“Seguimi”, sussurra Brittany mentre la sua mano sinistra scivola in quella destra di Santana.

{Violet&Tate: ambientato in seguito al finale della prima stagione}
“Non dovresti passare il giorno di Natale da solo.”
La voce di Violet è bassa, appena un sussurro. Dolce e roca per via del tabacco, come l’aveva sempre ricordata. Tate solleva gli angoli della bocca in un pigro sorriso, abbassando gli occhi.
Sente i passi leggeri di Violet avvicinarsi un poco a lui, tentennanti. Attende che lui dica qualcosa.

{Le donne degli altri mi piacciono finché restano degli altri.}
“Quando Quinn aveva accettato la richiesta di Santana di passare la notte insieme, mai avrebbe immaginato che quel si, sussurrato quasi in preda all’ansia e alla smania improvvisa di poter riavere qualcuno a cui dormire accanto e con cui risvegliarsi al mattino, l’avrebbe sconvolta tanto. Mai avrebbe immaginato di desiderare così il tocco di Santana sulla propria pelle, il suo soffio caldo sulla schiena, il corpo caldo e ambrato della mora accostato al suo.”

Tu hai camminato sul mio cuore senza il più minimo rispetto.
L’hai calpestato, l’hai ridotto in polvere. E hai lasciato me, china, a raccoglierne le ceneri.
La cosa peggiore è che non posso odiarti. Non ci riesco, per quanto mi sforzi.
Perché nonostante tutto sei stata sincera con me. La bugiarda qui sono io.

Vi siete mai chiesti come Santana e Brittany abbiano trascorso la loro prima notte insieme?
Se solo le docce potessero parlare.
“Brittany le si avvicina, e Santana trattiene il fiato quando percepisce il suo respiro caldo sul collo.
La bionda è china su di lei, o meglio sulla sua valigia, e solleva i due pezzi di un completo color ciliegia composto da un reggiseno a balconcino decorato da fiocchi e ruches e da mutandine pressoché trasparenti. ‘Questo è sempre stato il mio preferito’, mormora Brittany nell’orecchio di Santana.
[…]
‘Magari potresti indossarlo per me’, fa Brittany alludendo al completo ciliegia.
La mora alza lo sguardo, incredula, per capire se davvero ha sentito quello che crede di aver sentito, e incontra i suoi occhi chiari.
Deglutisce.
‘Io non lo indosserei affatto, con te’, sussurra con voce bassa, forse troppo.
Perché ora l’atmosfera sembra persino più infuocata in quella stanza, troppo stretta per loro.”

{Katniss&Peeta: cosa accade dopo l’ultimo capitolo di Mockingjay}
“Incubi. Credevo di essere riuscita finalmente a sfuggirgli, nascondendomi negli abbracci di Peeta. Rifugiandomi nei suoi baci, nelle parole che sembra non essere mai stanco di sussurrare al mio orecchio fino a quando non è certo che io stia dormendo.
Forse mi ero semplicemente illusa di poter negare l’evidenza. Perché quando lui non c’è, la realtà è il peggiore dei miei incubi.”

[Moira&Elizabeth - Missing Moments: 1x09 The Black Dhalia]
Moira accorre ad aprire la porta ancor prima che Elizabeth riesca a bussare. Le rivolge uno sguardo languido, soffermandosi senza alcun senso del pudore sul suo petto fasciato da un abito nero troppo stretto. Elizabeth le rivolge uno sguardo confuso.
“C’è qualcosa che non va? Credevo che a Ben piacesse che si lasciasse spazio all’immaginazione.”
Moira sorride, e fa scivolare l’indice sulle scapole sporgenti di Elizabeth.
“Vediamo di tirarti fuori da questo vestito”, sussurra semplicemente.

[Missing Moments: Catching Fire]
“Peeta?”, domando. Il mio dito scorre sul suo torace. Quante altre volte ho posato le mani sul suo petto senza accorgermi di quello che vi era sotto? Senza sentire il suo battito, in sincronia col mio. Il suo respiro caldo sulla pelle, che mi solletica il braccio.
Alzo gli occhi per guardarlo. Non sono sorpresa nel costatare che lui mi stava già fissando.
“Sì?”, domanda in un sussurro.
“Se nessuno ci obbligasse a mettere in scena questa storia, tu mi ameresti comunque?”, chiedo.

“Credevo di averti detto di non avere bisogno del tuo aiuto.”
Eppure, nonostante tutto, non poteva tenere a freno l’impulso di prendersela con la persona che si era presentata alla sua porta. Seppure dentro di lei qualcosa gridava “Sono qui, ho solo bisogno di essere salvata!”, qualcos’altro la spingeva a rinnegare quel grido. E a stringersi in quella coperta intessuta di lacrime e dolore che lei stessa si era cucita addosso.
“Io credevo invece che tu fossi più forte, Santana.”
Quelle parole la colpirono nel profondo.
Le lacrime scesero a imperlarle le ciglia.
Più forte?
Come poteva, lei, essere forte, dopo tutto quello che aveva passato e stava ancora passando?
Come poteva tornare a sorridere, con la stessa spensieratezza, e forse persino la stessa malizia di un tempo, se l’unico motivo della sua felicità le era stato strappato via a forza?