L'attesa, il desiderio irrefrenabile. Il bisogno della sessione, la necessità della severa punizione.
Lui, il suo sguardo che obbliga il mio ad abbassarsi, la sua voce che ordina al mio corpo di cadere in ginocchio, la sua mano che afferra sicura la mia mente e la sfoglia come un libro, svelando ogni mio più profondo, oscuro, perverso segreto.
Lui sa quello che voglio, molto bene. E io so che dovrò supplicare, strisciare ai suoi piedi, umiliarmi totalmente per poterlo avere.
Forse. Sempre forse.

La forza di una schiava sta nell'accogliere il dolore e l'umiliazione che il Padrone le dà. Non sopportare, bensì desiderare. Perché l'amore e la devozione che la lega a Lui è più forte di ogni cosa; i segni sul corpo testimoniano la sua grandezza d'animo, e la sua appartenenza.
Amore è desiderare di essere tutto ciò che lui desidera che voi siate; è amarlo più di quanto voi amiate voi stesse.
Amore è fiducia, amore è sacrificio.
Amare è eroismo.

Una schiava non ha diritti o esclusività sul suo Padrone.
Una schiava deve amarLo, adorarLo, soddisfarLo,
ma in silenzio,
e in ginocchio.

Questa sarà una breve long-fic dall’erotismo intenso, fisico e psicologico, ma parlerà anche di un mondo che la James, con le sue 50 Sfumature, vi ha erroneamente descritto. Parlerà di un amore, di un legame, che personaggi come Anastasia Steele e Christian Grey non si sognano neppure.
Mi chiedo perché non posso essere una di quelle ragazze che la concedono solo dopo mesi di corteggiamento, cene offerte e regali vari. L’unica risposta che mi viene in mente è “perché così non sarebbe eccitante”.
Ci ho provato, giuro. Ho provato a fare la brava ragazza, ma col passare degli anni diventava sempre più noioso, almeno quanto il sesso deprimente che alla fine mi toccava fare.
Rassegnati, mi dico. Tu non sei mai stata una brava ragazza, e nemmeno ti interessa esserlo.
Sinceramente, ora come ora, con il mio culo esposto e le gambe aperte sono la donna più felice del mondo. Avanti, condannatemi pure per questo!
Parole pretenziose, le mie? No, cari lettori, perché questa che vi sto raccontando non è una storia. È la realtà.
Io sono una schiava. E appartengo.

Accettare un collare, accettare di appartenere e di possedere, è sinonimo di grande impegno e grande responsabilità da parte di un Master e una slave. La schiava, in particolare, offre al Padrone la sua mente, il suo corpo e la sua anima. Da quel momento, lei obbedisce soltanto a Lui, e sceglie liberamente di farlo, per amore, per adorazione.
La fiducia in tutto questo gioca un ruolo importante. Non esistono se e ma. La slave si deve fidare del Master, punto.
Anche a costo di annegare.