Axel rimase sgomento, mentre Shannon continuava a tempestarlo di colpi, colpi morali più che altro, colpi che non feriscono il corpo, ma feriscono ciò che abbiamo dentro, ciò che è troppo fragile, ciò che non si può toccare. Shannon si voltò, e tirò un calcio furibondo alla propria lapide, a quella lastra di marmo lucido e freddo, dove inciso in lettere dorate vi era il suo nome, e la sua data di morte. Shannon Hoon, 21 Ottobre 1995. La lapide non si mosse, mentre Shannon crollava in ginocchio, il piede dolorante.