Claire, Bonnie, Emma, Shanthi.
Quattro ragazze liceali fin troppo diverse tra loro e unite da una passione un po' stravagante per i delitti fondano il Murdery Club e si divertono a inventare e risolvere misteri.
Un passatempo che rimane un gioco innocente fino alla gita dell'ultimo anno a Siracusa.
Da allora, tutto cambia: ora le quattro ragazze condividono un segreto terribile, destinato ad avvelenare irrimediabilmente con il seme del sospetto la loro amicizia.
Quindici anni dopo, in un'umida e afosa notte londinense, quattro donne con vite agli antipodi e che ormai non si fidano più l'una dell'altra trovano il cadavere di un uomo nell'appartamento di Bonnie, e capiscono che qualcuno sta cercando di incastrarle.
L'unica possibilità per loro di farla franca consiste nel rinsaldare il legame che il tempo e Siracusa hanno rischiato di spezzare: il Murdery Club deve riaprire i battenti, in modo che Claire, Emma, Bonnie e Shanthi possano far luce sulla misteriosa scia di morte che le perseguita da quindici anni, prima che sia troppo tardi.

Mizuki si ritrova dentro le mura, con poche certezze e molte domande.
Sa che non appartiene a quel mondo, e sa che da qualche parte oltre quei bastioni imponenti si trovano la sua famiglia e la sua terra natia.
Sa che è lì che vuole tornare, costi quel che costi.
Ma sa anche che tra lei e il suo obiettivo si estende una terra popolata da Giganti.
La sua unica speranza è affidarsi al gruppo di rivoluzionari noto come Corpo di Ricerca: gli eterni sconfitti, i folli, i morti cha camminano.
A quello, e ai suoi occhi dorati in grado di tingersi del colore del sangue, ereditati dal padre, ultimo discendente del clan Uchiha.
***
Con un gesto involontario - che si accorse di aver compiuto solo quando era già troppo tardi - Mizuki alzò lo sguardo verso Levi. Lui la stava già guardando e, per una volta, non sembrava intenzionato a lamentarsi di essere oggetto della sua attenzione. 
Non lo avrebbero mai ammesso, nessuno dei due, ma entrambi - per un qualche motivo inspiegabile - ebbero la certezza di aver condiviso, per un istante, lo stesso identico pensiero.
Un mondo nuovo, crudele e affascinante. 
Un mondo dove si erano appena incontrati. 

-E non è una stella qualunque. Si chiama “mon cherì forever”. Ti piace?
-Mi prendi in giro? Una stella che per di più si chiama in questo fottuto modo? Mi dici a che cazzo serve?
-Oooh come sei materialista.
-Se non posso mangiarla o romperla, per me una cosa è inutile.
-Infatti una delle funzioni di questa stella sarebbe quella di renderti più dolce.
-E uno delle funzioni per cui ti hanno dato la testa è perché dovresti usarla per pensare, ma non si vedono molti risultati.
-Be’ se vuoi farla saltare in aria o usarla per riempirti un buchino nello stomaco, poco importa. Questa, comunque, è tua.
–Dimmi almeno. Se io me ne vado su questa dannata stella, tu non puoi seguirmi giusto? È proprietà privata.
-Io non ci conterei, mon cherì. Visto che te l’ho regalata io non penserai davvero che non mi sia tenuta aperta una scorciatoia, vero?
-Ma c’è un fottuto posto dove tu non possa andare?
-Certo, dove non ci sei tu.
-Mi immagino il cuoricino alla fine della tua ultima frase.
-Un cuoricino? Tipo dieci.
-Giusto, scusa. Visto che tanto mi fa incazzare comunque, la quantità almeno la aumenti.