Il Ballo Arcobaleno

di donny93
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Quando quella mattina la giovane Gryffindor aprì le tende della sua camera le venne spontaneo alzare il braccio per coprirsi il viso, alla vista del sole che si stava alzando in cielo.
Guardò l’orologio: erano le sette e venti in punto e questo voleva dire che aveva ancora quaranta minuti prima di scendere per colazione.
Decise quindi di andare a farsi una doccia veloce.
Il contatto con l’acqua fresca ebbe l’esito sperato, eliminando infatti ogni traccia residua di sonno e aiutandola a svegliarsi definitivamente.
Quando ebbe finito, il profumo di lavanda che aveva pervaso interamente la stanza era riuscito a metterla di buonumore ed è così che, canticchiando, si avvolse in un morbido asciugamano e tornò in camera per indossare la divisa scolastica.
Senza contare che quel giorno c’era anche lezione di Rune Antiche, una delle sue materie preferite.
A quel punto, con un incantesimo si asciugò i folti capelli ricci, finì di allacciarsi la camicetta e poi si fissò nello specchio.
Decise allora di tornare verso il baule e iniziò a cercare.
- Sono sicura di averlo portato, deve essere qui da qualche parte..
disse, rovistando a lungo, finché dopo un po’, trionfante, ritirò la mano con dentro un piccolo fermaglio, di una leggera sfumatura tra il lilla e il turchese, a forma di farfalla.
Tornò allo specchio, lo sistemò delicatamente tra le chiome castane e alla fine fissò con un sorriso fiero il suo operato.
Non era da lei indossare simili fronzoletti, ma la giornata era cominciata bene, voleva rimanesse tale e pensava che dare un tocco di colore alla solita, monotona divisa fosse un modo semplice e carino di farlo.
Erano le otto meno dieci, giusto in tempo per scendere ed arrivare in orario in Sala Grande.
Così prese la bacchetta, il libro di Rune Antiche e quello di Storia della Magia e uscì dalla sua stanza.
Mentre stava per uscire dalla torre però, non poté fare a meno di passare davanti all’altra porta che si affacciava sulla saletta comune, quella accanto alla sua e che per tutta la notte era rimasta stranamente silenziosa.
O forse neanche troppo stranamente.
Volle però accertarsi e per questo a passo svelto, e scocciato, si avvicinò e bussò con fare deciso tre colpi. Nessuna risposta.
- Lo sapevo che non sarebbe tornato. Il suo comportamento è davvero imperdonabile, bisognerebbe fargli rapporto. Non può fare sempre come vuole, ci sono delle regole in questa scuola.
Detto questo, tornò sui suoi passi con la convinzione che il suo risveglio tanto benigno fosse ormai stato messo in secondo piano dal nervosismo che le iniziava a montare dentro.
Decise però di non dargli troppo peso, non voleva di certo farsi rovinare la giornata dal Furetto, quindi, sfoggiando il miglior sorriso che riuscì a tirare fuori, uscì dalla torre e si chiuse con un sospiro la porta alle spalle.

***

La prima, e forse anche l’unica, cosa di cui si rese conto il Principe delle Serpi quella mattina, nel momento stesso in cui si destò dal suo sonno pesante, fu la sensazione di dolore lancinante alle tempie.
Sembrava dovesse spaccarglisi il cranio da un momento all’altro.
Non aveva intenzione di muoversi, nemmeno per vedere che cavolo di ore fossero, perché convinto che il minimo movimento non avrebbe fatto altro che acuire la sua sofferenza.
Anzi, fosse stato per lui sarebbe immediatamente tornato volentieri a dormire.
- Forza, sveglia pigrone! È tardi e se non ci muoviamo non faremo in tempo a fare colazione.
disse una voce che identificò come femminile, senza riuscire però a riconoscere a chi appartenesse e che, in quelle condizioni, gli apparve come il suono più sgradevole del mondo.
- Vedi di non rompere e soprattutto di fare silenzio, la tua voce stridula mi sta uccidendo.
disse il ragazzo, portandosi le mani alle tempie, non troppo felice di quel brusco risveglio.
La bionda in questione, che stava accendendo proprio in quel momento la luce, si fermò e si voltò a guardarlo a bocca aperta.
- Fai sul serio Draco?
Ma quello non diede segni di voler continuare la conversazione, rimanendo steso e in silenzio, il braccio destro appoggiato sul viso per coprirlo dalla luce fastidiosa nella stanza.
- Ti ho anche ospitato in camera mia, sarebbe questo il ringraziamento?
- Ringraziamento? A quanto ricordo avevo almeno altre quindici camere, o giù di lì, dove passare la notte e ho scelto la tua. Quindi fino a prova contraria sei tu che dovresti ringraziare me per aver passato ore della mia preziosissima vita qui a tenerti compagnia.
rispose secco il biondino, senza muoversi dalla sua posizione e senza accennare ad aprire gli occhi e a guardarla.
- Ma.. ma io pensavo che ieri, dopo che..
- Che cosa? Che dopo che fossimo andati a letto insieme mi saresti piaciuta? Che avrei provato qualcosa per te? Se mi facessi piacere ogni ragazza che mi porto a letto ormai dovrei essere sposato con la maggior parte della fauna femminile scolastica. E ora fammi dormire, per Salazar. Ho la testa che mi esplode.
Quella rimase per qualche secondo a fissarlo e poi senza sapere che altro dire, prese i suoi libri e senza parlare uscì dalla stanza.
Lo Slytherin sapeva di essere stato più crudele del solito e soprattutto di aver perso per sempre, dopo quella sceneggiata, un ottimo bocconcino, ma era stato davvero più forte di lui: se solo l’avesse sentita parlare anche per altri soli cinque secondi l’avrebbe cruciata.
Silenzio, ecco quello che voleva.
Ma sapeva benissimo che, nonostante starsene lì fosse la cosa che voleva più di ogni altra al mondo, non poteva.
Per questo si crogiolò ancora tra le lenzuola per altri dieci minuti e poi, con tutta la lentezza del mondo, si mise a sedere sul letto.
La luce lasciata accesa dalla ragazza lo colpì questa volta in pieno viso e sembrò bruciargli le pupille.
- Ci mancava anche questa! Perché diavolo ha acceso la luce? Stupida ragazzina.
Si coprì come meglio poté gli occhi arrossati e poi mise il piede destro a terra.
Il contatto della pelle nuda con il marmo freddo lo fece rabbrividire e per un attimo gli balenò in mente l’idea di tornare a letto, ma ormai era lì a metà strada e non poteva tornare indietro.
Ma evidentemente non era così facile come pensava, perché messo anche il secondo piede a terra e staccato il fondoschiena dal materasso, il biondino barcollò in quella che fu una storta oscillazione che per poco gli fece temere di cadere rovinosamente a terra, se non ci fosse stato dietro il letto a sorreggerlo.
- Per Salazar, ma che diavolo..
Ieri sera doveva aver davvero esagerato con quel Whisky Incendiario.
Raccolte le forze - e i vestiti da terra – valutò quanto fosse distante dal letto la porta.
O meglio, le due porte che vedeva.
Due porte?
Si, doveva proprio aver esagerato.
Un passo dopo l’altro riuscì però a raggiungere l’uscita e a dirigersi verso il corridoio.
Si ricordò che la sveglia della ragazzina segnava le otto e mezza: questo voleva dire che aveva dormito due ore scarse.
Ma soprattutto che non poteva certo andare a fare colazione, e non solo perché a quella velocità sarebbe arrivato quando ormai gli elfi domestici avrebbero già portato via tutto, ma anche perché non era certo la migliore delle idee farsi vedere in quelle condizioni in giro per la scuola.
Tutto quello che voleva ora era riuscire ad uscire da quella stanza, e soprattutto farlo senza rompersi una gamba o spezzarsi l’osso del collo.

***

Quello che il giovane Zabini pensò non appena uscì dalla sua stanza fu che la sala comune degli Slytherin fosse stata bombardata.
Dei festoni che erano stati messi la sera prima non era rimasto che un grosso mucchio di carta straccia in parte appallottolata e gettata in un angolo, in parte crollata sulla consolle ormai spenta.
I divani erano pieni di bicchieri, pezzi di cibo e schifezze varie e sul pavimento c’erano, oltre che chiazze secche di strani liquidi – vomitò, pensò con suo disgusto Blaise - gente che dormiva scomposta su materassi fatti comparire evidentemente apposta per la notte.
- Ahia!
- Che diavolo succede? Blaise, sei tu?
Questo infatti, ancora ciondolante per il sonno - e per la sbronza della sera prima - non si era accorto di una delle tante bottiglie vuote che coprivano il pavimento davanti a lui e che, salendoci sopra con un piede, lo aveva fatto cadere dolorosamente a terra.
- Tutto apposto Theo.. o almeno credo. Si può sapere che diavolo è successo qui?
chiese confuso il moro, mentre con uno sforzo immane tentava di alzarsi da terra e di rimettersi saldamente in piedi.
Theo, dal canto suo, svegliatosi di soprassalto proprio in quel momento, era sdraiato su uno dei piccoli divanetti in pelle nera rimasti liberi.
Mentre teneva la gamba sinistra appoggiata sopra lo schienale e il braccio destro lasciato giù a penzoloni, in una posizione che sembrava tutt’altro che comoda, tentava di sporgere la testa oltre il divanetto per vedere cosa intendesse Blaise con quella frase.
- Per Salazar.. ce la siamo spassata per bene ieri, eh?
concluse con un fischio di approvazione.
- Se Piton vedesse questo casino stasera servirebbe a tutti un Distillato di Morte al posto del succo di zucca.
ripose il moro, seduto su un gradino lì vicino, avendo ormai capito di non essere in grado di stare in piedi da solo.
- Ho la testa che mi esplode, si può sapere che cazzo di ore sono?
- Le otto e mezza.
- Per le mutande di Merlino, quindi tra mezz’ora abbiamo lezione? Ho bisogno di un caffè!
- Beh, se sei in grado di alzarti e di arrivare fino in Sala Grande, prego fai pu.. a quanto pare no.
e scoppiò a ridere alla vista della caduta dell’amico.
Non fosse stato per il cuscino appoggiato sul pavimento e su cui era atterrato, ora Nott avrebbe molto probabilmente qualche dente in meno.
- Cazzo ridi Blaise.
gli disse irritato il compagno, la voce ovattata dal cuscino che aveva ancora schiacciato in faccia.
Evidentemente, constatò Blaise, non era l’unico a non avere forze quella mattina.
Era appena ricalato il silenzio, quando uno strascinato borbottio si alzò dal corridoio proprio dietro di loro.
- Maledizione, non riesco a fare un passo senza fare anche questi stupidi dondolii.
- Vedo con piacere che sei sopravvissuto alla nottata. Sei uno splendore Drà.
- Fottiti Blaise - gli rispose lapidario il biondino, perfettamente conscio degli occhi arrossati e delle profonde occhiaie che quella mattina segnavano il suo regale viso, e poi avvicinatosi agli altri e appoggiatosi a una colonna lì vicino, aggiunse – gli altri?
- Pansy e Daphne a circa due ore dall’inizio della festa sono sparite, e se non ricordo male erano anche in ottima compagnia. Millicent è stata tutta la serata incollata alla consolle, paccatina con uno del quinto anno a parte. Tiger e Goyle invece non ne ho idea..
- Ehi.. siamo qui.
Le tre teste si girarono in direzione della voce, per trovare così due grosse figure, di cui una mezza addormentata su quello che la sera prima era stato un tavolo da poker, l’altra invece aveva chiaramente scambiato una bottiglia di Whisky Incendiario per un cuscino.
- Se ogni volta che torni si festeggia così, vedi di partire più spesso Drà. È stata una figata!
ma nemmeno il tempo di agitare realizzato la bottiglia in aria, che Tiger tornò ad utilizzarla secondo la sua funzione primaria, russando forte.
- Beh, direi che ci siamo tutti. Chi più, chi meno, ma tutti.
concluse Blaise, sorridendo ancora per la scena.
- Dite che dovremmo pulire?
chiese Theo, che fissava con gli occhi sgranati la stanza incapace di pensare a quello che sarebbe potuto succedere se solo qualcuno avesse scoperto tutto quel casino.
- Puliremo dopo, come sempre. Ora però io me ne torno a dormire, vuoi fate come volete. Oggi la McGranitt sarà privata della visione della mia celestiale persona. Spero non ne rimanga ferita, ma ho una certa immagine da mantenere e un sonno di bellezza è quello che mi ci vuole.
- E io ti seguo Blaise. E tu Drà?
Quello, appoggiato a braccia conserte alla colonna e con gli occhi chiusi, ne aprì uno solo in direzione dell’amico.
- Io esco. Non so come, ma devo assolutamente uscire da questo schifo di sotterraneo e andare a prendere una boccata d’aria.
- Sicuro di farcela?
- Me la caverò. Mi troverò un bel posticino e mi fumerò una sigaretta in santa pace, non vi preoccupate.
E detto questo, barcollando, si avviò verso la porta, sotto lo sguardo visibilmente preoccupato dei suoi due amici.

***

Riuscire a seguire la lezione di Storia della Magia con il chiacchiericcio della piccola Weasley in sottofondo non era per niente cosa facile.
- Ginny, faccio già di mio fatica a tenere le fila del discorso di Ruf. Non rendere questa lezione sulla rivolta dei folletti ancora più difficile, ti prego.
disse esasperata la riccia, che da quando era cominciata la lezione non aveva nemmeno preso una pagina intera di appunti, cosa assai insolita per lei, abituata a chilometri di pergamene.
- Al diavolo i folletti Herm, non hai saputo?
disse euforica la rossa.
Ma la ragazza in questione non pareva poi troppo interessata alla conversazione, più preoccupata di segnare tutte le date e le informazioni utili per il compito della prossima settimana.
Conosceva ormai bene Ginny e sapeva che quel tono voleva dire solo due cose: o si stava tramando qualcosa di losco o si trattava di una festa.
Volle comunque darle un po’ di importanza, fingendosi, anche se minimamente, interessata alla cosa.
- Sicuramente mi pentirò di avertelo chiesto, ma.. sentiamo dai.
- Gli Slytherin hanno dato un festino ieri notte nel loro dormitorio!
Lo sapevo, si disse Hermione.
Ma dopotutto quando ci sono di mezzo gli Slytherin non poteva essere altrimenti.
Poi le venne in mente.
Ecco perché ieri sera Malfoy non era tornato alla torre.
Non rispettare gli orari e in più andare a spassarsela con qualche festino illegale..
- Ed è anche un prefetto, pensa te..
- Cosa hai detto Herm?
Quella, resasi conto di aver parlato ad alta voce, cercò di riprendere in mano il discorso.
- Uhm.. un festino, non sarebbe la prima volta.. purtroppo. Perché tutta questa emozione?
chiese la riccia, tornando poi subito dopo a guardare in direzione di Ruf e a prendere appunti.
- Come perché? Ma Herm, dobbiamo proprio spiegarti tutto?
le risposero all’unisono due voci sdegnate, provenienti dal banco esattamente dietro il suo.
Sentirsi dire che le era sfuggito qualcosa che invece quelle due oche giulive di Calì e Lavanda potevano spiegarle era davvero deprimente come cosa.
- Sono sicura sarà la rivelazione del secolo, illuminatemi.
disse, voltandosi dietro e volgendogli il più finto dei sorrisi.
- Si tratta di un festino privato fatto dai ragazzi più fighi della scuola, non posso credere che la cosa non ti interessi!
- Sinceramente no, non mi interessa. Ho cose più importanti da fare che sbavare dietro a quattro poveri idioti che non hanno altra aspirazione nella vita se non quella di divertirsi e fare bravate per il resto dei loro giorni.
Calì e Lavanda si guardarono perplesse, alzando il sopracciglio con aria scettica.
Ginny si portò la mano alla fronte, scuotendo la testa disperata.
- Dai Herm, goditi la vita. Se davvero la pensi così dobbiamo temere che la tua vita sociale sia messa peggio di quella di un troll di montagna.
- Mi pare di essere anche stata eletta Zitella del Mese per questo, o mi sbaglio?
Le due amiche arrossirono leggermente.
- Le votazioni le fanno gli studenti Herm, noi riportiamo solamente le notizie.. siamo giornaliste..
Si certo, giornaliste.
- Comunque..
- Comunque non è questo il discorso.. - si intromise Ginny a quel punto, poi aggiunse - il discorso è che è risaputo ormai quanto ci si diverta ai festini degli Slytherin e grazie a delle mie amiche Corvonero ho saputo che anche quest’ultimo non è stato da meno. Pensavamo semplicemente a quanto sarebbe figo riuscire ad infiltrarsi ad una di queste feste.
- Per non parlare dell’ottimo articolo che ne verrebbe fuori per la Gazzetta di Hogwarts. Noi verremmo in qualità di inviate speciali.
disse Lavanda, sorridendo all’amica accanto a lei.
- Non vorrei infrangere i vostri sogni di vita notturna sregolata, ma in quanto prefetto ho il dovere di ricordarvi che siamo a scuola e che questo comportamento è tutt’altro che accettabile.
Le altre la guardarono come se avesse appena dato un bacio ad uno Schiopodo Sparacoda.
Che cosa aveva detto di così strano?
Poi si guardò un attimo intorno e capì: Padma e Romilda, due banchi davanti a lei, avevano incantato una piccola boccetta di smalto, facendo si che magicamente il pennellino da solo facesse loro quella che la riccia riconobbe essere una manicure, Ron dormiva beatamente sul banco e Harry, accanto a lui, si divertiva a solleticarlo con la piuma sotto il naso, ridendo poi agli strani versi che il roscio faceva in risposta.
Era davvero l’unica in quell’aula – o forse in quella scuola? – interessata allo studio e alle lezioni?
- E noi Herm abbiamo il dovere di ricordarti che siamo giovani e che dobbiamo divertirci. Secondo noi ti farebbe solo che bene svagarti un pò. Sei sempre a studiare, chiusa in quella biblioteca polverosa..
la voce delle sue amiche la fece rigirare.
Rimase a fissarle, senza sapere bene cosa pensare o dire.
- E con questo abbiamo terminato la lezione di oggi. La prossima volta ci sarà il compito su tutto il capitolo 4. Vedete di non venire impreparati, non costringetemi a mettere tutte T.
Salvata in corner dalla voce di Ruf, Hermione si alzò dal banco e, tirando un lieve sospiro, prese pergamene e piuma.
- Ci vediamo a lezione di Rune Antiche, ora devo correre.
e si allontanò di corsa verso l’uscita dell’aula, lasciando indietro le altre a fissarla andare via.

***

”Madre, dove siete? Madre!”
“Draco, scappa.. nasconditi..”
“No, madre.. madre! Non posso perdervi di nuovo!”
Silenzio.
Stava brancolando nel buio, non sapeva dove andare, ma doveva continuare a cercarla.
Questa volta sarebbe andata diversamente.
“Non puoi più fare niente Draco, vieni fuori.”
disse una voce maschile profonda.
Ma lui continuò a camminare, a correre anche, finché non si sentì afferrare per un piede.
Si voltò indietro, ma anche se c’era solo oscurità intorno a lui sapeva benissimo chi fosse.
“Lasciatemi! Madre! Madreee!”

Tornò alla realtà di soprassalto.
Quando aprì gli occhi, Draco aveva la nuca sudata e il cuore batteva alla velocità della luce.
Ancora quel sogno.
Si stropicciò gli occhi con forza e fece un respiro profondo per riprendere coscienza.
Si era addormentato, senza nemmeno rendersene conto.
Senza dire niente, con un incantesimo non verbale fece apparire un’altra bottiglia di Whisky ed iniziò a bere.
I postumi della sera prima si facevano ancora sentire, ma non gli importava.
Rischiava di impazzire e lui non voleva più pensarci.

***

Era già da un po’ che Hermione vagava per la scuola.
Non è che avesse una meta precisa o un orario da rispettare, voleva semplicemente allontanarsi per un po’.
Appena terminata la lezione di Ruf aveva subito lasciato l’aula: era stanca di sentirsi dire quanto la sua vita sociale fosse piatta o quanto avesse bisogno di uno svago.
Secondo lei non era vero, non ne aveva poi così bisogno.
Dopotutto non sentiva che la sua vita fosse così vuota come invece le schiaffavano in faccia tutti gli altri ogni singolo giorno: aveva i suoi amici, i suoi interessi e soprattutto le sue aspirazioni.
Talvolta però lei stessa si rendeva conto di non capire fino in fondo i suoi compagni, e questo, anche se faceva fatica ad ammetterlo, un po’ le dispiaceva.
Perfino Ginny, la sua migliore amica.. a volte la sentiva così distante e diversa.
Sospirò tra sè e sè.
Si sentì meglio quando guardò l’orologio: sapeva tutto l’orario scolastico a memoria e quindi anche che aveva ancora un’ora libera prima che cominciasse la lezione successiva.
Decise quindi di andare a fare una passeggiata nel parco per rilassarsi e magari ripetere qualcosa.
Mentre camminava nel portico alla ricerca di un bel posticino tranquillo che la soddisfacesse, vide in lontananza nel prato un grande albero, vicino la riva del Lago Nero.
Sicuramente lì potrò passare la mia ora in santa pace, senza essere disturbata, si disse, mentre velocemente e con un sorriso spensierato si dirigeva verso il luogo prescelto.
- Ma guarda chi si vede, buongiorno Granger.
Come non detto.
- Malfoy, la tua capacità di essere sempre in mezzo ai piedi nei momenti peggiori è stupefacente, non so davvero come tu ci riesca.
- Forse sei tu che inconsciamente cerchi me.
le disse malizioso il biondino, con un tono però più affaticato rispetto al normale.
Aveva anche spesse occhiaie sotto gli occhi, ma non gli diede troppo peso.
Doveva semplicemente essersela davvero spassata ieri notte.
- Cercarti? Io? L’unico momento in cui ti ho cercato è stato ieri sera. E per sapere dove diavolo fossi finito.
- Affari che non ti riguardano.
- Che non riguardano me, ma tutto il resto della scuola a quanto pare si. Stamattina non si parlava d’altro che del festino dato da voi Slytherin in sala comune. E pensare che sei anche un prefetto, non meriti davvero questo ruolo.
- E chi è che lo merita? Tu forse?
- Sicuramente più di te.
gli rispose, lo sguardo fisso e fiero.
Il ragazzo intanto si avvicinava sempre di più, fino ad arrivare a trovarsi distante solamente pochi palmi dalla riccia.
Quella lo vide fissarla.
- Si può sapere che vuoi?
- Ti sta bene.
All’inizio lei sembrò non capire, finché lui non alzò – con evidente fatica - un braccio per andarle a toccare delicatamente la piccola farfallina adagiata tra i boccoli color cioccolato. A quel punto capì, e arrossì.
Se ne era quasi dimenticata, era stato il primo ad averla notata quel giorno.
Il ragazzo però sbandò di nuovo e lei sinceramente ancora non capiva tutta quella situazione.
Fino a quando non si voltò e non si trovò davanti agli occhi, in mezzo all’erba, una bottiglia ormai vuota e che probabilmente prima conteneva una buona dose di Whisky Incendiario.
- Malfoy, ma che diavolo..
Ma non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase, perché il ragazzo in questione, allo stremo delle forze, quasi le crollò addosso.
Fu solo grazie ai suoi riflessi pronti, e al tronco dietro di lei, che la ragazza non cadde a terra sotto il peso del biondino.
- Si può sapere che stai facendo? Vedi di levarti!
gli disse, cercando di spostarlo da sè, mentre scivolavano piano lungo il tronco dell’albero.
- No.. – rispose lo Slytherin, in quello che le sembrò però più un lamento sommesso che una vera e propria risposta – stai ferma, giuro che non ti faccio niente.
Un aroma di alcool e fumo raggiunse le narici di Hermione.
- Malfoy, sei ubriaco..
disse, in una smorfia di disgusto per l’odore forte.
- Non è vero..
- Si invece. E questa ne è la prova.
gli disse, mostrandogli – senza nemmeno la certezza che lui riuscisse a vederla, nelle condizioni in cui era – la bottiglia vuota che prima era a terra accanto a loro.
- Beh, forse.. scusa..
Malfoy che si scusava a Hermione Granger?
Che diavolo stava capitando al mondo?
Doveva proprio essere ubriaco fradicio per dire una cosa simile.
- Cosa? Ma chi se ne importa, non devi chiedere scusa a me, semmai a te stesso! Ti stai rovinando con questo comportamento, spero che tu lo capis.. e ora che fai?
disse preoccupata la ragazza, resasi conto in quel momento che il suo compagno si avvicinava sempre di più.
Ormai erano praticamente seduti sull’erba, la ragazza con la schiena attaccata al tronco e lui davanti a lei, ad impedirle, inconsciamente, con il suo peso ogni via di fuga.
- Malfoy..?
- .. Profumi di lavanda.
le sussurrò, appoggiandole delicatamente il naso alla base del collo.
Lo sentì inspirare.
Era paralizzata, che stava succedendo?
Poi dal collo lo sentì risalire piano verso il viso, facendole scorrere il naso lungo tutto il suo profilo.
- Hai un buon odore. Mi piace.
Non sapeva davvero né cosa fare, né cosa sarebbe successo di lì a poco.
Malfoy era completamente ubriaco e sembrava essere tutt’altro che in lui.
Era sempre più vicino, eppure qualcosa dentro di lei la immobilizzava.
Anche se la sua mente le diceva di alzarsi e fuggire, il suo corpo sembrava quasi deliziarsi del calore del ragazzo seduto davanti a lei.
Che cosa doveva fare?
Divertirsi.. svagarsi un po’.. siamo giovani..
Le parole di Ginny le rimbombavano nella testa.
Cosa avrebbe detto se solo l’avesse vista in quel momento?
Ormai era talmente vicino che poteva distinguere chiaramente tutte le bionde ciglia che ornavano quegli occhi tanto belli, ma anche tanto stanchi.
- No.. Malfoy..
sussurrò, senza essere in grado di dire nient’altro e chiudendo con forza gli occhi per l’agitazione.
Il cuore le batteva fortissimo e nel momento in cui le loro labbra si sfiorarono sentì che di lì a pochi secondi le sarebbe scoppiato nel petto.
Le labbra di Malfoy erano calde e morbide, sapevano di alcool e fumo e il loro contatto le provocò una scossa per tutta la schiena, dal collo fino ai lombi.
Perché non si era ritratta?
Ma non ebbe nemmeno il tempo di starci a pensare perché il bacio, così com’era iniziato, finì in un soffio e nel momento in cui la riccia riaprì gli occhi ne capì anche il motivo: il biondino si era addormentato.
Lo sentiva respirare profondamente proprio lì accanto a lei, la testa adagiata sulla sua spalla.
Rimase immobile a fissare il vuoto per qualche tempo, con quel peso che le premeva sul costato.
Malfoy l’aveva baciata.
E anche se si era trattato di un bacio lieve, di pochi secondi, aveva scatenato in lei una scarica di piacere non poco indifferente.
Voltò lentamente la testa di lato, per non svegliarlo e si fermò a guardarlo.
Se solo qualcuno fosse passato di lì in quel momento molto probabilmente non avrebbe creduto ai suoi occhi.
Lei stessa non credeva a quanto stava accadendo.
Draco Malfoy dormiva tranquillamente appoggiato alla sua spalla, mentre la bocca leggermente dischiusa emetteva fievoli respiri.
Poi lo sentì: anch’esso fievolissimo, quasi un sussurro, tanto che era certa che, se in quel momento non fosse stata voltata a fissarlo e non avesse visto quelle labbra delicate muoversi, non se ne sarebbe nemmeno accorta.
- Madre..
E in quel momento sentì una stretta al cuore.
Sentì qualcosa che andava oltre tutte le controversie degli anni passati, i loro cognomi e il loro stesso sangue.
Le rivenne in mente quanto accaduto mentre erano a Londra e pensò che quella di Malfoy non doveva essere di certo la più serena delle famiglie.
Sin da quando l’aveva conosciuto era sempre stato un ragazzo difficile, dalla vita movimentata e sregolata, molto diverso da lei.
Un ragazzo cresciuto con un padre Mangiamorte e senza la figura materna accanto, morta prematuramente e abituato quindi alla violenza e alla repressione di ogni forma o espressione di amore e affetto verso gli altri.
Che la vita sregolata condotta da Malfoy fosse dovuta dal duro passato contro cui aveva dovuto lottare sin da piccolo?
Tante ragazze avrebbero voluto essere in quel momento al suo posto, accanto al ragazzo più bello e ambito della scuola, ma lei nemmeno ci faceva troppo caso.
Quello che, guardandolo, si chiedeva era più che altro se avesse accanto qualcuno a sostenerlo, qualcuno con cui confidarsi.
In fatto di amicizia era convinta avesse i suoi supporti, ma in fatto di ragazze?
Ci pensò su: non aveva mai visto Malfoy impegnato.
Molte avventure – notturne soprattutto – ma mai nessuna cosa seria.
Forse, pensò Hermione, nonostante fosse conteso da tutte le studentesse di Hogwarts, non aveva mai davvero trovato la ragazza giusta per lui, quella ragazza che andasse oltre il suo cognome, oltre il bel visino e gli occhi di ghiaccio per capire davvero le sue sofferenze e il suo passato.
Erano tutte fonti di divertimento, ma nessuna d’amore.
Forse anche la peggiore delle Serpi ha bisogno di un pò d’amore.
E forse fu anche per questo che decise di non alzarsi e andarsene.
Nonostante l’avesse sempre odiato, ora, così fragile e inerme, sentiva come un dovere di protezione nei suoi confronti.
Gli mise la mano destra sulla testa e gli accarezzò piano i capelli soffici.
Lui non se ne sarebbe nemmeno mai ricordato, e forse era meglio così.
Era meglio non peggiorare la situazione e quindi decise che non sarebbe rimasta lì fino a quando non si fosse svegliato, però in quel momento lì con lui c’era lei e non voleva davvero lasciarlo solo.
Per una volta decise di ascoltare quello che le diceva sempre Ginny: di fare quello che le dettava il cuore, di lasciarsi andare.
Il suo cuore in quel momento le diceva di rimanere lì ancora un pò.
E lei decise di ascoltarlo.





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