Ritratto

di Alyce_Maya
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RITRATTO

 

 

 

Era bellissima.
Non trovava altre parole per descriverla. Quando era entrata nella stanza, coperta solo da una vestaglia di seta scura, tutti i suoi buoni propositi avevano fatto le valigie e se n'erano andati gridando un "dacci dentro, ragazzo".
Lui non aveva potuto fare altro che spalancare la bocca e cominciare a balbettare come uno stupido.
< Stenditi lì, sul letto... Cioè divano >.
Sicuro: divano. Era esattamente là che voleva che stesse, certo.
Vederla nuda l'aveva mandato completamente in tilt. Era solo una ragazzina, ma come poteva resisterle?! Aveva una voglia matta di baciarla e di farla sua su quel piccolo e prezioso divanetto.
E, allo stesso tempo, voleva farle un ritratto.
Voleva mettere nero su bianco la sua bellezza, la sua sensualità. Ora, nuda con addosso soltanto quel diamante blu, era l'incarnazione della passione e, che diavolo, anche del sesso.
Aveva dovuto fare un paio di respiri profondi prima di cominciare.
E poi, ecco che il ritratto aveva iniziato a prendere vita: prima i morbidi cuscini su cui il suo giovane e puro corpo era steso...
Quanto vorrei essere cuscino, pensava.
Poi, pian piano, ecco apparire le mani, quelle splendide mani che battevano persino quelle della prostituta di Parigi con una gamba sola.
Mani fatte per stare tra i miei capelli...
E, subito dopo, ecco il viso: bello come pochi. E quelle labbra piene e rosse che sembravano essere fatte per evocare pensieri peccaminosi in chiunque osasse posarvi sopra lo sguardo.
Aveva amato quella bocca sulla sua. Dalla prima volta che l'aveva vista, il suo pensiero fisso erano state quelle labbra e, quando finalmente le aveva avute, era stato come toccare il cielo con un dito.
Prese un altro respiro profondo e sciolse le spalle. Ora, il carboncino nero, segnava delle curve perfette: i seni in boccio erano pieni e sembravano agognare un contatto. O, molto più probabilmente, era semplicemente lui che voleva toccarli.
Ti prego, fa che abbia la possibilità di ammirarli ancora e ancora...
Le linee sinuose dei suoi fianchi avevano preso vita quasi da sole: lui, ormai, era completamente assorbito dalla contemplazione dei suoi occhi.
Quegli occhi azzurri, fissi su di lui, lo stavano facendo impazzire.
Voleva baciarla di nuovo, Dio se voleva farlo.
Ma si trattenne e pensò a finire il disegno.
Regolò le ombre e sistemò quei fantastici capelli rossi e mossi che gli ricordavano i tramonti della sua città natale. Se lei avesse voluto, una volta scesi a terra, l'avrebbe portata a visitare quella cittadina e le avrebbe fatto conoscere i suoi genitori.
L'avrebbero sicuramente adorata.
E lui, avrebbe passato le giornate a fissare i suoi capelli e le sue labbra e il suo seno.
L'avrebbe amata come quell'idiota del suo futuro marito non era in grado di fare, come se esistesse solo lei al mondo, come se non ci fosse un domani.
L'avrebbe amata e basta esaudendo ogni suo desiderio e capriccio.
< Finito >.
Si, il ritratto era finito.
Ma, con lei, aveva appena cominciato.

 

 



 

 

Note:
Si, lo ammetto: sono reduce dalla visione al cinema di Titanic.
Ho riso e pianto con questi due fantastici personaggi fino alla fine e, durante questa particolare scena, mi sono resa conto di quanto fosse fantastica.
Probabilmente la più bella del film.
E così, senza neanche volerlo, è nata questa piccola shot con i pensieri del nostro amato Jack.
Spero vi sia piaciuta, un bacio.





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