Avrebbe mai smesso di lottare contro il mondo? Ma anche se non volevo ammetterlo, sapevo esattamente cosa stava facendo. Sapevo esattamente perché. Sapevo che avrei fatto lo stesso. Che stavo facendo lo stesso. Che stavo giocando lo stesso dannatissimo gioco, solo con carte diverse. Io avevo mani peggiori delle sue ma fingevo di poter portare a casa il piatto. Io dissimulavo. Lei lo urlava al mondo. Lei aveva perso metà della sua famiglia e lo sapevano tutti. Io avevo perso me stesso e a nessuno importava. Ma entrambi non ci fidavamo del mondo. Entrambi eravamo persone a metà. Avevamo un’anima mancante. Incapace di tessere relazioni. Era così e basta e andava bene. Vivevamo di questo. Di noi stessi. E lo sapevo perché avevo guardato nei suoi occhi. Ed erano spaventati. Ma soprattutto, erano spenti. E questo mi faceva paura.

Erano niente di più che due liceali dopo un incontro d'amore,e lei dormiva,adesso.Gli respirava sul collo,e con la sua soave presenza lo rendeva felice.
Le pieghe delle tende,la luce del sole di Holmes Chapel attraversa le tende,illuminava la stanza,e lui,in quel sentore di voluttà rarefatta intorno a loro,tendeva a perdersi.L'appartamento era silenzioso,Harry percepiva la voce corale della gente,della vita fuori,come un sottofondo placido,simile all'acqua di un fiume e,vinto dalla tenerezza,volentieri avrebbe accarezzato i capelli del suo amore,chè mentre dormiva era più amabile,e il resto del tempo,invece,si trasformava in una specie di diciottenne viziata che faceva sempre di testa sua.
Prepotente,vero,ma aveva preso il suo cuore.