[[Tosho Daimosu/General Daimos]]
Per alcuni istanti, lo spadaccino resta immobile, il corpo scosso da tremiti. Non vuole cedere al desiderio di piangere, eppure il suo corpo avverte tale brama disonorevole.
Anzi, gli sembra un bisogno quasi fisico.
La mano di Kazuya, leggera, indugia ora sui suoi capelli riccioluti, ora sulla sua schiena, in una gentile carezza.
Kyoshiro chiude gli occhi e si abbandona al tocco del compagno. Non sa perché, ma una sensazione di rilassamento pervade il suo corpo.
Il desiderio di pianto si dissolve, tra quelle braccia.
Gli fa bene quel contatto così stretto con una persona amica.
Non avverte la solitudine di una forza artefatta.
A sua volta, stringe le braccia attorno alle spalle di Kazuya e chiude gli occhi, finalmente rasserenato. Gli fa bene condividere il suo dolore con qualcuno.
Gli uomini e le donne, per sopravvivere, non devono isolarsi, perché sono giocattoli nelle mani di una natura crudele.
Sorride. Certo, Giacomo Leopardi non ha usato questi termini, ma l’idea è quella.
E lui, in quel momento, non può non concordare.
L’abbraccio di Kazuya, così sincero, gli ha dato la possibilità di non sprofondare nella disperazione insensata.
– Grazie, amico mio.