Agon sapeva che trattare con Gaou era pressoché impossibile. Nonostante tutto però, lui voleva quei fottuti tre milioni di dollari, e farsi rubare le 'prede' da quel gorilla tutto muscoli e niente cervello - e quindi visibilità per la nomina di MVP -, era fuori discussione.
Non che gli andasse, certo, ma ne aveva bisogno e per quel motivo dovevano trovare un accordo che permettesse ad Agon di giocare in campo protetto dalla difesa di quell'uomo delle caverne, ma soprattutto senza esserne ostacolato - non gli importava di Gaou né della sua stupida rivalità con il figlio del Presidente degli Stati Uniti, ciò che contava davvero era avere i soldi alla fine di quel torneo.
[Gao/Agon]

Raccolta con vari pairing creata attraverso un meme.
1. Iron [Takami/Karin] - Le mani gelide non riuscivano più a stringere il pallone ed il braccio, indolenzito, tremava rendendo incerto il suo altissimo lancio subito intercettato dalla squadra avversaria.
2. Cat and Mouse [Agon/Sakuraba] - Si appoggiò con il fiatone al muro, portando una mano alla spalla ferita. Era stato colpito da una freccia, scoccata con millimetrica precisione, che aveva oltrepassato la parte meno spessa dell'armatura. Era stanco e di quel passo non sarebbero mai riusciti a fuggire... si sarebbero ritrovati in trappola come dei topi.
3. Time of Dying [Unsui/Kid] - Kid si mosse irrequieto, attirando l'attenzione di Unsui. Aveva un'espressione tesa ed anche nervosa. Forse... forse un incubo?
4. I'm Alive [Agon/Rui] - Agon lo osservò serio. Habashira era... fuori posto in quella squadra. Non era in grado di sostituire Shin né un qualsiasi altro giocatore in quel team... eppure continuava a battersi ostinato.
5. Don't stop me now [Takami/Tetsuma] - Quando Sena Kobayakawa, e il resto dei Deimon, avevano coinvolto anche gli Oujou White Knight in quell'assurdo preparativo per una festa a sorpresa per il compleanno di Hiruma, Takami aveva subito pensato fosse un'idea... pericolosa, ma alla fine aveva accettato di parteciparvi. A tutti era stato dato un compito ben preciso e, quando scoprì il suo lavoro, ammise che mai si sarebbe mai aspettato di dover allestire la sede del club in coppia con Tetsuma.
6. Stand in the Rain [Karin/Fem!Hiruma] - Karin ricordava ancora il suo primo incontro con Youko Hiruma. In quel periodo non sapeva di aver incrociato proprio la temibile leader dei Deimon, perché quella che pensava di aver visto le era sembrata solo una semplice ragazza appassionata di football americano, senza un briciolo di 'aura demoniaca'.
7. My Hands [Kid] - Le sue mani erano sporche. Tremavano incredule mentre piccole goccioline di scarlatto sangue scivolavano verso il polso.
8. Far Away [Musashi/Sakuraba] - Era stato difficile per Haruto separarsi da Ichiro, era così abituato ad incontrarlo tutti i giorni a scuola e ad allenarsi con lui, che da quando si era trasferito per frequentare un'altra università, aveva come sentito un vuoto crescere dentro di sé.
9. Viva la Vida [Hiruma/Rui/Tetsuma] - Una parola e Jou avrebbe smosso mari e monti pur di portare a termine il suo compito. Mentre solo un ordine più perentorio, simile ad una minaccia, avrebbe fatto agire Rui fino a fargli spegnere per qualche istante quello sguardo ribelle che lo caratterizzava.
10. Lie [Musashi/Unsui] - Non voleva sentire che sarebbe tutto finito. Voleva credere che sarebbe tutto andato bene anche se era una menzogna. Non riusciva ad accettare che l'unica cosa che aveva avuto per sé, senza essere sconfitto dal gemello, se ne stesse andando... ma era la realtà.

“ Solo per il gusto di farlo.”
Aveva detto così ai suoi compagni per farli andare fino al Tokyo Stadium per costruire, in risposta alla statua di neve della mascotte della Teikoku, un Devil Bat per i Deimon.
Ovviamente era una menzogna.
Rui Habashira era lì sotto la neve a fare quella scultura con i suoi compagni perché… perché i Deimon Devil Bats non erano una squadretta inferiore – Hiruma non era un giocatore di seconda categoria. Lo faceva per quello.

" Keh! È il mio fottutissimo compleanno e non voglio passarlo a farmi violentare da un pezzo di merda egoista e narcisista come te!"
Quando Rui aveva urlato quelle parole, con tono isterico e nervoso, una piccola parte di lui gli aveva fatto prontamente presente che Agon l'avrebbe ucciso senza pensarci due volte ma, in quel momento, non gli importava granché della sua sorte.
Era... esausto, e non c'era nient'altro da aggiungere.
[AgonRui]

Nel preciso istante nel quale i suoi occhi puntarono la coppa di fragole con la panna in mano a Sena, Juumonji capì che, qualunque fosse stata la sua reazione, avrebbe miseramente perso.
Nonostante quella certezza, quasi a voler rendere onore alla sua testardaggine - uno dei suoi pregi più grandi -, tentò ugualmente di concentrarsi su qualcos'altro.
Iniziò ad esempio a contare fino a dieci più e più volte prendendo ampi respiri, o a pensare alle foto minatorie che Hiruma possedeva ancora, nascoste chissà dove. Cercò poi di guardare oltre il corpo del compagno, adocchiando la foto dei Devil Bats che Sena teneva in bella mostra sulla scrivania.
Alla fine provò addirittura a capire i compiti di inglese e quelle parole che gli sembravano per lo più parolacce che frasi cortesi su come chiedere indicazioni.
Ma, come previsto, fu tutto inutile.
[JuumonjiSena]

Desiderava solamente vederlo raggiungere il piacere, utilizzando il suo corpo come strumento.
Perché Kisaragi non era bello, almeno non per i suoi canoni.
Per lui la bellezza era la forza e non un fisico pallido e femmineo come il suo, che da sempre era fonte di risate e causa della sua vergogna.
Sapeva benissimo che non avrebbe mai raggiunto la perfezione di Rikiya che, con la sua possente muscolatura e la carnagione ambrata, l’aveva fatto sempre sentire inadatto. Così fuori luogo da riuscire a farlo sentire in un certo qual modo ‘speciale’ quando il difensore l'aveva scelto come amante.
[GaoKisaragi]

Quando Haruto aveva visto 'quell'abito' posato sul suo letto si era sentito rabbrividire dalla punta delle orecchie fino a quella dei piedi e, quasi senza rendersene conto, si ritrovo a lasciar cadere per terra la borsa che teneva in mano.
Lo fissò con insistenza e con un po' di incredulità, poi chiudendo gli occhi per qualche istante, sperò di vederlo sparire una volta riaperti. Ovviamente quando lo fece, quel vestito era ancora lì: con quei pizzi e fiocchi, con quell'insopportabile corsetto e con tutti i piccoli dettagli che formavano un abito da cameriera.
Non uno qualsiasi, precisò mentalmente, ma uno della sua misura.
[TakamiSakuraba]

Si osservò allo specchio in silenzio.
Pelle chiara, capelli corti di un biondo pallido e malinconici occhi violacei... quel che vedeva era un insignificante ragazzino che tentava, con scarsi risultati, di fare l'eroe.
Non sarebbe mai stato l'idolo delle folle, non avrebbe mai sentito il suo nome urlato con emozione e gratitudine.
Lui non sarebbe mai stato all'altezza dei suoi colleghi.

Shiro Fujimoto non era mai stato un prete perfetto. Ad essere sinceri, anche se fosse stato interessato ad esserlo, ci sarebbe sempre stato un problema alto un metro e novantacinque centimetri pronto a portarlo sulla cosiddetta 'cattiva strada'.
Da quando aveva incontrato Mephisto, la sua vita aveva preso una strana piega. Non negativa, certo, ma neanche tanto positiva...

Era stato l'impulso di un momento. Tutto quello, non era stato né programmato né era il risultato di un piacevole corteggiamento fatto di leggeri baci e tenere carezze.
Ichiro non sapeva esattamente cosa gli fosse successo ma, complici i loro corpi bagnati ed affannati per la corsa sotto la pioggia e la piccola utilitaria di Haruto, si era ritrovato a sporgersi verso il compagno fermando subito una protesta poco convinta con le sue labbra. Poi, degenerando in quello strano impulso, si era spinto completamente contro Sakuraba bloccandolo con il suo corpo.
[TakamiSakuraba]

Per Hiromi la forza era sempre stata sinonimo di assoluta bellezza, e quella violenza per lui era solo una dimostrazione di quel potere che tanto amava.
Gao, ai suoi occhi, rasentava la perfezione e, forse un po' egoisticamente, non riusciva a non pensare che quell'uomo così carismatico e potente gli appartenesse.
Gli piaceva pensare che, quando lo marchiava con quella violenza, riuscisse a sua volta a lasciare in Gao un piccolo segno che costringesse il compagno a tornare sempre da lui.
[Gao x Kisaragi]

Era stato strano per Hiruma rivedere Musashi dentro gli spogliatoi in veste di giocatore e non di carpentiere.
Così strano da diventare presto un vago sentimento di sollievo quando aveva sentito un peso allontanarsi definitivamente dal suo petto - per essere più precisi sulla sinistra, in corrispondenza di quell'organo chiamato 'cuore'.
Certo, Gen era già rientrato in squadra il giorno prima durante la partita, ma solo in quell'istante si stava rendendo davvero conto che il suo compagno era tornato lì per rimanere.

Non sentiva più il braccio.
Era stato tagliato di netto dalla lama di quello che fino a poco prima era un suo compagno. Da quello che, forse, era anche diventato un qualcosa di più... solo che non era mai riuscita ad accettarlo, almeno fino a quel momento.

Youichi Hiruma sapeva di avere molti limiti ma, in un modo o nell'altro, riusciva sempre a tenerli nascosti e a compensarli con la sua arguzia e la totale mancanza di umanità che mostrava.
Uno di quei limiti, forse il più difficile da celare, era il non essere mai riuscito a ricattare Gen Takekura. Aveva tutte le carte per poterlo muovere come uno dei suoi numerosi schiavetti ma c'era sempre un qualcosa che gli impediva di farlo - umanità?! -, e solo per non perdere la faccia, la scusa ufficiale che utilizzava era che non ci avrebbe guadagnato un bel niente nel ricattarlo. [MusaHiru]

La debole fiamma tremava ad ogni leggero spiffero di vento che, nonostante le porte e le finestre chiuse, riusciva ugualmente a penetrare fin dentro l'abitazione nella quale si erano rifugiati. Era impossibile continuare la loro missione con quella pioggia: rischiavano di comprometterne l'esito e, nella loro posizione, non potevano permettersi degli errori.