Giorni

di cenerella
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La mattina del tredici Settembre, Judith si recò nel piccolo cimitero della riserva. La pioggia che scendeva leggera sulle sue spalle non era più il violento temporale di fine agosto, e nemmeno le gelide gocce che bagnano i lunghi inverni della Penisola Olimpica.

Stringeva in mano una scatola di materiale plastico, contenente un nutrito plico di lettere ingiallite avvolte in diversi strati di tela impermeabile.

Entrando nel cimitero incontrò altri due visitatori, una donna anziana ed un ragazzo.

La donna, vestita elegantemente, teneva per mano il giovane che era di una bellezza sorprendente, quasi soprannaturale.

Accennò un saluto e proseguì sulla ghiaia del vialetto. Non era raro che i turisti visitassero il cimitero, soprattutto per fotografare le sculture di legno zoomorfe. Forse quei due erano viaggiatori interessati all'arte della tribù, magari nonna e nipote.

Quello che Judith sicuramente non poteva sapere, era che quell'anziana signora aveva girato il mondo, era stata figlia, donna, moglie e amante, i suoi occhi avevano visto passare quasi un secolo di vita, eppure era tornata lì, nel minuscolo cimitero ai confini con la foresta, proprio quella domenica mattina, il giorno del suo compleanno.

E la osservava da lontano.

Quando Judith arrivò alla tomba del nonno con l'intenzione di deporre nella terra da poco smossa la scatola con le lettere, il suo sguardo si posò subito sul voluminoso rotolo di carta ingiallita, ormai inzuppata dalla pioggia, legato da un nastro rosso sbiadito e sfilacciato.

Alzò gli occhi e incontrò lo sguardo di lei.

- Vi conoscevate? - domandò, ma si rese conto di sapere la risposta prima ancora di aver terminato di formulare la domanda.

La donna scosse la testa e i suoi ottant'anni svanirono dietro quel sorriso da bambina.





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