Kageyama Tobio è un geniale avvocato dal cuore di pietra.
Totalmente disinteressato a chi lo circonda, s’imbatte per puro caso in un medico dall’odioso sorriso perennemente stampato sul volto.
Quando una sistematica esistenza perfezionista e solitaria ne incontra una libera da schemi e sprizzante vitalità…
Un ferreo autocontrollo saprà resistere alle sconcertanti conseguenze dello scontro?
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[Future!AU]
[KageHina]
[side!BokuAka] [side!KuroKen] [side!IwaOi]
[14/15, epilogo in arrivo!]

Oikawa Tooru alle prese con un piccolo "problema" inaspettato.
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“Iwa-chan mi ammazzerà” sospirò sconsolato il ragazzo, passandosi una mano tra i folti capelli castani ancora lievemente umidi.
“Devi scegliere, Oikawa. Cosa preferisci? Subire l’ira funesta di Iwaizumi che ti perseguiterà in eterno… o lasciar morire questo piccolo batuffolo bagnato?”

Una movimentata rimpatriata familiare, qualche ricordo riemerso in superficie e una bruciante necessità.
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“Adoro i tuoi, Iwa-chan, ma mi mettono un’ansia terribile…” si lamentò Tooru sommessamente, continuando a dare la schiena all’altro e percependo il getto d’acqua, ormai tiepido, dritto sul proprio dorso.
“Non abbiamo avuto nemmeno un attimo di tregua in questa settimana"
“Forse…” sussurrò Iwaizumi prima ancora di poter capire cosa stesse facendo, avvicinandosi al ragazzo e afferrandolo per i fianchi, causandogli un sussulto sorpreso.
“Possiamo prenderci adesso qualche minuto”

“Non ho mai preso parte a una cosa a tre” proferì Akaashi.
“Maiii? Amico, non hai idea di cosa ti perdi” gongolò Terushima scolandosi d’un fiato la sambuca e leccandosi maliziosamente le labbra, mettendo in bella mostra il piercing rilucente.
[...]
Kuroo e Bokuto, come se si trattasse di un tacito segnale, bevvero contemporaneamente.
Per la prima volta dopo tanto tempo, Akaashi fu completamente a corto di parole.
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[KurooxBokutoxAkaashi]
[side!UshiTen] [side!IwaOi] [side!KageHina]

[...]
“Devi andare adesso” sussurrò Tooru con la voce rauca, carezzando delicatamente la guancia scura di Hajime e sorridendogli con fatica.
“Devo andare, sì” ripeté meccanicamente il moro, scostando bruscamente le mani dalla vita di Oikawa, fingendo di non accorgersi dei suoi occhi lucidi al pronunciare quelle parole.
Dietro di loro, sembrava scrutarli in placida attesa l'acuminato profilo di un imponente e grigiastro aereoplano.
[...]

[...]
Un sospiro di sollievo, tuttavia, gli sfuggì dalle labbra non appena la sua pelle venne a contatto con il tepore dell’acqua e s’affrettò a immergersi completamente, strofinandosi le mani sulle gambe e sui piedi gelidi.
“Tremi ancora” gli fece notare Hajime sommessamente, sedendosi sul bordo della vasca alle sue spalle.
“Sento il freddo fin nelle ossa” confessò Tooru con un pigolio, girando appena il capo per scoccare un’occhiata veloce al viso duro di Iwa-chan.
Quest’ultimo sospirò alla vista di quegli occhioni lucidi e, piegandosi in avanti, immerse la mano nell’acqua, alla ricerca di quella di Tooru.
[...]

[...] Girò lentamente la testa sul cuscino bianco, fingendo di dormire ancora profondamente, quando, al contrario, stava spiando le mosse cadenzate e senza fretta che compiva Hajime mentre stipava vestiti di vario genere in un borsone nero con la tracolla. Tutto l’occorrente che gli serviva per stare lontano da casa un mese, insomma.
[...] Tooru sbuffò stizzito sollevando lentamente il capo, da cui ricaddero vaporose frange castane disordinate.
“Volevo vedere con i miei occhi se te ne saresti andato senza salutarmi”.

[...]
Nulla pareva aver più un senso, una parvenza di significato…
Senza di lui.
Senza colui che più lo conosceva al mondo.
Senza colui che lo aveva visto crescere fin da quando riusciva a ricordare.
Senza… Iwa-chan.
[...]
“Come puoi credere di potertene andare via così?!"

[...]
Davvero, non riusciva sul serio a comprendere come potesse essere tanto morbida e perfetta, quell’epidermide.
Insomma, nessun neo, nessuna macchia, nessuna imperfezione… poteva davvero far parte del corpo di un umano?! Ne dubitava parecchio.
Non che fosse propriamente normale, quell’Oikawa Tooru.
Non poteva spiegarsi altrimenti il motivo per il quale non puzzasse come tutti gli uomini sul pianeta Terra, non sudasse in maniera inopportuna, non avesse mai un foruncolo.
Il suo, pareva essere il corpo etereo di una creatura divina.
Solo il corpo, che sia chiaro. La mente e la personalità erano terribilmente simili a quelli di un demone subdolo e maligno.

Tutta colpa di quei dannati pantaloni.
Quei fottutissimi pezzi di stoffa erano stati la causa di tutto, non vi era altra spiegazione plausibile.
Se quel bastardo non li avesse indossati, Hajime non avrebbe mai e poi mai agito in modo tanto sconsiderato, incosciente, sfacciato. Non da lui.

Iwaizumi Hajime non era geloso.
[...] A nulla servivano le frecciatine degli amici, che lo provocavano fin troppo spesso nelle loro uscite congiunte ogniqualvolta qualcuno si avvicinasse con intenzioni malevoli al suo ragazzo.
Lui rimaneva di ghiaccio, scrollando le spalle con disinteresse.
[...] Tuttavia, il fuoco che lo stava divorando vivo e la morsa allo stomaco che gli attorcigliava le budella alla vista del suo Tooru in atteggiamenti fin troppo confidenziali con uno sconosciuto troppo carino per i suoi gusti, non aveva un nome tanto diverso dall’emozione che negava fermamente di provare.

Era così agitato che, per la fretta di recarsi nella sua nuova classe, sbatté malamente sulla schiena di un bambino più alto di lui, tanto che il contraccolpo lo fece cadere all’indietro.
[...]
Stava quasi per scoppiare a piangere, quando vide una mano scura invadere il suo campo visivo.
“Io sono Iwaizumi Hajime. Tu come ti chiami?” domandò, schietto come suo solito.
Tooru, troppo stupito per poter reagire subito, fissò per alcuni secondi quella manina scorticata dalle unghie mangiucchiate e, lentamente, la strinse con la sua, candida e rosea.

[...]
Hinata sbatté la testa contro il cuscino, incavolato. Non credeva fosse tanto difficile catalogare una persona sotto la sezione “amico”, “amante”, “compagno” e così via…
E, d’improvviso, l’immagine della mano di Kageyama sopra il suo petto lo colse di sorpresa.
Le guance gli divennero calde e un fremito lo percorse.
Kageyama… che cosa era per lui? Era soltanto un amico? Era soltanto un compagno di squadra? Era soltanto la creatura con cui si connetteva alla perfezione mentre erano in campo?
[...]

Tendou Satori aveva già intrapreso numerosi rapporti omosessuali con una larga varietà di ragazzi differenti.
Non si poteva certamente definire di bell’aspetto.
I grandi occhi a palla perennemente spalancati e il sorriso sbilenco che gli contornava il volto, contribuivano ad assegnare a quel ragazzo dal fisico scheletrico nonostante il metro e 87 cm d'altezza, un'aria inquietante e poco raccomandabile.
Tuttavia, grazie al carattere tanto peculiare, era capace di rendere persino attraenti le componenti del suo fisico, giungendo persino a stregare chi gli stesse dinanzi.

[...]
Problemi maggiori, comunque, affliggevano i capitani delle squadre più forti del ritiro, il casinista Bokuto e l’imprevedibile Kuroo.
Amici dall’inizio delle medie, si erano conosciuti proprio sul campo di pallavolo durante una partita di qualificazione, generando lo scatto immediato di una “scintilla”.
Nonostante ormai avessero 18 anni a testa, la maggior parte delle volte apparivano più come bambini molesti e rumorosi, capaci di crear parecchi grattacapi e fastidi, in maniera particolare ai loro rassegnati e poco espressivi setter, Akaashi e Kenma.
E i loro problemi erano proprio in relazione a queste emblematiche figure…