Nebbia, nebbia padana, bassolombardoemiliana./ Nebbia fosca che attosca il guardare, ah ma quanto di misteriosa meraviglia/ nella veglia di Santa Lucia, inietta il vedere!/ Nebbia duro muro del cielo, ma anche nebbia stelo del grande/ fiore della Valle che nella nebbia anela fuggire, nascondersi, mettersi al riparo/ dai veleni tossici e meccanici e tecnologici che l'ammorbano/ per via della ricchezza, dell'orgoglio e della dismisura dei suoi dimentichi e irriconoscenti valligiani./ Nebbia di quando avevo diciott'anni e me ne andavo /solitaria nella nebbia profumata di Antico Toscano - e speravo/ in mezzo a quelle erotiche avvolgenti garze di nebbia/ di intravedere magari l'Amore o la Bellezza/ definitiva o addirittura, nel nebbione, il Bene dei Dialoghi di Platone./ Oh nebbia primitiva e materna matrona/ nebbia che rintrona il passeggere automobilato come se a lato/ del fosso melmoso s'aprisse il velato abisso infinito e vorticoso/ d'un infernale paradiso./ Nebbia che sei minimale e metereologico / campo eliso dialettale, che sei ricordo e trapassato remoto / moto fantasmagorico dello spirito che non vedendo vede o allegorico tropo/ di contadina e fluente speranza : che torni dalla sua stagionale lontananza/ il frutto fradicio della fertilità./ Ah nebbia! Asperità della vita ricoperta/ ma all'erta se appena un fallo di luce ti attraversa/ a illuminare il buio corallo della realtà.