drarry
N.d.A:
Ehm...
temo che il titolo dica ogni cosa. Il fatto è che non
è proprio niente di speciale, soltanto un esercizio. E' la
prima volta che scrivo qualcosa su Draco ed Harry, mettendo da parte
quella cavolata di "Un rapporto spinoso" tutt'altro che slash,
perciò... beh, spero di essermela cavata abbasta bene. Ho
cercato di rimanere IC, e spero di esserci riuscita. La storia
è ambientata in un ipotetico futuro senza l'epilogo della
Row. Ron e Hermione sono già sposati, Harry è
Auror Capo e ha appena lasciato la sua fidanzata immortale Ginny. Spero
che vi piacerà :)
Ps:Troverete un errore che io odio veramente fare, ma
purtroppo sto scrivendo con Nvu e non mi si apre Word, devo fargli dare
una controllatina, perciò trovere la "è"
maiuscola così: E', e quelche perchè al posto di
perché. Perdonatemi davvero, non lo faccio apposta, spero di
riuscire a risolvere il problema il più presto possibile.
Beh, credo di aver detto tutto, perdonatemi ancora per i piccoli errori
di battitura che troverete, io ho rincontrollato quarantamila volte, ma
può darsi che qualcosa mi sia sfuggita...
Grazie dell'attenzione e ci vediamo in fondo :)
"Non ho il vaiolo del drago,
sono solo gay!"
I.
"Harry, ci sono dei rapporti da firmare"
"Lasciali pure sulla scrivania, grazie"
Hermione rimase immobile davanti alla scrivania di Harry con le dita
che tamburellavano sul legno di mogano. Harry alzò lo
sguardo dal fascicolo che stava leggendo, vagamente incuriosito e
leggermente infastidito dall'interruzione.
"Che cosa?"
Hermione sospirò teatrale. "Che fai prendi in giro, Harry?"
sbottò "Sono le sette di sera, hai meno di un'ora per..."
"Correre a casa, godermi un bel bagno ristoratore nella mia vasca
nuova, sdraiarmi sul mio divano e farmi un buon bicchiere di
acquaviola" completò Harry con fare disinteressato
ripiegando il
giornale "credimi, lo so"
"No Harry non lo sai" sbraitò lei alzando le braccia al
soffitto
"tra un'ora riceverai il premio come Auror dell'anno. Per la barba di
Merlino, non posso credere che tu te ne sia..."
"Dimenticato?" la interruppe Harry appoggiandosi alla poltrona
"Affatto. Conosco molto bene il piano della serata, Hermione. Arrivo al
super mega attico che avete affittato per l'occasione spendendo
migliaia di galeoni pubblici, incontro con il Ministro della Magia, che
mi odia, e credimi" si alzò, pulendosi gli occhiali sulla
camicia "è perfettamente ricambiato, un sacco di discorsi su
come abbia magistralmente condotto l'ultima indagine sul contrabbando
di oggetti magici nella Londra babbana, per inciso, sono terribilmente
sicuro che ce ne saranno altre, e infine la consegna di un premio che
starà ad invecchiare su uno scaffale con un metro di polvere
sopra"
Harry si voltò verso l'amica e collega che lo guardava
letteralmente senza parole a meno di un metro da lui e alzò
le
spalle. "Vedi che ricordo perfettamente?"
Hermione rimase ancora in silenzio, come se il suo vocabolario fosse
all'improvviso collassato. "Tu mi stupisci" esalò infine.
Harry scoppiò in una breve risata. "Oh, andiamo Hermione, lo
so che sotto sotto stai ridendo"
"Molto sotto, te l'assicuro" borbottò lei appoggiandosi con
le mani sulla scrivania "Quindi hai intenzione di..."
"Andarmene a casa" completò Harry con un sorriso.
"Io e Ron ne eravamo sicuri" rispose Hermione con un sospiro "Come tua
collega e amica vorrei che tu ci riflettessi"
"Sono due settimane che ci rifletto, Hermione" scattò Harry
"e
non ho nessun'altra alternativa. Non mi va di fare ancora una volta il
fenomeno da baraccone, tanto meno per la gloria di Kim"
Hermione emise un lamento "Sai che Halley non c'entra. E' stato il
dipartimento ad eleggerti Auror dell'anno. Non ne sei almeno un po'
orgoglioso?"
"Dovrei?" chiese Harry sarcastico "Quale altro nome mi affibbieranno?
Sono già stato il bambino sopravvissuto, il più
giovane
Cercatore di Quidditch da un secolo, il sostenitore di Silente,
il paladino degli oppressi, colui che ha sconfitto il Signore
Oscuro... devo continuare?"
Hermione tentennò e sembrò sul punto di voltargli
le
spalle e andarsene, ma ovviamete non lo fece. "Ti sei spiegato alla
perfezione"
"Oh, avanti non fare quella faccia" la pregò Harry
corrucciando
la fronte "so quanto ci tieni, ma il fatto è che... non ci
tengo
io, ecco tutto"
Hermione dovette capire che era una battaglia persa in partenza
perchè si raddrizzò e sospirò per
l'ennesima
volta. "D'accordo, Harry, non voglio dirti che cosa devi fare, sei un
uomo capace di decidere per se stesso, ma se cambi idea... beh, Halley
annuncerà il tuo premio alle nove precise" girò i
tacchi,
infilò la porta e se ne andò lungo il corridoio.
Harry seguì i suoi passi che si allontanavano
finché non
sentì il rumore sordo dell'ascensore del Ministero. Tutto
tacque. Sospirò e si appoggiò al vetro della
finestra.
Sotto di lui la Londra babbana sfilava tranquilla e ignara di chi la
stava osservando da lassù. Puntellò la scarpa sul
muro,
indeciso sul da farsi.
Non voleva andare a quella festa, ne aveva già viste troppe
in
suo onore, ma non aveva nemmeno voglia di deludere Hermione, sapendo
quando ci tenesse. I suoi rapporti con il Ministro della Magia Kim
Halley dovevano essere ricuciti dopo i numerosi strappi che,
sfortunatamente, entrambi avevano provocato. Mentre pensava al modo
più elegante di svignarsela senza dare nell'occhio qualcuno
bussò alla porta. Era Ron.
"Hermione sta andando in escandescenze giù al pianterreno.
Che le hai fatto?"
"Io?" domandò Harry fingendosi esterrefatto "Le ho solo
detto che non voglio andare alla festa, tutto qua"
"Tutto qua?" esclamò Ron spalancando gli occhi "Hai idea di
cosa significa questo per lei? Sta organizzando tutto da settimane.
Non mi dà più tregua" piagnucolò
entrando
nell'ufficio. Harry si sentì piacevolmente sollevato per non
aver sposato Hermione e molto, molto in colpa anche solo per averlo
pensato.
"Mi spiace, non posso farci niente"
"Puoi venire"
Harry lo fulminò. "Non voglio
venire, Ron" rincarò con un ringhio poco elegante. Ron si
appoggiò al muro.
"Hermione mi ucciderà" esalò scuotendo piano la
testa.
Harry rimase in silenzio a guardarlo affliggersi per un momento.
"Non lo farà, ti ama troppo"
"Oh, certo che non lo farà, ma mi farà patire le
pene dell'inferno, per tutti i Boccini. Sarà una cosa... spiacevole"
Harry si ritrovò a sospirare. "Non vedo come possa riusci..."
"Come? La conosci, Harry!" lo interruppe con fare esasperato Ron
"Quando dice che una cosa va fatta, va fatta, senza ulteriori
discussioni. Ci siamo passati no?"
Harry rise. "Già"
"Ecco. E tu non sei sposato con lei"
"Fortunatamente, direi"
"E lo stesso non si può dire di me, ovviamente"
concordò
avvilito Ron "Ma non è questo il punto. Il punto
è che se
non vieni stasera, io dovrò sopportare il malumore di mia
moglie
per giorni interi. Ti prego, le sono appena finite!"
Harry evitò di approfondire l'argomento e si
passò un
mano sul viso concedendosi un minuto per riflettere. Non ci voleva
andare, ma Ron era almeno la decima persona, sua moglie compresa, a
dirgli - anzi a ordinargli - di presentarsi puntuale alla consegna del
premio.
"Senti" cominciò "non ti prometto niente, ok?"
Ron si rilassò appena, e la sua espressione parve calmarsi.
"Grazie"
Harry alzò le spalle. "Ho detto che non prometto nulla"
"Ma io ti conosco" rettificò Ron con un sorriso smagliante
"Ah,
Hermione mi ha detto di dirti di indossare la cravatta che ti ha
regalato Fleur per Natale"
Harry storse il naso. "Ma è... fru-fru"
protestò.
"Lei ha detto chic"
"Ti assicuro che è la stessa cosa"
Ron alzò le spalle. "Sono sicuro che la moda francese ti
starà d'incanto"
Harry si maledì per aver accettato la cravatta azzurra di
seta ricamata di fili d'argento che Fleur gli aveva regalato.
II.
"Ed è con immenso piacere che consegno il premio come Auror
dell'anno all'Auror Capo in carica, Harry James Potter!"
Harry guardò la faccia compiaciuta di Kim Halley distendersi
in
un enorme sorriso quando lo inquadrò tra la folla.
Lasciò
che l'applauso scemasse appena per salire sulla pedana e ricevere il
premio. Alla fine aveva indossato la cravatta. E Hermione gli aveva
detto che era un vero schianto. Per poco ci aveva creduto.
"La ringrazio signor Ministro" disse Harry mentre Kim gli stringeva la
mano. Harry si rivolse verso la folla di colleghi, amici e conoscenti
che affollava la terrazza sulla quale si stava svolgendo la festa. Come
da programma erano le nove precise. Benedetta Hermione...
"E' un vero onore ricevere questo premio" cominciò Harry
tenendo in mano la targa dorata con su scritto Auror dell'Anno, Harry J.
Potter, Auror Capo, Ordine di Merlino Terza Classe "E...
vorrei ringraziare tutti coloro che sono qui stasera. Approfitto per
dare a tutti l'augurio di una splendida serata e una buona notte"
Harry scese dalla pedana tra gli applausi e i commenti degli altri. Non
vide Hermione, ma Ron stava bevendo un intero bicchiere di firewischey
di colpo, perciò lei non doveva essere molto lontano.
Sorrise,
rimpicciolendo il premio così che potesse entrargli in
tasca.
Era il momento che temeva di più in assoluto, quello delle
congratulazioni. Parlò con Neville, che aveva avuto un
permesso
premio da Hogwarts per essere lì stasera e sua moglie
Hannah,
con Luna che indossava un abito rosa shoking pieno di gale e pizzi e
che sembrava follemente raggiante, e con un sacco di altre persone,
alcune che conosceva a malapena. Poi una mano gli tamburellò
sulla spalla. Era Blaise Zabini.
"Felicitazioni Potter" si congratulò cauto.
"Grazie" passò un minuto di atroce silenzio, poi Harry si
decise a dire qualcosa "Come stai?"
"Al solito, molto bene, grazie" rispose "Posso farti qualche domanda?"
Harry rimase paralizzato. Scordava sempre che Zabini era uno dei
reporter più accaniti della Gazzetta. "A... che
proposito?"
"Weasley" Zabini sorseggiò il suo bicchiere, accompagnando
la frase con un sorriso smagliante. Harry deglutì.
"Non vedo come l'argomento possa interessare"
"Oh, ti assicuro che a Whitney di Magia
Oggi interessa moltissimo" lo schernì Zabini
con un altro ampio sorriso.
"Non ho niente da dire" rispose Harry con un pizzico di
malignità.
"Quindi liquidi la cosa con un no
comment?"
"A te cosa sembra?"
"Una frase per svignartela" osservò abbassando la voce "e
nemmeno tanto di moda"
Harry sospirò. "Senti Zabini, non ho nessuna voglia di stare
qui
ad ascoltare le tue supposizioni perciò, ti prego, te ne vai
tu
o me ne vado io?"
"Andarmene?" domandò Zabini indignato "La festa è
appena cominciata, non sei il solo ad essere affascinante, sai?"
"Perfetto, allora vai a rompere i Boccini a qualcun altro" gli
consigliò Harry con malcelato sollievo. Zabini
finì il
suo bicchiere e lo guardò con l'aria di chi ha in mente
qualcosa
di spiacevole.
"Non mi scappi, Potter"
"Ma posso provarci" rispose Harry in un ringhio mentre si defilava e,
facendo a zig zag fra le folla
si avviava agli ascensori. Scese dalla terrazza, mentre i rumori
della festa si dileguavano piano piano, seguiti da un silenzio
piacevole. Zabini avrebbe scritto il suo pezzo e avrebbe raccontato
qualcosa a quelli di Magia
Oggi. Non se ne preoccupò, la sua vita privata
era un pezzo che aveva smesso di essere tale.
Harry percorse l'atrio, le scarpe nuove che cigolavano appena sul marmo
e si diresse al bancone del bar dove ordinò una birra media.
Stare nel mezzo ai babbani era quasi un sollievo, perché
lì nessuno lo conosceva, nessuno sapeva perché
era
lì né, probabilmente, gli interessava. Rimase
appollaiato
sullo sgabello al banco aspettando la sua birra, quando, un po' per la
stanchezza un po' perché gli occhi gli bruciavano, ebbe
un'allucinanzione. Una testa biondo platino si stava facendo largo tra
la
folla del bar, per prendere posto sullo sgabello proprio accanto al
suo, ordinare una birra chiara piccola e voltarsi per spalancare due
increduli e sconvolti occhi grigio piombo incorniciati da sottilissime
ciglia semi trasparenti.
A Harry si asciugò la bocca all'istante e probabilmente a
Malfoy prese un colpo.
"Potter?"
"Malfoy"
Si squadrarono come se nessuno dei due credesse alla coincidenza.
"Cosa fai qui""Come mai sei..."
Harry alzò una mano. "Prima tu" gli concesse. Malfoy
alzò un sopracciglio color platino, come se non si fidasse.
"Che ci fa il Capo Auror qui?"
"Me la svigno" rispose Harry sincero, mentre il barman gli metteva
davanti la sua birra. Ne prese un lungo sorso prima di rivolgersi di
nuovo a Malfoy. "E tu?"
"Io ci abito" confessò senza alcun timore il biondo
tamburellando piano le dita sul banco scuro "Ho sentito che c'era una
festa, su nell'attico"
"Già. Una bellissima festa, avresti potuto imbucarti"
"Come ambasciatore non ho bisogno di imbucarmi alle feste. Ho avuto
l'invito" rispose caustico.
"Credevo che ai Malfoy non fosse necessario lavorare per vivere"
osservò sullo stesso tono Harry, stringendo la mano sul
bicchiere. Gli occhi di Malfoy non si mossero dai suoi nemmeno quando
arrivò la sua birra.
"Infatti non lo faccio per vivere" gli comunicò in tono
piatto
"Sono quasi le nove e trenta, Halley ti ha già premiato?"
"Sì"
"Quindi sei l'Auror dell'anno" commentò sarcastico
rivolgendo la sua attenzione al bicchiere di birra che aveva davanti.
"Così pare" rispose Harry continuando a sorseggiare
svogliato la sua, di birra.
"Beh, meglio tu che un altro suppongo"
"Già"
Il silenzio calò su di loro, gelido come un mantello di neve
e
altrettanto pesante. Harry non guardava verso Malfoy e il biondo
sembrava estremamente attratto dal color sangue rappreso del bancone.
Harry odiava quel tipo di silenzi fatti di pensieri e aspettative, in
cui entrambi facevano congetture sulla prossima mossa dell'altro. Si
decise che doveva dire qualcosa di carino o qualcosa di divertente, o
qualcosa, comunque.
"Allora, perché lo fai?" chiese. Malfoy alzò gli
occhi
dal bicchiere, senza capire. "Lavorare" rettificò Harry,
tamburellando un dito sul bancone. Malfoy alzò le spalle.
"Un ambasciatore viaggia, Potter" rispose "ho l'occasione di visitare
tanti bei posti sai?"
"Potresti viaggiare con i tuoi di soldi, e non con il denaro pubblico"
replicò Harry glaciale.
"Ma non avrei l'occasione di sfoggiare i miei bei completi nuovi da
ambasciatore"
"Sei sempre il solito vanesio" ruggì Harry. Aveva lasciato
la
birra a metà, non gli andava nemmeno più, ma fece
uno
sforzo per bere un altro lungo sorso.
"Lieto che tu te ne sia accorto, Potter" Malfoy appoggiò il
gomito sul bancone e la guancia sulla mano aperta. "Ho sentito che tu e
la rossa avete troncato"
A Harry andò di traverso la birra, e portò la
mano alla
bocca per evitare di spruzzarla sul malcapitato barista. "C-chi te l'ha
detto?"
"Blaise" rispose Malfoy ovvio "è un giornalista"
"Lo so che
è un
giornalista, Malfoy, grazie tante. Ha scritto così tanti
articoli su di me che mi conosce meglio di Molly Weasley"
ribattè irritato Harry "Comunque non sono affatto affari
tuoi,
perciò stanne fuori"
Malfoy alzò di nuovo le spalle come a dire che non
gl'importava.
"Se ha scritto così tanto su di te doveva avere una buona
ragione"
"Le ragioni i giornalisti se le frabbricano" sbottò Harry
infastidito. Quella conversazione si stava arenando su un argomento che
non gli andava di discutere e soprattutto non con Malfoy. "Senti, sono
stanco, ho avuto una giornataccia e la serata non sta andando meglio,
perciò facciamola finita vuoi?"
Malfoy aprì la bocca per parlare, ma si fermò non
appena
vide che Harry pagava anche la sua birra. Aggrottò entrambe
le
sopracciglia color platino, fissandolo come se non credesse ai propri
occhi. Harry fece un gesto con la mano. "Ai vecchi tempi" disse e si
voltò per andarsene.
"A proposito Potter, bella
cravatta" gli arrivò la voce del biondo. Harry
non si voltò nemmeno e continuò ad avanzare.
Quando fu fuori, però, voltò la testa e vide che
Malfoy
lo stava ancora fissando. Si guardarono attraverso la folla e il vetro
del locale per qualche momento, poi Malfoy fece una cosa che Harry mai
e poi mai avrebbe pensato di vedergli fare: alzò la mano
sinistra e mimò una cornetta. Le sue labbra sillabarono la
parola chiamami.
III.
Harry non era rimasto sorpreso soltanto dal gesto. Non era stato
propriamente quello a sconvolgerlo, quanto il riferimento al telefono
babbano. Di certo sapeva perfettamente come funzionava, lui che aveva
vissuto così tanto tra i babbani, ma la cosa che lo stupiva
maggiormente era come facesse Malfoy a conoscerlo e, soprattutto, a
saperlo usare senza chiedersi quale stregoneria fosse.
Si trovava nel suo ufficio, circondato da scartoffie burocratiche,
fascicoli, fogli di turni del mese e altre carte che non voleva
assolutamente vedere.
Ma era un pezzo grosso, per Merlino, doveva fare il suo lavoro. Si
sedette alla scrivania, inforcò gli occhiali e si
dedicò
al primo fascicolo della pila. Fu una vera e propria fortuna che un
minuto più tardi qualcuno bussasse alla sua porta. Era
Hermione.
"Grazie" gli disse e Harry sapeva perfettamente che si riferiva
all'altra sera, alla festa. Alzò le spalle senza dire nulla,
in
attesa. "C'è quella Whitney di Magia Oggi, la
faccio passare?"
Harry emise un lamento. D'un tratto non era più una fortuna
che
Hermione l'avesse interrotto. Blaise l'aveva avvertito. "Da quanto
è qui?"
"Una mezz'ora, nessuno le dava retta"
"D'accordo, d'accordo, falla passare, ma interrompici tra..." Harry
guardò l'orologio "quindici minuti. Non voglio altre rogne"
Hermione annuì. "Sì, capo"
"E non chiamarmi capo!" la minacciò Harry brandendo il
fascicolo
che aveva cercato di leggere. Hermione si dileguò con un
sorriso
e dalla porta entrò Whitney Cooper, la reporter di cronaca
"ultra rosa", come amava definirsi lei stessa, del settimanale per
streghe Magia Oggi. Harry
la
guardò mentre si accomodava, nel suo tailleur color prugna,
la
borsetta in tinta e un sorriso smagliante. Si chiese se fosse un caso
che fosse parente alla lontana di Rita Skeeter.
"Signor Potter" lo salutò con un pomposo "Potter" che Harry
odiava.
"Signorina Cooper"
"Signora, prego" rispose lei ridacchiando. Harry aggrottò le
sopracciglia. Chi era stato così coraggioso da sposarla?
"Congratulazioni, allora"
"Oh, grazie. Sa è stata una cosa molto intima, pochi amici,
una
cerimonia veramente essenziale. C'erano soltanto i nostri pare..."
"Sono molto interessato al suo matrimonio, signora, ma non vorrei che
il suo articolo ne risentisse" la interruppe Harry con fare svogliato.
La Cooper smorzò il sorriso smagliante, si
risistemò
sulla sedia, aprì la borsetta e ne trasse una piuma viola e
un
taccuino. Harry tremò, al pensiero dell'orrida penna
prendiappunti.
"Oh, non deve preoccuparsi, signor Potter, io non uso quelle orrende
penne prendiappunti" lo rassicurò la Cooper che doveva aver
recepito il pensiero di Harry "Io scrivo solo cose vere"
"Di questo si discuterà" mormorò Harry, unendo le
dita a piramide. "Prego"
La Cooper sorrise. "Mi dica... Harry, posso chiamarla Harry?"
"No" sbottò lui, perentorio. La Cooper storse il naso a
punta e continuò.
"Dunque, signor Potter,
molte delle nostre lettrici si chiedono come mai una coppia consolidata
come la vostra si sia potuta... come dire... scoppiare"
e rise, per solo lei sapeva cosa. Harry rimase impassibile, ma nella
sua mente stava strangolando a mani nude quella giornalista impicciona.
"A volte è la vita che decide" rispose tranquillo "Ginny
è una mia carissima amica. Ci vediamo e stiamo insieme da
amici"
La Cooper sollevò la penna. "Diplomatico" sospirò
"ma vago"
"Continui" la spronò Harry, pregando che Hermione si
ricordasse di bussare. La Cooper sospirò teatrale.
"Dunque, si vocifera che lei sarebbe già legato a qualcun
altro, mi corregga se sbaglio"
"Sbaglia, infatti" rispose Harry, sospreso da quella affermazione "Sono
felicemente single"
"Questo farà molto piacere alle nostre lettrici. Sapeva che
l'hanno eletto uomo
più sexy del mese?" trillò la Cooper
come se fosse un bambino di fronte ai regali di Natale.
"Ma non mi dica" borbottò Harry passandosi una mano sul viso
"Scommetto che è stata una sua idea, quella di stilare una
classifica"
"Non sono io il direttore, signor Potter" lo redarguì lei
bonaria "e la classifica, come la chiama lei, è solo un modo
per
interagire con le nostri lettrici"
"Va bene, va bene, vada avanti" gemette Harry. La Cooper si
avvicinò.
"Non vorrei essere indiscreta" si chinò sulla scrivania
appoggiando la piuma sul banco di mogano "ma si vocifera anche che
questo qualcun altro
possa... come dire... non essere un'amicizia femminile"
Harry rimase completamente esterrefatto. "Come?"
La Cooper si tirò indietro, riappoggiando la penna sul
taccuino,
pronta a prendere nota. "Andiamo, signor Potter, mi ha capito
perfettamente. Alcuni vociferano che lei sia... gay"
Harry sbiancò. Si appoggiò alla poltrona
togliendosi gli
occhiali. La faccia sorridente della Cooper si fece indistinta. "E chi
vocifera?" chiese.
"Oh, suvvia signor Potter, non può chiedermi chi sono i miei
informatori"
"Ma se vuole posso scoprirlo" ribattè Harry inforcando gli
occhiali. Il sorriso di Whitney si congelò, e lei si mosse a
disagio sulla sedia.
"Non posso rivelare le mie fonti, lei mi capirà, signor
Potter, ma posso dirle che è gente affidabile"
"Ne sono più che convinto" replicò Harry
sarcastico. La Cooper spense del tutto il suo sorriso.
"Non ha risposto alla mia domanda"
"Non rispondo a domande che potrebbero compromettere la mia posizione,
signora Cooper" rispose Harry gelido. La Cooper sogghignò.
"Potrei anche prenderla come un'ammissione di colpevolezza"
"Non vedo come potrebbe, visto che non sto smentendo né
ammettendo nulla" sbottò Harry infastidito. Un secondo
più tardi, finalmente qualcuno bussò alla porta.
La Cooper si voltò per fulminare con lo sguardo Hermione che
fece un sorriso di circostanza e guardò Harry.
"Mi dispiace disturbarvi, ma Harry c'è un gufo dal Ministro
della Magia"
Harry si alzò, facendo un cenno alla Cooper che rimase
fermamente aggrappata alla sedia. "Grazie Hermione" guardò
la
donna davanti a sé e sospirò "Signora Cooper, la
prego di
scusarmi"
"Aspetterò" gorgheggiò lei.
"Mi dispiace davvero, ma non so quanto sarà lunga la
faccenda"
La Cooper divenne rossa di rabbia, ma si alzò, come se
qualcuno
l'avesse punta. "Non si libererà tanto facilmente di me,
signor
Potter!"
"Lo so" commentò Harry a mezza voce mentre seguiva
un'irritata
giornalista fuori dall'ufficio. La Cooper si dileguò lungo
il
corridoio e Harry seguì Hermione. "Sei geniale"
"Grazie" sorrise Hermione "Che cosa ti ha chiesto?"
"Se sono gay"
Il sorriso di Hermione tremò per un secondo prima che lei
scoppiasse in una lunga risata. Harry lasciò che lei finisse
di
ridere. "Oh, sono lieto che lo trovi divertente"
Hermione si asciugò una lacrima e lo guardò.
"Scusa. Ma... tu che le hai risposto?"
Harry alzò le spalle. "Che non rispondo a domande che
possano compromettere la mia posizione"
"Sempre molto diplomatico, mi congratulo ho avuto una buona influenza
su di te" replicò compiaciuta lei. Harry rise appena.
"Già" si stiracchiò "prima o poi tanto
salterà
fuori e quel giorno dovrò dire addio a quella poca di
privacy
che ero riuscito a conquistarmi"
Hermione annuì. "Hai intenzione di fare... com'è
che si dice? Coming out?"
Harry alzò le spalle. "Non lo so. Preferirei che la gente
non lo venisse a sapere da giornali come Magia Oggi o Pink Wizardry,
tanto per cominciare"
"Capisco"
"E non so se voglio farlo sapere comunque. Forse non
comprometterà la mia carriera, ma... non si mai, con queste
cose
meglio andarci cauti"
Hermione lo guardò direttamente, con un sorriso sulle
labbra. Harry aggrottò la fronte. "Cosa?"
"Sei un grand'uomo Harry, a nessuno importerà se sei gay o
meno"
Harry sorrise e le strinse una mano. "Grazie Hermione, sai sempre cosa
dire"
"A dispetto di qualcun altro" e fece un cenno verso l'ufficio accanto
al suo, quello di Ron. Harry scoppiò in una breve risata. "A
proposito" Hermione puntellò il dito sul suo sterno "ho
sentito
che hai rivisto qualcuno"
Harry gemette. "Come fai a saperlo?"
"Io so sempre tutto quello che ti riguarda, Harry. Ho le mie fonti"
"Scommetto che il suo nome comincia per B e finisce per laise"
sbottò lui. Hermione alzò le spalle.
"Allora?"
"E' stata solo una coincidenza, ci siamo ritrovati allo stesso bancone"
Hermione alzò un sopracciglio. "Tutto qui?"
"Tutto qui" ripetè Harry cercando di mostrarsi sincero.
Hermione
però, ovviamente, non ci cascò, battendo il piede
calzato
in decolleté in tinta con la gonna sul parquet. "Ok, ok..."
Harry alzò la mano a mimare una cornetta.
"No!" esclamò Hermione raggiante "L'hai chiamato?"
"Lui mi
ha... detto di chiamarlo" ammise Harry, colpevole. Hermione
sospirò.
"Oh, è così..."
"Non lo dire!" le proibì lui repentino "Non ci provare"
Hermione alzò entrambe le sopracciglia, accigliandosi. "Devi
chiamarlo"
"Perché?" gemette Harry.
"Scusa?" domandò Hermione allargando le braccia "Come perché?
Harry sei innamorato di lui da quando avevi sedici anni, per tutti i
Boccini!"
"Shh!" sbottò Harry "Parla piano"
"Scusa"
"D'accordo, d'accordo... il fatto è che... non ho il suo
numero" cercò di smarcarsi, senza nessun successo.
"Non preoccuparti" Hermione estrasse dalla tasca un'agendina beige e la
sfogliò, poi gliela mise sotto il naso "Voilà!"
Harry gemette. "Perché hai il suo numero in agenda?"
domandò quasi balbettando. Hermione sogghignò.
"Lui è un ambasciatore, Harry, e io mi occupo della
comunicazione tra gli uffici Auror e il resto del Ministero, te ne sei
dimenticato? Eppure sei stato tu a darmi questo lavoro"
Harry roteò gli occhi, esasperato. "OK, Hermione, colpito e
affondato. Dammi quel numero"
"Lo chiamerai?" chiese Hermione trascrivendo il numero su un foglietto.
Lui lo prese.
"Non lo so" rispose. Lei lo fulminò con lo sguardo e Harry
sospirò. "Forse, ok?"
Hermione annuì sorridente e si dileguò
canticchiando
vittoriosa. Harry osservò il numero di telefono che aveva in
mano, poi sollevò gli occhi sull'orologio. Erano le undici,
ora
di darsi da fare.
IV.
Harry rimase a guardare dalla finestra con un bicchiere di vino in
mano, osservando Londra dal suo appartamento a West Minster. Aveva
appeso il foglietto con il numero di Malfoy sopra il telefono, come
memorandum, ma non lo aveva ancora chiamato ed era passata un'intera
settimana. L'articolo di Whitney Cooper era uscito il giorno seguente
alla sua breve intervista, ma non menzionava il fatto che Harry fosse
gay o meno, e più o meno riportava fatti già
appurati
sulla sua vita privata. Harry aveva mandato una bella pianta di
ortensia all'ufficio di Whitney, per ringraziarla, e le aveva scritto
un biglietto su cui diceva che sarebbe stato lieto di concederle una
nuova intervista, solamente quando lo avesse deciso lui. La giornalista
gli aveva spedito un gufo su cui c'era scritto "Sarò la prima?"
e Harry aveva capito subito a cosa si stesse riferendo. Non le aveva
risposto, conscio del fatto che lei avrebbe immaginato da sola la
risposta.
Vuotò il bicchiere con un sorso e tornò in
cucina, per
lavare i piatti. Passò davanti al telefono altre due volte,
prima di decidersi a prendere il cordless e a sedersi sul divano con il
telefono in una mano e il numero di Malfoy nell'altra.
Sospirò e
compose il numero, ma quando sentì il primo squillo
riattaccò immediatamente.
Si rialzò, tormentando il foglietto.
"Non fare il fifone, Harry!" si disse a mezza voce. Compose di nuovo il
numero e attese.
"Qui parla la segreteria
telefonica
di Draco Malfoy. Non sono in casa o sono sotto la doccia. Lasciate un
messaggio e vi richiamerò al più presto"
Harry rimase immobile per un momento, poi prese il coraggio a quattro
mani e si decise a parlare.
"Ciao, Malfoy, sono Harry" cominciò "Ecco io... non lo so
perché ti ho chiamato, immagino che sia perché mi
hai
chiesto di farlo, perciò... beh... richiamami quando senti
il
messaggio, ok? Ok... hm... a pre..."
"Potter!"
Harry sobbalzò quasi quando la voce di Malfoy si sovrappose
alla sua. "Ma non eri fuori casa?" chiese.
"ll messaggio in segreteria dice non
sono in casa o sono sotto la doccia"
specificò Malfoy dall'altro capo. Harry sospirò e
ci fu
un minuto di silenzio. "Così alla fine ti sei deciso"
"Potevi chiamare tu"
Dall'altra parte Malfoy rise. "Di solito sono gli altri a chiamarmi"
"Non ne dubito" borbottò Harry "Senti... io non so nemmeno
perchè l'ho fatto perciò..."
"Immagino che ti mancasse la mia voce, Potter" lo interruppe Malfoy.
Harry evitò di rispondergli, così l'ex Serpeverde
continuò. "O quanto meno ti mancassi io"
Harry avvampò e fu lieto che Malfoy non potesse vederlo.
"Non supporre"
"Ok, ok" ridacchiò Malfoy dall'altro lato "Comunque, che ne
dici di vederci? Tra una mezz'ora magari?"
"Perché?" chiese esterrefatto Harry. Da una parte il suo
cuore
faceva le capriole dalla gioia, ma dall'altra il suo cervello
martellava un cartello con su scritto pericolo a
caratteri cubitali.
"Ho letto l'articolo di Whitney" rispose Malfoy come se quella fosse
una spiegazione.
"E con ciò?" domandò Harry ansioso.
"Mi chiedevo quali sono le domande a cui hai, cito testualmente, accuratamente evitato di
rispondere"
Harry gemette sommesso. "Sai che sei un bel pettegolo?"
"Il gossip fa parte della mia vita" concordò Malfoy con una
risatina "Allora?"
Harry si passò una mano sulla faccia, decidendo il da farsi.
Avrebbe potuto sgattaiolare via con una scusa, magari un impegno al
Ministero se le cose si fossero fatte troppo compromettenti.
"D'accordo" capitolò alla fine "dove?"
"Che ne dici di trovarci al Banshee's
Cave?" domandò Malfoy "Tra... mezz'ora?"
Harry sospirò. "Il Banshee's
Cave? Da quanto lo frequenti?"
"Non lo frequento. Me l'ha consigliato Nott" rispose "Senti, mi sto
congelando qui, perciò che ne dici di accettare e farmi
andare a
vestirmi?"
D'improvviso Harry ebbe il flash di Malfoy nudo in mezzo al soggiorno.
Scosse la testa, cercando di scacciare quell'immagine. "D'accordo, ci
vediamo lì"
"Perfetto" rispose Malfoy e attaccò. Harry
agganciò il
cordless e si pentì subito della sua decisione. Non voleva
vederlo, per le mutande di Merlino! E non voleva farsi vedere in giro
con Malfoy. Per fortuna il Banshee's
Cave
era un luogo abbastanza affollato da poter passare inosservati.
Andò in bagno e si guardò. Indossava uno dei
maglioni di
Molly con una grossa H verde al centro e un paio di pantaloni bucati
sul ginocchio. Scosse la testa e andò in camera, per cercare
qualcosa di più appropriato. Ma che cosa poteva mettersi per
uscire con Malfoy?
Il suo cervello registrò appena il pensiero di uscire con Malfoy,
mentre Harry apriva l'anta dell'armadio. Non sto uscendo un Malfoy,
è solo... una Burrobirra tra vecchi nemici,
cercò di autoconvincersi.
Alla fine, dopo molti ripensamenti scelse un paio di jeans e un golf
verde scuro, sotto la giacca di pelle che gli aveva regalato Hermione
per il suo compleanno. Dopo un ultimo, malinconico sguardo al suo
divano, uscì e si smaterializzò vicino al Banshee's Cave. Era
in anticipo di dieci minuti, ma un secondo dopo averlo pensato un dito
gli tamburellò sulla spalla.
"Sei in anticipo" lo informò Malfoy. Harry
sospirò.
"Anche tu"
"Io sono sempre in anticipo, Potter, fa parte del mio essere educato"
"Tu?" domandò Harry scoppiando a ridere. Malfoy lo
fulminò e lui smise all'istante di ridere. "Vogliamo
entrare?"
chiese allentando il colletto del golf. Malfoy lo precedette e si
sedettero ad un tavolo un po' in disparte. Il locale era pieno di
maghi, e molti voltarono la testa per guardare i due nuovi arrivati.
Harry si sentì subito a disagio. Arrivò una
ragazzina
vestita di un color orchidea per prendere le ordinazioni e Malfoy
ordinò due Burrobirra senza nemmeno chiedere nulla a Harry.
Poi calò il silenzio e Malfoy fu il primo a parlare.
"Allora,
Potter, quali segreti nascondi in quella tua manica di Auror?"
Harry lo guardò sbattendo le palpebre. "Come scusa?"
"Oh, per tutti... Potter, sei sveglio o prendi in giro?" lo
accusò Malfoy accavallando le gambe. Harry si
guardò le
mani.
"Non c'è nessun segreto. Tutti sanno perfettamente chi sono
e
cosa faccio. Hanno setacciato la mia vita privata come farebbe un
cercatore d'oro con un rigagnolo d'acqua, Malfoy, e non hanno trovato
nulla"
"Se non qualche pagliuzza luccicante qua e là"
completò
Malfoy con un ghigno sornione. "Bella metafora, questa, me la devo
segnare" lo prese in giro.
"Senti, sei qui per prendermi per il culo o per parlare seriamente?"
domandò Harry, già abbastanza stizzito "So che
sei un
pettegolo nato, ma non ti facevo così... amante del gossip"
Malfoy alzò le mani in segno di resa.
"Ti ho già detto che il gossip fa parte della mia vita,
Potter. Mi diverte"
"Allora dovevi lavorare per Whitney invece di fare l'ambasciatore"
borbottò Harry. Finalmente arrivarono le loro Burrobirre e
Harry
afferrò la sua per poter bere. Gli sembrava di avere della
sabbia sulla lingua. Malfoy, invece, sembrava perfettamente a suo agio.
"Potter, come sei suscettibile" lo redarguì bonario "Allora,
quali sono le domande a cui non hai risposto?"
Harry ponderò la possibilità di alzarsi e
andarsene, ma
non lo fece. Semplicemente erano anni che voleva che quello che stava
succendendo in quel momento accadesse, perciò sarebbe stato
uno
spreco andarsene. Sospirò. "Whitney mi ha chiesto se sono
gay"
disse mentre Malfoy stava bevendo dal suo boccale. Sollevò
gli
occhi dal bicchiere e lo guardò da oltre il bordo come se
non
credesse alle proprie orecchie.
"Ma davvero?" domandò. Harry annuì. "E tu..."
"Non ho negato" rispose l'altro "ma non ho nemmeno detto di
sì"
"E questo vuol dire..."
"Perché t'interessa?" lo interruppe Harry.
Puntellò la
scarpa contro una gamba del tavolo a disagio. Malfoy
sorseggiò
ancora la sua Burrobirra, prima di rispondere.
"Curiosità" replicò. Harry alzò gli
occhi al soffitto.
"Se te lo dico, tu mi dirai perché hai voluto vedermi? Veramente stavolta"
Malfoy lo guardò, passandosi la lingua sulle labbra per
cancellare la birra. "Prima devi rispondere"
Harry alzò di nuovo gli occhi al cielo, e pregò
di non
arrossire come un ragazzino. "Lo sono" rispose piano. Malfoy
posò il bicchiere.
"Lo sapevo" disse solamente. Harry lo fissò incredulo, ma
lui
non diede nessun segno, rimase impassibile, le mani sul tavolo.
"D... davvero?"
"Potter, sei sempre stato un libro aperto per me, sai?"
Harry riuscì a non far trasparire neanche un'emozione.
"Già, immagino di sì" sospirò "ma
continuo a non
capire perché..."
"Questo perché sei ottuso Potter" lo interruppe poco
elegantemente Malfoy, tornando a sorseggiare la sua Burrobirra
"Questo... è un appuntamento"
Harry sbiancò. "Come?"
"Oh, Potter" esalò Malfoy "pensavo che fare l'Auror ti
avesse
reso più perspicace! Ti ho appena detto che sapevo che sei
gay e
che questo è un appuntamento, che cosa c'è che
non
capisci?"
Harry all'improvviso capì che Malfoy stava alludendo a
qualcosa che per il momento a lui era sfuggito. "Tu..."
"Sì" si limitò a dire Malfoy "assolutamente"
Harry si afflosciò sulla sedia passandosi una mano sul viso.
"Che c'è?" domandò Malfoy sorpreso "La cosa ti
stupisce?"
"Effettivamente" rispose Harry con un filo di voce "E da quando..."
"Dalla fine della scuola più o meno" rispose sicuro Malfoy
alzando le spalle. Abbassò lo sguardo sui boccali vuoti. "Un
altro giro?" chiese con nonchalance. Harry fece un cenno, senza dire
nulla e Malfoy chiamò la stessa cameriera che li aveva
serviti
prima per dirle di portare altre due Burrobirre. "Come so che hai una
cotta per me"
Harry alzò lo sguardo su di lui, che lo fissava con un
ghigno sulla bocca. "Come... chi..."
"Granger" rispose Malfoy ovvio "e poi, Potter, sei così
prevedibile"
"Io?" domandò ingenuamente Harry "Prevedibile?"
"Potter, ricordi a scuola? Pensi che non lo sapessi, o che non lo
avessi indovinato? Non osavo... sperarci, in fondo. O almeno credo"
Harry per la prima volta da quando si erano rivisti, scorse una nota di
indecisione nella voce di Malfoy. "Sperarci?" domandò.
L'altro annuì. "Già. Non sei l'unico ad avere una
cotta,
qui, sai?" ridacchiò, adesso nervosamente "Ma ovviamente non
potevo entrare in sala grande e sbandierarlo ai quattro venti giusto? E
poi... con la guerra, il processo, tu che stavi per diventare Auror...
non era il caso"
Harry rimase immobile, assolutamente esterrefatto, incredulo. Il cuore
gli batteva a mille nel petto, quasi che volesse rompergli le costole.
Guardò Malfoy che stava osservando con evidente interesse il
tavolo di legno, prima che arrivassero i boccali e bevesse un lungo
sorso.
"Perché..." Harry si schiarì la voce e
riprovò "Perché adesso?"
Malfoy sollevò gli occhi grigi per guardarlo. "Non lo so"
rispose "forse... era un po' che non ci vedevamo, che ci evitavamo
perfino. Ho pensato che tentar non nuoce e allora... beh, eccoci qui"
Harry rimase ancora spiazzato dalla sincerità di Malfoy.
"Io... non so cosa dire"
"Non ti ho chiesto di dire qualcosa" lo redarguì il biondo
con
una punta di stizza nella voce "Volevo solo che tu lo sapessi, ecco
tutto"
Rimasero in silenzio per qualche momento, entrambi persi nei propri
pensieri. Harry non riusciva a mettere a fuoco la situazione e non era
una questione di occhiali. Fissò il boccale semi vuoto,
decidendo sul da farsi. Malfoy sapeva che aveva una cotta stratosferica
per lui e tra le righe, lui gli aveva fatto capire che era ricambiata.
Ma adesso che cosa si aspettava che facesse? Il problema erano le loro
posizioni.
"Io sono Auror capo" mormorò Harry a un tratto. Malfoy
sollevò lo sguardo dal tavolo.
"Lo so" rispose accigliandosi.
"Sono un pezzo grosso, ho appena ricevuto il premio Auror dell'anno.
Non posso... fare coming
out" aggiunse. Malfoy lo squadrò.
"Ma io non te l'ho chiesto" sospirò "e non te lo
chiederò"
"E allora che cosa mi chiedi?"
Malfoy arcuò le sopracciglia, allusivo e Harry
avvampò.
"Non credo che sia una buona idea" balbettò.
"Perché no?" domandò sorridendo lievemente Malfoy
"Siamo
entrambi grandi, vaccinati e responsabili" ridacchiò "o
quanto
meno responsabile lo sei tu. Potrei anche decidere che ne vale la pena"
Harry capì perfettamente a cosa alludeva. "Malfoy..."
"Draco" lo
interruppe. Harry lo fissò incredulo mentre l'altro
sorseggiava ancora la sua Burrobirra.
"Draco" riprese "forse... possiamo..."
"Provarci?"
Harry sorrise per la prima volta in quella assurda serata
"Già, suppongo di sì"
"Bene" Malfoy si alzò, lasciò dei soldi sul
tavolo e gli
fece un cenno "Non vedo l'ora di farti conoscere la mia vicina di casa.
Fa delle ottime frittelle"
Harry ridacchiò mentre uscivano dal locale. "Adesso non
esagerare"
"Perché?" Draco alzò le spalle "Io ho fame la
mattina" e
detto questo lo afferrò per la manica della giacca e lo
trascinò nel vortice della smaterializzazione. Harry
rischiò di sbattere contro lo stipite della porta, visto che
sul
pianerottolo era buio pesto. "Ops" sentì dire a Malfoy
mentre
apriva la porta.
All'interno la casa era gigantesca, spaziosa, con un enorme soggiorno
bianco avorio, dove, sopra il divano di pelle bianca campeggiava lo
stendardo verde argento dei Serpeverde.
"Oh, per l'amor di Merlino, Draco, non ti smentisci mai"
sospirò Harry.
"Sono nato Serpeverde e morirò Serpeverde" lo
schernì.
Harry lo guardò armeggiare con una bottiglia di Firewiskey e
poi
porgergli un bicchierino colmo "Alla nostra"
Harry annuì. "Alla nostra"
Ci furono altri sei o sette bicchierini, e alla fine entrambi ridevano
come idioti sul divano, Draco completamente disteso e con i piedi
appoggiati alle coscie di Harry.
"Nott?" stava domandando Harry "Davvero gliel'ha chiesto?"
"Dovevi vedere la faccia di... Pansy!" rise Draco facendo quasi cadere
il suo bicchiere "Sembrava... sul punto di morire di iperventilazione.
E dovevi sentire Nott: che
c'è? Le ho solo chiesto quante volte al giorno si masturba
pensando a Draco!"
Harry rise, quasi affogando nel suo bicchiere di whiskey "Per tutti i
Boccini, lui sì che sa come parlare ad una donna!"
"E Blaise! Non la smetteva più di dire è gay, cazzo,
è gay!"
Risero entrambi per un tempo che a Harry parve interminabile scolando
l'ultimo bicchiere di liquore. Harry si appoggiò al divano,
la
testa che girava. Non era ancora ubriaco del tutto, ma poco ci mancava.
Chiuse gli occhi, sospirando. Passò un momento, poi il
divano si
mosse e qualcosa si appoggiò cauto sulla sua fronte.
Aprì
gli occhi e si accorse che era la bocca di Draco, appoggiata
delicatamente sulla sua tempia destra. Harry alzò una mano
andando a sbattere contro il collo diafano di Draco che
arretrò.
"Non sono ancora del tutto ubriaco" lo informò il biondo
accigliandosi. Harry alzò le spalle.
"Questo vuol dire che ti ricorderai meglio quello che ti
farò"
replicò. Draco lo guardò fintamente
scandalizzato.
"Sentiti, Potter, da quanto sei così sfacciato?"
"Perché io devo chiamarti Draco e tu mi chiami Potter?"
domandò allora Harry afferrando entrambi i polsi del biondo.
Draco senza più appigli, cadde all'indietro sul divano
riuscendo
a fare cadere i bicchieri e a frantumarli sul pavimento.
Draco non rispose, troppo occupato a ficcare la lingua tra i denti di
Harry che mugolò offeso quando il biondo riuscì a
liberarsi dalla sua stretta e a sollevare il maglione. Ci fu poi poco
tempo per parlare, mentre le loro labbra erano occupate a fare
tutt'altro. Harry non aveva mai pensato di ritrovarsi, finalmente, in
quella situazione, ma la realtà era meglio di qualunque
fantasia
e la voce di Draco che continuava a ripetere "Sì... ancora"
era
molto meglio di qualsiasi sogno erotico lui avesse mai fatto.
I loro corpi sembrava non avessero aspettato altro per mesi, anni forse
e Harry si ritrovò a cercare gli occhi grigio tempesta di
Draco,
fermargli il volto sudato tra le mani, mentre i suoi linemaneti si
deformavano per l'orgasmo e lui riusciva a malapena a ritrovare la voce
per gridare.
V.
Harry quel giorno si concesse un enorme gelato al cioccolato da Florian
Fortebraccio, mentre leggeva l'articolo a otto colonne sulla Gazzetta del Profeta.
La storia dell'ambasciatore e
dell'Auror
era il titolo a caratteri cubitali e proprio sotto campeggiava una foto
di lui e Draco seduti comodamente su una panchina a Soho a mangiare
fish and chips. Ovviamente era stato Draco ad accorgersi di Dennis
Canon appostato dietro un albero ed era stata sua l'idea di imboccare
Harry con la forchettina di plastica. Harry era quasi affogato dalle
risate, ma Draco non aveva voluto sentire scuse: se proprio dovevano
finire in prima pagina l'avrebbero fatto con stile.
"Quella roba ti farà perdere la tua bellissima linea"
Harry si ficcò in bocca un enorme cucchiaino di gelato
mentre ripiegava la Gazzetta.
"Vuol dire che dovrò fare un po' di moto"
Draco ridacchiò sedendosi. "Ti do una mano se vuoi"
"Mi sembra che tu me ne stia dando due di mani" osservò
l'Auror acuto "Hai letto?"
"Di sfuggita" ammise Draco alzando le spalle coperte dalla camicia
azzurra "Pensi di... non so, indire una conferenza?"
"Ci sta già pensando Hermione. Ha invitato tutti i
giornalisti
delle riviste scandalistiche e un sacco di vecchi amici" Harry
scrollò le spalle "Forse qualcuno storcerà il
naso ma non
importa"
Draco annuì "Sono molto fiero di te, Auror Capo Harry
Potter, ordine di Merlino, Terza classe" lo sbeffeggiò.
Harry rise. "Non ci provare, damerino"
In quel momento uscì Florian per chiedere l'ordinazione di
Draco
che chiese un gelato all'ananas. Harry lo guardò incredulo.
"Frutta, Potter. L'anans ha proprietà diuretiche. Ci tengo
alla
mia linea"
"Stai benissimo" lo confortò Harry. Draco ammiccò.
"Che gentile"
Harry lo guardò. Erano passate tre settimane da quella sera
al Banshee's Cave e
Draco era stato via ben otto giorni per andare in Francia. Harry aveva
sentito notevolemente la sua mancanza e aveva organizzato una cena a
sorpresa per quella sera. "Allora... che fai stasera a cena?"
Draco sollevò lo sguardo dal gelato giallo appena arrivato.
"Non so... perché?"
Harry alzò le spalle. "Così. Pensavo che potremmo
mangiare qualcosa insieme a casa mia. Molly mi ha spedito una torta di
mele che è la fine del mondo"
Il biondo ghignò. "Insomma mi rifili gli avanzi"
"Ehi!" esclamò Harry indignato "So cucinare"
"Non ne dubito. E sia, Potter, ti onorerò della mia presenza
stasera. Alle otto?"
Harry annuì. "Perfetto"
Finirono i loro gelati chiacchierando tra un cucchiaino e l'altro, poi
Harry si avviò al lavoro. Aveva già notato le
occhiate
della gente che passeggiava per Diagon Alley, ma non diede loro peso,
non gl'importava, in fondo. Quando arrivò al Ministero il
pianterreno era già gremito di giornalisti. Harry
individuò Hermione che lo fece salire sulla pedana. Il vocio
scemò all'istante.
"Innanzitutto, grazie per essere venuti" esordì Harry, con
le
mani che già gli sudavano "So che è stata una
cosa
improvvisa, ma siete giornalisti, no? Capitano gli imprevisti" alcuni
ridacchiarono "Bene, vorrei chiedervi di non fare domande e di
ascoltare solamente, so che è difficile, ma ve ne prego.
Bene...
dunque, tutti voi avranno letto l'articolo del signor Zabini per quanto
riguarda la mia presunta storia con l'ambasciatore Malfoy"
Si levò un vocio da stadio e Harry aspettò che i
giornalisti si fossero calmati prima di continuare. "Molti di voi
sapranno che circolavano voci sull'omosessualità
dell'ambasciatore e che quelle stesse voci sul mio conto erano state
smentite dal Ministero. Il fatto che io sia qui oggi, non è
perché voglia smentirle di nuovo, ma per ammettere
ogni
cosa. Io e l'ambasciatore Malfoy siamo effettivamente compagni nella
vita"
E qui i giornalisti rimasero completamente in silenzio, con i loro
taccuini aperti e le penne ferme in mano, come se qualcuno avesse
lanciato loro una Petrificus
Totalus. Harry guardò la folla. Si era
aspettato una rivolta, domande su domande, schiamazzi, invece nessuno
disse alcunché. Dopo qualche minuto di assoluto e
imbarazzante silenzio una mano si levò dalla folla. Era la
Cooper.
"Che cosa farà ora signor Potter?" chiese. Harry
alzò le spalle.
"Rientrerò nel mio ufficio e farò il mio lavoro
come al solito" rispose.
"Ha intenzione di dimettersi?" si levò un'altra voce
sconosciuta. Harry scosse ampiamente la testa.
"Niente affatto. Il mio mandato come Capo Auror terminerà
tra tre anni e soltanto allora la commissione deciderà se
eleggere un nuovo Capo Auror. Nel frattempo conto di svolgere il mio
lavoro al meglio delle mie capacità"
"Crede che ciò influirà sul suo lavoro?"
"Perché dovrebbe? Non ho il vaiolo del drago, sono solo
gay!" replicò Harry con un pizzico d'ilarità
nella voce. Qualcuno in fondo rise, ma i più rimasero seri.
Harry sospirò. "So che tutto questo vi ha colti di sorpresa,
alcuni meno di altri" e così dicendo guardò verso
la Cooper, che rispose con un'occhiata complice "ma il fatto
è che, credo, nessuno di noi dovrebbe vivere in una
menzogna. Sarei stato pronto a sposarmi e perfino ad avere dei bambini,
ma non sarebbe stata la mia vita, purtroppo. Avrei soltanto continuato
a prendere in giro tutti quanti, me compreso" sospirò,
guardando la folla di giornalisti che lo stava ascoltando senza
perdersi una parola. "Il fatto è che non volevo farlo, tutto
qui. Ho dei doveri verso il mondo magico che credo di compiere
egregiamente" si voltò, e vide i suoi colleghi dietro di
sé, in prima fila Hermione e Ron "Alcuni dei miei colleghi
lo sapevano, altri no, altri non se lo sarebbero mai immaginato, ma mi
hanno ugualmente eletto Auror dell'Anno. Non l'avrebbero fatto se non
fossi un buon Auror. Non c'entra niente l'orientamento sessuale, il
colore della pelle o l'orientamento politico, ognuno di noi
dà alla comunità ciò che sa fare
meglio. Io so fare il mio lavoro" Harry sospirò di nuovo,
abbastanza soddisfatto di quel discorso improvvisato "Grazie"
Si voltò e Hermione catalizzò subito il suo
tempo, visto che lo abbracciò talmente stretto da togliergli
l'aria dai polmoni.
"Sei stato grande" commentò Ron. Harry sorrise.
"Grazie" diede un'occhiata a Hermione che sorrideva come se avesse
appena vinto qualcosa di molto grosso "Non ce l'avrei mai fatta senza
di te"
Lei alzò le spalle. "Non c'è di che, Harry, sei
il mio migliore amico" e lo abbracciò di nuovo.
"Scusa tanto, Granger, ne lasceresti un pezzo anche per me?"
Harry alzò gli occhi dalla spalla di Hermione mentre lei lo
scioglieva dall'abbraccio. Draco se ne stava vicino a loro con le mani
nelle tasche dei jeans scuri, la camicia arrotolata ai gomiti. Harry
rise.
"Che c'è sei geloso?" chiese. Draco scrollò le
spalle.
"Della Granger? Merlino me ne guardi, è una donna"
Hermione scoppiò a ridere, contagiando appena anche Ron che
se ne stava a guardare come se avesse ingoiato una lumaca. Cosa che non
passò inosservata a Draco, ovviamente. "Oh, andiamo Ronnie
non fare quella faccia! Te lo riporto tutto intero" Draco si
avvicinò e appoggiò la mano sulla spalla di Harry
"Magari un po' ammaccato, ma salvo"
"Malfoy risparmiati!" esclamò inorridito Ron. Harry sorrise.
"Andiamo, io devo tornare al lavoro. Mi accompagni?"
Draco annuì, mentre insieme a Hermione e Ron si avviavano
agli ascensori. "Gran bel discorso, Potter, complimenti. Mi sono
commosso"
"Non dire sciocchezze"
"Non sto dicendo sciocchezze, davvero" Draco si appoggiò la
mano sul cuore "Hai toccato tasti dolenti, con un bel discorso ad
effetto, me ne compiaccio. Sei stato diplomatico, gentile, sensi..."
Harry lo zittì con un bacio, mentre Ron si voltava
dall'altra parte. "Sta zitto" lo redarguì il moro quando
Draco aprì bocca per parlare. L'ex Serpeverde
aggrottò la fronte, ma poi il suo volto si distese appena in
un sorriso. Harry guardò Hermione da sopra la spalla.
"Adesso puoi dirlo"
Hermione sorrise, appoggiando entrambe le mani sul petto. "Oh,
è così romantico!"
FINE
Bene.....
Siete arrivati in fondo a questa... cosa. Per scriverla ho preso spunto
da un discorso che ho letto in un libro sulle razze, quando studiavo
Geografia delle Popolazioni e da una puntata di CSI Scena del Crimine,
in cui un big del baseball non poteva rivelare di essere gay e si era
sposato soltanto per salvare le apparenze.
Ho sempre avuto un debole per i discorsi a effetto, quello che fa Harry
forse non lo è o forse sì, non so, fatto sta che
dico cose ovvie, ma che qualcuno in Italia e nel mondo, ancora non
capisce.
Beh, questo è quanto, scusate la lungaggine e la paternale,
questo è solo ciò che penso :)
Fatemi sapere quello che pensate voi!
A presto,
Stella*
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