[Post 4x10]
Jack Rackham è l'ultimo capitano, e nessuno mai se ne sarebbe lamentato.
Jack sa quello che fa, sa sempre quello che è meglio.
Anche quando in realtà bluffa, ed Anne lo aiuta a tenere assieme i pezzi di tutta una vita che altrimenti andrebbe a rotoli.

Jack Rackham voleva una cosa soltanto: essere ricordato.
Voleva che le persone, anni dopo la sua morte, generazioni dopo la sua morte, riconoscessero il suono del suo nome. Voleva si domandassero chi fosse stato davvero, quanto avesse combattuto, quanto della legenda che gli è sopravvissuta fosse vero.
Solo questo.
Solo un grande e grosso cartellone che reciti “Jack Rackham è stato qui” e null’altro.
Nulla.
Eccetto… Eccetto che questa è solo una grande e grossa bugia, che persone che non conoscerà conoscano il suo nome non è abbastanza proprio per nulla.

Vorrebbe vomitare. Buttar fuori il sangue e quell'odio che nemmeno gli si addice.
Fa marcire le persone, e non gli piace la gente marcia. Lo disgusta, ed ora è disgustato da sè stesso.
Perché gli fa male il petto, e vorrebbe solo affondare la lama nel ventre di quell'uomo -percepire la sua carne che si lacera, udire le sue grida mute, imbrattarsi le mani e gli indumenti del suo sangue-.
Spera che implori per la sua pietà ed il suo perdono, prima che il respiro gli muoia in gola e gli occhi morti appassiscano.

Io lo so, lei lo sa.
È così che funziona, e non si rassegna.
Alla fine lo farà, ma la fine non arriva.
Ed io ho il sangue nei polmoni, ed il nulla all'angolo degl'occhi.

Percival è orso e riccioli d'oro assieme, e questo non ha senso.
Un paradosso divertente.
Orso senza artigli, e riccioli d'oro senza riccioli.

Perché quello… quello era un bambino strano.
Non avrei mai pensato che potesse arrivare così in alto, nonostante lo sperassi.
Perché gli volevo bene, ma dovevo essere oggettivo.
Se mai fosse riuscito a conquistare l’armatura, non avrebbe retto al primo scontro.
Isaac invece era una scommessa vinta.
Aveva un temperamento simile a quello di Milo.
Coraggioso ed ostinato. Energico e giusto.

L'ho sempre trovato a dir poco snervante, il ticchettio della pioggia sull'asfalto. O sul prato. O su qualsiasi altra cosa.
È uno di quei suoni ritmatici e costanti, che si ripetono allo stesso modo fino allo sfinimento, che non puoi ignorare.
Non importa quanto flebile sia l'infrangersi di una singola goccia, non importa quanto sia delicato.
Quella miriade di insignificanti goccioline sa essere tremendamente assordante.
Come tanti sottilissimi aghi che tintinnano sul suolo rigido e che pungono la pelle.

Una storia veloce e senza impegno, nata più per divertimento che per altro.
Ricordate tutti la competizione di bellezza delle nostre fate, giusto?
Bene, eccole di nuovo intente in questa gara estenuante. Solo che questa volta non è solo per i soldi.
Quello che vogliono è lo sguardo degli occhi giusti.

Sottospecie di sequel della mia vecchia fanfic "Nightmare"
Dal testo:
“Akira?”
La chiama, notando ch,e con ogni probabilità, lei non si era accorta della sua presenza.
E la sente, lei. Si accorge che è lì. Eppure è come se non realizzasse immediatamente, concentrata nel dosare correttamente gli ingredienti necessari ai suoi dolcetti alla vaniglia. Ha bisogno che siano leggeri, i suoi pasti. O quell’ingordo del ragazzo finirebbe con lo star male, per l’enorme quantità di cibo che ingerisce. Lo sa bene, questo.
Emette un verso d’assenso, comunque, meccanicamente. Non presta realmente attenzione. Non si accorge nemmeno che la ragazzina le ha parlato con la sua voce, e non tramite la tavoletta che usa di solito.

Spoiler capitolo 334
Deprimente.
La pioggia, la sua pioggia, è sempre stata considerata deprimente.
E lei lo odiava, questo. Perché era la sua unica amica, una fedele compagna che non l’aveva mai abbandonata.
Nonostante la solitudine la ferisse terribilmente, nonostante il suo animo diventasse sempre più freddo, distante, insensibile, lei non ha mai considerato la sua pioggia una reale maledizione.
Il suono dell’acqua che s’infrange al suolo, ora con delicatezza ora con forza sprezzante, è sempre stato piacevole, confortante.
In fondo, è per la pioggia che ha smesso di piangere. Per la pioggia che ha smesso di arrabbiarsi, di urlare.
Perché farlo, del resto?
L’acqua l’ha sempre fatto al posto suo.

SPOILER CAPITOLO 334
È un grido sordo, quello della maga.
Un suono soffocato, capace di dilaniare l’anima senza sfiorare i timpani.
Si diffonde nell’aria, raggiunge il cuore di chiunque nel raggio di miglia, ma, ancora, è un grido tremendamente silenzioso.
Tremendamente doloroso.

"È davvero una cosa strana, la vita.
Si prende gioco di te, manovrandoti a suo piacimento, illudendoti persino di avere un qualche tipo di scelta.
La verità è che una scelta non ce l’hai. Non davvero.
Non rilevante.
Non sei altro che una stupida pedina di un gioco troppo grande. E non sei nemmeno una pedina poi tanto importante.
Solo un semplice pedone in una sconfinata scacchiera.
E non ti è nemmeno dato sapere chi è che sta giocando la tua partita."

La storia si ripete.
È un detto che non mi è mai piaciuto, ma che trovo sgradevolmente vero.
Le continue lotte di potere che si sono susseguite nel tempo lo provano.
L’uomo è sempre avido.

Ironico, come la morte sia più faticosa della vita stessa.
Quando pensavo all’eterno riposo, un tempo, pensavo a qualcosa di rilassante, a suo modo.
Perché infondo smetti di sentire ogni cosa, no?
Non sei più costretto a sopportare il peso dei sacrifici, non sei più costretto a soffocare il dolore per tener saldo l’orgoglio.

-Che il tempio sia in movimento è un dato di fatto.
Semplicemente, sto ignorando la situazione.
Non ho la forza, né la volontà, per indagare.
L’ultima battaglia mi ha portato via più di quanto il mio spirito riesca a sopportare.-
-“Non vuoi farmi vedere il tuo viso per le leggi del santuario? “
E scuoto leggermente la testa, dondolando i piedi.
“ Prometti di non ridere, se te lo dico?”
Annuisce, serio, mordendosi appena il labbro inferiore.-
-E mi do’ della sciocca cento volte, e cento volte ancora, quando sento l’urlo soffocato alle mie spalle.
Perché, al momento, non è il cavaliere di Pegasus a necessitare di protezione.
È la sua maestra, ad essere instabile.
Ed, infatti, è lei ad essere riversa al suolo, un rivolo di sangue che sgorga al di sotto della maschera.-
- Aiolia X Marin, fondamentalmente u.u