Alzandosi dal suo giaciglio, spense la sigaretta nel posacenere da terra accanto alla finestra, e resistette alla tentazione di accendersene una seconda. Rimase invece con le braccia incrociate a guardare giù in strada, osservando in particolare una figura. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quella persona, si chiese il perché quella figura fosse così interessante e magnetica ai suoi occhi, tanto da fargli perfino dimenticare il dolore che gli urlava nella testa.
Conosceva quel ragazzo che in quel momento stava smontando dalla moto; con un gesto agile della gamba sinistra, scese dal sellino e si portò in piedi sul marciapiede accanto all’Harley-Davidson parcheggiata sul ciglio della strada. Indossava dei jeans chiari e aderenti sulle gambe, due cinte incrociate aggiravano i fianchi stretti, un giubbino di pelle leggero era aperto sopra a una canottiera bianca e degli stivaletti di pelle nera completavano quel look che di certo, non restava inosservato

L’uomo la lasciò all’entrata della camera e la sorpassò andandosi a sedere sul letto. Indossava pantaloni neri della tuta che cadevano morbidi sui piedi nudi, la maglietta doveva essersela scordata perché non indossava nulla al di fuori di quei pantaloni. Ok era decisamente ben messo ed era di una bellezza che metteva in soggezione, era alto intorno al metro e ottanta e aveva dei muscoli davvero scolpiti.
I capelli neri erano lisci e corti e le labbra erano … piegate in un sorriso. Perché all’improvviso stava ridendo?
Oh porca miseria, stava sbavando vero?
Abbassò lo sguardo atterrita fissandosi i piedi felice e sorpresa che riuscisse a vederli almeno quelli.
“ Mi chiamo Gackt “ irruppe l’uomo.

Una parete bianca quasi completamente spoglia, l’unico suono che si sentiva per le pareti della stanza era l’incessante pioggia che picchiettava sul vetro della finestra e giù in strada.
Il televisore al plasma appeso alla parete opposta, era acceso ma con il volume al minimo, così da non sovrastare quella melodia creata da tante piccole gocce proveniente dal cielo terso e basso; sembrava quasi sfiorare le case.
I suoi occhi si soffermarono a rimirare un unico oggetto appeso alla parete di fronte a lui mentre se ne stava sdraiato, con le gambe affusolate distese lungo il divano in pelle nera, il libro che stava leggendo era poggiato con le pagine aperte sul suo stomaco.
I suoi occhi, restavano fissi a guardare una maschera totalmente bianca se non per una grossa croce rossa posta sulla fronte e che arriva fino al naso.

“ È una pomata per le distorsioni, gli strappi e questo genere di infortuni tranquillo! Non è lubrificante!”
“Puoi abbassare la tua maledetta voce per favore …”
“Come sei agitato stasera Kou, rilassati e togliti i pantaloni dai … “
“Cosa?!”
“Come te la passo la pomata se hai i pantaloni addosso secondo te? Dai su, o te li devo togliere io?”
Gli afferrò la cinta che legava i jeans con entrambe le mani ed iniziò a slacciarla, facendola così tintinnare. Il chitarrista saltò sul posto, colto da una scossa alla schiena.
“Faccio io Aki, grazie”
“Come vuoi”

Il suono eccitante dei baci appassionati, si leva in aria quasi rimbombando fra le pareti insonorizzate. Di certo rimbombano, facendo un eco quasi assordante, nella testa del povero ragazzo, ormai uomo, dai capelli bicolore.
Di solito quella stanza ha un suono ovattato, ma ora sembra troppo rumorosa perdendo tutto ciò che aveva di rilassante.
Il ragazzo immobile al buio, già sa che non sarà più lo stesso da oggi in poi; non sarà più in grado di stare ore ed ore, tranquillamente chiuso fra quelle pareti, senza che questi suoni, questa visione forte seppur lieve, gli affollino la mente.
Incapace di muovere anche solo un muscolo, trattiene anche il respiro a volte, per paura di essere sentito e scoperto dai due.
Diviene così uno spettro, uno spettatore all’insaputa dei due amanti ignari della sua presenza, continuando così a consumare la loro passione.

Questo è quello che ho visto la prima volta che il mio sguardo ha incrociato violentemente la tua figura.
Una maschera bianca con un rosso carminio a colorare le labbra di porcellana, dei ricami viola brillavano sulle tue gote finte.
La tua figura sinuosa era avvolta in un vestito di pelle strettissimo. Le braccia coperte solo da uno strato di pizzo nero come il vestito che copriva solo il minimo necessario; anche le gambe crudelmente avvolte dal medesimo pizzo lasciavano solo intravedere la tua pelle nivea e soda.

Vorrei fermarlo, dirgli qualcosa, impedire a quegli occhi di assumere quell’espressione triste, ma tutto ciò che riesco a fare è annuire in silenzio di nuovo.
So che per l’ennesima volta ha frainteso la mia rigidità, la mia compostezza che non si smuoverebbe nemmeno con un terremoto, la mia immobilità, in freddezza. Lui mi vede sempre scostante e freddo ma non è così Yuu, non è così.
storia scritta a quattro mani da Cucciola_Suzuki e cucciola81 ^_^

Quello sguardo che sfugge al mio, mi fa male e so che fa dannatamente soffrire anche te il non potermi più guardare in faccia; una volta ricordo di non averti mai incrociato senza avere anche solo un minimo scambio di sguardi o uno sfioramento tra noi due. Se le nostre presenze erano vicine l’una all’altra, doveva per forza esserci un contatto, anche se agli altri magari sfuggiva, noi due sapevamo come comunicare.

-GacktxKamijo-
“ dimmelo di nuovo mentre mi guardi negli occhi … “ si avvicina pericolosamente a me mentre soffia queste parole che mi sembra scorrano direttamente sulla mia pelle provocandomi un brivido. Si ferma di fronte a me in piedi, io resto seduto al mio posto sul suo divano con stretti nelle mani quei fogli che ora sembrano la mia unica arma di difesa. Li alzo quel poco che basta per nascondermi parzialmente il viso per paura di mostrare qualche rossore di troppo.
Vedo la sua mano che li abbassa senza doverci mettere troppa forza, sento il rumore della carta che si piega sotto le sue dita e mi sento proprio come questi fogli ora; sento di potermi piegare altrettanto facilmente sotto le sue mani, sotto il suo volere.

Ogni tanto sentivo quel bisogno di staccare tutto e andare in quel posto per rilassarmi e pensare.
Dovevo ritagliarmi del tempo solo per me e quella figura silenziosa e quasi sempre immobile, mi trasmetteva serenità e pacatezza; sembrava quasi una statua messa lì per rassicurare i visitatori di quel posto, per non farli sentire totalmente soli ma tuttavia di assicurargli la privacy di cui avevano bisogno.

Possono dirmi quello che vogliono; che è sbagliato, che lo vizio troppo … possono dirmi che l’amicizia non va mai mischiata con il sesso o altro, che è immorale che due uomini fanno tutto ciò che facciamo noi.
Non m’importa; io so solo che questo scricciolo che ho seduto a fianco e che ora si sta rosicchiando un dito mentre guarda fuori dal finestrino della mia macchina riesce a darmi tutto quello di cui ho bisogno; tutto quello che nessuna ragazza è mai riuscita a darmi.
So che entrambi siamo importanti l’uno per l’altro; io mi getterei nelle fiamme per lui come lui farebbe per me.
So che nessuno riuscirà mai a ferirlo fargli del male finché ci sono io al suo fianco.
So che è il mio amore e che nessuno ci separerà e questo mi basta.

[...] so bene che in questi momenti non ama parlare, ma il solo sapermi li per lui, sempre pronto per qualunque evenienza lo fa stare meglio.
Così anche quando ha avuto la crisi di pianto silenzioso chiuso in bagno, io sono rimasto fuori la porta ad aspettare che passasse, gli ho solo sussurrato due parole sapendo che mi ascoltava:“ sono qui “
Ora lo guardo, guardo quegli occhi così dolci ma anche così tristi che mi fanno male all’anima.

Quelle iridi avevano il potere di fargli salire il desiderio e il piacere dritti al cervello, facendolo inesorabilmente scoppiare senza freno, senza possibilità di fuggita.
Non venne deluso e ancora una volta ebbe conferma dei suoi presentimenti, occhi famelici lo stavano fissando, per non dire divorando.
Senza lasciar uscire alcun suono, mimò con il semplice movimento delle labbra un “ smettila “

“ lo sai che non sono di molte parole, soprattutto con cose come gli sms ma … tanti auguri itoshii hito. Ti amo stella mia. “
guardo l’ora: mezza notte spaccata. Questo è Ryo. Questo è il mio ragazzo.
Già, magari a parole non è stato mai un gran che, ma il bello in lui è proprio questo. Quelle poche, sincere parole che gli escono dal cuore, bastano a riempirmi le giornate d’amore e poi, sa riscattarsi con i fatti. In quello lui, è un Dio.

“ Mi stai ascoltando Yuu?! “ la voce di Ryo arrivò alle sue orecchie fastidiosamente troppo alta, ma perché urlava? Bè almeno era riuscito a farlo ricadere nella realtà.