One-shot con Michael Fassbender(versione Shame) e James McAvoy(versione donna in Filth).
“Sai James, dovresti considerarla l’idea di venire a vivere con me. Potresti trovare anche un lavoro serio.”
“Ma a me piace questa vita.”
“Non sarebbe più bella se fossimo insieme sempre e non solo in questa stanza putrida? La senti la puzza di cadavere? Non è il mio sudore questa volta.”
Risi di buon gusto. Michael era una rampa di scala sopra tutti, non solo un gradino.

Ogni sera Charles si sedeva sulla sua poltrona e osservava la scacchiera, lì sul tavolino a fianco, che aveva condiviso per mesi con Erik, giocando partite che inevitabilmente, venivano vinte dal telepate.
L’uomo aveva persino cambiato stanza da letto, per non cadere nella tristezza, come nei primi mesi di solitudine, quando appoggiando la testa sul suo cuscino, nel letto matrimoniale della sua stanza, percepiva l’odore penetrante della pelle di Erik, ancora presente in quelle lenzuola candide.
Allora Charles cominciava a stringere forte le coperte, come i bambini quando sono impauriti da qualche brutto sogno e trattenendo le lacrime, si faceva sempre più piccolo, in quel mare di stoffa bianca.

Mr. Downey era un uomo della City di Londra e non è da tutti i giorni vedere uomini della City finire nei sobborghi di Whitechapel.
Ma la sera tutti, da ogni parte della città, venivano qui e popolavano i numerosi bordelli, le strade e i pub fino alle prima luci dell'alba.
Il bordello, anzi, per rispetto verso il proprietario veniva chiamata «casa dei piaceri», era quello di Lady Long Susan. Lì si poteva trovare ogni genere di donna da compagnia. E non erano donne da strada da quattro soldi, ma ragazze nel fior degli anni, scelte da Long Susan in persona. Ci teneva ad avere una reputazione dignitosa, e la sua casa infatti era la più frequentata e la più ambita dalle ragazze che si prostituivano per i vicoli sudici.
Se volevi una rossa, Long Susan ti offriva Margaret.
Se invece preferivi una donna dai capelli corvini potevi avere Lena, solo per te e tutta la notte.

raccolta di piccole storie ispirate dai titoli e dai testi delle canzoni di tutti e tre gli album dei Florence And The Machine.

Hellena gestisce un piccolo negozio di thè e tisane in una stretta baia della Scozia distante quasi centosessanta miglia da Aberdeen, la città principale dove Hellena si rifornisce dei più pregiati thè dal mondo.
Nel giorno del solstizio d'inverno, una tempesta è stata annunciata sulla piccola cittadina di Ullapool e non facendosi attendere, mette in ginocchio l'intera città per un paio di giorni.
Hellena si ritroverà ad ospitare quasi una decina di cittadini tra cui tre turisti. Uno in particolare attira la sua attenzione quando entra nel suo negozio, fradicio dalla testa ai piedi di acqua marina.

Rebecca è una calciatrice del'Arsenal femminile. Dopo la premiazione per la sua brillante carriera prima di entrare in casa ha una conversazione al buio per la strada con un uomo, che spera vivamente non sia quello che si è immaginata appena lo ha visto attraversare la strada.

impazzire come il girasole pieno di luce della poesia di Montale.
mi fa impazzire ogni tuo dettaglio, persino il più nascosto, quello che nessuno, oltre me, nella penombra della tua stanza, può vedere.
vorrei poter continuare a sforarti, ogni minuto della giornata, perché non è mai tempo perduto, quello che passo vicino a te.

flashfic.
"Io, ti guardavo, oltre la parete, dall’occhio di Jim Morrison del tuo poster dei Doors. E tu non te ne sei mai accorta. Mai.
Eppure ci siamo visti così tante volte, abbiamo condiviso l’aria di quella stanza, il letto, i nostri corpi vicini.
Aspettavo. Aspettavo. Aspettavo."

“Non t’ama chi amor ti dice ma t’ama chi guarda e tace.” diceva Shakespeare.
flashfic mcfassy, per annegare i dispiaceri della vita quotidiana.

“Spiegami con quale coraggio ti presenti qui, con una sigaretta accesa, gridandomi contro che non vuoi scrivere questo articolo.”
“Non posso scriverlo. Lo sai bene. Sai benissimo, fin troppo bene, alla perfezione, cosa significa per me il nome Michael Fassbender.”
Stavo dando di matto per quella notizia, ma non sapevo bene se era un dare di matto buono o cattivo.
“Ti sto dando un’opportunità di diamanti Bianca, nemmeno d’oro. Andrai ad intervistarlo nella sua casa a Los Angeles, che cazzo vuoi di più, non rilascia mai interviste nelle sue case!”
Guardai il direttore e mi lasciai andare su una delle due sedie presenti davanti alla sua scrivania di vetro.
Spensi poi la sigaretta nel posacenere, non prima di aver aspirato l’ultima boccata di fumo.

“Buongiorno, ragazzo.”
Mi sedetti nel tavolino di fianco al suo. Lo guardai, cercando di carpire qualche cosa nella sua postura o nei suoi gesti.
Ma io non sapevo nemmeno da cosa cominciare. Allora lo salutai di rimando, aspettando il mio caffè.
“Scommetto che ha ripensato alla frase che le ho detto ieri.”
“Devo ammettere, che mi hanno spaventato le sue parole.”
“Il suo caffè, signore.”
“La ringrazio.” dissi porgendo al cameriere alcune monete di mancia.
“Vuole che le racconti la mia storia?”
“Io non intendevo -”
“La sua curiosità è talmente forte che trapela dai suoi occhi, colpisce la mia mente. Lasci che le racconti.”

avviso: la storia è momentaneamente sospesa per revisione capitoli.
“Mi scusi, mi sa dire dove posso trovare la tavola calda?”
“La tavola calda?” mi risponde uno dei tre signori anziani di colore che ho incrociato sulla strada, seduti su una panchina all’ombra di un barbiere.
“Sì, la tavola calda. Non sono di New Orleans e sono qui per lavoro.”
“Oh, è quella casa là in fondo alla strada.” mi risponde un altro dei tre.
Guardo il fondo della strada con una mano a pararmi gli occhi dal sole.
E’ una casa gialla. Non ha un granché aspetto ma comunque sembra essere l’unica forma di vita, assieme al barbiere in questa città, a quest’ora.
“Attraversi la strada a sinistra, a destra non porta mai bene se poi deve entrare in quel posto.”

Era solito non mettere il profumo Michael, non c’erano spiegazioni per questo, ma quando dovevamo uscire da soli o comunque passare del tempo tra noi due, almeno uno spruzzo di Light Blue di Dolce & Gabbana lo metteva. Per la precisione lo metteva sul collo.
Così quando avvicinavo le mie labbra potevo assaporare del tutto il suo profumo ed inebriarmene.
prima McFassy della vita della sottoscritta!

[I Racconti dell'Età del Jazz.]
“Com’è stato il viaggio, Zelda?”
“E’ stato tranquillo. Non ho le ossa rotte come l’ultima volta, queste nuove auto sono sempre più stupefacenti!”
“Hai ragione, le automobili ci hanno salvato le ossa! Montgomery è sempre come la ricordiamo?”
“C’è molta più gente rispetto a dieci anni fa, finti ricchi per lo più.”
“Che peccato, è una città così bella Montgomery. Un vero peccato che questi mascalzoni la stiano rovinando. Perché non dici ai tuoi ai genitori di trasferirsi qui vicino a noi a New York?” mi chiese la madre di Jane.
“Ci sono molte proprietà a basso prezzo qui vicino e vanno letteralmente a ruba!” aggiunse il padre aspirando una boccata di fumo dal suo sigaro.
Jane chiese il permesso di potersi accendere una sigaretta, feci lo stesso anche io e allora cominciammo entrambe la nostra sigaretta mentre i maggiordomi tenevano il fuoco vivo aggiungendo legna.

SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER!
ATTENZIONE STORIA COMPLETAMENTE CENTRATA SU ONLY LOVERS LEFT ALIVE.
PER CHI NON HA VISTO IL FILM E' CONSIGLIATO DI NON APRIRE LO SCRITTO QUI PRESENTE.
“Oh Eve, mi sei mancata.”
“Adam...Oh, mio dolce dolce Adam.”
Eve accarezzò i capelli del suo amato, il vampiro che ha sempre amato ogni giorno. Per decenni, secoli.
Lasciò scorrere le sue pallide dita tra quei capelli lunghi neri come la pece.
Le sue gambe erano a penzoloni sul petto di Adam. Le lenzuola scure coprivano a malapena i loro corpi nudi dalla pelle diafana.