Might not have so far to go
David era disteso sul letto quando il suo cellulare aveva vibrato un paio di volte sul comodino accanto a lui, ed il moretto si era mordicchiato il labbro inferiore leggermente nervoso. Probabilmente alla maggioranza delle persone sarebbe potuta sembrare una cosa bizzarra, perché quale adolescente è nervoso all'arrivo di un sms? Ma lui.. beh lui non era come la maggioranza degli adolescenti. La verità era che quel telefono era sempre stato poco più che una specie di accessorio senza valore per David, perché non squillava mai. D'altronde chi avrebbe dovuto chiamare dato che non era vicino a nessuno? Aveva scosso la testa per eliminare quel pensiero ed aveva aperto la letterina lampeggiante con un sorriso ebete stampato in viso, per scoprire che gli sms di Quinn erano gentili almeno quanto lui. Nel messaggio gli chiedeva come stava, se era ancora d'accordo di vedersi quella sera, ed indicava un'ora e un posto.
David aveva osservato il messaggio per un attimo, e onestamente non aveva idea di dove fosse quel posto. Aveva immediatamente scartato l'idea di farsi accompagnare da sua madre, perché quale ragazzo fa una cosa del genere? Già tutti pensavano che fosse strano, non era il caso di dargli un'altra ragione per pensarlo. Alla fine aveva deciso di chiedere direttamente a Quinn, lui era gentile, non sarebbe stato un problema spiegarglielo. Il biondino aveva risposto immediatamente, chiedendogli il suo indirizzo e dicendogli che qualcuno di loro sarebbe passato a prenderlo, rassicurandolo prima che David dicesse niente che non era un problema.
Il moretto sorrideva quando era entrato sotto la doccia, e sotto il getto d’acqua calda si era preso qualche minuto per pensare a quanto fosse strana quella situazione, inaspettata. Appena un paio di mesi prima se qualcuno gli avesse detto che qualcuno sarebbe passato a prenderlo per un’uscita con gli amici probabilmente avrebbe riso ed alzato al massimo il volume del suo ipod. E adesso c’era Quinn, e David sperava di essere in grado di dimostrare quanta gratitudine provasse nei suoi confronti per aver interrotto il suo costante sentirsi solo, ed in maniera così naturale e delicata che quasi non ne aveva avvertito la paura. Era uscito dalla doccia soltanto mezz’ora dopo, coi capelli bagnati e lo stesso identico sorriso col quale era entrato.
Quando David aveva detto si alla loro uscita Quinn onestamente ne era rimasto sorpreso. Temeva che le vecchie abitudini prendessero il sopravvento e che decidesse ancora una volta di isolarsi, era contendo che non l’avesse fatto. Solo che quando aveva dovuto decidere chi dovesse andare a prenderlo aveva avuto un attimo di difficoltà. Sapeva che non era una buona idea che fosse Pierre a passare a prendere il moretto, perché trovarsi da solo con lui dato il modo in cui reagiva alla sua presenza l’avrebbe solo spaventato. Ovviamente l'amico aveva protestato, dicendo che era la scelta più logica essendo quello che abitava più vicino a David, ma Quinn aveva detto no. Il moretto non era esattamente abituato ai rapporti con gli altri ed era chiaro che per qualche ragione non si sentisse a suo agio con Pierre, e Quinn voleva gestire le cose con calma perché era sicuro che sarebbe bastato poco per farlo chiudere nuovamente. Così Quinn aveva fatto una scelta a metà tra la logica e la praticità ed aveva chiesto a Frank e Gerard di passare a prenderlo. Aveva volutamente deciso di non andarci lui, perché non voleva che David si abituasse solo alla sua presenza, ma che si acclimatasse anche con in resto dei suoi amici, e loro due erano le persone giuste.
Per Pierre probabilmente ci sarebbe voluto un pó di tempo in più.
David si era dato un'ultima occhiata nello specchio quando il suo cellulare era squillato avvisandolo dell'arrivo degli altri, poi aveva salutato sua madre, che sembrava entusiasta che avesse degli amici, ed era uscito. Gerard e Frank lo aspettavano entrambi fuori dalla macchina con una sigaretta tra le dita, e David gli aveva sorriso timidamente in risposta quando l'avevano salutato allegri. Il moretto era salito in macchina ed aveva immediatamente riconosciuto i green day che riempivano l'abitacolo, sembrava che avessero più cose in comune di quello che pensava. Il tragitto in macchina era stato breve ed avevano chiacchierato con tranquillità dei programmi per la serata. A dirla tutta David era abbastanza sorpreso da sé stesso, aveva paura che le sue capacità a relazionarsi con i suoi coetanei fossero completamente sparite in tutti quegli anni in cui era stato solo, ma Gerard e Frank gli avevano reso la cosa estremamente facile. Ed era sorprendente come riuscissero a farlo sentire perfettamente integrato nonostante il loro legame fosse così evidente che quasi potevi toccarlo con mano.
Era una bella sensazione sentirsi parte di qualcosa, anche per una sola serata.
Quel piacevole calore si era un tantino incrinato quando avevano raggiunto gli altri ed aveva posato gli occhi su Pierre. C'era qualcosa nel modo in cui quel ragazzo lo guardava, nel modo in cui gli sorrideva, che lo faceva sentire a disagio. Per fortuna lo strano, rumoroso buon umore di Bert gliel'aveva fatto dimenticare istantaneamente. Il ragazzo di Quinn l'aveva abbracciato come se lo conoscesse da tutta la vita e David non aveva potuto fare a meno di ridere e ricambiare l'abbraccio.
Erano semplicemente andati tutti a mangiare insieme al fast food, perchè in una città piccola come quella non c'era poi molto da fare, ed il moretto aveva pensato che vedere Bert mangiare era la cosa più orribile ed insieme la più divertente che avesse mai visto. Il moro continuava a parlare con la bocca piena e le sue risate scoppiavano improvvisamente attirando anche l’attenzione degli altri tavoli. E c'era qualcosa di profondamente intimo nel modo in cui Quinn gli puliva il viso di tanto in tanto come se fosse un bambino o un cucciolo. Per un momento si era chiesto cosa si provasse ad avere un legame così speciale come quello tra Quinn e Bert, o anche come quello tra Frank e Gee che si completavano le frasi a vicenda come se potessero leggersi nel pensiero. Lo spaventava anche solo l’idea di un legame così intimo, eppure doveva essere così rassicurante sapere che qualcuno ti ama in quel modo così incondizionato e ti guarda come nessun altro fa. L’amore incondizionato trapelava da ogni singolo gesto di Bert, nel modo in cui sorrideva quando parlava con Quinn, o di Quinn, nel modo in cui qualsiasi cosa facesse incontrasse lo sguardo dell’altro come in cerca di approvazione, nel fatto che di tanto in tanto le sue dita toccassero quelle del biondino sopra il tavolo, senza stringerle davvero, ma come se avesse solo la necessità di sentire la pelle dell’altro sotto le dita. David non riusciva a non notare questi piccoli gesti, forse perché erano così lontani dalla propria realtà da sembrare straordinari. Lo spaventava quasi quanto due persone potessero essere legate, si domandava se sarebbe mai stato in grado di lasciarsi andare così tanto.
Pierre aveva salutato il moretto con un grande sorriso ed uno scintillio negli occhi, convinto che la situazione più tranquilla ed informale avrebbe eliminato quella strana tensione tra di loro.
A dirla tutta per la prima volta probabilmente in tutta la sua vita era nervoso da morire e le fottute mani gli sudavano. Si sentiva uno di quei cliché vagamente patetici che aveva sempre preso in giro. Non aveva mancato di notare il modo in cui David si era irrigidito alla sua vista, ma aveva deciso di non darci peso e che quella sera gli avrebbe fatto cambiare idea. Ma i suoi piani chiaramente facevano schifo perché tutto sembrava andare storto. David aveva ricambiato il suo saluto con gentilezza ma senza nessun trasporto, e Pierre si sentiva stupido e maldestro e gli aveva perfino rovesciato la bibita addosso. Bel modo di acquistare punti, non c'è che dire.
Per il resto della serata era stato bene attento a dove metteva le sue stupide mani, ed aveva cercato di essere meno inquietante possibile, come gli aveva suggerito Bert senza troppo tatto e condendo il tutto con una o due parolacce qua e là, ma la reazione di David non era cambiata poi molto. Aveva sistematicamente distrutto ogni singolo tentativo - ok forse un po' impacciati ma sempre tentativi erano - di conversazione da parte sua, rispondendo a monosillabi ed in maniera così poco entusiasta e fredda, anche se educata, che alla fine Pierre aveva rinunciato ed aveva preferito stare zitto del tutto.
Okay doveva dirlo, era confuso. non era abituato ad essere ignorato, o peggio ancora rifiutato, a quel modo. Lui era sempre stato quello col viso pulito ed il sorriso da bravo ragazzo, quello tra tutti i suoi amici di cui le persone si fidavano all'istante, e non capiva. Per questo motivo non riusciva a staccare gli occhi di dosso al moretto, beh questo ed anche per il fatto che fosse così sorprendentemente bello che era quasi impossibile farlo. David era bello in un modo che neanche lui riusciva a spiegare, in una maniera così pura e completamente inconsapevole che l'unica cosa che ti venisse in mente di fare era osservarlo, in rigoroso silenzio. Osservare il modo in cui si ritraeva ai contatti ed agli sguardi, e restare completamente incantato di come l'altro si meravigliasse anche delle più piccole cose. Era come se venisse da un altro mondo, o un'altra epoca, ti lasciava senza parole. E avrebbe voluto davvero avvicinarsi a lui, nello stesso modo delicato con cui toccheresti una cosa molto antica e di immenso valore, ma al contrario riusciva solo a metterlo in imbarazzo, e più spesso ancora a mettere in imbarazzo sè stesso. Ad un certo punto Pierre aveva smesso addirittura di alzare la testa per fingersi interessato alle chiacchiere al tavolo, perché Quinn continuava a lanciargli sguardi preoccupati, e se perfino Quinn era preoccupato per lui doveva veramente essere un caso disperato.
La serata era terminata abbastanza presto perché tutti loro avevano scuola il giorno dopo, e David aveva salutato tutti con un sorriso ed era risalito in macchina con Frank e Gerard per tornare a casa. Nel tragitto si erano semplicemente limitati ad ascoltare musica ed a canticchiare, ed il moretto osservava gli altri due quasi incantato. Sembrava che avessero un collegamento mentale immediato, e se Gerard proponeva un cd Frank sorrideva ed annuiva, e sapeva già quale fosse prima che l'altro potesse dirne il titolo. E bastava un 'ti ricordi' senza nessun'altra parola per aprire un mondo di cose che sembravano sapere solo loro due, come una specie di dimensione segreta e parallela. E nonostante questo non si sentiva escluso, eracome se lo stessero inserendo nel loro mondo, piano. David pensava che era spiazzante guardarli insieme. La sicurezza di sapere esattamente cosa l’altro stesse pensando, la conoscenza così profonda che le parole diventano pressappoco inutili perché gli occhi dicono tutto ciò che serve sapere. Ed i sorrisi, quelli erano una cosa che a nessuno poteva sfuggire. Gerard sembrava un tipo estremamente riservato, non con le parole però, con le sue emozioni, coi suoi pensieri. E quando sorrideva c’era sempre una sfumatura di imbarazzo, come se sorridere apertamente potesse mostrare troppo di sé, come se fosse pericoloso. Ma con Frank Gerard mostrava tutta una varietà di sorrisi che sembravano essere solo suoi, solo per Frank.
Le sue elucubrazioni erano state interrotte dalla vista della sua casa, i due ragazzi l'avevano salutato dal finestrino aspettando che entrasse in casa, e poi si erano allontanati.
Gerard aveva guidato fin sotto il palazzo di Frank ed aveva parcheggiato, per fumare l'ultima sigaretta insieme prima di andare a dormire. Era una consuetudine, un momento solo loro che si concedevano anche quando uscivano in comitiva, e nessuno degli altri aveva mai chiesto niente perché era praticamente sempre stato così. Il più piccolo aveva posato gli occhi su Gerard, e nonostante sapesse esattamente cosa vorticasse nella sua mente un pò contorta aveva chiesto lo stesso.
"A che pensi?" "Non lo so.. a David.. a Pierre.." "Non ci sono stati grandi passi avanti in effetti" "Non esattamente" "Sei ancora preoccupato per Pierre?" "Forse un pó" "Non ti piace David? Hai paura che gli faccia male?" "No, mi piace molto.. ma.." "Ma?" "Hai visto Pierre? Mister col mio sorriso posso avere tutto quello che voglio? Davanti a David si trasforma in Mister Bean. Credo che gli piaccia davvero" "E..?" "E non sta andando bene, ed.. ed è mio amico e mi preoccupo troppo, lo so"
Frank aveva sorriso con una certa tenerezza perché si, Gerard si preoccupava troppo per tutti ed era una delle cose che amava di lui. Lui era quello che si scelvellava sulle cose, passando notti insonni per decifrare cosa le situazioni volessero dire, era sempre stato così. Era quello che lo rendeva speciale, e molte volte stranamente malinconico per un ragazzo della sua età.
Il più piccolo gli aveva poggiato una mano aperta dietro la schiena mentre l’interno dell’abitacolo restava quieto. Il contatto fisico tra loro, anche il più piccolo, era qualcosa che calmava entrambi. Era una di quelle cose che non sapeva spiegarsi, una di quelle cose che erano così e basta.
David era entrato in casa ed era salito direttamente in camera sua. Era strano perché non l’aveva mai provato prima, ma adesso che c’erano i suoi poster alle pareti ed i libri sugli scaffali ed i vestiti nell’armadio aveva iniziato davvero a percepirla come sua, come un posto sicuro. Si era steso sul letto togliendosi solo le scarpe e necessariamente il suo pensiero era andato alle ore appena trascorse. Era stato bene, più di quello che si aspettasse, e quei ragazzi tanto strani e diversi tra di loro erano stati in grado di fargli superare l’imbarazzo. Aveva pensato che si sarebbe sentito escluso in qualche modo, non per il comportamento degli altri ma per la semplice ragione che loro condividevano un passato di cui lui non faceva parte, ma non era stato così. Si era sentito uno degli amici, e non il “ragazzo nuovo” ed era una sensazione che gli piaceva, e lo spaventava a morte allo stesso tempo. Senza che lo decidesse davvero il suo pensiero era andato a Pierre, e l’immagine del suo viso era spuntata nella sua testa senza che se ne rendesse conto. David aveva assottigliato gli occhi come se l’altro fosse lì davanti a lui, ed anche se sapeva che non era così una parte di lui si era mossa a disagio sulle coperte. Quel ragazzo non riusciva ad inquadrarlo. Aveva come due personalità differenti, una che usciva fuori quando stava in mezzo alla gente e dispensava sorrisi e battute che era quasi sicuro avrebbero convinto gli eschimesi a comprare ghiaccio, e la seconda quando c’era anche lui presente e diventava più tranquillo e silenzioso e non smetteva di fissarlo un attimo come se lui fosse un alieno proveniente da chissà quale pianeta. David non sapeva quale fosse quella vera, e si sentiva costantemente in tensione quando l’altro ragazzo era intorno, e non c’era niente al mondo che odiasse di più del fatto di essere fissato. Era stato “il ragazzo nuovo” per così tanto tempo, e per così tante volte, che quel tipo di sguardi gli erano come entrati sotto la pelle.
Stava ancora pensando a Pierre quando il suo cellulare era squillato due volte in rapida successione per avvisarlo dell’arrivo di due messaggi. E se non fosse stato soltanto un oggetto David avrebbe giurato che fosse al settimo cielo per essere finalmente stato “usato”. Il primo messaggio era di Quinn, e chiedeva semplicemente se si fosse divertito e gli dava la buona notte. L’aveva fatto sorridere. L’altro messaggio era di un numero che non conosceva, e quando l’aveva aperto aveva pensato fosse di Frank o Gerard, invece era di Pierre.
Pierre era tornato a casa con l’umore sotto le scarpe, forse si era fatto troppe aspettative per quella serata e certo David non si sarebbe sciolto in una sola uscita, ma non era soltanto quello. Sembrava che il moretto non avesse nessuna intenzione di modificare il suo atteggiamento verso di lui, ed era quasi certo di non avergli fatto nulla per meritarselo. Così aveva preso una decisione impulsiva, non che ne prendesse di altri tipi, comunque. Si era infilato nuovamente la felpa ed era sgattaiolato fuori di casa, incamminandosi a piedi verso casa di David. Si, a piedi, perché se sua madre avesse sentito il rumore della macchina e l’avesse scoperto ad uscire oltre l’orario del suo coprifuoco sarebbe finito in punizione tipo, per sempre. Il moretto non abitava molto lontano da lui, ed in dieci minuti era arrivato sotto casa sua e gli aveva inviato un messaggio per pregarlo di uscire fuori, sperando che accettasse. Non che David gli avesse dato il suo numero, Pierre l’aveva rubato dal cellulare di Quinn, ma quelli erano dettagli. Aveva aspettato nervoso una qualsiasi risposta, camminando avanti e indietro sul marciapiede finché non aveva sentito la porta aprirsi ed aveva alzato gli occhi ad incontrare la figura di David. Il moretto indossava le stesse cose di quando erano usciti, e Pierre l’aveva preso per un buon segno, almeno non l’aveva trascinato fuori dal suo letto. L’unica cosa che mancava erano le scarpe, e ci aveva messo qualche secondo a realizzare che l’altro non poteva raggiungerlo dall’altra parte della strada senza quelle quindi si era avvicinato.
David aveva fissato con gli occhi leggermente spalancati l’sms firmato col nome di Pierre, senza sapere esattamente cosa fare, guardando la porta della camera come se l’altro ragazzo dovesse apparire da un momento all’altro. Alla fine aveva deciso di scendere e raggiungerlo, più spinto dalla confusione che dalla reale voglia di vederlo. Aveva dimenticato perfino di mettere le scarpe e adesso se ne stava con soltanto i calzini in piedi sul suo portico aspettando che Pierre si avvicinasse e dicesse qualcosa.
“Hey..” “Co-come mai sei qui?” “Volevo solo mettere una cosa in chiaro, ok?” “Ok.. credo. Quale?” “Non so se ti ho fatto qualcosa, e se l’ho fatta ti chiedo scusa. Ma potresti trattarmi come fai con tutti gli altri?”
E Pierre non aveva programmato di usare quel tono così dispiaciuto dato che la sua intenzione era riacquistare un minimo di contegno, ma non aveva potuto farne a meno. David aveva ascoltato un po’ sorpreso quello che l’altro stava dicendo, ed era rimasto meravigliato dal tono un po’ ferito che aveva usato.
“E tu perché non mi tratti come tutti gli altri?” “Lo faccio” “Ma se non fai altro che fissarmi” “No, io.. “Lo fai, mi fai sentire come se fossi verde e con le antenne“ “Perché tu sei fottutamente bello! Ecco perché ti fisso!”
E okay, aveva parlato di contegno? Beh fanculo. David era sicuro di aver spalancato gli occhi a quella frase, avrebbe potuto giuraci, e Pierre l'aveva pronunciata con una specie di tono di accusa che l’avrebbe fatto ridere, o arrossire, o un misto delle due cose, se non fosse stato troppo shoccato da quello che l'altro gli aveva appena detto. Non gli era mai passato per la testa che Pierre potesse guardarlo per quella ragione, in realtà non aveva mai pensato che nessuno potesse vederlo in quel modo. Lui non era esattamente il tipo che faceva girare le teste per strada, era magrolino e bassino, indossava vestiti bizzarri ed era il ragazzino con lo smalto nero sulle unghie. Di solito la gente pensava solo che fosse strano. Aveva posato gli occhi ancora un pó spalancati su Pierre che lo guardava imbarazzato per aver realizzato quello che gli aveva appena detto. Quando David aveva parlato l’aveva fatto piano, e sembrava più che altro che stesse ripetendo a sé stesso quell’informazione ad alta voce per processare l’idea, piuttosto che rivolgersi effettivamente all’altro ragazzo.
"E' per questo che mi fissavi.. perché.. io ti piaccio" "Ti sembra così strano? Piaceresti a chiunque abbia due occhi funzionanti" "Io non.. oh"
Il moretto era rimasto in piedi a fissarlo, e beh non si era aspettato.. quello. E non era pronto per quello, qualsiasi cosa fosse. Si era avvolto le braccia attorno come per proteggersi dal freddo, ma in realtà stava solo cercando di proteggersi da quel pensiero. Era stato solo per così tanto che l'amicizia gli sembrava già un contatto estremamente invasivo che a volte gli faceva paura, qualcosa di più sarebbe stato devastante, quella era l'unica parola a cui riuscisse a pensare.
"Pensi di dire qualcosa prima o poi?" "Io.. non posso." "Non puoi cosa?" "Quello che.. quello che vuoi" "Non ti ho detto quello che voglio David" "Vuoi uscire con me?" "Tu vuoi uscire con me?" "No" "Non si può dire che tu non sia diretto" "Scusa.." "Vuoi dire che non usciresti mai e poi mai con me?" "No io.. non lo so. Ti conosco a malapena” “Questo si può cambiare” “Amici” “Cosa?” “Noi dovremmo.. essere amici prima di.. prima di qualsiasi altra cosa"
Pierre l'aveva guardato in silenzio per un secondo, e quello sembrava più un no gentile che un forse, ma lui non era un tipo che si arrendeva così facilmente. O meglio, solitamente otteneva tutto ciò che voleva con molta facilità e non era abituato alla lotta, ma poteva fare un'eccezione per quel ragazzo che lo trasformava in una versione meno sicura e più imbranata di sé. David aveva.. qualcosa. Qualcosa che gli faceva mettere in dubbio il fatto che gli fosse mai piaciuto un altro ragazzo per davvero fino ad allora, perché nessuno di quelli con cui era stato era comparabile con quello. Aveva deciso che valeva la pena di fare un po’ di fatica ed aveva annuito col capo, vedendo David rilassarsi immediatamente al suo cenno affermativo.
"Quindi smetterai di trattarmi con freddezza?" "C-credo di si, se tu smetterai di fissarmi" "Ok, aggiudicato"
Si erano stretti la mano in maniera vagamente imbarazzata, come una specie di contratto d'affari, ed era stato un pó strano perché era la prima volta che avevano un vero e proprio contatto fisico ed il moretto aveva sussultato per un attimo, però sorrideva.
Quinn aveva mugolato nel mezzo dormiveglia in cui si trovava senza aprire gli occhi quando la coperta che era tirata fin sopra alla sua testa era stata spostata. Aveva sentito il materasso abbassarsi sotto il peso di qualcuno e subito dopo un braccio che circondava la vita. Aveva sorriso a quel contatto perché sapeva che era Bert.
"Lo sai, ti ho dato la chiave di emergenza per.. beh per le emergenze" "Ma questa è un emergenza, è il nostro anniversario" "E cosa progetti di fare visto che tra un'ora dobbiamo essere a scuola?" "Progetto di saltarla e restare a letto dato che i tuoi sono a lavoro tutto il giorno"
Il biondino aveva ridacchiato mentre si girava al contrario per poterlo guardare in viso, Bert gli aveva baciato le labbra e poi la punta del naso e Quinn aveva socchiuso gli occhi mentre i loro visi erano ancora attaccati.
"Volevo prepararti la colazione, ma poi ho pensato che molto probabilmente bruciare la tua cucina non sarebbe stato un gran regalo di anniversario" "Mh..saggia decisione. E cosa pensi di darmi come regalo allora?"
Le sue mani erano scese a sbottonare i jeans del moro mentre lo diceva, e Quinn sapeva che Bert stava sorridendo anche se i suoi occhi erano ancora chiusi. Le sue dita erano scivolate senza difficoltà all’interno della biancheria del moro mentre il respiro dell’altro si bloccava per un secondo.
"Quindi è cosi, niente coccole o romanticismo, vai dritto al punto? Mi sento un pó usato.." "Idiota"
Bert aveva ridacchiato mentre spostava leggermente le coperte per mettersi praticamente sopra Quinn e poterlo guardare alla luce. Il suo era decisamente il più bel ragazzo del mondo.
Il mattino dopo David era arrivato tardi a scuola, probabilmente per la prima volta in vita sua. Dopo la visita di Pierre non era riuscito ad addormentarsi per molto tempo, ma non sapeva bene perché, si sentiva ancora un po’ confuso. Quando era entrato in classe aveva scoperto con un pó di delusione che Quinn non c'era, ed era stupido lo sapeva, ma la presenza del biondino lo tranquillizzava. Aveva passato gran parte delle lezioni semplicemente perso nei suoi pensieri mentre mangiucchiava il tappo della sua penna, che neanche aveva usato per la cronaca, e si era accorto che l'ora di pranzo era arrivata solo perché la classe si era svuotata alla velocità della luce come se stesse andando a fuoco. Si era preso il suo tempo, recuperando le sue cose con calma senza sapere bene cosa fare, alla fine aveva deciso che magari avrebbe potuto mangiare sul tetto, come i vecchi tempi. Il cielo era limpido anche se faceva freddo, e lui amava quel tempo, era come se chiarisse la sua testa, come se sbrogliasse i suoi pensieri. Quando era uscito dalla classe però qualcuno aveva chiamato il suo nome, e prima che potesse voltarsi a vedere chi fosse aveva sentito un braccio circondare il suo collo, ed aveva visto Frank sorridergli mentre si fermava accanto a lui.
"Ti stavo aspettando, perché ci hai messo così tanto ad uscire?"
David aveva scrollato le spalle, un pó sorpreso che l'altro stesse aspettando lui. Qualcuno stava aspettando lui, quello era uno strano pensiero. Gli aveva fatto notare che Quinn non c'era, come per dire che non era costretto a passare del tempo con lui quando il biondino non era presente, ma Frank aveva semplicemente risposto 'e allora?' trascinandolo praticamente di corsa nella mensa nel suo modo un pó irruento. Il tavolo era vuoto quando si erano seduti, e l'altro l'aveva informato che Gerard e Pierre stavano per raggiungerli. Il nome di Pierre l'aveva fatto sussultare per un attimo, ma avevano fatto un patto, si era detto, quindi si era calmato immediatamente. Frank aveva interrotto i suoi pensieri schioccando le dita davanti al suo viso perché tornasse sulla terra.
"Ti sei divertito ieri sera?" "Si, io.. si" "Ma oggi non stavi venendo a sederti con noi. Non saresti venuto se non ti avessi chiamato io" "Non sapevo se.." "Siamo amici, no? Non dobbiamo venirti a cercare ogni volta, io presumo che tu venga direttamente a sederti con noi. Sempre se ti va, ovviamente."
David l'aveva guardato senza sapere bene cosa dire, Frank gli stava dicendo che lo consideravano già uno di loro ed era una cosa così inusuale per lui che era rimasto senza parole. Per un attimo aveva pensato a sua madre, a quanto fosse contenta che finalmente il suo bambino sembrava essersi fatto degli amici. Più di una volta l’aveva scoperta a guardarlo con preoccupazione, come se fosse un indifeso e triste ragazzino. Ma David non era mai stato un adolescente triste, era semplicemente.. solo. Le parole di Frank gli avevano detto che beh, non era più solo adesso. Si era semplicemente limitato ad annuire col capo, e l'altro ragazzo gli aveva sorriso in quel modo aperto che ispirava fiducia. Ogni cosa in quello strano ragazzino vestito da punk gli ispirava fiducia.
"Neanche Bert c'è?" "Nah, oggi è il loro giorno" "Il loro giorno?" "Si, l'anniversario sai.. saltano la scuola per stare insieme" "Oh.. è carino" "Si, Bert è più sdolcinato di quanto si possa pensare, anche se.. beh in quel modo tutto suo.."
Il moretto aveva ridacchiato perché si, Bert era proprio strano e non riusciva davvero ad immaginarselo nei panni del romanticone. Bert era.. Bert, con le sue scenette improvvisate e la sua risata un po’ folle e la capacità di creare parolacce dal nulla. Non esattamente un tipo romantico. Il cellulare di Frank era squillato per un attimo segnalando l'arrivo di un sms, ed l'altro l'aveva letto ad alta voce come se fosse diretto ad entrambi.
"Pierre non viene"
Ancora una volta il nome dell’altro ragazzo gli aveva fatto un effetto strano. Pierre pensava che lui fosse bello, e nessuno gli aveva mai detto che era bello a parte sua madre, ma quello che dice una madre non conta. Era un po’ preoccupato di sentirsi imbarazzato dopo quella specie di confessione da parte sua, e si chiedeva se gli altri sapessero dell’interesse di Pierre, e soprattutto si domandava da che parte stesse lui esattamente. Aveva volutamente evitato di fermare a riflettere sul se quell’interesse fosse in qualche modo ricambiato, perché fino ad allora Pierre era sempre stato solo lo strano ragazzo che lo faceva sentire a disagio. Non era pronto per scoprire se fosse altro, non aveva bisogno di nient’altro che di amici per il momento.
Frank aveva preso quel silenzio alla notizie come un altro segno del fatto che David non impazzisse esattamente per Pierre, e da bravo amico aveva cercato di capirne qualcosa in più
“Ho come l’impressione che Pierre non ti sia simpatico” “No io.. non.. è tutto apposto” “Cosa è apposto?” “Io e.. e Pierre.. abbiamo parlato” “E questo quando è successo?” “Ieri sera, dopo che tu e Gerard mi avete portato a casa” “Quindi uscirai con lui?” “Oh tu.. lo sai? Voglio dire, che io..” “Che tu gli piaci? Si, è piuttosto evidente” “Oh” “Allora uscite?” “No, no. Io voglio solo fare amicizia adesso.. è..” “Troppo presto” “Stai finendo le mie frasi come fai con Gerard”
Frank aveva ridacchiato di quel commento, scuotendo leggermente le mani davanti a sé come per scusarsi.
“Solo perché sapevo cosa stavi per dire” "Comunque si, è troppo presto per me. Io non sono pronto” “Comprensibile” “Perché non viene a pranzo con noi?" "Test di recupero di storia" "Magari avrebbe dovuto studiare prima.."
David l'aveva detto senza intenzione di offendere o polemizzare, solo come una constatazione ovvia, ma si era morso la lingua non appena le parole avevano lasciato la sua bocca perché non sapeva come potevano essere interpretate. Frank però aveva ridacchiato e l'aveva fissato dritto in viso. Gli piaceva David, gli piaceva il fatto che fosse onesto, ingenuo quasi.
"Tu sei proprio uno di quei ragazzi eh?" "Quei ragazzi?" "Si, quelli a cui piace la scuola"
Il moretto era leggermente arrossito al tono un pó canzonatorio dell'altro. E si forse era strano ma davvero gli piaceva la scuola, c’erano così tante cose di cui non sapeva niente, così tante cose da sapere e da capire. C’era sempre qualcosa di nuovo che poteva cambiare le carte in tavola, rendere le cose diverse, migliori. Lo trovava un pensiero rassicurante.
"E' una cosa così brutta?" "Nah, anche a Quinn piace la scuola. E' carino, sorprendente ma carino" "A te non piace?" "Mh non so, non è la scuola in sé, forse il fatto che siamo costretti a stare chiusi qua dentro per ore, mi fa sentire come mi stessi perdendo quello che c’è fuori. Ha un senso quello che dico?”
David aveva ridacchiato leggermente annuendo col capo per dire all’altro che aveva capito. Gli piaceva Frank ed il suo modo di pensare, era un po’ come il suo, fatta eccezione per il fatto che David pensava di trovare le esperienze dentro i libri mentre Frank le ricercava all’esterno. Era coraggioso, il moretto lo ammirava.
“Aspettiamo Gerard per mangiare, se per te va bene” "Sei.. sei sicuro che non vuoi che vi lasci soli?" "Perché dovrei?"
David non aveva avuto il tempo di rispondere perché Gerard era arrivato al tavolo, salutandolo con un sorriso e prendendo posto come sempre accanto a Frank.
Quinn era uscito dalla doccia e si era asciugato sommariamente, mettendosi solo un paio di boxer addosso tanto per mantenere un minimo di decenza. Si era guardato intorno per realizzare che la camera era vuota, ed era uscito nel corridoio per capire dove diavolo fosse andato il suo ragazzo. La casa sembrava completamente silenziosa, e un Bert quieto non era quasi mai un buon segno. Aveva deciso di scendere di sotto a controllare quando aveva sentito la porta d’ingresso aprire e richiudersi. E cazzo se i suoi avessero scoperto che aveva saltato la scuola sarebbe finito in un gran casino. Era rimasto in piedi all’inizio delle scale senza sapere bene cosa fare, poi la voce di Bert aveva riempito l’ingresso e si era immediatamente tranquillizzato, scendendo le scale scalzo per capire dove cavolo fosse andato l’altro. Bert era in piedi in cucina, ad armeggiare con un paio di buste che sembravano sul punto di esplodere data la quantità di cose che il moro ci aveva ficcato dentro.
“Bert dove cavolo eri?” “Tu hai il miglior fidanzato del mondo lo sai?” “Questo è tutto da dimostrare” “Sono andato a prendere le tue cose preferite da mangiare per pranzo, e ho affittato quello stupido film che ti piace tanto anche se mi fa schifo. Ed ora ritira quello che hai detto”
Quinn aveva ridacchiato delle parole di Bert fintamente offese, e del modo in cui contrastavano completamente col fatto che stesse sorridendo. Il biondino si era avvicinato e gli aveva posato le labbra sul collo, spostando i capelli lunghi dell’altro.
“Prima di tutto star wars è un capolavoro, sta zitto. E seconda cosa.. ritiro tutto, sei il miglior ragazzo del mondo” “Come se non lo sapessi..”
Bert aveva evitato gli inevitabili commenti sarcastici che sarebbero venuti con un bacio.
Frank era seduto sul pavimento della camera di Gerard, la schiena poggiata contro il bordo del letto e le cuffiette nelle orecchie, mentre l'ipod passava una canzone che non stava ascoltando davvero. I suoi occhi erano fissi sul più grande seduto alla scrivania, piegato a disegnare qualcosa che dal posto in cui si trovava non riusciva a vedere. Gli sembrava come una strana scena di un film, con le immagini in movimento che scorrono senza dialoghi, con la sola musica di sottofondo a riempire l’aria. Quel pomeriggio Frank si sentiva un po’ strano, e sapeva che in gran parte era dovuto alle parole di David. Era rimasto sorpreso quando il moretto gli aveva chiesto se non preferisse stare da solo con Gerard, e sul momento non ci aveva fatto troppo caso ma adesso mentre osservava le dita del moro ripassare i contorni di qualcosa per creare chissà quale sfumatura non riusciva a togliersi quella domanda dalla testa. Non era sicuro di quanto tempo fosse rimasto a fissarlo, e si era accorto solo distrattamente che l’apparecchietto tra le sue mani era passato alla canzone successiva, ma l’altro doveva essersene accorto perché i suoi occhi si erano fermati su Frank in uno sguardo interrogativo, e quasi come se avesse sentito che doveva chiedergli qualcosa il più piccolo si era sfilato le cuffiette mentre i loro sguardi si incontravano.
“E’ tutto ok?” “Si. Si, credo di si” “Credi?”
Frank aveva aperto la bocca per parlare, ma aveva realizzato che non aveva la minima idea di come spiegare qualcosa che era vago ed indefinito perfino nella sua testa, e si era dato dello stupido per quegli strani pensieri che stava avendo. Erano lui e Gerard, non c’erano sorprese, non c’erano mai state. Il loro rapporto era sempre stato qualcosa di particolare, diverso in qualche modo da qualsiasi altro rapporto di amicizia Frank avesse mai avuto. Guardare Gerard era come vedere attraverso un vetro trasparente, ma era una concessione che il moro faceva solo e soltanto a lui, e forse questo confondeva le altre persone, instillava dubbi. Ma non c’erano dubbi, no? Non sapeva perché ad un tratto si sentisse così insicuro, ma cominciava a chiedersi se il fatto che gli altri mal interpretassero il loro rapporto fosse così privo di significato come aveva sempre creduto. I suoi occhi si erano impigliati in quelli dell’altro ancora fermi sul suo viso ad aspettare una risposta. Ma quello era Gerard, cristo santo. e Frank aveva semplicemente sorriso nella sua direzione ed aveva scosso la testa.
“Tutto bene”
Gerard si era alzato in piedi ed aveva portato con sé il disegno, che ritraeva Frank, sedendosi accanto al più piccolo in modo che le loro gambe si toccassero. Frank aveva sentito la tensione sciogliersi a quel contatto, come sempre. Si, stavano bene.
Come sempre, grazie per le recensioni!
ChemicallyUsed: hun! First of all, io non tralascio mai niente, ti pare che potevo lasciare andare una cosa così importante come la loro somiglianza? yeah naive, but I love you bacause of that! xD Pierre é.. Pierre, e stupido e impulsivo ed é Pierre.. ma a volte l'impulsività paga, che ne dici? Quinn é l'amore puro, ma credo che oramai sta frase detta da me perda di significato xDD E let's talk about your OTP! Commenti? Lamentele? Suggerimenti? lololol
Friem: haha non posso che ricambiare l'abbraccio! Non vi abbandonerei mai, don't worry! xD Per rispondere alla domanda nella scorsa recensione, si David ha confessato a Quinn di essere gay, non che comunque ci fossero dubbi a riguardo xD Sono curiosa di sapere cosa pensi degli avvenimenti nel nuovo capitolo. XOXO
ErisValentine: Tesoro tu conosci bene la mia adorazione per Quinn, quindi non poteva che essere il personaggio più adorabile, come sempre xD Pierre é sempre un fail, non hai torto. Ma le cose si muovono un pò right? xD
RevengeXXX: Ecco l'evolversi degli avvenimenti! xD Si, Pierre é adorabile nel suo modo un pò stupido, e concordo con te, David é un'assoluta meraviglia. Fammi sapere cosa ne pensi di questo nuovo capitolo! |