«Che cosa stai facendo, ragazzino? Entri nella mia testa, mi confondi con questi capelli. Non riesco più a essere lucido. Mi provochi, lo fai in continuazione. Giochi con il fuoco.» [...]
«Perché io Sonny? Che cosa te ne farai di queste briciole?»
«Non ci ho mai pensato.»
Sonny Jones ha diciassette anni, tanti ricci a proteggerlo come una coperta di Linus e un modo poco cerebrale di vivere la vita. Sonny sa chi è, chi vuole nella sua vita e quali parole scegliere per comunicare col mondo. In una calda sera d'estate, senza i suoi film in bianco e nero a tenerlo compagnia, incontra per la prima volta Jared. Il migliore amico di suo fratello. Quella persona rigida e disciplinata che si veste sempre di nero e con la pelle dorata. Occhi d'argento che scombussoleranno la vita di Sonny, scavando nel suo cuore, fino a creare la forma perfetta di un'anima. Fino a fargli conoscere l'amore.
Eppure non basta uno sguardo a cambiare un cuore, non è necessario lottare. Per amare si deve essere pronti. Jared sarà disposto a fermare la sua corsa, a gettare via ogni regola morale, a rischiare per Sonny?

Quando il passato prende il sopravvento, quando i dolori non riescono a farsi da parte e quando due mondi, apparentemente così diversi, si incrociano, sapete cosa accade?
Nasce una storia che rompe i muri, che va al di là dei soliti schemi e dei soliti sentimentalismi, una storia che spolvera l'adolescenza facendo emergere la dura realtà che spesso la caratterizza e che si nasconde sotto atteggiamenti aggressivi o fin troppo tranquilli. Due adolescenti, Gabriel e Seth, due modi di guardare la realtà, due modi di amare, due modi di vivere. Li ritroverete in queste pagine messi uno difronte all'altro, un mix di: competizione, sfida, odio, inconsapevolezza, paura, intrigo, passione.

«Soffriamo di un male incurabile tu ed io, siamo sempre stati troppo attenti, siamo cresciuti in fretta lasciando indietro i nostri coetanei. Ma crescere significa anche morire dentro. Significa solitudine e a questa nessuno è preparato, ma poi ti ci abitui e impari ad amare la tua compagnia perché sei la sola che riesce a capire i pensieri che ti passano per la testa. E poi detesti gli altri. E hai ragione, meglio picchiare, tagliare e urlare. Meglio tutto purché non sia l’impossibilità. Quella è la fine.»
«Come ti chiami?»
«Enea.»
«E dove sei stato fin ora Enea?»
«Mi ero perso.>>
[...]
Non avevo mai provato la sensazione di morire in modo così dolce, avevo sempre pensato alla morte come un punto scuro e definitivo nella vita.
Quella invece era la morte che ti faceva rinascere.
Enea.
Un eco che continua ancora oggi a risuonarmi nel cuore, quelle persone che non dimentichi mai, che passano nella tua vita lasciando segni profondi e incolmabili.