Due coinquilini.
Novanta giorni di astinenza da appuntamenti.
Novanta giorni senza incontrare nuove possibili fidanzate
Novanta giorni per conoscersi meglio.
Come andrà a finire?

-AAAAAAAAAAAAAAAAH!-
L'urlo di Zoro, quella mattina, fece alzare in volo miriadi di uccelli colorati, che prima erano tranquillamente appollaiati sugli alberi intorno all'accampamento degli indigeni.
(...)
-Mmh... cosa è successo? - sbadigliò la navigatrice.
Poi di colpo sgranò gli occhi, appena il suo sguardo finì su Zoro, o almeno, quello che avrebbe dovuto essere Zoro: alta, dal fisico asciutto e tonico, con un seno evidente sotto lo yukata verde, i capelli corti e verdi, i tratti del viso molto femminili e un occhio spalancato, nocciola, uguale a quello di Zoro, che annaspava nel panico, e l'altro chiuso, segnato da una cicatrice verticale...

Mentre usciva, sperava che quel buzzurro del suo collega, Zoro, non fosse ancora arrivato o che il capo gli avesse cambiato gli orari, dopo chissà quale colpo di testa; ma sapeva che stava decisamente chiedendo troppo.
- Ehi, stupido poliziotto – si sentì chiamare da quella voce che gli dava sui nervi. Chiuse gli occhi, contrasse e rilassò i pugni e prese un respiro profondo. Doveva solo ignorarlo; Zoro si comportava sempre così, lo provocava e lo irritava per suo personale divertimento e, alla fine, finivano sempre per litigare, disturbando gli altri colleghi.
- Buongiorno anche a te, buzzurro – disse piano, sbattendo l'anta dell'armadietto un po' più forte del normale, chiudendola. Poi si voltò verso l'altro, con una faccia che esprimeva tutta la sua irritazione. Due ore di metropolitana solo per venire a lavorare con questo idiota: fantastico.
Il viso di Zoro non tradiva nessuna emozione, era apatico come al solito, probabilmente stava dormendo in piedi.
- Mhm, come siamo nervosi stamattina – ghignò il verde.
Sanji serrò la mascella e gli lanciò un'occhiataccia.
- Che cazzo dici? È sempre un piacere svegliarsi alle 3 per venire a lavorare insieme a te – disse ironico.
ZoSan / Long-fic / AU

Nami, segretaria di una grande azienda, grazie ad un incidente d'auto, farà un fatale incontro con l'uomo che stravolgerà il suo futuro e che ha in pugno il suo destino.
*** Fanfiction partecipante alla settimana Zonami indetta dal Midori Mikan ***

Alzo gli occhi sulla porta principale, accanto alla guardiola, notandone lo spessore rilevante e le rifiniture marcate, più simili ad ex sbarre di prigioni, che ad abbellimenti di una semplice porta ospedaliera. Sopra al bastione elevato dalla cornice della porta, intravedo una scritta bluastra e non molto nitida dalla mia posizione sdraiata.
Strizzo gli occhi per identificarla.
Is… Ist… Istitu… Istituto Ps… Psi… Psichat…
Mi alzo di scatto, mettendomi a sedere nuovamente, le mani che trafiggono il lenzuolo, la schiena intirizzita dallo stupore.
Istituto Psichiatrico Manari.
Il sudore m’imperla la fronte, colando veloce e gelido sui lati del viso, scivolando giù per il collo e scomparendo freddo sotto il colletto della maglia.
-Oddio…- mi sento mormorare lontana, come se non fossi io a parlare -… è un manicomio… sono ricoverata in un manicomio… Dio mio… credono che io sia pazza…-
[Non è una AU]

Piccola poesia dedicata ai mugiwara e alle loro avventure. Buona lettura :D
Ps. un grazie a Mizori11 per aver contribuito a scrivere questa fic.