La
principessa sulle spine ~
prompt: #082,
coyness
Gliene erano capitate di tutti i colori, a Li Shaoran,
e aveva solo dieci anni.
Tanto
per cominciare c’era la faccenda della sua parentela con Clow Reed. Magari la maggior
parte delle persone che erano a conoscenza di quel dettaglio pensavano che lui ne andasse estremamente fiero, che
fosse l’orgoglio a infiammarlo tanto nel suo proposito di svolgere bene e
subito la sua missione. Peccato che nessuna di quelle persone si fosse mai
sognata di andare a chiedere a Li Shaoran cosa lui pensasse della sua missione. Scovare
e raccogliere in giro per il Giappone le Carte stregate di un vecchio mago che
non aveva saputo tenerle a bada da sé poteva suonare molto eccitante,
ma, alla realtà dei fatti, di tante scomode aspettative Li Shaoran avrebbe anche potuto fare a meno.
Poi
c’era la storia della Catturacarte, quella che
era spuntata dal nulla a complicargli il lavoro, insieme al suo orrendo peluche
giallo che così, senza un apparente motivo, di punto in bianco le
conferiva la Chiave del Sigillo e la faceva sembrare e sentire importante. Sakura Kinomoto
aveva una strana concezione della parola ‘responsabilità’,
ma quel che era peggio era che si era subito intestardita a considerarsi amica sua. E non bastava che fosse
un’incosciente, cocciuta e inguaribile fifona, o che gli toccasse di
vederla tutti i giorni a scuola, o che avesse anche lei una cotta
madornale per Yukito Tsukishiro;
oh, no: Sakura Kinomoto doveva anche essere carina da morire, accidenti.
E
infine – ciliegina sulla torta – c’era la recita scolastica.
Sul
serio, Li Shaoran non credeva di essere un ragazzo
tanto cattivo da meritare una simile sequela di flagelli celesti.
«D-dimmi che ho capito male.»
Kinomoto era saltellata da lui alla fine dell’ora di
economia domestica, l’aveva raggiunto alla fontana sventolando un
asciugamano bianco in segno di pace, poi gli si era avvicinata e –
assolutamente incurante del modo in cui ogni suo passo faceva salire di almeno un grado e mezzo la temperatura
corporea di Shaoran – gli aveva sussurrato la
sua minaccia. Il tutto con l’aria più innocente del mondo.
«No,
hai capito benissimo. Ti va bene questo pomeriggio? Mio padre lavora fino a
tardi e mio fratello non c’è.»
Shaoran era certo di avere attraversato tutte le diverse
gradazioni del rosso, alla precisa velocità in cui il colore stesso
è in grado di muoversi entro i confini dello spettro cromatico. Ma Kinomoto sapeva essere davvero spietata con lui, e per
l’ennesima volta era rimasta lì, in fiduciosa attesa, a sorridere
di fronte al suo impulso sempre più forte di evocare la Spada e cavarsi
d’impaccio seduta stante attuando un tragico quanto spettacolare
suicidio.
Naturalmente aveva vinto lei.
Ed
ecco perché Li Shaoran, dieci anni e tanti
doveri, erede universale di Clow Reed
e legittimo proprietario (usurpato) delle Carte, in quel momento se ne stava
disteso sul letto di una ragazza – di Sakura Kinomoto
– a tremare come una foglia.
«‘Oh,
che leggiadra visione! Con un bacio d’amore, io sveglierò questa...’
Piantala, Kero-chan.»
Era
già stata abbastanza dura semplicemente varcare quella soglia:
sottostare anche allo spettacolo dell’orrido peluche che si rotolava, si
spanciava, si sbellicava alla faccia loro, strillando dalle risate come una
piccola iena isterica, era veramente umiliante. A un tratto Kinomoto
dovette convenire con lui, perché mollò il copione, marciò
come un tirannosauro arrabbiato fino alla scrivania e lo afferrò per la
collottola: il Custode del Libro di Clow finì
miseramente chiuso fuori dalla finestra.
Shaoran si tirò su a sedere, un po’
rinfrancato da quella vista. Ma quando Kinomoto si
voltò di nuovo verso di lui, avvampò e scosse forte il capo.
«Mi
dispiace, Li-kun, so bene che per te è
più difficile» mormorò lei senza guardarlo, attorcigliandosi
una ciocca di capelli attorno al dito. «Dev’essere
molto imbarazzante fare la parte della principessa.»
Oh
sì che lo era. Ma non capiva che era un’altra la parte davvero imbarazzante? Shaoran la guardò male.
Kinomoto alzò lo sguardo – ogni traccia di
accusa fu sopraffatta dal nervosismo – e venne a sedersi sul letto di
fronte a lui – Shaoran si chiese se il
riscaldamento non fosse esageratamente salito da due secondi a quella parte.
«Devi
rilassarti. Non finiremo mai di provare questa scena se non ti lasci
andare...»
«La
fai facile tu...»
«Li-kun, ma ti fa proprio così paura l’idea di
darmi un bacio?»
Shaoran ebbe la certezza matematica che, se non ci fosse
stato il letto di Kinomoto a sostenere il suo corpo surriscaldato,
ogni atomo del suo essere si sarebbe sciolto scivolando a terra come una
pioggia di gocce di burro fuso. Ma a pensarci bene non era del tutto sicuro che
questo non sarebbe successo comunque,
prima o poi.
Rimase
immobile a stritolarsi i piedi tra le mani, incapace anche solo di aprir bocca
perché l’imbarazzo gli aveva bloccato la mascella, ma prima che la
sua mente potesse tornare ad accarezzare l’immagine della fuga o
dell’autolesionismo, Kinomoto scoppiò a
ridere.
Rideva.
Lui era a un niente dalla morte per evaporazione e Kinomoto
rideva.
«Guarda
che ho capito: sei solo un timidone. Ma io so come
fare per farti superare la timidezza, sai?»
Shaoran cercò di farsi piccolo piccolo.
Aveva il sospetto che questa ipotetica soluzione non gli sarebbe piaciuta
neanche un po’.
«Ci
scambieremo le parti!»
Appunto.
COSA?!
Shaoran tentò di protestare, nemmeno lui capì
bene come, ma Kinomoto lo tirava già per un
braccio, cercando di convincerlo ad alzarsi dal letto. Conficcare le unghie nel
cuscino gli servì ancora meno che farfugliare obiezioni incomprensibili.
«Ma
sì, Li-kun, ora io farò la principessa
e tu sarai il principe! Il motivo per cui ti fai cogliere dal panico è
che te ne stai lì immobile ad aspettare che io ti baci, e questo ti
manda in confusione, ma se fai il principe, sarai così preso dalle
battute che non avrai il tempo di fermarti a pensare che mi stai baciando. Su,
proviamo. Tanto ormai le avrai imparate a memoria le mie parole, no?»
Il
tono e la velocità della sua tirata erano in effetti piuttosto
convincenti, ma Shaoran era ormai giunto a quel
livello di isteria nel quale tutto ciò che riusciva a pensare era che
Sakura Kinomoto aveva una visione tutta sua anche del concetto di
‘logica’. Obiettò, o piuttosto gracchiò, qualcosa, ma
alla fine si ritrovò suo malgrado in piedi accanto al letto, ansante,
mentre Kinomoto si distendeva tranquilla al suo
posto.
«Ecco
fatto.» Gli sorrise di sotto in su. «E adesso, pronuncia la battuta
e non pensare a niente.»
Chiuse
gli occhi e aspettò.
Shaoran deglutì. Eccolo là, nella camera da
letto di una ragazza – di Sakura Kinomoto
– solo con lei e un letto, e
sul punto di baciarla. Immaginò una fantomatica irruzione di Meiling e di riflesso si passò una mano sul collo,
per assicurarsi di avercelo ancora. Meiling non
avrebbe mai dovuto sapere. Mai.
Si sforzò
di respirare e di fare come aveva detto Kinomoto... Sakura... concentrandosi solo su di lei
e la sua maledetta battuta: e sorprendentemente, mentre la guardava, mentre si
lasciava assordare dai battiti del proprio cuore, funzionò; le parole
affiorarono da sole.
«‘Con
un bacio d’amore, io sveglierò questa bellissima
fanciulla.’»
Non
era quasi più consapevole di sé quando, molto lentamente,
s’inginocchiò e chinò il viso verso quello di Sakura...
Non
esisteva più niente quando si sentì il suo respiro sulle
labbra...
Non esisteva quella casa né la porta
che si spalancava né i passi circospetti sulle scale né il
ringhio smorzato del predatore pronto alla caccia. Ma il colpo di karate
alla nuca, quello lo sentì benissimo.
«Tu, moccioso. FUORI DI
QUI!»
E
Sakura era già in piedi a tentare di calmare un furioso e tempestivo
fratello, e da qualche parte sicuramente Kero-chan
stava piangendo dal ridere, ma Shaoran fu ben felice
di restarsene immobile dove Touya l’aveva
scaraventato, il viso sepolto in un tappeto che di certo sarebbe bruciato da un momento all’altro,
gli occhi sbarrati nella consapevolezza che aveva
solo dieci anni e gliene erano capitate di tutti i colori, sì, ma un
sapore buono come quello delle labbra di Sakura Kinomoto
non l’aveva sentito mai.
Nota: XD Scrivere questa storia è stato un LOL assoluto.
Procediamo con ordine. A distanza
di anni-luce sto guardando di nuovo Card Captor Sakura e, ovviamente, non ho potuto non (ri)sciogliermi di fronte al modo in cui Shaoran
va tutto in subbuglio quando è con Sakura – qui, nello specifico,
faccio riferimento all’episodio in cui vengono sorteggiati
rispettivamente come la principessa e il principe di una recita scolastica. Da
ciò il titolo: invece che ‘sul pisello’, questa principessa piuttosto è
‘sulle spine’ XD
Il fatto che Touya,
alla fine, arrivi all’improvviso sapendo esattamente cosa sta succedendo
nella stanza di Sakura non è una forzatura: nel fandom
viene ribadito più volte che Touya è
una persona estremamente percettiva, e dunque se ci pensate un attimo vedrete
che un ‘salvataggio’ (?) del genere è più che
probabile.
Poi, ecco... Sono consapevole di
avere adottato un lessico tutt’altro che consono per un ragazzino di
dieci anni (già, ho preferito mantenere le loro età originali
piuttosto che ritrasformarli in quattordicenni come fece a suo tempo la Merdiaset), ma chiudete un occhio: l’intento
era di farvi sorridere il più possibile. Perché, al di là
di quanto siano adorabili e fluffosi, Shaoran e Sakura sono anche terribilmente divertenti.
Spero solo di essere riuscita
nell’intento ♥