comico
Visto
che finalmente posso godermi un po' di riposo ringraziando le feste di
Pasqua, ho pensato di cimentarmi in una cosa che a suo tempo (molto
tempo fa) mi riusciva bene, ossia prendere un po' giro questi
fantastici personaggi come ho già fatto in passato.
Mi è sempre piaciuto scrivere storie divertenti e ora ci voglio
riprovare, naturalmente sono parecchio arruginita e non so che cosa sia
uscito fuori, ma di solito parto sempre con cose calme per poi arrivare
al delirio come è successo su altre storie che ho scritto su
questo genere :)
Questo primo capitoletto è abbastanza corto, giusto per riprendere la mano, poi verranno allungati.
Buona lettura.
Era una fredda giornata
d'inverno al Santuario, i primi fiocchi avevano cominciato a scendere
rendendo tutte le interminabili scalinate viscide, infide e generose
nel regalare tanti biglietti di sola andata per il pronto soccorso.
Milo camminava su quelle scale affrontandole come se fossero un nemico
implacabile, Camus, invece, le percorreva tranquillo come se niente
fosse e il suo silenzio serio e pacato si scontrava col gran baccano
che stava facendo Milo rimasto indietro di una rampa.
L'artropode dorato aveva già lasciato lo stampo dei denti su una
decina di scalini e ogni volta che si rialzava imprecava nascondendo le
imprecazioni a tutti gli dei dell'Olimpo con falsissimi colpi di tosse.
Giunto all'esasperazione Camus si voltò.
<< Dovremmo arrivare dal Gran Sacerdote...sempre se la cosa ti interessa. >> disse Camus.
<< Perchè non fanno venire qualcuno a spalare questa
merda? Così rischiamo di romperci qualche gamba. >> disse
l'altro acciaccato in tutte le sue parti.
<< Voi rischiate...voi. >> rispose Camus con un sorrisetto
sarcastico che fece drizzare i capelli in testa a Milo per i nervi.
Erano partiti da Rodorio circa un'ora prima e l'unica distanza che
avevano percorso era quella dalla Casa di Mu fino a quella di
Aldebaran, ma già era stato fatto un passo avanti verso la Terza.
Arrivati sullo spiazzo della Terza, Camus dimostrava come sempre di
avere un grande amore per la neve e il gelo, tanto che Milo si era
chiesto se fosse stato lo stesso se lo avesse infilato nudo dentro la
fontana del Santuario con la temperatura a -10.
Mentre Camus dimostrava la sua signorilità quasi irritante, Milo
si trascinava a quattrozampe come se qualcuno lo stesse prendendo a
bastonate.
<< Sto perdendo la pazienza. >> cantilenò Camus.
Cercando di mantenere un po' di orgoglio Milo provò a tirarsi in
piedi ma più ci provava e più scivolava, più
scivolava e più boffonchiava in una lingua che sapeva solo lui,
si aggrappò con le mani all'ultimo gradino per evitare di
rifarsi tipo slitta tutti i gradini fino alla Seconda.
<< Camus, aiutami un po'! >>
<< Bhà! >> disse l'altro avviandosi alacramente verso la Terza Casa.
<< Sei un infame! Te l'ha mai detto nessuno questo? No? Allota te lo dico io, infame infame e ancora infame! >>
La voce tipo ratto isterico dello Scorpione fece uscire Saga dai suoi lugubri e labirintici domini.
<< Che c'è? >> chiese a Camus.
<< Nulla, solo un semplice Cavaliere che riesce ad ammazzare
qualcuno senza sforzo ma che ha grandi difficoltà a salire le
scale con due centimetri di neve. >>
Saga guardò Milo che era riuscito a prendere una posizione a carponi, poi guardò Camus.
<< Ma perchè non lo aiuti? >>
<< Provaci e capirai. >>
Saga mise un piede fuori dal colonnato e subito si accorse che
l'impresa non sarebbe stata facile, a differenza di Camus che poteva
addirittura camminare sulla neve e non affondare, Saga si avvide che
il suo equilibrio sulla patina ghiacciata era diventato incredibilmente
instabile.
Un passetto alla volta cercò di avvicinarsi a Milo, sotto lo
sguardo sgranato di Camus che vedeva il Cavaliere di Gemini allargare
le braccia e camminare abbassandosi sempre di più mentre i piedi
svirgolavano pericolosamente.
Camus non sapeva se Saga fosse stato colpito improvvisamente da lombosciatalgia o voleva leccare il ghiaccio.
Non disse nulla limitandosi a guardare mentre l'altro, con il coraggio della
disperazione, si avvicinava a Milo, arrivato a destinazione
allungò un braccio verso l'artropode.
<< Dammi la mano. >>
Milo lo guardò esasperato.
<< Senti! Ho visto come ti sei trascinato anche tu fin qui e pretendi di aiutare me? >>
<< Tu dammi la mano. >>
Cercando di riporre un po' di fiducia nel prossimo Milo allungò
la mano, il che non era facile visto il soggetto in questione che lo
voleva aiutare e che riusciva a cambiare personalità cinque
volte al minuto.
<< Allungati! >>
<< Aspetta eh... >>
Saga cercava di allungarsi il più possibile, più che
altro cercava di sfidare le leggi della fisica che dominavano la
gravità.
<< Acchiappa sta mano! >>
<< Guarda che non ho il braccio allungabile! >>
A furia di allungarsi verso Milo Saga l'equilibrio lo perse del tutto
caracollando in avanti, l'eco dell' epocale capocciata
rieccheggiò quasi per tutto il Santuario.
<< Che cazzo! >> gridò Milo massaggiandosi la testa.
Ora Camus guardava la pietosa scena dei due Gold Saint entrambi
sdraiati a terra come se fossero finiti sotto un rullo compressore, si passò la mano sulla fronte e si diresse
verso i due.
<< Avanti su, un braccio per uno e facciamola finita. >>
Saga e Milo si aggrapparono alle braccia di Camus come se fossero
l'ultimo scampolo di vita e riuscirono faticosamente a mettersi in
piedi.
<< Ma guarda tu! >> esclamò.
<< Fai pure il sorpreso? Se tu questo gesto lo avessi fatto prima...vabbè, non farmi parlare. >>
Ritornando verso la Casa di Gemini Camus veniva prepotentemente
strattonato prima da un braccio e poi dall' altro, quei due lo stavano
praticamente smembrando.
<< Davvero, non siete normali. >> esclamò tra una fitta di dolore e l'altra.
Non appena furono arrivati dentro alla Terza Casa ecco che i due figuri
dall'equilibrio più precario di un 98enne col parkinson
riacquistarono le loro facoltà fisiche e mentali.
<< Bhè...naturalmente ce l'avrei fatta lo stesso
ma grazie per l'aiuto. >> disse Saga cercando di
riguadagnare un
po' della dignità perduta in cinque minuti.
Anche Milo stava per replicare quando uno strano rumore fatto di tonfi sordi rieccheggiò tra le colonne.
Tutti e tre si girarono di scatto verso il rumore ed ecco apparire dal
fondo una figura di identità ignota vestita in maniera
improbabile che sembrava uscita da un fumetto horror.
Saga inarcò il sopracciglio chiedendosi chi mai con così
poco senso del gusto avesse potuto violare i suoi domini,
<< Salve. >> disse la cosa strana.
<< Oddio! Parla pure! >> esclamò Milo.
La "cosa" era vestita in una maniera piuttosto bizzarra, indossava una
tuta da neve che sembrava presa in prestito da Aldebaran poichè
era almeno 10 taglie più grossa, ai piedi portava doposci con il
pelo bianco che lo facevano assomigliare a uno squoiatore impazzito, le
mani erano protette da un paio di guanti che sembravano rubati al volo
a qualcuno di obeso, il cappello di lana con pon pon calato sulla
fronte e la sciarpa che ricopriva interamente bocca e naso sembravano
usciti dal corredo della nonna di Shion, il tutto contornato da un paio
di occhialoni da neve con le lenti gialle.
Saga si avvicinò pian piano, incredibilmente cauto come se
stesse per toccare un cane rabbioso, aveva visto qualcosa di famigliare
in alcuni ciuffi di capelli che uscivano dal cappello visto che il
resto della chioma era fagocitata dalla tuta extra large.
Sempre come se si trattasse di un cobra velenoso alzò leggermente gli occhiali.
<< Kanon? Ma come...ma come sei conciato? >> disse sbarrando gli occhi.
Milo e Camus guardavano il gemello di Saga che non faceva nemmeno una piega alle loro facce disgustate.
<< Kanon davvero! Cioè... >>
Milo non aveva parole.
Kanon sembrava fosse in procinto di partire alla conquista del K-2.
Saga lo guardava schifato.
<< Andiamo? >> disse al fratello.
<< Dove? >> chiese l'altro.
<< Andiamo in su. Guardate che ho qui. >>
Da dentro le tasche tirò fuori delle buste di plastica il cui futuro utilizzo non era difficile immaginarlo.
Andiamo in su...andiamo in su...oltre al gusto terribile nello
scegliere l'abbigliamento da neve, Kanon aveva anche problemi per
descrivere dove volesse andare e se fosse stato al posto del navigatore
di Cristoforo Colombo quest'ultimo l'America non l'avrebbe mai scoperta.
Andiamo in su...che voleva dire?
Il Tempio?
Il Paradiso?
<< Dai ragazzi, divertiamoci un po'. >>
Milo, Camus e Saga non avevano telepatia ma pensavano tutti la stessa
cosa, ossia perchè per Kanon il divertimento significasse
andarsi a frantumare la scatola cranica contro qualche colonna.
<< Scusa, Kanon... >> cominciò Saga.
<< Ma che vuoi andare a caccia dello Yeti? >>
La realtà era di gran lunga peggiore e i tre si sentirono quasi
svenire quando udirono la folle impresa che il matto voleva attuare.
Kanon voleva arrivare su su su fino alla statua di Atena, il che fece
deglutire Milo poichè se si era trasformato in un lombrico solo
per fare due scale forse avrebbe avuto buone possibilità di
giungere lassù all'inizio di una nuova, ipotetica Guerra Sacra.
Dopodichè si sarebbero messi le buste per l'immondizia sotto il
sedere e a folle corsa avrebbero attraversato tutte e 12 le Case
giungendo fino all'arena di addestramento e molto probabilmente
avrebbero trasformato tutti i Cavalieri che avessero incontrati in
birilli da bowling diventando campioni a furia di strike.
La velocità sarebbe stata sicuramente al di fuori dei limiti
umani
e questo avrebbe permesso di scivolare pure dentro le Case dove il
ghiaccio non c'era ma trasformando i pavimenti di marmo in grattugie
ustionanti per via dell'attrito che avrebbero bruciato e sbucciato le
statuarie natiche dorate.
<< No, no e poi ancora no. Tu sei fuori. >> esclamò
Saga mentre sperava che Nettuno risorgesse e se lo riprendesse.
<< Ma tanto su ci dovete andare, no? >>
Era incredibile, Kanon non era proprio capace di dare un nome alla destinazione e ora il Tempio era diventato "su".
Camus era sul punto di congelare tutti e stavolta per sempre, ma
respirò profondamente e cercò di darsi un contegno, quel
contegno che rischiava vergognosamente di perdere.
<< Si, "su" ci dobbiamo andare, ma abbiamo intenzione di scendere
a piedi. Prima che tu insista te lo dico subito che mai nessuno
vedrà Camus di Acquarius scivolare giù per le scale con
un saccone dell'immondizia sotto il sedere. >>
<< Va bene, fate come volete. >>
Il fatto che Kanon non avesse insistito insospettì non poco il fratello che conosceva quanto poteva essere petulante.
Con una camminata che assomigliava a quella di un bigfoot con i
reumatismi, Kanon fece dietrofront e sembrava proprio che volesse
dirigersi verso la Quarta Casa e solo quando il resto della truppa non
udì più i suoi "tomp" sul pavimento Camus e Milo si
sentirono così sicuri da proseguire verso il Tempio e rispondere
così alla chiamata di Matusalemme Shion.
Continua...
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