innamorata di suo cugino, e non di uno qualunque, ma del Grifondoro di casa, la pecora nera della famiglia, il ragazzo ribelle e scapestrato che fa disperare i suoi genitori. E perché si è innamorata di qualcuno che non la ricambierà mai, di qualcuno che la disprezza, la odia inconfondibilmente. Forse è quella che lui odia di più della famiglia, dopo sua madre Walburga: non perde occasione per tormentarla, e a quelle provocazioni lei risponde nell’unico modo che conosce, con la rabbia e l’aggressività che la contraddistinguono. Non ha scelta, non può permettersi di mostrarsi debole e far vedere quanto le faccia male ogni frase derisoria, ogni frecciatina da parte di Sirius. Lui non sa nemmeno quale potere ha su di lei: il potere di ferirla. Però di certo non perde occasione per farlo. Peggio di lui è solo la donna che Bellatrix ha smesso di considerare madre, Druella, che l’ha scelta come capro espiatorio di neanche lei sa cosa – frustrazione, delusione, rabbia repressa – e che sa benissimo cosa dire e come dirlo per ferire e umiliare Bellatrix. 
Durante quelle vacanze nella loro tenuta estiva, in compagnia degli zii e dei cugini, Druella sta dando il meglio – o il peggio – di sé: sta toccando vette di perfidia mai raggiunte prima, e per la prima volta in quindici anni Bellatrix comincia a pensare di farla finita sul serio. Non ne può più, è stanca e distrutta, a pezzi, e l’affetto delle sue sorelle non basta a tenerla in piedi. L’ultima discussione è stata troppo: un’amabile disquisizione di Druella a chiunque la stesse a sentire sulla totale inutilità e inettitudine di Bellatrix, messa al confronto non solo con le sue sorelle ma con tutte le ragazze Purosangue sue coetanee. Il tutto davanti ai suoi cugini e alle sue sorelle, e anche a lui, che lei non ha osato guardare in quel momento. Però non ce l’ha fatta, ed è corsa via, senza sapere neanche dove, in un posto abbastanza lontano da permetterle di piangere un po’ in solitudine, senza dover temere di essere scoperta. Si è rifugiata nella serra, l’ultimo posto dove chiunque la conosca si aspetterebbe di vedere Bellatrix. E lei è lì, rannicchiata a terra contro un enorme vaso contente delle ortensie che la riparano dagli sguardi esterni. Rimane a piangersi addosso come le è successo solo altre due volte nella vita, e non si accorge di quanto tempo sia passato. Il mondo esterno è tagliato fuori. Sa solo che ad un certo punto sente rumore di passi nella serra, e lei può solo sperare che il visitatore non si attardi e non la veda. Ma la sua speranza è vana.

-Sapevo che ti avrei trovata qui.
E’ inconfondibile, quella voce. La riconoscerebbe fra mille. Sirius.
Lei non risponde, è ancora troppo scioccata dal vederlo lì, mentre lei è in quelle condizioni, per riuscire a parlare, ma spera che la favella ritorni presto.
-E’ un posto che non ti si addice per niente, perciò era chiaro che ci saresti venuta. Qui nessuno ti avrebbe cercata – le spiega. Il suo tono di voce nasconde un tremito. Sembra calmo e impassibile, ma Bella lo conosce, e sa che non lo è. Tuttavia Sirius ha toccato un nervo scoperto, e lei deve difendersi.
-Non credi allora di essere di troppo? Cos’è, le nostre adorabili madri non riuscivano a trovare un altro passatempo gradevole, a parte tormentarmi in mia presenza, e se la sono presa con te? - dice col tono più velenoso che ha.
Sirius non risponde, e i suoi occhi sono impenetrabili. Per un attimo sembra non sapere cosa fare, poi lentamente si piega sulle ginocchia fino ad arrivare all’altezza del suo viso, e  a quel punto nascondere le lacrime è davvero impossibile. Difatti lui le nota, e le sue sopracciglia si aggrottano, tutto il suo viso sembra travolto dal dispiacere.
-Io so che tu non sei così, Bella.
Quelle poche parole la lasciano ammutolita. L’ha chiamata Bella, un soprannome che usano solo le persone che le vogliono bene  - le sue sorelle, suo padre e qualche rara amica – lui no, sebbene lei abbia tanto voluto sentirglielo dire...
- Io so che tu non sei la stronza che vuoi far credere agli altri, so che tu sei meglio di così.
Gli occhi sgranati di Bella non riescono ad esprimere neanche lontanamente quale sia la sua sorpresa nel sentirlo parlare in questo modo. Quelle parole le regalano brividi in tutto in tutto il corpo, quando capisce che forse una speranza c’è. Ma Bellatrix è terrorizzata: e se fosse solo un’illusione? Se la stesse solo prendendo in giro e in realtà non lo pensasse davvero?
Si alza repentinamente, seguita subito da lui. Ci vuole tutto il coraggio, tutta la determinazione e l’abilità di Bellatrix per riuscire a pronunciare la frase seguente e sembrare credibile.

-Vai al diavolo, Black, tu e le tue stronzate buoniste.
Fa per andarsene, ma lui la trattiene per un polso, cogliendola se possibile ancora più di sorpresa.
-Smettila, Bella, non c’è nessuno, siamo solo io e te qui. Puoi togliere la maschera, puoi fidarti di me.
Gli occhi nerissimi di Bellatrix scrutano a fondo quelli grigi di Sirius, come a voler trovare una qualche traccia di menzogna, ma tutto ciò che vede è una sincerità disarmante e una determinazione ardente.
Bellatrix si rilassa, lui la sente, ma lo stesso non lascia la presa sul suo polso. Gli si fa più vicina, lui la stringe ancora di più.

-Perché? – gli chiede lei. – Perché dovrei fidarmi? Perché credi che io sia diversa? Non mi disprezzi come il resto della famiglia, Sirius? E allora perché?
Le sue domande hanno qualcosa di disperato, e a Sirius non sfugge che lei lo ha chiamato per nome, per la prima volta. Il suo stomaco sussulta per la sorpresa e la gioia. Le sue dita si muovono senza che lui impartisca alcun ordine verso la guancia bagnata di Bellatrix e l’accarezza lentamente, come se temesse di mandarla in pezzi alla minima pressione...
-Perché tu non sei come loro, e io non ti disprezzo, Bella. Sono anni che sogno di dirtelo, dirti che ogni volta che tua madre ti umilia vorrei cruciarla fino a ucciderla, ogni volta che piangi vorrei poterti consolare, ogni volta che ridi vorrei essere io la causa della tua gioia, quando parli ad un ragazzo mi sembra di impazzire dalla gelosia, e quando ti provoco è solo perché ho bisogno di te, perché farei di tutto per un tuo solo sguardo. Perché ti amo, Bella, nonostante tutto quello che c’è contro di noi.
L’incredulità di Bellatrix fa tenerezza, e quando dolcemente la bacia, Sirius pensa che al mondo non esiste nulla di più bello e indifeso di lei. Si scosta subito, guardandola in faccia, per constatare quale sia la sua reazione, ma dopo un primo momento di immobilità Bellatrix si riprende completamente e si avventa su di lui, le braccia al collo, mentre lui la tiene per i fianchi così saldamente che Bellatrix si sente, per una volta, protetta. Le labbra si scontrano passionalmente, e lei lo bacia con un impeto tale da farlo indietreggiare fino a sbattere contro la fila di vasi poggiati sul tavolo dietro di lui. Sirius sorride sulle sua labbra: rieccola, la sua Bellatrix.
E quando quel bacio, che di casto non ha più nulla, si esaurisce, poiché entrambi sono a corto d’aria, Sirius poggia la sua fronte contro quella di Bellatrix, sorridendo apertamente, così felice che gli sembra di poter volare senza l’ausilio di nessuna scopa. Sono entrambi incuranti del pericolo di essere scoperti, perché quegli attimi di intensa felicità valgono ben più del rischio. 
Ad un tratto Sirius sente qualcosa pungergli la schiena: si volta e si accorge di avere delle meravigliose rose nere dietro di sé. Sirius sorride ad un’ironia che Bella non può capire. Coglie una rosa, continuando a sorridere, e la porge alla sua Bella, che sorride timidamente. Non sa che dire, è disarmata da quell’inaspettata felicità e da tutta quella dolcezza, quell’amore che non le sono mai stati dimostrati da altri.
-Io ho sempre pensato a te come ad una rosa, Bellatrix. Una bellissima, fragile, rara rosa nera, che per difendersi dal mondo esterno si ammanta di spine.
Bellatrix arrossisce. E’ così strano… nessuno avrebbe mai osato rivolgerle parole del genere, ne è sicura, e Sirius è l’ultima persona da cui se le sarebbe aspettate.
Tiene gli occhi bassi sulla rosa, accarezzando i bordi dei petali con le dita dalle unghie smaltate di nero. L’altra mano indugia sulle spine, quelle spine che  difendono lei stessa e che Sirius ha avuto il coraggio di affrontare. Per lei.

-E’ strano che proprio tu fra tutti abbia capito…
-Io e te siamo simili, Bella. Ci siamo sempre fatti la guerra, ma la verità è che io e te ci somigliamo, siamo l’uno lo specchio dell’altra. Siamo entrambi i maggiori fra i nostri fratelli e i nostri genitori pretendono tutto da noi, e ne sono delusi… ma nessuno di loro riesce a vedere quanto valiamo. 
La realtà di quelle parole riporta Bellatrix alla sua iniziale malinconia.
-Siamo soli, io e te – constata.
-Ma adesso abbiamo l’un l’altra – le dice, stringendola a sé. Le fa posare il capo sul suo petto e le accarezza dolcemente i capelli. – Non sarai più sola, Bellatrix, te lo prometto.
-Ma non possiamo farci vedere insieme, tu… non potrai esserci quando io avrò bisogno di te – dice Bella, stringendo fra le mani la maglia di Sirius, come a volersi aggrappare a lui.
-Io non ti lascerò mai davvero sola, anche se non potrò starti vicino. Quando sarai triste e nessuno lo saprà, quando il tuo cuore sarà ghiacciato e ti sembrerà che stia per spezzarsi, io lo capirò, lo saprò sempre, Bella. Quando succederà ti manderò delle rose nere, e sarà come se io ti stessi abbracciando, proprio come adesso. 
Bellatrix alza lo sguardo su Sirius, occhi neri negli occhi grigi, e sorride, commossa, sorride di un sorriso così felice e luminoso che Sirius per qualche attimo rimane abbagliato e sa che quel momento non lo dimenticherà mai più.
Far away we wait for each other 
I'm still on the road to nowhere 

Da quel momento Sirius e Bellatrix hanno iniziato a frequentarsi segretamente. Il cambiamento fra loro è impercettibile, ma c’è: gravitano l’uno attorno all’altra, continuano a discutere, a provocarsi, e a volte l’elettricità fra loro è quasi palpabile. Tutta la tensione accumulata durante quei litigi la sfogano rotolandosi fra le lenzuola, ed entrambi hanno sviluppato una dipendenza dal corpo dell’altro.
A Hogwarts tutto diventa più difficile: gli amici che fanno domande e che non li lasciano quasi mai da soli, i professori che girano per il castello, le lezioni diverse, le battaglie fra Case, Gazza e Pix che gareggiano per mettere nei guai gli studenti, i dormitori diversi in cui non è possibile incontrarsi… fortunatamente Sirius può contare su amici impareggiabili quali sono James  e Remus [3] : non ha rivelato nulla di lui e Bella a loro due, le ha giurato che avrebbe mantenuto il segreto – così come lei ha fatto con le sue amate sorelle – ma ha detto loro che ha bisogno d’aiuto per qualcosa che gli sta a cuore ma di cui non può parlare, e loro hanno semplicemente accettato, e si sono prodigati per aiutarlo. Remus nella sua carica di Prefetto lo copre ogni volta che può, e James gli presta regolarmente il suo Mantello e la Mappa del Malandrino per le sue scappate notturne. 
Tutto ciò è terribilmente romantico e rischioso e, per questo, terribilmente eccitante: si incontrano di notte, segretamente, mentre il resto della scuola dorme e il castello è quasi tutto per loro. Li fa sentire potenti e ancora più legati, come se fossero padroni di un mondo che appartiene solo a loro. Si amano nei luoghi più impensati, dove non ci sono quadri che possano sorprenderli, o nei passaggi più segreti, di cui nessuno conosce l’esistenza, celati anche all’onnipresente Pix il Poltergeist. Dormono insieme, abbracciati nel cumulo di vestiti che sono stati tolti di dosso in fretta e in furia, all’alba lui l’accompagna al suo dormitorio sotto il Mantello e la saluta a lungo, baciandola intensamente. In questo modo passano due anni, in cui le vacanze di Sirius alla residenza estiva dei Black diventano i momenti più attesi e felici. I litigi non sono mancati fra loro, ma ne sono sempre usciti. Bellatrix in quei due anni ha ricevuto decine di mazzi di rose nere, uno per ogni volta in cui è stata triste o le sembrava di scoppiare dalla rabbia, e Sirius l’ha sempre capito, l’ha sempre saputo. Anche Sirius ha avuto i suoi momenti di sconforto, ma lei è sempre riuscita a risollevarlo.
Stavolta però è diverso. Sirius sta affrontando l’ennesima lite fra lui e i suoi genitori, ma questa è la goccia che fatto traboccare il vaso. Regulus si è unito ai Mangiamorte, e lui ne è rimasto disgustato. Ha sempre saputo che suo fratello è diverso da lui, più vicino agli ideali purosangue Black di lui, ma non avrebbe mai immaginato fino a questo punto. Un fratello Mangiamorte. Un fratello che sarebbe diventato un assassino, un torturatore, un leccapiedi di uno squilibrato con l’ossessione del sangue puro. E con quale gioia i suoi genitori hanno accolto la notizia! Così orgogliosi del loro piccolo eroe che ha fatto ciò che loro non hanno mai avuto il coraggio di fare – prendere una parte, schierarsi nettamente – , che ha fatto un passo decisivo verso la purificazione, che ha tenuto alto l’onore della famiglia, già fin troppo compresso da lui, il fratello maggiore Grifondoro. La casa ormai risuona delle lodi di Walburga e Orion per il piccolo Regulus, che sembra godersi appieno quei momenti di gloria. Forse, riflette per un attimo Sirius, forse è anche colpa sua: Regulus ha dovuto vivere per anni sotto l’ombra di Sirius, a Hogwarts, e finalmente ha trovato qualcosa in cui è migliore del fratello, in cui può superarlo. Ma poi manda al diavolo quel pensiero: lì non si tratta più di diatribe tra fratelli, è qualcosa di più grande, più grande di tutti loro. Se Regulus non riesce a capirlo, allora è uno stupido e non vale neanche la pena pensarci oltre.
E’ solo questione di tempo, Sirius lo sa, prima che i suoi genitori costringano anche lui a piegarsi, a comportarsi come un degno Black. Pretenderanno che egli ripari ai suoi errori passati, che si decidi a onorare la sua famiglia e il nome che porta. Forse pretenderanno che sposi qualche nobile purosangue. Il suo pensiero corre inevitabilmente a Bellatrix. Ci ha pensato, qualche volta, a loro due e ad un possibile matrimonio, a come i loro genitori avrebbero reagito. Forse sarebbero stati contrari, forse ne sarebbero stati felici… del resto, i suoi stessi genitori si sono sposati pur essendo cugini di secondo grado. La loro unione avrebbe preservato il sangue puro dei Black, ma il ribelle traditore e l’erede perfetta avrebbero fatto scalpore in famiglia. Forse avrebbero pensato che con Bella lui avrebbe messo la testa a posto, che sarebbe diventato il figlio che non è mai stato, ma in realtà sarebbe stato lui a portare lei sulla retta via… se si sarebbero sposati lei sarebbe stata con lui nella perenne guerra contro la sua famiglia. Ci pensa spesso, e prima sarebbe stato disposto ad allontanarla dalla sua famiglia.
Adesso tutto è cambiato. Voldemort vorrà anche lui dalla sua parte, lo sa. Non si accontenterà del piccolo e insignificante Regulus, vorrà Sirius, che è migliore sotto tutti i punti di vista. E’ più grande, più bello, più coraggioso, più abile, più fedele. E’ solo questione di tempo prima che Regulus provi a tirarlo dalla sua parte, sostenuto dai suoi genitori. E lui non potrà opporsi e continuare a vivere nella stessa casa, perché allora avrà preso uno schieramento e sarà considerato come tutti quelli che si oppongono a Voldemort. E’ giunto, infine, il momento di crescere e prendere parte in quella guerra, scegliere il Bene o il Male, e lui ha scelto il Bene. Lo ha sempre fatto.
Deve andarsene via. Scappare di casa. La situazione è diventata insostenibile, e comunque prima o poi i suoi lo disconosceranno. Preferisce anticiparli e mandare all’aria i loro piani per l’ennesima volta. Forse l’ultima.
Solo un pensiero lo trattiene: Bellatrix. La ama e non vuole lasciarla, ma sa che non può chiederle di abbandonare la sua famiglia per lui. Bellatrix Black non avrebbe mai vissuto come una reietta per lui.
La decisione dunque è già presa.
Kiss yourself for me in the mirror 
Tie a black rose into your hair

L’addio è straziante per entrambi. 
Sirius voleva parlarle di persona, all’inizio, ma poi ha deciso che non ce l’avrebbe fatta e le ha scritto una lettera. Il leggendario coraggio Grifondoro è venuto meno davanti alla prova più difficile della sua vita. Ha scritto tutto, i motivi per cui non può rimanere e quelli per cui avrebbe voluto farlo, che iniziano e finiscono con lei. 
“Datti un bacio allo specchio per me, e mettiti una rosa nera fra i capelli. Sarà come se fossi presente”.
No, non lo sarà, ma è tutto quello che può fare.
La notte della sua fuga lascia la lettera sul comodino di Bella e si ripete che deve andarsene, ma si attarda lo stesso a guardarla dormire. Nel sonno è così serena e innocente da sembrare un’altra persona.
A Sirius fa male il cuore se pensa che questa è l’ultima volta che la vedrà addormentata, che in futuro ci sarà qualcuno che prenderà il suo posto e potrà godere sempre della presenza di Bellatrix. Ma è così che deve andare, è giusto così.
Tuttavia non può resistere: deve accarezzarla un’ultima volta. Probabilmente dopo quella notte lei lo odierà, e lui penserà con nostalgia a com’era accarezzare la sua guancia morbida e rimpiangerà di non averlo fatto. La mano scivola leggera dalla tempia alla guancia, ma non abbastanza leggera da non svegliarla. Bellatrix apre gli occhi e lo riconosce subito. Sorride dolcemente, rassicurata. Pensa che lui sia andato a trovarla nel cuore della notte come ha fatto altre volte, ma capisce subito che non è così. L’espressione colpevole e raggelata di Sirius glielo fa capire, e il fatto che sia vestito di tutto punto, e che porti uno zaino in spalla.
Il sorriso si spegne rapido com’è nato. Sirius si volta per andarsene, ma lei lo chiama, e lui si ferma. Non può non fermarsi. Ma non può neanche fermarsi.

-Sirius.
Lui si volta, sapendo che non sarà facile.
Don't lose your faith 
Share another night 
With me

-Te ne stai andando.
Non era una domanda.
-Mi stai abbandonando? – questa volta lo è, perché lei non può davvero crederci. Non dopo quello che è successo fra loro, dopo quello che le ha detto, no… ma dentro di sé Bellatrix ha sempre saputo che sarebbe venuto quel momento. 
-Sai che non vorrei, Bella, ma non ho scelta…
-Ce l’hai – lo interrompe lei con le lacrime agli occhi – Hai una scelta: rimani qui. Sii il figlio che i tuoi genitori hanno sempre voluto. Rimani per me.
Lui esita, e  quell’esitare ha un che di doloroso. Quando lui la guarda negli occhi, Bella sa già la risposta.
-Mi dispiace, Bella. Non posso.
Non è abbastanza, Bella lo sa. Non è mai stata abbastanza per nessuno, adesso non lo è nemmeno per lui.
-Ti ho lasciato una lettera – dice Sirius indicando il comodino. Lei guarda, ormai sopraffatta dalle lacrime. E’ in uno stato di shock: sa cosa sta per succedere ma non vuole accettarlo. Fra le lacrime, riesce a scorgere una lettera e una rosa nera.
-Lo so che non servirà a nulla, ma… ti ho spiegato tutto. Io devo andare. Qui non posso sopravvivere.
-E io? – chiede  a bassa voce lei. – Io posso sopravvivere senza di te?
-Ce la farai – la sua voce si spezza. – Tu andrai avanti. La famiglia avrà la sua erede purosangue, ti starà vicina. E’ quello che hai sempre voluto. Tu… ce la farai.
Sirius si volta, deciso ad andarsene. E’ davanti alla porta quando sente il sussurro. 
-Sirius… ti prego…
Bellatrix Black, che non ha mai supplicato nessuno in vita sua, adesso sta supplicando lui. Questo è l’ultimo colpo inferto al cuore già sanguinante di Sirius, ma non basta. Ha deciso. Ignorare quella preghiera gli costa tutta la forza che ha in sé, ma lo fa.
-Addio Bella. Ti amo.
Ed esce. Dalla sua stanza, dalla sua vita. Per sempre.

 
When you're sad and no one knows it 
I'll send you black roses 
When your heart's dark and frozen 
I'll send you black roses 
Ten Black roses

 
I giorni seguenti sono un vero e proprio inferno in casa Black. Lo scandalo non è ancora di dominio pubblico, ma lo sarà presto.
Quando Walburga ha letto la lettera che Sirius ha lasciato a lei e a suo padre ha iniziato a urlare come una matta i suoi insulti verso il figlio che ormai non può più sentirla e lei con suo marito e il piccolo Regulus hanno fatto tempestivamente ritorno a Grimmauld Place per eliminare ogni traccia dell’esistenza del primogenito Black. La prima cosa che Walburga ha fatto non appena entrata in casa è stata precipitarsi sull’arazzo di casa Black nel salotto e cancellare il ritratto di Sirius da esso. Vi si è avventata con ferocia, la bacchetta che sprizzava scintille. Da quel momento Sirius non è più un membro della famiglia Black. E’ un esule, un rinnegato, e quando Regulus lo rivedrà a Hogwarts non lo dovrà salutare, non dovrà neanche guardarlo in faccia. 
In tutto questo, la villa estiva dei Black è teatro del dolore di Bellatrix.
I primi giorni non riesce neanche a parlare, il dolore è così forte da toglierle il fiato. Si sente come vittima di un incubo, convinta che si sveglierà da un  momento all’altro, ma non si sveglia mai. Ogni cosa che succede intorno a lei è come lontana, distante. A volte la consapevolezza di quel che è accaduto la colpisce forte al petto, lasciandola senza fiato, ma poi va via lasciandola confusa e smarrita. Le sue notti sono segnate da pianti soffocati e incubi in cui è sola, sempre sola. Nessun mostro da affrontare né pericoli che incombono  su di lei, solo la solitudine che la circonda. E svegliandosi la situazione non cambia. Perché la luce l’ha abbandonata.
Tutto questo non passa inosservato agli occhi della famiglia. Druella e Cygnus parlano con Walburga e Orion di quanto Bella sia disperata per quell’affronto, perché ora ha un traditore in famiglia e il suo onore è macchiato come quello di tutti; sua nonna Irma è convinta che quel dolore sia dovuto alla sua estrema sensibilità e al suo profondo attaccamento ai valori della famiglia; suo zio Alphard, lo zio preferito di Sirius, è soddisfatto dallo scompiglio in cui è precipitata la famiglia e felice che il suo nipote prediletto sia scappato da quella gabbia di matti, cosa che lui non ha mai avuto il coraggio di fare. 
Le sue sorelle però intuiscono la verità: conoscono troppo bene Bella per non capire che lei soffre per amore. Né Andromeda né Narcissa chiedono conferma a Bellatrix, non hanno bisogno di parole. Si stringono semplicemente attorno a lei, cercando di riportarla indietro dal suo isolamento mentale con il loro affetto, ma Bellatrix ha ormai attraversato il punto di non ritorno. Qualcosa fra lei e le sue sorelle si è spezzato, come dentro di sé qualcosa si è rotto, per non poter essere riparato mai più. 
Ma Bellatrix è una guerriera, e andare avanti anche quando tutto attorno a lei sembra volerla soffocare è quello che sa fare meglio. Non ritorna più indietro, no. Va avanti con nuove forze, che la rendono una Bellatrix diversa. Ritorna in battaglia, più determinata, fredda e crudele di prima. Dentro di sé non c’è più spazio per l’amore, la tenerezza, il dolore o la tristezza. Solo la rabbia regna. La rabbia e l’odio. Andromeda e Narcissa fanno fatica a riconoscerla, perché capiscono che Bellatrix è cambiata e non tornerà mai più la stessa. La loro sorella non c’è più. Anche il suo affetto per loro è stato indebolito da quell’odio che la tiene in piedi. Bellatrix affronta il mondo con aggressività e crudeltà. Druella non ha più motivi per lamentarsi di lei, perché finalmente Bellatrix si comporta come l’erede Black che lei ha sempre voluto. I valori della famiglia sono diventati i suoi valori più sacri, quello che i suoi genitori le dicono di fare lei lo fa, perché l’onore della famiglia deve essere riparato, perché il sangue puro deve regnare sovrano. E perché è come se lei avesse iniziato una guerra contro tutto quello che Sirius è e per cui combatte. “Guardami”, pensa, rivolta a lui.“Guarda cosa hai creato. Sei soddisfatto, traditore?”.
Detesta tutti quelli come lui, traditori del loro sangue, o gli ibridi dal sangue sporco, come quel suo amico Lupin, o i nati Babbani, come la Evans. Odia tutti quelli come loro perché le ricordano lui, perché lui ha scelto loro al posto di lei.
E Bellatrix non dimenticherà mai. Non perdonerà mai.

 
Life is like a boat in the bottle 
Try to sail, you can't with no air

Quando finalmente gli sguardi di Sirius e Bellatrix si incrociano, a Hogwarts, le sostiene il suo, fiera. Vuole che veda il fuoco nei suoi occhi, e  l’odio. Vuole che lui sappia che quel fuoco è colpa sua, che chiunque lei farà soffrire sarà in realtà una sua vittima; vuole che si senta in colpa, se non per quel che ha fatto a lei, visto che di lei non gli importa niente, almeno per quello che succederà a coloro ai quali lui tiene tanto.
“Preparati, Black. Ho giurato di vendicarmi, e lo farò”.
Il cuore di Sirius continua a sanguinare, giorno dopo giorno, vedendo come si è ridotta. Non è più lei. E’ crudele, spietata, cattiva. Per la prima volta in vita sua, Sirius capisce cosa è la paura, e lo capisce guardandola negli occhi. Tutta la dolcezza che lui ha conosciuto, e l’amore, sono spariti, come se non fossero mai esistiti. “Cosa hai fatto, Bella?”.


E’ gennaio quando Bellatrix scaglia la sua prima Maledizione Cruciatus. 
Si è formata una specie di congrega fra i Serpeverde più grandi, come una setta segreta: coloro che ne fanno parte sono dei Mangiamorte, o aspirano a diventarlo. Tutti sanno che è meglio stare alla larga da loro, anche se nessuno sa precisamente cosa facciano, ma sono cose terribili. Non si sa chi siano le loro vittime, perché nessuno parla. Gli insegnanti non possono fare nulla senza nomi, senza denunce.
Bellatrix è entrata in questo gruppo da settembre, e da subito ha dimostrato la propria abilità e la propria crudeltà, guadagnandosi rispetto. Pur essendo crudeli, tutti i membri si sono sempre mantenuti entro certi limiti. Lei no. Solo lei ha il coraggio di osare, e infatti è stata la prima a cruciare una delle loro vittime. Un Tassorosso del quarto anno che ha osato sfidarla, e ora sta pagando amaramente la sua insolenza. 
Nel momento in cui scaglia la maledizione, Bellatrix sente una meravigliosa sensazione di potere e benessere pervaderla, e si sente invincibile. Gode selvaggiamente nel vedere quell’insignificante essere contorcersi in preda al dolore e urlare, urlare fino a perdere la voce. Non ha parole per descrivere quello che sente. E’ meraviglioso. Perché lei ha provato ildolore sulla sua pelle, sul suo cuore, e ora è lei ad infliggerlo. E’ lei che conduce il gioco, ora.
La faccia di Sirius si sostituisce a quello della vittima nella sua mente, e un ghigno ancora più crudele si fa strada sul suo volto. Lei è potente, invincibile, e arriverà il giorno in cui gliela farà pagare, dovesse attendere tutta la vita.
I due amanti Black ora sono due nemici. Il momento dello scontro arriverà: Sirius ucciderà Bellatrix o Bellatrix ucciderà lui. L’uno non può vivere se l’altro sopravvive [4].

 
Day by day it only gets harder 
Try to scream but nobody cares

Voleva che facesse di meglio? E allora Bellatrix avrebbe fatto di meglio. In quel secondo eterno la sua decisione vibrò nell’aria: avrebbe avuto la sua vendetta. Dopo quasi sedici anni finalmente avrebbe potuto purificare il sangue Black, avrebbe potuto riparare al torto subito. Gli avrebbe mostrato, finalmente, cosa era diventata. Gli avrebbe mostrato la sua forza.
Tutto sembrò rimanere immobile prima del fatidico momento in cui Bellatrix scagliò l’Anatema Che Uccide. Tutto sembrò congelato nel momento in cui l’Anatema colpì Sirius, la consapevolezza della morte imminente sul suo volto, gli angoli della bocca ancora sollevati a ridere di lei. E lui cadde oltre il velo, pensando a tutto quello che  non aveva potuto fare. Aveva abbandonato Harry, rompendo la promessa fatta a James e Lily di proteggerlo e stargli vicino, e non avrebbe mai potuto vedere la vittoria dell’Ordine della Fenice su Voldemort. Era morto da colpevole, accusato da tutto il mondo magico di essere ciò contro cui aveva sempre lottato, ma soprattutto era morto senza poter dare un ultimo bacio a Bellatrix.
Nel momento in cui il corpo di Sirius sparì oltre il velo, per Bellatrix fu come impazzire di nuovo. 
Tutte le immagini di loro due insieme, da ragazzi, le inondarono il cervello e per un momento il suo cuore sembrò esplodere per il dolore. Che cosa hai fatto, Bellatrix?, si chiese, disperata. Ma fu solo un momento. La pazzia aveva ormai devastato la sua mente, e lei era assurdamente felice. La risposta alla sua domanda salì spontanea alle sue labbra. “Ho ucciso Sirius Black”. La consapevolezza crebbe piano dentro di sé, e Bellatrix scoppiò in una risata folle. La sua vendetta era compiuta, il traditore Black era morto, ed ora sarebbe toccato a quella traditrice di sua sorella Andromeda e alla Mezzosangue sua figlia.
Sirius Black era morto. Il traditore era morto. Il suo primo, unico, vero amore era morto. E Bellatrix continuò a cantilenare “Ho ucciso Sirius Black” perché di nuovo, come quando lui l’aveva lasciata, qualcosa dentro di lei si era spezzato. Perché lui l’aveva lasciata di nuovo, ma stavolta per sempre.
Ma, una volta tornata nella sua fredda e buia casa, svanita l’euforia che l’aveva colta nell’Ufficio Misteri, Bellatrix era spenta e vuota. Scioccata, perché dopo aver ucciso Sirius si sentiva senza forze, vuota e disorientata, come se non sapesse più dove si trovava né cosa doveva fare. Aveva basato la sua vita sul suo odio per il cugino, sul suo desiderio di vendetta, e una volta compiuta questa era crollato tutto. Ma sapeva che sarebbe bastato qualche bicchiere e una notte di sonno per dimenticare quella sensazione, e allora sarebbe tornata a servire il suo Signore con la fedeltà di sempre.
Ignorò Rodolphus dietro di sé e si diresse verso la sua camera, col desiderio di rimanere sola. Appena fu entrata, nonostante la camera fosse buia, capì subito che c’era qualcosa che non andava, qualcosa fuori posto. E in pochi secondi capì cos’era: era quel profumo dolce e intenso che non sentiva da… da quanto? Quasi sedici anni.
Bellatrix accese la sua bacchetta, quasi con paura di trovare davvero ciò che pensava. Tutto era disordinato e semidistrutto come lei l’aveva lasciato, ma di fronte a lei, sulla scrivania, un mazzo di dieci rose nere dominava l’ambiente con la sua perfezione. 
Bellatrix sentì qualcosa incrinarsi piano dentro di lei, e si avvicinò con riluttanza alle rose, che sembravano sfidarla a fare un altro passo. Non poteva crederci, non poteva essere vero, quelle rose non potevano essere lì. Lei l’aveva ucciso. Doveva trattarsi di un sogno, di un qualche assurdo incubo, ma il loro profumo era fin troppo reale. La sua mano tremò mentre sfiorava i petali. Sì, Bellatrix Lestrange aveva paura.
La sua mano toccò qualcosa di liscio. Una lettera. La portò alla luce della bacchetta ed ebbe un tremito. Aveva riconosciuto la grafia: era la sua.

E’ passato molto tempo da quando ti chiamavo “cara Bellatrix”. Riconosco che dopo quello che ho fatto non ho più alcun diritto di parlarti, scriverti o provare a consolarti, tuttavia se stai leggendo questo messaggio vuol dire che sono morto, e questa è l’unica occasione che ho. 
Ho stregato il gufo in modo che ti consegnasse le rose se fossi morto, l’ho fatto appena ho saputo dell’incursione al Ministero, sapendo che avrei potuto non fare ritorno a casa. Sapendo che avresti potuto essere tu a uccidermi. Come vedi, anche ora, in situazione di gravissimo pericolo per l’Ordine e soprattutto per Harry, il mio primo pensiero va a te. Perché so che se morirò, nonostante tutto quello che è successo e che sei diventata, anche se sarai tu stessa a uccidermi, ne sarai addolorata, ne soffrirai, e la cosa che ho sempre odiato di più è sapere che stai soffrendo. Il mio scopo, la mia missione è sempre stata quella di alleviare il tuo dolore, ricordi? “Quando sarai triste e nessuno lo saprà, quando il tuo cuore sarà ghiacciato e ti sembrerà che stia per spezzarsi, io lo capirò, lo saprò sempre, Bella. Quando succederà ti manderò delle rose nere, e sarà come se io ti stessi abbracciando”. Anche adesso, come allora, nessuno sa che sei mortalmente triste. Adesso, più di allora, il tuo cuore è oscuro e ghiacciato. Anche adesso, come allora, ti mando dieci rose nere, per ricordarti che io sono con te sempre. E ti ripeto ancora che in te c’è molto di più della Mangiamorte che sei diventata. Riconosco che è stata colpa mia, per averti abbandonata, ma volevo fare solo ciò che era meglio per te. Credevo con quella scelta di regalarti il futuro luminoso che avevi sempre sognato, e invece non ti ho portato altro che oscurità. Ti ho condannata ad una vita infelice di pazzia e crudeltà, ti ho portato via l’amore, e forse è giusto che io paghi con la mia vita. 
So che Bellatrix Lestrange non perdona, ma io ti chiedo lo stesso di perdonarmi, sperando che dentro di te ci sia ancora qualcosa di Bellatrix Black, la ragazza che mi ha amato,  e forse non ha smesso di farlo. Perdonami, Bella.
Io continuo a credere in te, continuo a sperare che un giorno potrò dirti tutto questo di persona, ma se ciò non dovesse accadere, questo è il mio addio. C’è sempre una scelta, sei ancora in tempo per farla. Io so che c’è del buono in te, l’ho visto, l’ho conosciuto, e voglio pensare che non sia morto.
Ti amo, Bellatrix. Ti ho sempre amata e non smetterò mai di farlo.
Sirius

Le mani di Bellatrix tremavano tanto che lasciò cadere la bacchetta. Al termine della lettura il suo corpo era interamente scosso dalle convulsioni, da tremiti violenti, nel tentativo di controllarsi, di non esplodere, di non cadere a pezzi, ma i suoi occhi rimasero asciutti. Aveva pianto tutte le sue lacrime da ragazza, per Sirius. Nel suo corpo non c’era più niente che desiderasse piangerlo.
Il suo cuore era in balia di correnti contrarie e di tempeste; il suo cuore era terra di conquista di rabbia, tristezza, dolore, tenerezza, odio… amore
Forse, dopo tutto quel tempo, ancora non era riuscita a scacciare dal suo cuore quel sentimento insulso, ma Sirius si sbagliava se credeva che c’era ancora qualcosa che potesse essere salvato in lei. Forse neanche con la morte quel bastardo traditore l’aveva liberata dalla sua morsa, ma in Bellatrix Lestrange di buono non era rimasto più nulla.
***
<< Tu... non... toccherai... mai... più... i... nostri... figli! >> urlò la signora Weasley.
Bellatrix rise, la stessa risata esaltata di suo cugino Sirius prima di cadere oltre il velo, e Harry seppe in anticipo che cosa stava per succedere.
La maledizione di Molly passò sotto il braccio teso di Bellatrix e la colpì in pieno petto, al cuore. 
Il sorriso maligno di Bellatrix si congelò, i suoi occhi si dilatarono: per una frazione di secondo capì che cos'era successo, poi cadde [5].
Assurda ironia, quella del destino. Lei, l'assassina di Sirius Black, era stata uccisa proprio come era stato ucciso lui. In quella frazione di secondo che precedette la sua morte, Bellatrix rivisse in un lampo di immagini e pensieri tutta la sua vita, e per un fugace attimo capì che aveva sbagliato tutto.
Bellatrix Lestrange abbandonò la vita con negli occhi l'immagine di suo cugino Sirius che cadeva oltre il velo, e con nella mente una frase che non avrebbe mai lasciato la sua bocca.
Ti amo ancora.

When you're sad, and no one knows it 
I'll send you black roses 
When your heart's dark and frozen 
I'll send you black roses 
Ten Black Roses



[1] frase citata letteralmente da Harry Potter e l'Ordine della Fenice 
[2] Sirius e Bellatrix si passano nei romanzi una decina d'anni circa, ma ho ritenuto migliore in questa OS renderli coetanei
[3] non ho incluso Peter Minus per il suo essere un traditore, ma soprattutto perché non avrebbe avuto alcuna utilità per Sirius e Bellatrix, al contrario di James e Remus
[4] profezia su Harry e Voldemort, citata letteralmente
[5] pezzo citato letteralmente da Harry Potter e i Doni della Morte 

Angolo Autrice: Sono terribilmente agitata... questa è la prima storia che pubblico nel fandom di Harry Potter, sebbene ne sia innamorata da anni. Ho deciso di esordire con una OS sul mio OTP, ovvero Sirius e Bellatrix, ma questa storia è cambiata moltissimo da quando l'ho ideata a quando l'ho messa per iscritto. In origine doveva essere una cosa corta, poi è cresciuta a dismisura, tanto che non sapevo più se avrebbe mai visto la luce. L'idea mi è venuta ascoltando la canzone Ten Black Roses in pullman, ma riconosco che ciò che è venuto fuori si discosta un po' dall'idea originale... non sono riuscita ad esprimere al meglio tutto quello che volevo, ma spero che il risultato sia comunque decente.
Un paio di note tecniche: non ho messo l'avvertimento Incest in quanto una relazione fra cugini non è considerata incestuosa (addirittura in passato ci si sposava, fra cugini!), e per quanto riguarda l'avvertimento OOC non l'ho messo con la speranza di non essere andata davvero fuori dai personaggi... a questo proposito, però, a voi l'ardua sentenza: dovrei metterlo o no? Sono riuscita a mantenere bene i caratteri di Sirius e Bella o no? 
Detto questo, vi ringrazio per essere passati da qui e ancora di più se mi lascerete una recensione :)
Ciao!
   
 
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