Alec sorrise appena. "Sarebbe bello poter andare in vacanza. Almeno per un po'" disse semplicemente, aggrottando le sopracciglia. Magari avessero potuto farlo.
"E perchè no?"
Si girò verso Magnus.
"E perchè no... Cosa?"
Lo stregone gli rivolse un occhiolino. "Perchè non andiamo in vacanza? Solo per qualche giorno, tutti assieme. Penso che vostra madre ve lo concederebbe."
Gli occhi di Isabelle si illuminarono. "In vacanza! Ma è un sogno!" urlò felice, i capelli spettinati che le accarezzavano il viso.

[Victuuri Mafia!AU] "Yuri, vieni a sederti" suggerì un ragazzo, indicando vistosamente un posto accanto a lui.
Yuri ubbidì senza aggiungere altro, gli occhi fissi sul pavimento per evitare di incontrare lo sguardo degli altri.
Yurio lo calciò sotto il tavolo, probabilmente per dirgli di ricomporsi, ma Victor non lo sentì neanche. Cercava gli occhi di quel ragazzo da quando era entrato nella stanza.
Fu un attimo. Yuri alzò lo sguardo e si incontrarono.
La sua vita non sarebbe più stata la stessa.

Non attese un momento per scartare il suo regalo: tra le mani vi trovò un contenitore di legno, come una cassetta, in cui Yuri aveva messo le foto di ogni momento importante passato assieme, con ogni data scritta sotto. C'era la prima volta che erano andati a mare. La finale del Gran Prix. Il compleanno di Yuri. La visita a Barcellona.
"Io..." cominciò Yuri, la voce leggermente tremula, "Vorrei che fossi tu ad aggiungere alla nostra storia più ricordi."
Solo uno sguardo.
Era l'uomo più fortunato del mondo.

Sento il suo cuore battere. Il suo respiro pizzicarmi il collo. "Questo è un sogno, vero?"
Yuri mi stringe i capelli sulla nuca. Il suo naso sfiora il mio.
"Solo se tu vuoi che lo sia." [...] Mi paralizzo. La mia testa comincia a rielaborare. Lui mi sorride.
Non mi sono dimenticato di te, Yuri, non potrei. Ora sono pronto. Partiamo.

[...] Spalanco gli occhi, senza nascondergli il mio stupore. Victor non me l'ha mai detto, e non ho mai pensato che avrebbe potuto farlo. Non l'avevo messo in conto. E non sapevo come avrei potuto sentirmi fino ad oggi.
Non sono capace di risponderti, Victor. Non sono capace di descrivere esattamente il miracolo che sei. Non so più come parlare. Vorrei usare le tue stesse parole, ma forse non ne sono ancora in grado.
"Grazie."
E chiudiamo gli occhi, pronti ad un altro giorno assieme.

[...] L'ansia era ormai diventata per lui una cara, vecchia e lamentosa amica. Con gli anni aveva imparato semplicemente ad accettarla, ad osservarla, e ad agire con essa. Nei momenti peggiori della sua vita era stata così presente in lui da avergli procurato fitte al petto, costringendolo ad innalzare un muro tra sè e il mondo. C'erano stati dei momenti quando era adolescente in cui era solo, nel letto, ad osservare con grande attenzione le terrificanti ombre che le tende della finestra riproducevano sul suo soffitto. E più di una volta aveva immaginato che sarebbe stato tutto molto più semplice se la sua ansia fosse stata semplicemente una di quelle forme scure, a volte buffe, e che fosse rintanata nella sua stanza. Sarebbe bastato cacciarla via, togliere quelle stupide tende color verde limone che sua madre tanto adorava.

«Propongo di chiudere la serata con un gioco alcolico» suggerisce Christophe, serrando le labbra in due fessure. «Il "Non ho mai". Avete mai sentito?» Odio questo stupido gioco.
«E che cosa dovrebbe essere?» chiede Yurio, atono, mentre si fa spazio al fianco di Otabek. Victor si muove accanto a me. «A turno ognuno dice qualcosa che non ha mai fatto, e chi invece l'ha fatto deve bere. Tutto qui» spiega semplicemente. [...] . "Il mio compito è farti acquistare un po' di fiducia." Victor mi ha appena chiesto di aprire gli occhi, per farmi vedere meglio da lui. Sono incapace, Victor. Sono inconcludente. "Devi pensare a quella cosa che ti fa perdere la capacità di formulare pensieri razionali."

L'altro si avvicina di poco. «Voglio ballare con te» dice, in un sussurro.
«Cosa?»
«Voglio ballare con te.» Ripete a voce più alta. «Ma vorrei che stavolta non te ne dimenticassi» le sue parole sono flebili, dispersive. Mi arrivano appena.
Lo guardo e ancora una volta mi ritrovo incapace di replicare. [...]

Non posso non guardarti con occhi sorpresi, perchè sei ancora una sorpresa per me. La mia visuale si sposta sulla scena delle tue labbra, che premono sulle mie; lo so che vuoi il mio consenso e non te lo nego. Non potrei negartelo. [...]