« Il signor Grey è nel suo studio. » Mi dice Anastasia, la sua donna.
Le sorrido cortese e mi guardo attorno. L'escala è enorme, e mi spiazza. Lei coglie la mia espressione e mi indica un piccolo corridoio con due porte.
Lo studio deve essere lì.
La saluto cordialmente con un sorriso e mi avvio.
Una delle due porte è leggermente socchiusa, busso ma non risponde nessuno.
Faccio una leggera pressione e la porta si apre. Porca puttana. Non è lo studio del signor Grey.
Resto esterrefatta, e non riesco a chiudere la porta. Resto a fissare quella camera sconcertata.
Il signor Grey si schiarisce la voce alle mie spalle con tono severo.
« Miss Howard. » dice con tono risoluto « stava cercando il mio studio? ».
Annuisco in silenzio, sopraffatta dallo scorrere degli eventi. Che figura di merda, complimenti Alex, davvero.

« E' tutto così stucchevole. » dice aspirando dalla sua sigaretta ormai consumata.
Lui annuisce e fa una smorfia, arricciando il naso. « Sbrigati qui fuori fa freddo! » borbotta stringendosi a se stesso.

« Perché non parli? Parlare aiuta, allevia il dolore. »
« Perché ho paura.»
« di cosa? »
« della gente. Quando sanno quello che hai passato o lo usano contro di te, o ti guardano con quei loro occhi pieni di pietà. »
« E tu hai paura che possano usare la tua stessa storia contro di te? »
« Io ho paura della pietà. »