Dedicata a Yan-mazu, la mente che ha concepito l’’idea di
questi due personaggi come coppia!^_^
Kerberos era veramente scocciato.
Già non bastava dover restare chiuso in camera di Sakura per
evitare di incappare nel fratello della sua padrona
impegnato in attività poco caste con Yukiusagi. Non era piacevole vederli
fornicare ad ogni angolo nascosto e non della casa, e tanto meno lo era sentire
Yue raccontargli stressato dei nuovi strani “esperimenti” che il suo aspetto
provvisorio e il suo ragazzo intraprendevano non appena credevano d’essere soli
in casa.
Da quando poi Shaoran era tornato da Hong Kong, lui e Sakura
stavano sempre insieme.
Il guardiano delle Carte si stava annoiando a MORTE!
Il tedio del primo pomeriggio venne
spezzato dal suono ripetitivo del fax.
Essendo quella l’unica occupazione possibile al momento,
Kerberos si dimenticò per un attimo che quel fax con tutta probabilità non era
per lui e si apprestò a leggerlo.
“Cara Sakura,
so bene che da quando Shaoran è
tornato sei sempre molto impegnata.
Sono molto felice per voi, dato che ne avete
passate tante in passato!
Oggi pensavo di fare una giro al
parco, ho sentito che ci saranno anche delle bancarelle. Se
per caso hai un po’ di tempo, mi farebbe piacere fare un giretto con te.
Tomoyo”
Kerberos si lasciò scappare un sospiro. Povera Tomoyo… Lei
era sempre così gentile e premurosa, ma ultimamente Sakura non la considerava
moltissimo. La lontananza dal cinesino l’aveva prostrata così profondamente che
ora se non lo vedeva per più di un’ora, veniva presa
da un’ansia incontrollabile che sparisse e che non lo rivedesse più.
Il guardiano osservò ancora le linee eleganti della
scrittura di Tomoyo con una strana pesantezza nel cuore. Gli dispiaceva così
tanto per lei. Aveva sempre osservato come la ragazza si curasse
delle persone a lei care con completa dedizione e nonostante questo tutti le persone
attorno a lei avevano trovato la loro persona speciale, mentre lei era rimasta
sola, ad osservare da lontano gli amici che andavano per la propria strada.
Più ci pensava più a Kerberos non andava
giù. Tomoyo era una persona meravigliosa, non era giusto che se ne stesse da
sola al mercato in quella bella giornata.
Animato da un improvviso ed inaspettato impeto, spalancò la
finestra e volò velocemente verso il parco cittadino senza alcun ripensamento.
Non ci impiegò più di una manciata
di minuti per raggiungere il re pinguino, insolitamente circondato da
bancarelle colorate. Non ci mise molto a trovare Tomoyo, era
inconfondibile persino in mezzo a quella folla. Era elegante come sempre e
portava i suoi lunghi capelli scuri raccolti sulla nuca, mentre dei ciuffetti ribelli le si arruffavano sulle spalle. Kerberos pensò che
fosse bella e si rese conto di averlo sempre pensato.
Gli spiaceva moltissimo saperla da sola, ma non poteva certo
scendere in mezzo alla folla e tenerle compagnia!
Improvvisamente gli venne un lampo di genio. Il sole
splendeva alto nel cielo e la sua potenza magica era al culmine.
Quell’incantesimo non era facile, ma ci avrebbe provato
lo stesso.
Si nascose dietro ad un muretto e si concentrò.
Uno..
Due..
Tre!
In un istante si era trasformato.
Si guardò nel vetro di una casa per valutare il risultato
ottenuto e ne fu soddisfatto.
Alto, muscoloso, capelli neri
ribelli tirati indietro con qualche ciuffetto che ricadeva sulla fronte e due
intensi occhi cremisi, indossava una semplice maglietta nera e un paio di jeans
della stesso colore. La trasformazione era avvenuta perfettamente.
Camminò lentamente, prendendo confidenza col nuovo corpo e
si diresse verso la zona del parco dove aveva intravisto Tomoyo. Non era per
nulla semplice muoversi in quella folla, specie con il corpo imponente che si
era andato a scegliere. Mannaggia a lui e alla sua megalomania!
Il post poi non lo aiutava di certo. Conosceva il parco del
Re Pinguino come le proprie tasche, ma tutte quelle bancarelle colorate sembravano
averlo interamente trasformato. Da qualche parte un banda
stava suonando una musichetta allegra ma mortalmente ripetitiva che lo stava
amandando in confusione ancora di più, tanto che ad un certo punto si accorse
di aver girato a vuoto ed di essere ritornato nel punto dove si era
trasformato. La testa cominciava a girargli terribilmente (ma forse anche
perché in Kuro-mode, l’altitudine causa mancanza di ossigeno!)
e il sole picchiava forte, il che era un bene altrimenti non avrebbe avuto
sufficiente energia per mantenere quell’aspetto, però d’altro canto tutto quel
caldo non lo aiutava di certo.
Individuò una fontanella d’acqua e vi si gettò avidamente
per rinfrescarsi. Raccolse l’acqua con le mani e bevve a grandi sorsate. Non
pago di quella ristorante sensazione, si chinò ed
immerse la testa sotto il getto d’acqua. Tanto con quel sole, anche se si fosse
bagnato, si sarebbe asciugato subito. Finalmente ritemprato, si tirò su,
scostando i capelli bagnati dalla fronte e si preparò a tornare alla sua ricerca.
(FANSERVICE PAWAAAA!!! XD)
“Ha bisogno di aiuto?”
Kurogane si voltò di scatto in direzione della voce che
conosceva molto bene. Tomoyo se ne stava sorridente ai margini del mercato ed
osservava, in attesa di una risposta, proprio lui.
“Uh… ecco io…” borbottò non sapendo che dire.
In effetti non ci aveva pensato…
Non poteva certo presentarsi dalla ragazza e proporle di passare il pomeriggio
insieme ad uno sconosciuto, e per qualche motivo, l’idea di rivelarle la sua
identità lo metteva in un disagio terribile. Sarebbe stato in perenne imbarazzo
per tutta la sua lunga (quasi infinita) vita.
“Si è perso?” domandò gentilmente Tomoyo vedendolo in
difficoltà.
“Mh… più o meno…” rispose titubante Kerberos. “Io… sto
cercando una persona!”
“Avevate appuntamento qui?”
“No… ecco… lei non sa che sono qui. Però io so che c’è lei
e… cioè… ecco… io…” il Guardiano delle Carte
cominciava a non saper più che dire, quando fu la ragazza a venire in suo
soccorso.
“Se cercassimo questa persona
insieme, le sarebbe d’aiuto?” gli disse porgendogli la mano.
Kerberos si illuminò letteralmente
e tese la propria per afferrarla.
“Praticamente come se l’avessi già
trovata! E, per favore… dammi del tu!” rispose
entusiasta.
“D’accordo! Io mi sono Tomoyo, molto
piacere!” si presentò lei con uno smagliante sorriso.
“Piacere, io sono K…Kuro…gane…” improvvisò Kerberos preso di
sprovvista. Aveva detto il primo nome che gli era passato per la testa, ma ora
si chiedeva da dove diavolo l’avesse pescato fuori.
Tomoyo lo condusse di nuovo nella calca del mercato,
voltandosi di tanto in tanto e sorridendogli col suo solito fare gentile.
Kerberos si sorprese ad osservarla più di una volta. Forse era perché di solito
lui era piccolo ed ora era incredibilmente alto, ma Tomoyo gli sembrava tanto
esile e fragile. Eppure si muoveva con passo deciso in
mezzo a quel brulicare di persone senza farsi mai travolgere e senza mai urtare
nessuno. Lui invece, grande e grosso, se non fosse stato per la mano di lei, sarebbe stato sballottato a destra e sinistra
senza pietà.
“Oh che carini!” esclamò all’improvviso lei, adocchiando una
bancarella che esponeva bottoni di svariate forme, dimensioni e colori.
“Possiamo fermarci se ti interessa…”
propose lui.
“Non ti disturba? Tu stai cercando…”
“Non preoccuparti! Guarda pure tutte le bancarelle che vuoi,
tanto io senza di te non saprei dove andare!”
Tomoyo gli sorrise contenta e si
mise a spulciare tra i bottoni variopinti. Se ne andarono
da lì lasciando la bancarella decisamente svuotata e proseguirono nel loro giro
del mercato, facendo molte altre tappe in molte altre bancarelle.
Alla fine, quando ebbero girato tutto il parco, erano entrambi esausti dal caldo e dalla confusione, che
decisero di comune accordo di fermarsi su una panchina all’ombra per riprendere
fiato.
“Mi spiace…” sospirò Tomoyo con l’aria rattristata.
Kerberos appoggiò con cura i sacchetti della ragazza che
stava portando e la guardò perplesso.
“…non abbiamo trovato la persona che cercavi!” continuò lei
sinceramente dispiaciuta.
“Non importa… è stato bella passare
il pomeriggio con te!” rispose il Guardiano.
“Ti ringrazio! E’ stato molto bello anche per me!” rispose Tomoyo di nuovo sorridente.
Kerberos sentì il cuore mancare un battito e le guance
pizzicargli per il velo di rossore che sicuramente era comparso. Era così bella
quando sorrideva, e poi la luce del tramonto rendeva l’atmosfera ancor più…
Tramonto?
Kurogane fece un salto per la sorpresa quando si rese conto
che il sole calava ormai sull’orizzonte. Una volta scomparso
non avrebbe più avuto l’energia magica sufficiente a mantenere quell’aspetto.
“Uh… è… TARDI!” esclamò concitato.
“Devi già andartene? Mi sarebbe piaciuto offrirti un
gelato…” Tomoyo sembrava dispiaciuta di quella improvvisa
separazione. Kerberos però era troppo agitato e non se ne accorse.
“E’ impossibile, è veramente troppo
tardi! Devo assolutamente, scappare! Facciamo la prossima volta, ok?”
Kerberos era tanto preso dalla fretta che quasi non si rese
conto di ciò che faceva quando si chinò a lasciarle un bacio sulla guancia per
salutarla. L’attimo dopo era già scappato via.
Tomoyo restò seduta ad osservarlo correre con un sorriso
dolce sulle labbra.
Anche il giorno successivo fu molto
caldo, ma questo non impedì agli abitanti di casa Kinomoto di intrattenersi con
le loro abituali attività. Quindi Fujitaka era andato presto al lavoro, Sakura
se non era al telefono con Shaoran era direttamente a casa di Shaoran, mentre
Touya e Yukito scoprivano che il sottoscala era un
luogo sia appartato che comodo per i loro scopi.
E Kerberos era scocciato come al
solito.
Stava sfogliando distrattamente una rivista di videogames
(sperando di trovare qualcosa di interessante da farsi
comprare per passare quelle noiosissime giornate) quando un rumore catturò la
sua attenzione.
No, questa volta non era il fax, ma era come se qualcuno
lanciasse sassolini contro la finestra.
Chiedendosi chi fosse, l’animaletto
si sporse oltre il davanzale e guardò in giardino. Tomoyo lo stava salutando
con la mano.
“Ciao Tomoyo!” la salutò allegramente, volando giù da lei.
“Ciao Kero-chan!” ricambiò il saluto lei.
“Perché non hai suonato?”
“Non volevo disturbare Touya e Yukito.”
“Come sapevi che erano in…”
Kerberos venne interrotto da una
serie di inconfondibili e poco casti rumori proveniente dall’interno della
casa. Entrambi decisero di lasciar cadere l’argomento.
“Sakura non è in casa…” le disse
lui, dispiaciuto che la ragazza avesse fatto tutta quella strada per niente.
“Oh lo so! Non sono venuta per lei!”
rispose prontamente lei.
“Perché allora…?” domandò Kerberos
inclinando perplesso la testolina gialla.
“Ti ho portato un gelato!” disse lei mostrandogli un
sacchetto.
“Wow grazie mille! Ma perché?”
chiese tutto felice Kerberos, tuffandocisi letteralmente dentro.
“Me l’hai detto tu!”
“Eh?”
“Ieri mi hai detto ‘Facciamo la prossima
volta, ok?’…”
Kerberos sgranò gli occhi.
“Come hai capito che…?”
“Era chiaro come il sole che fossi tu!” rispose Tomoyo con
un sorriso dolcissimo. La ragazza gli prese delicatamente una zampina con la
mano, proprio come aveva fatto il giorno prima e il
Custode sgranò gli occhi sentendo il cuore prendere il volo come un palloncino.
“Grazie per ieri…” gli disse dandogli un bacio sulla
guancia. “E ora mangiamo il gelato!”