Thor scosse la testa. “Non lo so! NON LO SO!”, urlò, disperato, strattonando le catene che gli bloccavano le braccia sopra la testa.
Ed era vero, Thor non lo sapeva. Non sapeva molte cose: come avessero fatto i Chitauri a intercettare lui e Loki durante il viaggio di ritorno verso Asgard; come avessero fatto a riportarli sulla Terra e dove Loki avesse spedito il Tesseract stesso.
Non l’aveva detto, nonostante le percosse, nonostante le torture, nonostante…
Thor non voleva neanche pensarci. “Vi prego, lasciatelo stare… basta!”, gemette in un singhiozzo roco.
Questa storia partecipa al contest: Colors of the Rainbow della pagina FacebookThe Rainbow side of Marvel.
Non è presente una scena erotica incestuosa

“Buon compleanno Sherlock!”
“ Non è il mio compleanno!”
“ Lo so che non è il tuo compleanno…”
“ Non è il mio compleanno…”
“ Lo so che non è il tuo compleanno, ma se riesci a non interrompermi ti spiego. Ti ricordi l’altro giorno quando parlavamo di regali e…”
“ Non è il mio compleanno, sono nato a Gennaio…”
Di bambini con macchine da scrivere, respiri vicini durante la notte, regali di compleanno quando non è il tuo compleanno dal tuo coinquilino e api su un tetto.

Da bambino pensava che essere un supereroe fosse una ficata.
Bhè, forse non la pensava proprio in questi termini, perché era parecchio difficile che un bambino di sei anni conoscesse la parola fico e relative varianti.
Quindi, se non proprio una ficata, da bambino Peter pensava che essere un supereroe fosse la cosa più eccezionale del mondo.
Era bello, era fantastico, era un mondo inesplorato in cui lui non vedeva l’ora di potersi addentrare.
Non immaginava certo che il morso di un ragno avrebbe compromesso così tanto quei sogni di energumeni dalla faccia rubizza e l’aria arcigna che lui sconfiggeva con un pam! ed un pum! e un destro ben assestato al doppio mento.
Non c’era niente di fico negli occhi di Pops in quel momento, nulla di eccezionale nella mascella contratta di Daddy.
La maschera di Spandex Elastam scivolava, pesava sulle dita mentre Peter la rigirava tra le mani.
[Il figlio ha paura di deludere, là dove solo l'eroe potrebbe rendere fieri]
[Superfamily: Steve/Tony+Peter] [Hint!Peter/Gwen]

Loki era seduto a terra, immobile, statuario. Non fosse stato per i capelli e il cappotto viola scuro che Frigga gli aveva comprato la settimana prima – e che lui indossava solo perché gliel’aveva preso la mamma, non perché gli piacessero i colori da femmina, come invece insinuava Fandral – avrebbe potuto confondersi con la neve senza alcuna difficoltà.
Per l'ottava Notte Bianca di @maridichallenge.
[ Inglourious Basterds!universe || IronFrost ]

“Ti sei divertito oggi, eh, Ozy?”
L’oggetto della sua ira non fa una piega, anzi, continua a leggere delle carte dietro a quella fottuta scrivania. Il desiderio di premergli il sigaro acceso sulla fronte è una tentazione difficile da ignorare e potrebbe essere un ottimo pretesto per iniziare una sana rissa, ma proprio quando il pensiero si sta concretizzando nella sua testa finalmente Veidt si alza, abbandonando la lettura, per posare gli impassibili occhi azzurri su di lui.
“Ne abbiamo già parlato, Blake. Se le linee che sto adottando non sono di tuo gradimento, sei libero di lasciare i Crimebusters”.
Piccolo avvertimento: la storia contiene del linguaggio volgare, al fine di rendere al meglio il carattere del protagonista.
[ Questa storia ha partecipato al contest "La notte degli Oscar" ]
[ Questa storia si è classificata seconda al contest "A colpi di Lemon!" ]

“Smettila di guardarmi in quel modo!” John rise e Sherlock con lui, sommessamente nella luce soffusa della camera di Sherlock.
“Quale modo?”
“Quel modo.”
“Ti sto semplicemente guardando, Sherlock. Non è nulla di eclatante.”
“E’ inquietante e ambiguo.”
“Non lo trovi intrigante?” John rise di più, buttando un cuscino in faccia a Sherlock per poi rifilargli un bacio, labbra contro labbra. Sherlock lo fissò per un paio di secondi, sbattendo le sue lunghe ciglia nere.
“No, no, credo di trovarlo soltanto inquietante.” Quando tornò a casa, John fu soddisfatto di aver lasciato un livido sul braccio candido del suo migliore amico, come premio per quella sua uscita triste.

"“ Sono tuoi i sessantasette sms?”
Molti messaggi non dicono nulla in particolare, sono solamente lamenti di Sherlock per la stupidità di tutte le categorie umane esistenti ma quando li legge gli sembra che quei tre anni siano un po’ meno i tre anni in cui è stato abbandonato e un po’ di più i tre anni in cui è stato protetto."
Di sessantasette sms inviati, di maglioni orribili e dei momenti in cui rimani semplicemente a respirarti addosso.

Scritta per il p0rnfest indetto da Fanfic Italia.
John crede di conoscere i limiti affettivi di Sherlock, ma si sbaglia. E sbaglia anche sui suoi, finchè non è spinto a superarli.
Sherlock gli sorride sollevando appena un angolo della bocca. Gli piace lo sguardo liquido negli occhi di John, il modo in cui lo accarezza con tenerezza. Ha sempre amato la personalità di John, il suo cuore, il modo in cui ragiona, la pazienza con cui lo comprende.

«Che stai facendo?»
«Ti porto a letto.»
«Proposta indecente, dottor Watson» commentò con un sorrisetto malizioso. John roteò gli occhi, ma era arrossito.
«Io mica intendevo... Lascia stare.»

Solo un passo ancora.
La folla si divise per lasciarla passare, le fecero ala mentre avanzava senza più paura o anni o speranze infrante sulle spalle. Sorrise in attesa che gli occhi di Steve arrivassero a cercare i suoi, cancellando Manhattan e il ventunesimo secolo, la Seconda Guerra Mondiale e il ghiaccio che li aveva divisi.
Sarebbe stato tutto perfetto, sarebbe stato esattamente come il passato aveva impedito loro di essere.

[Past!Steve/Peggy] [Peggy/Steve] [Steve/Tony]

“Dimmelo!”
“Dirti cosa? È troppo tardi ormai, loro arriveranno e tu non potrai fare niente”
Fu un attimo.
Thor aumentò la pressione sul braccio di Loki.
Sentì le ossa spezzarsi come rami secchi sotto le sue dita.
Il dio dell’inganno urlò.
Un ritorno in patria.
Un confronto tra due fratelli destinati a prendere strade diverse.
Un re ed un mancato re.

"Così nessuno ride, nessuno accende la televisione e rimangono in silenzio a non dormire, a non fare incubi. E John pensa che “non dormire” con Sherlock è comunque meglio di molte altre cose.
“ John mi racconti una storia di pirati?” "
Di incubi, miti greci e dita nei capelli del tuo coinquilino.

Gilraen, la signora dei Dùnedain. Gilraen con il suo cuore di moglie e quello di madre.
I Valar le hanno riservato un grande compito: salvare la stirpe di Numenor, portare la speranza tra gli Uomini... Estel... Speranza...
Un ruolo importante, giocherà la sua storia nella salvezza della Terra di Mezzo. Una storia fatta d'amore ma anche di dolore, sentimento che ha dovuto conoscere troppo presto e con il quale dovrà convivire per il resto della sua vita.
Non la si vide più sorridere da quel giorno e nemmeno piangere. Il suo cuore s'inaridì.
Non c'era spazio per lo sconforto, la tristezza o qualsiasi altro tipo di sentimento.
Lei era la signora dei Dùnedain e come tale doveva comportarsi.

«Ne ho abbastanza, Stark!»
Tony è il fan numero uno dell'autodistruzione, ma persino la pazienza di Steve Rogers ha un limite.

Non potrà accadere mai più con quella intensità a nessuno dei due, perché un'unione così perfetta non poteva che generare rivali.
La perfezione si divide per replicarsi, e figlia staccando pezzi di se stessa.
Abbiamo avuto e avremo altre amanti, avremo figli, allievi, seguaci.
Avremo regni e famiglie allargate e ne ricorderemo in segreto l'origine.
L'unione di Adamo con Adamo in un paradiso artificiale.
Paradiso Passatempo, in attesa di creare ciascuno il proprio.
Il Passato, il Presente: un'altalena che oscilla tra due estremi di nome Erik Lensherr e Charles Xavier. Le confessioni e i rimpianti prima di iniziare una vita nuova. Il dolore e l'amore. La rabbia e una serenità che è solo una facciata dietro cui mascherare una profonda solitudine.