luca
Erano sempre il
vecchio gruppo di amici, quelli del liceo. Avevano quasi trent’anni adesso e mai
si sarebbero sognati di incontrarsi nuovamente per una situazione talmente
tragica.
Chi se non lui
poteva mettersi nei guai? Eh si, Luca se l’aspettava già, i visi dei suoi amici,
tutti contrariati ma sorridenti mentre entravano uno dopo l’altro nella sua
stanza d’ospedale, dicendogli che era stato uno stupido. Sempre distratto, si,
sempre il solito Luca.
Ma la porta era
ancora chiusa e Luca fissava il bianco delle pareti chiedendosi quando sarebbero
arrivati. Alcuni non li vedeva da tanto, troppo tempo, mentre con altri era
ancora in ottimi rapporti, non era stato il percorso universitario a dividerli.
Come Angelo, per esempio, da sempre il suo migliore amico. Un alter ego quasi,
per quanto erano diversi: Angelo era da poco stato assunto da una nuova ditta,
faceva l’ingegnere meccanico, mentre lui aveva da poco intrapreso la carriera
universitaria. Brutta cosa, gli dicevano, e l’aveva pensato molto spesso anche
lui. Le persone più stronze della terra fanno gli assistenti, poco ma sicuro, e
lui adesso si era ritrovato a fare proprio quello, mentre lavorava al suo
dottorato in storia medievale.
Ma stava divagando:
non era quello il momento di pensare al lavoro, non era quello il tempo. Adesso
era lì, in un letto d’ospedale ingessato dalle caviglie fino al bacino ed un
lancinante dolore alla testa. Sentiva già le parole di Angelo, quante volte ti
ho detto di buttare quel vecchio motorino! Prima o poi farai qualche
guaio!
Ed eccolo qui, come
se quella di Angelo fosse stata una predizione. Secondo i medici, era vivo quasi
per miracolo e il fatto che non aveva riportato insanabili ferite era qualcosa
di incredibile. Aveva avuto un testa a testa con un tir che a tutta velocità gli
veniva di fronte, Luca ricordava solo di aver sterzato con tutta la forza che
poteva, ed era stato un bene perché sebbene il tir l’avesse scaraventato al lato
della strada, se l’avesse preso in pieno sarebbe
morto.
Chissà quale sarebbe
stato il suo ultimo pensiero. Oh si, lo sapeva. Lo sapeva
già.
Non ebbe il tempo di
lasciare che gli occhi si inumidissero che la porta si spalancò e Claudia
apparve, con lo sguardo sconvolto e confuso, la giacca verde sbottonata e i
capelli, legati inizialmente in un morbido codino, adesso erano visibilmente
spettinati. Evidentemente aveva fatto una corsa per raggiungerlo. Tentò di
sorridere convincendosi di quel pensiero, ma sapeva che se Claudia era lì per
prima era semplicemente perché era quella che abitava più vicino all’ospedale.
Le sorrise, un sorriso che forse non gli uscì molto bene perché Claudia lo
incenerì con un’occhiata severa, poi richiuse la porta e si sedette al suo
capezzale, sempre in silenzio, tenendo le mani poggiate sul
grembo.
Come era bella.
Bella come la prima volta che l’aveva vista, la prima volta che l’aveva tenuta
tra le braccia. Non ricordava il motivo per cui lui e Claudia si erano lasciati,
era stato moltissimo tempo prima, prima che lei partisse per l’America, dove
abitavano gli zii, e tornasse un po’ cambiata ma comunque bellissima.
Adesso Claudia era
la fidanzata di Angelo, da più di un anno ormai.
Luca si era fatto da
parte con un sorriso sghembo e la morte nel cuore: non sapeva perché non era mai
riuscito a dimenticarla, forse per colpa del suo sguardo magnetico e dei suoi
occhi neri come la notte, che sembravano vagare nella sua anima. Forse per il
suo corpo sinuoso e morbido, per la sua risata cristallina. O forse
semplicemente perché non aveva trovato nessun’altra come lei, perché nel momento
stesso in cui s’erano allontanati, lui aveva iniziato ad innamorarsi di
lei.
Non riusciva a
spiegarselo: la loro breve storia era iniziata per Luca come una sorta di
passatempo, ma senza accorgersene era entrato nella quotidianità di lei
riuscendo a comprendere quanto fosse complicata e quanto fosse per questo
adorabile. Claudia non aveva fatto una piega per la fine del loro rapporto:
anche per lei d’altronde non era stata niente di più che un’avventura durata
pressappoco un mese, con una persona che adesso di buon grado definiva
amico.
Dopotutto, tra di
loro non c’era stato niente di che.
Ma cosa aveva spinto
Luca ad innamorarsi di lei? Il fatto di averla vista tra le braccia di un altro, del suo
migliore amico per giunta? Il fatto di doverla osservare da lontano, di vederla
ridere con un altro e per un altro? Il fatto che lui non era mai stato capace di
farla ridere così, di renderla felice?
Non ne aveva avuto
il tempo.
Era dunque da molto
tempo ormai che erano costretti a vedersi di frequente, cause uscite o meeting a
casa di Angelo.
Claudia e Luca erano
semplici conoscenti e nessuno sapeva del loro passato, e chi lo sapeva, come
Angelo, fingeva che non ci fosse mai stato.
-
Sei
venuta- mormorò Luca, la voce roca e gli occhi celesti ridotti a due
fessure.
Claudia serrò la
mascella.
-
Certo
che sono venuta, - rispose, - sono venuta appena ho saputo. Gli altri stanno
arrivando-
Le sue parole erano
come fuoco su di lui. Gli altri stanno arrivando, aveva detto. Sarebbero
arrivati a breve, dunque, e quel
loro breve attimo di intimità sarebbe finito.
Luca continuava a
fissarla come in estasi, Claudia si sentiva in soggezione. Aveva creduto di
immaginare soltanto i suoi occhi splendenti su di lei, i suoi sguardi languidi,
eppure non era così. Adesso erano da soli, e lui la guardava proprio come faceva
quando erano in pubblico, davanti a tutti. Davanti ad
Angelo.
-
Che
c’è? Perché mi guardi così?, - domandò, dura, - sei un idiota, Luca. Un vero
idiota. Ci hai fatto spaventare-
Luca tentò di
ridere, ma provava dolore.
-
Come
sei bella, Claudia- sibilò, mentre lo sguardo gli si appannava dalle lacrime.
Non credeva di poter arrivare a tanto, forse era solo colpa dei sedativi che gli
avevano dato, di qualche calmante o anti infiammatorio.
-
Smettila- ordinò lei, alzando le
spalle ma arrossendo.
-
Sono
contento che tu sia venuta, - riprese poi Luca, sospirando affinché le lacrime
non venissero fuori, - sembra quasi che tu sia venuta per me. Davvero per
me-
-
Certo
che sono venuta per te, Luca. Che credi? Che venga per far bella figura? Davanti
a chi, poi?-
-
Sai
quando si dice che quando stai per morire ti passa tutta la vita davanti? Per me
è stato proprio così, tutta la mia vita come un film, mentre quel tir mi mandava
fuori strada. E sai qual è stata l’ultima persona a cui ho pensato? Tu. Sei
stata tu, Claudia-
-
Luca,
per favore…-
-
No,
dai, ti prego, adesso non rispondermi male come sempre. Non ti sto chiedendo
niente, non voglio niente da te. Voglio solo sapere se te ne sei
accorta-
-
Accorta? Che stai vaneggiando?
Si, mi sembra evidente-
-
No,
che ti amo. Ti amo davvero tantissimo-
Claudia gli puntò
gli occhi in faccia, cercando di capire se stesse mentendo. Mentendo? Come
poteva mentire in un momento del genere, quando era appena scampato dalla
morte?
Era ovvio che le
stava dicendo la verità, e Claudia non riusciva a credere che era davvero lui a
star pronunciando quelle parole.
Intenerì
l’espressione, ma non riuscì a parlare. Non era brava a parlare, nei momento
nevralgici della sua vita era sempre rimasta zitta. Come adesso, d’altronde: il
ragazzo che volente o nolente non era mai riuscita a dimenticare le stava
dicendo di amarla.
Ottimo momento per
restare zitti.
-
Avanti, Claudia. Rispondimi. Non
è una domanda difficile-
Lei alzò le spalle.
Non era ancora il momento di parlare.
-
Okay,
non rispondere, fa’ come vuoi. Ma chi tace acconsente. Ascolta, non ti chiederei
mai di lasciare Angelo per me. Chi sono io, dopotutto, se non lo stupido che ti
ha lasciata andare quando poteva essere tuo? Già, appunto. Per cui non voglio
chiederti niente, voglio soltanto che tu lo sappia. Perché qualche ora fa stavo
per morire Claudia, e l’amore che provo per te me lo sarei portato nella tomba.
Non è giusto. Adesso, se dovessi morire domani, lo saprai. Ecco, adesso mi sento
meglio. Un peso in meno sulla coscienza-
Claudia osservò il
suo sorriso sghembo e bellissimo. Era bello anche in un letto d’ospedale, con i
riccioli scuri sparpagliati sulla fronte e sul
cuscino.
-
Ma
adesso sei vivo. E questo l’importante, no?-
Ecco, aveva parlato.
Certo, quello che aveva detto non c’entrava niente con la dichiarazione d’amore
appena ricevuta, ma almeno aveva evitato di restare in
silenzio.
-
Certo,
si. Questo è l’importante-
-
D’altronde, io non so cosa si
prova quando si sta per morire. Cioè, potrebbe darsi che anche a me verresti in
mente tu. Come una specie di random. Dev’essere stato così. Io ti sono venuta in
mente come un random, così, senza un vero senso-
Luca sorrise, il suo
ragionamento lo inteneriva.
-
Non
credi che io ti ami?-
-
No,
cioè, si. Insomma, non lo so. Io
amo Angelo. Cioè, non fraintendermi, adesso posso essere sincera, io non t’ho
mai dimenticato, Luca. Mai. Ogni volta che ti vedo mi sale qualcosa alla gola, e
pensavo fosse il mio mal di stomaco da stress, ma insomma, tu adesso, e questa
storia dell’amore…-
-
Mi
ami?-
-
Cosa?-
-
Dimmi
soltanto se mi ami, e poi basta. Uscirai da questa stanza d’ospedale e tutto
finirà, noi torneremo a fare finta di niente-
Claudia lo fissava
inespressiva. Davanti a lei c’era un nuovo Luca, serio come non l’aveva mai
visto, sincero come credeva non potrebbe mai essere stato. Cosa c’era stato tra
loro? Attrazione fisica? Un gioco pericoloso di sentimenti? Forse si, ma una
cosa era certa, - in una parte del suo cuore Luca aveva costruito un angolo
insostituibile.
Sorrise.
-
Diciamo che se tutta la nostra
attuale vita non esistesse, - mormorò, sporgendosi verso di lui e fissandolo
negli occhi, - se tu non mi avessi lasciata senza motivazione, e se non fosse
sopraggiunto Angelo, - fece una pausa, biascicando appena il nome del suo
attuale fidanzato, - si, allora ti amerei. Ti amerei come non potrei mai amare
nessuno, nemmeno Angelo stesso. Ti chiederei di venire a vivere con me, e
vivremmo non disordine dei nostri pensieri, dei nostri vestiti sparsi sul
pavimento. Ti preparerei la cena, anche se non so cucinare, e alla fine
ordineresti una pizza. Farei
l’amore con te prima di andare al lavoro la mattina, aspetterei i tuoi mazzi di
fiori. Andremmo in vacanza in
Sicilia, e ti taglierei i capelli nel sonno. Ma tutto questo appartiene ad
un’altra vita, Luca, una vita che non ci siamo dati la possibilità di vivere.
Angelo mi ha chiesto di sposarlo. E io ho detto di
si-
Luca sorrise,
inaspettatamente. Il pensiero di vedere Claudia in abito da sposa scendere le
scale di una chiesa coperta da riso volante non gli spezzava il cuore, non in
quel momento. Sarebbe stata bellissima, già la
vedeva.
-
Questo
potrebbe bastarmi, - disse, sospirando, - forse potrebbe ma lascia che io tenti
per un’ultima volta. Dammi una seconda
possibilità. L’ultima-
Claudia stava per
controbattere quando la porta della camera di Luca si spalancò. Angelo e altri
tre amici entrarono di corsa, piangendo e ridendo assieme, buttandosi quasi sul
corpo di Luca, che fissava ancora Claudia.
-
Santo
Cielo, sei pazzo! L’ho sempre detto che tu sei pazzo!- iniziò Gabriele, il più
giovane, stringendogli la mano.
-
T’avevo detto di buttare quel
motorino!- incalzò Angelo, proprio come Luca aveva previsto. Jacopo, l’ultimo
dei tre, restava in silenzio con le lacrime agli occhi. Non era un ragazzo da
molte parole.
-
Hey,
non fate così. Sono vivo, no? E sono il rompicoglioni di sempre. Pensavate di
liberarvi di me, eh? Troppo comodo!-
I ragazzi
scoppiarono a ridere, Claudia si alzò dalla sua postazione per lasciare posto a
Gabriele, allontanandosi verso la porta.
-
Amore,
dove vai? Vieni qui, che dobbiamo fare una bella strigliata a Luca. Stavolta ha
rischiato tanto!- esclamò Angelo, tendendo la mano verso la sua
fidanzata.
Lo sguardo di
Claudia si pietrificò su Luca, donandogli un sorriso di speranza e di
gioia.
-
Ma ha
avuto una seconda possibilità, -
disse, con la voce rotta dall’emozione, - spero che se la giochi bene
stavolta-
Fine
Più che una one-shoot la
definirei un "delirio", spero nonostante questo di aver catturato la vostra
attenzione.
Con affetto,
Lara
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