A - Amami fino a quando non sarà inverno. Me e me soltanto.
B - Bastardo sputa sentenze rinnegato dal Cielo.
C - C’era una volta una dama con un carillion.
D - Doveva fare qualcosa per trascinarla lontano da quel folle.
E - Esecutore Testamentario. Colui a cui vengono indirizzate le lettere dei morti.
F - Fiori. Fiori Ovunque.
G - Giocano i bambini, persi tra balocchi e caramelle.
H - How to Love, Come Amare.
I - In ginocchio davanti a lei, le confessò una preghiera d’amore malato.
J - Jude era malato, un condannato a morte come gli altri.
K - Kein Mensch, Nessuno doveva toccarla.
L - Lacrime come pioggia, come spilli bagnati le ferivano il cuore.
M - Madalyn si chiedeva quando Erin avrebbe smesso di cadere.

Non aveva un nome. Credeva che venir delineato da una parola come un’altra non facesse al caso suo. [...] Era per questo che non si presentava in nessuno modo, solo “lui”. Se poi c’era chi lo voleva additare con altri epiteti, libero di farlo. “Lui” rimaneva il suo preferito.

Un portone senza maniglie accoglie i peccatori in un labirinto d’oggetti.
Al suo interno accumula averi la proprietaria, L’Avida, con articolo e apostrofo.

“Se stasera morissi, troverei la salvezza?”

Un paziente racconta di un incubo ricorrente al suo psicologo.

La condensa di un fiato gli cancellò parte del volto.

Ridacchiò, accoccolandosi meglio sotto le coperte.
Un altro soffio, questa volta accompagnato da un sussurro lieve.

Un nome francese per un ristorante che di francese preparava solo la quiche era stata una pessima idea.

Per un attimo pensò che dovesse essere così il Paradiso: un’eterna estate, tra piscine, cocktail e materassini.

Un drago intrappolato in un graffito, un distributore automatico, e una domanda come un’altra per fare conversazione.

Non aveva mai avuto una famiglia, ma gli era stato dato un fratello.

Aveva solo bisogno di mettersi d’accordo con se stesso.

Ichigo non era un genio della matematica.
Nulla di grave, se questa mancanza non fosse stata nota anche a Shirogane.