Urlava per la strada, sotto quella finestra non più illuminata. Urlava e piangeva. Urlava, piangeva e ringhiava, rivolgendo il suo sguardo, che sembrava spegnersi istante dopo istante sempre di più a quella finestra, come se qualcuno potesse effettivamente risponderlo o sentirlo. Voleva forse far pietà a qualcuno? Attirare l’attenzione di una persona in particolare?
L’unica cosa certa, era che per un momento ebbi quasi paura, non avevo mai visto qualcuno comportarsi così, specie se reputavo questo qualcuno una persona normale, senza alcun disagio o difetto: la perfezione. Avete presente quelle persone con una vita perfetta, una casa perfetta, una ragazza perfetta, una famiglia perfetta? Ecco, Kim Sungkyu era una di quelle.
Un ragazzo che avevo sempre ammirato e invidiato sia per le sue condizioni di vita, che per la sua rendita scolastica: sempre in cima alle classifiche d’istituto, ogni certamen che la scuola organizzava, sempre primo: un genio. Un meraviglioso e nobile genio, per il quale io, Nam Woohyun, ho covato per anni dei sentimenti. Sentimenti che così come potrebbero essere d’amore, potrebbero essere di compassione, odio, amicizia o non so cosa.