That
Love is All There is
Terre_del_Nord
Slytherin's Blood
Chains - IV.014
- Segreti, Bugie, Verità
Albus Dumbledore
Aula 10, Ministero della Magia, Londra - sab. 15
gennaio 1972
“... scusate l'interruzione, ma... in questa relazione che ho
ricevuto solo stamani, ci sono informazioni che rendono superflue le
altre domande che avevo suggerito di fare a questo testimone e agli
altri convocati per oggi... chiedo una sospensione per parlare al
Wizengamot... ”
“Accordato... Sherton, la
vostra deposizione per ora è sospesa... è
evidente che siete provato e sconvolto... per cui non terrò
conto dell'evidente mancanza di rispetto che avete manifestato nei
nostri confronti... riprenderemo domani, e mi auguro che il vostro
comportamento sia più consono!”
Lodge ordinò alle guardie di condurre Williamson dinanzi al
Wizengamot per rispondere a quanto era contenuto nella nuova relazione,
Moody, però, chiese di illustrare gli ultimi sviluppi a noi
soli membri, pertanto, con un cenno annoiato della mano, il Ministro
dispose che l'imputato restasse nel gabbiotto e gli inservienti
innalzarono di nuovo i paraventi insonorizzanti.
“Prego Moody, ci renda
“edotti” di queste nuove conclusioni... talmente
sorprendenti da avermi interrotto mentre stavo per sbattere in cella
quel dannato scozzese! Lo ammetto, finora sono deluso, soprattutto da
voi, Crouch: mi avevate convinto a sostituire lo Stregone Capo,
indisposto, a quest’udienza, anticipandomi questioni di una
certa rilevanza, invece non avete tratto nulla dai testimoni, convocati
proprio oggi che, al circolo, avevo una partita molto…
importante… ”
“Ne sono... davvero...
dispiaciuto… Ministro… ”
Bartemious Crouch sibilò furente: ancor prima dei rimproveri
del Ministro, era così teso e rabbioso che aveva
già stretto tra le dita due piume fino a spezzarle,
perché, da quella mattinata d’interrogatori e di
tranelli tesi ai danni di Black e Sherton, non stava ottenendo i
vantaggi sperati. Da parte sua, la voce sprezzante, Lodge mostrava
disappunto per l'effettivo buco nell'acqua: lo sapevamo tutti, si era
candidato per garantire solo i propri interessi e molti sospettavano
fosse arrivato a ricoprire quella carica grazie alla compravendita di
voti operata da Abraxas Malfoy, amico di lunga data e da anni socio in
affari, non sempre cristallini; a tutto questo, si aggiungeva la
prepotente vanità personale di Archibald Jeremya Lodge che,
come molti altri politici prima di lui, ambiva passare alla storia come
“il
Ministro che soggiogò le Terre del Nord”.
Non apprezzavo la quasi totalità delle idee di Alshain
Sherton, vero, ma, obiettivamente, al Mondo Magico poteva capitare di
peggio della famiglia Sherton alla guida delle Terre, per questo mi
auguravo che né per Lodge, né per altri suoi pari
arrivasse mai “il
giorno della gloria”.
“Lasciamo stare Sherton...
occupiamoci di Williamson: l'inchiesta, finora, non ha rilevato prove
contro di lui, tutto si basa solamente sul Marchio Nero impresso sul
suo avambraccio... ”
““Solamente sul Marchio
Nero”, Moody? Mi sembra che come motivazione sia
più che sufficiente a prendere provvedimenti definitivi nei
suoi confronti! Se voi e Crouch non riuscite a venire a capo di nulla,
è colpa della vostra negligenza, non significa che
l'imputato sia innocente!”
“Alastor
ha ragione, Ministro: il Marchio è un indizio, non una
prova, la difesa potrebbe sostenere che sia stato posto sotto Imperius
e costretto contro la sua volontà!”
“E allora, Ogden? Dal
“Bacio del Dissennatore” non si torna indietro e a
quel punto nulla potrebbe cambiare gli effetti delle mie decisioni,
nessuna mozione della difesa, nessun appello… ”
“Ciò che dite
è inaccettabile! Non compete a voi emettere sentenze e non
possiamo condannare qualcuno al "Bacio" senza uno straccio di prova!
Vogliamo abbassarci al loro livello?”
“Tiberius dice bene,
Archibald: Williamson ha il Marchio, ma non ci sono prove che abbia
commesso dei reati, né quella notte, né in altre
occasioni... ”
“Signori... Abbiamo faldoni pieni di denunce contro
ignoti per omicidi, torture, aggressioni, minacce, da parte di uomini
mascherati che si chiamano tra loro usando un tetro teschio impresso
sull'avambraccio... quell'uomo non ha commesso reati, dite... Credete
si sia marchiato per vanità?”
“Bartemious... ragiona... “quella pena”,
ormai, è applicata raramente persino sui rei confessi, non
è comminabile per meri sospetti! Persino Gellert
Grindelwald... è solo all'ergastolo!”
Tremai, sentendo quel nome entrarmi nelle orecchie e farsi spazio come
fuoco incandescente nella mia mente, immagini terribili affollarono i
miei pensieri: mio fratello, io, una ragazzina che... Mi resi conto di
serrare il sedile di pelle di fronte a me, tanto da affondare le dita
fino alla prima falange, quando la Strega al mio fianco, Geraldine
McEwytt, mi sfiorò l’avambraccio chiedendomi se
andasse tutto bene, io le sorrisi, amabile, e annuii, ringraziandola
per la premura: era strano e imbarazzante per me vedere la
partecipazione e la gratitudine con cui tutti mi si stringevano ancora
attorno, a distanza di anni, quando “quel nome”
era pronunciato in mia presenza.
“Non si tratta di abbassarci
ai loro livelli, ma di difenderci! Stiamo parlando degli assassini del
compianto Longbottom! Il povero Everard non è certo stato
sottoposto a regolare processo, quando hanno eseguito la
“loro” sentenza! Questa gente non merita rispetto
alcuno!”
“Potrebbe essere stato
Imperiato, Lodge, costretto, ricattato! Dobbiamo capire
perché... ”
“Conta davvero sapere
perché, Tiberius? Un tempo Gilbert Williamson era uno dei
nostri... ora Gilbert Williamson è un seguace di
Voi-sapete-chi... e tanto basta... deve bastare... a tutti
noi!”
Molti mugugnarono, inorriditi, altri annuirono infervorati, con un
gesto secco della mano, Lodge mise fine alla discussione: dopo l'uscita
dei testimoni, c’eravamo disposti in maniera informale sui
banchi, avevamo occupato in circolo le panche più basse,
così da guardarci in volto l'uno con l'altro, solo Lodge era
rimasto sul suo scranno, mentre Alastor, rapido e guardingo, si era
alzato in piedi e aveva raggiunto il sedile su cui si erano succeduti
finora i testimoni, camminandoci attorno con passo marziale, il faldone
di pergamene strette sotto il braccio, la mascella squadrata, la
ribelle chioma leonina che gli mascherava mezza faccia, a dargli un
cipiglio poco raccomandabile. Era una belva in gabbia, stanca
dell'attesa, bramosa di balzare sulla preda: sapevo cosa sarebbe
accaduto, gli avevo dato aiuto e suggerimenti, dopo aver fatto visita
alla vedova di Everard. Alastor aveva iniziato a muoversi fuori degli
ordini impartiti da Crouch, da quando, davanti al caminetto nel mio
studio a Hogwarts, un bicchiere d’idromele in mano, mi aveva
confidato di aver quasi ucciso un uomo malato di cuore
nell’ospedale di Inverness, di fronte alla moglie atterrita e
stremata, propinandogli una dose spropositata di Veritaserum,
perché Bartemious Crouch gli aveva impartito l'ordine di
strappare loro la verità (1).
“Ricorri a qualsiasi metodo, e vai fino in fondo!”
Scoprire di cosa Crouch fosse capace pur di raggiungere i propri scopi,
mi aveva turbato e avevo deciso di intervenire senza altri indugi: la
confessione estorta a Deidra Llywelyn non poteva essere resa pubblica,
certo, o molti innocenti ne avrebbero pagato terribili conseguenze,
d'altra parte dovevo impedire che Crouch continuasse a infierire sulle
vittime invece che sui carnefici. Mirzam Sherton era scappato con
Duncan MacPherson e la moglie, Sile Kelly, per sfuggire agli uomini di
Lord Voldemort, non agli Aurors del Ministero; chiunque lo conoscesse
un poco, non poteva restarne sorpreso: durante i sette anni passati a
Hogwarts, pur frequentando amicizie discutibili, avevo notato in lui la
tipica natura inquieta degli Sherton, sempre alla ricerca della propria
identità e felicità, ma il ragazzo non aveva
alcuna propensione al Male e alla Magia Oscura. No, non c’era
dubbio che quella fosse la verità, tutto, anzi, andava a
confermare i segni che coglievo ormai da tempo, le soffiate del
misterioso informatore che mi contattava tramite Hagrid (2) avvertendomi tra
l'altro dell'interesse del Lord per i Mannari di Greyback, e fatti,
osservazioni, ricordi che risalivano anche a un passato lontano,
l'apertura della Camera, la morte di Ronald Sherton e di Elladora
Lestrange, l'aggressione a Deidra, il ritorno di Fear, la nascita delle
bambine, la sparizione di Habarcat, le Rune sbiadite... Avevo
riflettuto, tutto era collegato, tutto portava alla medesima
conclusione: l'erede di Salazar era tra noi, ma Herrengton per qualche
motivo non stava rispettando i patti millenari che la legavano al
sangue di Slytherin e questo avrebbe fatto divampare nelle Terre una
guerra fratricida. Le parole di Everard, durante l'ultimo incontro a
Hogwarts, mi avevano aperto gli occhi.
inizio
flashback
“Sono tempi oscuri, vecchio mio, persino Herrengton si sta
muovendo con strana premura. Sherton mi ha offerto il suo sostegno
politico, in cambio della revoca dei limiti di Leach... ”
“L'erede di Hifrig alleato a un Ministro filobabbano? Non
porterà a nulla di buono... ”
“Ha sangue Meyer, Albus! Te lo ricordi Tobias? Sangue forte e
ribelle! E Sherton è suo nipote! Non fare l'errore di
considerarlo solo uno Slytherin! La proposta è molto
interessante... ”
“E nel piatto, suppongo, ci sia anche Hogwarts... ”
“Naturalmente... ”
“Naturalmente… se accetterai, dovrò
traslocare entro Natale, suppongo... ”
“Ho già accettato... ma non preoccuparti, anzi
mettiti comodo... Sherton sosterrà una norma che
blinderà per un po' la tua posizione dagli attacchi del
Consiglio... ”
Avevo assaporato con
gusto l’Ape Frizzola che avevo appena scartato, dandogli le
spalle e perdendomi per qualche istante a osservare le fiamme nel
caminetto.
“Tempi oscuri, hai ragione, se Sherton si batte per me...
Pagherei per vederlo... ”
“Conta su un pagamento, da parte tua, infatti: ci sarebbe un
paio di condizioni... ”
“Deportazione di tutti i Nati babbani? Istituzione della
Cattedra di Magia Oscura?”
“Godric! Sapeva che l'avresti detto! Ed io, folle, ho
scommesso tutti i miei preziosi sigari cubani su di te e sull'assenza
di pregiudizi da parte tua! La vecchiaia rende stolti, amico
mio!”
“La vecchiaia è ciò su cui l'Aquila
conta per giocarti, Everard! Quali condizioni... ”
“Nulla di compromettente, Albus... maggiore sorveglianza,
attorno e dentro la scuola e... ”
“Certo... L'Aquila è molto protettiva con i suoi
piccoli, e dovevi vedere il disappunto per l’aggressione al
cucciolo del Cacciatore, nonostante i colori... avversi! Davvero
sorprendente... ”
“No, Albus... I ragazzi non c’entrano... vuole
assicurarsi che la Spada resti al suo posto e che nulla possa
accaderle... Hai idea di quale possa essere la ragione di tanto
interesse?”
fine flashback
Preso in contropiede, non solo non mi ricordai di chiedere quale fosse
la seconda condizione, ma non ero stato capace nemmeno di dargli una
risposta; solo quando avevo letto del furto di Habarcat e delle
pergamene custodite a Doire, avevo iniziato ad avere alcuni sospetti e
a comprendere la natura di quell'alleanza apparentemente tanto
bizzarra. Tra i politici alla guida del Mondo Magico, Everard era
l'unico che non considerasse la Confraternita nemica per partito preso
e si rendesse conto dei problemi economici subiti da entrambe le parti
a causa della revoca degli accordi con le Terre, voluta da Leach:
quell'alleanza, perciò, sebbene insolita, si sarebbe presto
rivelata una scelta ragionevole e proficua per tutti. L'accordo
pubblico, però, serviva a nascondere ben altro, l'interesse
di Sherton per la spada di Godric era solo la punta dell'iceberg: sul
piatto doveva esserci un accordo segreto, pericoloso per entrambe le
parti, basato su un passaggio d’informazioni in cambio di
protezione, che era andato a monte grazie all'interferenza di molti
interessi contrastanti, con l'aggressione di Herrengton, l'omicidio di
Everard, la vittoria di Lodge, la cieca ostinazione di Crouch. Ottenere
le informazioni e la collaborazione di Herrengton, però, era
troppo importante alla vigilia di una guerra ormai inevitabile, e il
rischio che finissero nelle mani sbagliate, purtroppo, altissimo, per
questo, nonostante la reciproca diffidenza, dovevo giocare le mie
carte, sostituirmi a Longbottom e trattare con Sherton, senza fargli
capire quanto della verità avessi compreso. Non sarebbe
stato facile, visti i nostri precedenti, ma distrarre dagli Sherton i
sospetti di Crouch, trovando i veri responsabili dell'omicidio
Longbottom, poteva essere il primo passo per ottenerne la fiducia... o
almeno era quanto stavo cercando di fare, con l’aiuto di
Moody. Alastor stava per iniziare il suo intervento quando Bartemious,
sbollita la rabbia, fissando la punta della terza piuma Prendiappunti
quasi fosse un contenitore di verità nascoste,
iniziò a parlare piano, un sussurrare tra sé: pur
bassa, quella voce fece calare il silenzio nell'aula, tesa ad ascoltare.
“Dobbiamo trovare gli
assassini di Longbottom, sono passate due settimane e non siamo giunti
a capo di nulla: molte idee, diversi sospetti, qualche indizio. Nessuna
prova! L’idea del Ministro sarà anche
“incivile” ma potrebbe tornarci utile: dobbiamo
tentare la minaccia del Bacio per convincere il nostro
“amico” a parlare... finora l'abbiamo stremato
lasciandolo in compagnia dei Dissennatori, ma teme troppo la vendetta
dei suoi compagni, per collaborare. Se lo mettessimo di fronte alla
possibilità di fare una fine altrettanto
“ingloriosa”, per mano del Ministero, forse...
”
Con una stretta allo stomaco notai quanto poche fossero, tra i
presenti, le persone che inorridirono a questa proposta, al contrario
la maggioranza aderì entusiasta all'idea di Crouch,
un’idea contraria alla legge e alla giustizia, il solito atto
teso a ottenere vantaggi personali, mascherato da beneficio per la
collettività: non serviva molta fantasia, infatti, per
capire che, sotto minaccia, Williamson avrebbe detto non la
verità ma qualsiasi cosa Crouch volesse sentirsi dire.
“Ha ragione Bartemious...
è il primo Mangiamorte di un certo peso che riusciamo a
catturare, potrebbe sapere molto, non dovremmo darlo in pasto ai
Dissennatori, ma spaventarlo!”
“Sì, vista la situazione, si potrebbe
arrivare alla tortura per trarre tutte le informazioni utili!”
“Tortura, Sullivan? Oh Rowena,
e quale differenza ci sarebbe poi tra noi e loro?”
“Nessuno di voi sembra capire!
Quell'uomo ha giurato fedeltà al Signore Oscuro, non
parlerà mai! Come dice Archibald, giustiziarlo sarebbe un
messaggio forte, utile a far capire quale prezzo dovrà
pagare chi vorrà giocare con il fuoco! Sapendo cosa li
aspetta, molti ci penserebbero due volte prima di indossare un mantello
nero e nascondersi la faccia con una maschera d'argento!”
“Noi non siamo degli
assassini, Malfoy! (3)
Ci sono i diritti costituzionali da rispettare... il Consiglio deve
riunirsi, valutare la situazione, deliberare... promulgare leggi
particolari, se ce ne fosse bisogno! O la gente penserebbe che
l’abbiamo fatto tacere per chissà quali
ragioni!”
“No! Williamson deve essere
sfruttato per ottenere informazioni e deve essere approvata una legge
che conceda al Capo del Dipartimento Aurors l'autorità di
prendere decisioni adeguate alla situazione, gli Aurors devono muoversi
senza aspettare il Consiglio, il Wizengamot, la burocrazia!”
“È una follia,
Bartemious! Cerchi di approfittare del momento per te stesso, senza
ragionare sulle conseguenze! Se fosse approvata questa proposta, se gli
Aurors potessero agire valutando da sé la situazione, nella
migliore delle ipotesi si andrebbe "solo" verso una deriva
autoritaria... se poi ci fossero, e sicuramente ci sono, altri corrotti
come Williamson tra le nostre schiere, gli daremmo carta bianca:
potrebbero uccidere informatori e testimoni, distruggere prove, coprire
le loro tracce!”
“Stai forse insinuando che a Capo del Dipartimento
Aurors ci sia un corrotto, Tiberius?"
Il Wizengamot si divideva tra chi perorava la causa del Ministro, chi
sosteneva Crouch, chi si barricava dietro all'Ordinamento; divisi e
spaventati, senza una guida saggia, lontana da interessi di parte, e
senza una giustizia che non fosse solo trampolino di lancio per la
politica, il Mondo Magico non sarebbe stato capace di affrontare e
superare il baratro che si apriva dinanzi a noi. Lo potevo sentire
persino lì, in quell'aula, nel tempio della giustizia: il
gelido fiato del Male. Un brivido mi percorse la schiena, strinsi con
forza le mani, attorno alla bacchetta, cercando di non farmi travolgere
di nuovo dai ricordi e restare ancorato al presente, alla battaglia che
avevamo di fronte, altrettanto terribile e spaventosa; Alastor mi
fissò, a cercare conferma, io risposi allo sguardo e annuii,
impercettibilmente: ci eravamo già accordati su quanto fosse
lecito dire.
“Signori! Signori!
Calmatevi... e riflettete! Mentre stiamo qui a disquisire inutilmente
di Ordinamento, Torture e Giustizia, vi ricordo che là fuori
i Mangiamorte sono in azione! Per venire a capo del caso Williamson,
non occorre chiedere l'intervento del Consiglio, né
intaccare i principi fondamentali, o promulgare norme speciali,
è sufficiente applicare la Legge! L'imputato è in
grado di intendere e volere, le azioni sono in linea con la sua
abituale condotta! Non c'è stato Imperius!”
“State scherzando, Moody?
Williamson è sempre stato un uomo irreprensibile!”
“Vi sbagliate, Fudge,
Williamson non è l'uomo integerrimo che credevamo, al
contrario, si è macchiato anche in passato di crimini
efferati! Ben nascosta, ho rintracciato in Archivio una denuncia a suo
carico, firmata nel 1940 da un collega, scomparso il giorno in cui
avrebbe dovuto deporre contro un manipolo di Aurors corrotti...
naturalmente le prove non furono mai rinvenute... ”
Alastor mi guardò di nuovo, io lo incoraggiai a continuare.
“La morte del testimone fu
archiviata come “morte accidentale" a seguito dei
bombardamenti tedeschi su Londra, ma posso dimostrare che fu un
omicidio, il Cancelliere vi distribuirà una copia della
relazione per seguire quanto sto dicendo… Nel caos che
caratterizzò quei giorni, la vicenda non fu approfondita e,
sparite prove e accusatore, decadde tutta l'inchiesta sul gruppo di
Aurors guidati da Williamson… Fu tutto dimenticato, poi,
quando, con i suoi, Williamson si rese protagonista della scoperta e
distruzione di una cellula di sostenitori di Grindelwald sul suolo
inglese: divenuti eroi, ogni macchia cancellata, ricevettero onori,
cariche, denaro, sia per aver eliminato un grave pericolo, sia per aver
dato lustro al governo del Ministro Malfoy, distogliendo l'attenzione
di tutti dal sospetto che avesse utilizzato fondi pubblici, per
ripianare debiti di gioco... "
Gli amici di Abraxas rumoreggiarono, Malfoy non reagì, lo
fissai, sembrava assente, poco interessato alla causa, non partecipava
se non con brevi battute circostanziate, sempre in linea con quelle del
Ministro; si guardava intorno, studiava i nostri volti, i nostri gesti,
con freddi occhi da morto, che, a causa delle luci tremule dei
candelabri, sembravano accesi da un rossore demoniaco. Da parte loro,
molti esponenti Gryffindors e filobabbani, annuirono, sostenendo
tacitamente come corruzione e prepotenza fossero innate tra i membri di
quell'antica famiglia.
“Signori, silenzio! Silenzio!
Un po' di decoro, per Salazar! La teoria che state esponendo, Moody,
sulla malvagità innata di Williamson, sembrerebbe
interessante e mi auguro che abbiate anche prove valide per sostenerla,
perché consentirebbe al Wizengamot di infliggere a
quell'assassino la pena che merita; vi avverto, però, non
permetterò che “chiacchiere di comari”
siano assunte come prova e utilizzate per infangare il nome di una
famiglia tra le più illustri del Mondo Magico, che si
è sempre prodigata a favore di cause meritevoli, come il San
Mungo... ”
“So che non amate si parli
male delle famiglie dei vostri amici, Lodge, ma esistono coincidenze
che pongono dubbi sull'operato dei Malfoy, coincidenze su cui si
dovrebbe... ”
“Parliamo di fatti, Moody, non
di coincidenze o insinuazioni su persone morte da anni, che non sono in
grado di difendersi! O mi presentate delle prove su Williamson e mi
spiegate perché ci state ammorbando con presunti reati
prescritti da decenni, o il vostro intervento finisce qui!”
“Ho trovato il veleno, Lodge!
Vi basta come prova? Un veleno raro, che poteva avere solo Williamson!
L'imputato l’ha portato a Herrengton per uccidere... in nome
di Voi-Sapete-chi!”
Nell'aula dieci calò un silenzio di tomba, poi quelle parole
scatenarono una serie di brusii che fecero fremere l'aria, Bartemious
si protese sulla sua poltrona fin quasi a cadere dagli spalti, Lodge
era pietrificato in un'espressione strana, indeciso se essere sorpreso,
confuso o incuriosito. Moody mi fissò, io annuii; mi ero
recato dalla vedova di Everard, avevo trovato tra le sue carte il nome
di Annabelle Thomas, avevo fatto ricerche e mi ero recato nella
Newcastle babbana per parlare con l’unica sorella superstite
di quella giovane: negli anni trenta, Annabelle lavorava a Londra come
domestica presso una famiglia altolocata, gente un po’ strana
ma gentile e premurosa. Annabelle si era invaghita e infine innamorata
del giovane figlio del padrone che ricambiava i suoi sentimenti e, come
spesso accade, era rimasta incinta; a sorpresa, il giovane, innamorato,
nonostante le sue origini umili, non aveva indugiato e le aveva chiesto
di sposarlo; Annabelle aveva accettato: quell'uomo era il padre del suo
bambino, ed era l'uomo che lei amava e che la amava.
Era felice, erano entrambi felici... forse troppo felici. Il 24
dicembre del 1939, a una settimana dal matrimonio, Annabelle fu
ritrovata nella vasca da bagno, litri di sangue dispersi nell'acqua, le
vene squarciate, la vita che portava dentro di sé, spenta
insieme con la sua, per sempre. Era morta così la giovane
babbana di cui si era invaghito Tobias, ultimo rampollo dei Meyer (4).
***
Rodolphus Lestrange
74, Essex Street, Londra - sab. 15 gennaio 1972
Ciascuno di noi era partito da Little Hangleton polisuccato con le
sembianze di miserevoli impiegati del Ministero, scelti tra quanti, -
Rookwood era stato molto utile -, quel giorno non erano in servizio,
non avevano famiglia, vivevano in zone isolate ed erano di estrazione
mezzosangue. Carrow e Pucey erano entrati nelle loro case, quella
notte, li avevano uccisi, avevano preso quanto fosse necessario alla
Polisucco, ne avevano trasfigurato i resti, avevano scagliato Confundus
e incantesimi respingenti attorno alle dimore, così che chi
si fosse avvicinato, si sarebbe convinto di aver parlato loro, senza
averlo fatto: della denuncia di scomparsa, delle indagini e di quello
che sarebbe accaduto l'indomani non ci importava, da mesi ormai
facevamo sparire persone di ogni tipo. Avevamo raggiunto Diagon Alley
separatamente come persone semplici, impegnate negli acquisti del
sabato mattina, io mi ero materializzato presso Bernard Leroux,
l'antiquario sottoposto a Imperius di recente, perché ci
facesse resoconti periodici su quella zona tranquilla della
città. Quell’idiota di Crouch aveva deciso di
infiltrare i bassifondi, per trovare indizi su di noi, pensando di
anticipare le nostre mosse cercandoci tra la feccia della
società; noi, al contrario, avevamo lasciato nei bassifondi
solo gente male informata che rifilasse loro notizie fasulle, per farli
girare a vuoto e sbagliare un’azione dopo l’altra:
i Ministeriali non capivano che il nemico era tra loro, si riuniva nei
salotti buoni dell’alta società e teneva in pugno,
con la persuasione, la minaccia e il ricatto, molti esponenti della
cosiddetta parte sana del Mondo Magico. Ghignai, la presunzione e
l'ottusità di certi individui ci rendevano la vita fin
troppo semplice. Con i cenci babbani delle nostre vittime addosso,
ognuno di noi aveva proseguito per la propria strada, senza curarsi
degli altri, eravamo entrati alla spicciolata nella Londra babbana e,
passando per vie traverse, senza far uso di Magia, avevamo raggiunto
Essex Street, presso il fiume.
Emerson era dentro, il suo compito era fingersi il Decano, affatturare
la Strega, farci entrare. Aveva frignato tutta la notte, come una
femmina, dopo aver visto che cos’era accaduto al suo prezioso
McFiggs, ed io l’avevo minacciato che l'avrei fatto soffrire
ancora di più, come meritava qualsiasi schifoso Mago del
Nord, se non si fosse calmato: Milord non sarebbe stato contento di
perdere la sua spia, certo, io però avevo un bisogno
irrefrenabile di fare male, molto male, a qualcuno, e
quell’inutile piattola, lì di fronte a me, poteva
rendersi utile almeno come cavia. In fondo, quella notte, ero
già quasi arrivato a disubbidire a Milord, pur sapendo
quanto violenta sarebbe stata la sua punizione se avessi osato andare
fino in fondo, anzi esaltato forse proprio da quella consapevolezza:
sentivo una forza autodistruttiva dentro di me, volevo sfidarlo, forse
addirittura morire... e questo... solo perché... quando
avevo visto come Lui la guardava...
Strinsi i pugni, quel pensiero mi riempiva di furore, il sentore della
bile mi serrò alla gola: avevo portato io Bellatrix a
Milord, le avevo voluto dare io ciò che più
desiderava, così che mi fosse grata e si concedesse a me
tutta, anima, sangue, mente... non mi bastava più avere solo
il suo corpo. E invece… giorno dopo giorno sembrava aprirsi
di fronte a me solo un oscuro abisso... Con la mia ingenuità
e la mia smania di grandezza, non avevo valutato i rischi, avevo messo
in gioco ciò che di più prezioso avessi, e in
quel gioco maledetto avevo già perduto per sempre la
possibilità di avere un figlio da lei, proprio da lei,
dall'unica donna che volessi al mio fianco. E la sera prima,
improvvisa, davanti agli occhi, sotto quella luna spettrale, in quella
radura che trasudava morte, mi era apparsa improvvisamente lucida,
logica, pressoché inevitabile, la realtà che come
uno stolto non avevo mai voluto considerare, e mai avevo previsto:
Bellatrix e Milord. L’Oscuro Signore e la sua Strega devota.
La consapevolezza folle e lancinante che non sarei stato io al suo
fianco a gustare la vittoria.
Sono rimasti insieme, fuori, soli, tutta
la notte... Bellatrix... tu sai bene cosa prova Bellatrix al
solo sentire il nome di Milord... E Milord…
perché mai Milord dovrebbe tirarsi indietro di fronte a una
donna come lei?
La stavo perdendo, forse l’avevo persa, senza averla nemmeno
posseduta, veramente, mai. E con lei, stavo perdendo, avevo
già perso, il vero me stesso. Tormentato dal dubbio, dalle
angosce, dal furore represso, alla fine mi ero sfogato su Emerson,
l'avevo schiantato, perché smettesse di frignare, e quella
mattina, temendo ci tradisse o tentasse di fuggire per la paura, prima
che uscisse con le sembianze del Decano, l’avevo sottoposto a
Imperius, imponendogli di tenere attivo il suo nuovo incantesimo fino
all’arrivo di Milord, anche dopo cioè, che Abraxas
avesse finito con la Strega, solo per avere la situazione sotto
controllo. Non potevo commettere errori, no, in nome della causa, ma,
soprattutto... della vendetta.
E ora eravamo lì, davanti a una casa babbana, in una via
babbana, circondati da babbani. Pronti per la resa dei conti. Conoscevo
già il 74 di Essex Street, ero entrato nell'antica dimora
dei Meyer qualche volta, quell’estate, con Mirzam, durante i
lavori di ristrutturazione: mentre Sherton valutava l'efficacia degli
incantesimi per proteggere i neonati dagli incidenti domestici, io
avevo spiato il nemico alla finestra, avevo persino immaginato di
lanciare qualche fattura mortale, per esempio contro la donna dagli
strani rotoli in testa che cercava di spiarci da dietro le tende, una
coppia di telescopi in mano. Quella mattina, fortunatamente, almeno
quella specie di arpia dal sangue putrido non c’era.
All’epoca, mi ero guardato intorno e mi ero chiesto quale
follia stesse spingendo Sherton a vivere in quella decadente topaia
Ravenclaw, lontano dalla fierezza di Herrengton e ora, di nuovo, mi
aveva colto la stessa sensazione di soffocamento, appena entrato, forse
perché avevo riconosciuto sulla consolle, in fondo alla
scalinata, il vaso da fiori che “l'infame” stava
sistemando mentre mi assicurava, sul proprio onore, che avrebbe fatto
di tutto per compiacere Milord.
Mi guardavi deciso e sicuro, mi dicevi, sorridente... “Te lo
prometto... ” … e, invece, schifoso maiale
traditore, mi stavi mentendo...
La consapevolezza del tradimento di Mirzam, intuita guardando i ricordi
di Meissa e confermata dal furto di Habarcat, la mia
incapacità di sospettarlo e di evitarlo, erano diventate
lame conficcate nel mio cervello, allucinanti e provocatorie, foriere
di attacchi di rabbia quanto l'idea... E l'idea di Bellatrix nuda e
smaniosa che si fa sbattere come una cagna in calore da Milord...
Dovevo smettere di seguire quella linea di pensiero, o non sarei stato
in grado di portare a termine la missione, dovevo pensare solo a
Mirzam, alimentare il sacrosanto odio che avevo nei suoi confronti,
approfittare di questa missione per iniziare a fargliela pagare. Che
fosse un dannato traditore, non erano solo affari suoi, io mi sentivo
oltraggiato. Avevo garantito per lui, avevo messo in gioco la mia
faccia e il mio nome per lui… Per anni, l'avevo considerato
un fratello...
…
a volte immaturo e pavido, certo, ma... qualcuno, anzi l'unico di cui
potessi fidarmi...
Traditore, sì... Una serpe che prima di chiunque altro aveva
ingannato me. Ed io non riuscivo a tollerarlo. Come non riuscivo a
tollerare che mi fosse così difficile nasconderlo.
Nonostante quello che aveva sempre ripetuto mio padre sugli Sherton,
l'avevo ammirato fin dalla prima volta che l'avevo visto, al tavolo di
Slytherin, appena smistato, perché quando gli avevo ghignato
addosso il mio nome, invece di ritirare la mano, sprezzante o
intimorito, mi aveva fissato con quel suo sguardo di luna, fiero e
deciso, e mi aveva stretto la mano, forte, senza indugi. In quegli anni
ero stato così sciocco da credere che il futuro potesse
essere nostro, che la nostra amicizia infantile potesse diventare una
“santa alleanza”: saremmo stati i condottieri
più fedeli, i Mangiamorte più validi, pronti a
uccidere, lottare, pagare con la libertà e la vita, pur di
riconsegnare il mondo alla vera Magia, al sacro valore del sangue puro
e delle antiche tradizioni. Stolto, mi ero lasciato infinocchiare dai
suoi racconti del Nord, dalla storia di Salazar e del suo discepolo
più fedele, dai suoi discorsi, così diversi
eppure simili a quelli di Milord... Il giorno in cui aveva puntato la
bacchetta contro l'Hufflepuff, nel bosco, colpendolo alla schiena,
l'esaltazione omicida del suo sguardo mentre quella nullità
pregava, supplicava, soffriva... Ero arrivato a credere che fosse come
me, anzi, migliore di me, perché così padrone
delle proprie emozioni da trovare il coraggio di puntare la bacchetta
anche contro Bellatrix, la donna che amava, fino a terrorizzarla, solo
perché lei non portava rispetto verso il suo Nome e il suo
Sangue.
Non succube di lei, di quei suoi occhi, di quelle sue labbra, come sono
sempre stato io...
Ero così sicuro di Mirzam, delle sue motivazioni di
Purosangue, che quando l’avevo visto tergiversare avevo
pensato che al suo posto, al posto del probabile Erede di Hifrig,
forse... forse neanche io avrei chinato volentieri la testa, accettando
un ruolo secondario... al suo posto forse... avrei voluto essere
anch'io la storia, non cederla a qualcun altro...
… nemmeno a Milord... poi mi convincevo che, come me, Mirzam
avrebbe fatto la scelta giusta, bastava dargli tempo... e invece...
Invece
sei sempre stato un ipocrita, un traditore, un vile bugiardo, marcio
fino all'anima!
“Sono stanco delle tue alzate
d’ingegno, Roland! Ne siamo tutti stanchi, anche Milord...
per il tuo bene... smettila o ti fermerò io... non ti
permetterò di rovinare tutto, non questa volta!”
Con una stretta allo stomaco tornai al presente: mio padre si stava
azzuffando con Malfoy, sentii la vergogna imporporarmi le guance a
causa sua, era così incapace di contenersi, di agire con
razionalità, di far valere le nostre ragioni, pur
sacrosante... avevo capito subito che intenzioni avesse verso la
Strega, percepivo la bramosia e la lussuria nel suo sguardo, ma sebbene
madre di quel bastardo, condividevo l'idea di Milord: Deidra Sherton e
i suoi poppanti ci servivano integri e vivi. Sarebbero stati utili per
piegare una buona volta Sherton: dai ricordi prelevati, sembrava che
Alshain fosse soltanto un dannato sbruffone, un mercante che voleva
tirare sul prezzo della propria integrità, ebbene Milord
quel giorno avrebbe messo fine a quella pagliacciata, perché
appena avesse visto figli e moglie nelle nostre mani, Sherton si
sarebbe piegato a pecora, come nemmeno il più servizievole
degli Elfi domestici sarebbe stato capace di fare, e avrebbe eseguito
ogni nostro ordine. Persino tagliare la testa di quel suo dannato
figlio rinnegato, se fosse piaciuto a Milord.
Per questo, per l’incolumità degli ostaggi, il
Signore Oscuro aveva affidato la missione a quella mezzasega di
Abraxas: sapeva che quel vile cercava sempre di non sporcarsi le mani.
Avevo già lavorato con Malfoy, un vero supplizio, era
così ossessionato dall'idea di essere scoperto e vedere la
sua famiglia coinvolta e privata del prestigio, che si metteva a sanare
persino le ferite dei morti, gente che non era nemmeno necessario
ammazzare, ma che io avevo eliminato per lui, per la sua fissazione che
l'avessero riconosciuto e che sarebbero andati in giro ad accusarlo.
No, non credevo Malfoy sincero quando declamava fedeltà al
Lord, era troppo preoccupato di apparire rispettabile presso quella
stessa comunità magica che dovevamo piegare, epurare,
rieducare: che cosa ci interessava di loro, delle loro opinioni, del
loro biasimo? Erano solo feccia, immonda feccia, ma Malfoy si cagava
sotto e non capiva. No, non mi fidavo di lui, di tutti loro, erano
Maghi incapaci di assaporare il sacro piacere del sangue e della morte,
pezzi di ghiaccio, privi di passione, mossi solo dal desiderio di un
potere sempre più grande, di una ricchezza sconfinata che
doveva superare quella di chiunque altro. Il mio Signore non poteva
fidarsi: potevano venderci, per salvarsi o per avere sempre di
più. Purtroppo Milord, per motivi a me sconosciuti,
considerava l'antico potere delle Terre basilare per la causa, almeno
quanto la misteriosa ricerca dei manufatti appartenuti ai Fondatori e
teneva in conto personaggi come Malfoy perché, diceva
“La
morte non è percepita da tutti come il peggiore dei Mali,
occorre qualcuno che sappia far leva sulle debolezze degli uomini...
”
Quel giorno, perciò, avremmo considerato gli Sherton non
nemici da eliminare, ma alleati riottosi che, non collaborando con le
buone, dovevano essere “convinti” a ricoprire il
loro ruolo.
Ubbidirò,
certo, ma se il Fato mi permetterà di trovare Mirzam Sherton
prima degli altri…
Abraxas mi ordinò di salire di sopra per le perquisizioni,
io ubbidii senza indugiare: desideravo allontanarmi e smettere di
vedere mio padre rendersi ridicolo, lo afferrai per un braccio e salii
le scale, deciso a schiantarlo e chiuderlo in uno stanzino appena mi
avesse rotto i coglioni. Non si trattava del tipo di missioni che
faceva per me, ma mi ero offerto, proprio per partecipare a quelle
perquisizioni: sapevo in partenza dove e cosa cercare, avevo
già visto la stanza, perciò restai lì,
il piano delle camere dei ragazzi, e indirizzai gli altri allo studio
di Sherton. In silenzio, avanzai nella penombra, toccando con i
polpastrelli gli stipiti delle porte, percepii la Magia acerba di
Meissa, ghignai al pensiero di quella notte e al tempo stesso restai
turbato ricordando le immagini che avevo scorto tentando di violare la
sua mente. Infine, quando raggiunsi la stanza di Mirzam e sentii la sua
Magia, il sangue pompò veloce e bollente nelle mie vene, il
sapore di fiele a rendermi di nuovo amare le labbra: con un calcio
divelsi la porta ed entrai; feci Lumos e tutto attorno a me
risuonò della voce e della vita del maledetto, dai
gagliardetti del Puddlemore, firmati da Stenton in persona, alle foto
incorniciate di Alshain Sherton che volava sulla scopa, sorridendo alla
folla con il boccino in mano. Ricordando il volto entusiasta del
bastardo quando parlava delle abilità di suo padre, puntai
la bacchetta e li feci bruciare, uno a uno, tante piccole fiaccole che
si accendevano sulle pareti, dando all'aria e alla luce un sentore
d’inferno, mentre lo sguardo estatico sul volto di Sherton si
deformava e spariva tra le fiamme, la gloria ridotta in cenere e
sottili spire di fumo: desideravo che la sua carne bruciasse nel fuoco,
che l'odore di maiale morto aleggiasse nell'aria, dolciastro. Puntai la
bacchetta e diedi alle fiamme anche la cassapanca in fondo al letto,
circoscrivendo subito il rogo, sapevo cosa conteneva, solo inutile
paccottiglia, l'aveva aperta davanti ai miei occhi pochi mesi prima,
Mirzam era stato ore a raccontarmi di ciascuna di quelle ridicole paia
di guanti che conservava gelosamente là dentro... e dei
boccini: immaginai i boccini, anzi i “sacri
boccini” vinti a Hogwarts dal grande Mirzam Sherton tendersi
sotto la pressione della Magia e fondere, ridotti a
un’inutile massa dorata, mischiati a tessuto e pezzi di
vimini in un unico caos informe.
Come
ridurrò la tua faccia, quando ti metterò le mani
addosso, te lo giuro sulla mia vita...
L'immagine di Mirzam, però, inginocchiato ai miei piedi,
sulla soglia di quella stanza, annichilito davanti alla devastazione e
prossimo alla morte, di colpo scomparve di fronte alla forza misteriosa
che mi attirava verso il letto, il baldacchino verde argento che
troneggiava in mezzo alla stanza, nascosto dietro tende verdi che tutto
celavano: gli anni erano passati ed io ero solo nella stanza, ma c'era
qualcosa che si agitava dietro quelle tende e attorno a me e mi
chiamava lì. Senza quasi accorgermene le gambe mi stavano
portando sempre più vicino e la mente iniziò a
perdersi su un viso diafano, occhi chiari, labbra tornite, morbidi
capelli corvini, e un nome pareva sussurrato dalle pareti, dai
tendaggi, dall'aria stessa: Sile era stata lì, la sua prima
donna, il suo unico vero amore, Mirzam l'aveva portata lì,
sul letto in cui era nato e cresciuto, e lì l'aveva
posseduta.
La prima volta per entrambi, il primo sangue di entrambi.
Il chiarore dei roghi pigri sulle pareti faceva percepire le forme dei
cuscini e delle coperte attraverso il tessuto sottile delle tende, ma
io riuscivo ad andare oltre, a vedere due corpi diafani avvinghiati,
sentivo i loro gemiti, percepivo le sensazioni, il piacere, il calore,
l'odore stesso del sesso, e tutto pulsava nell'aria intorno a me, mi
entrava sotto pelle, nel sangue, nei polmoni. Non sapevo cosa fosse,
forse un incantesimo, stupido com'era, invece di farsi una scopata con
una donna vera, Mirzam sarebbe stato capace di esaurirsi di seghe
rivivendo quell'unico momento di gloria non solo nella mente, ma
inventandosi qualche diavoleria più concreta, qualcosa per
superare le notti passate a desiderare e a sognare Sile, nel rimorso e
nel dolore della perdita... O forse era la mia ossessione,
sì... forse stavo solo diventando pazzo in quella stanza...
Attraverso le tende osservai e ghignai: sì, era senz'altro
una mia fantasia, dubitavo che Mirzam potesse anche solo immaginare di
fottere una donna in quel modo, figurarsi avere le palle per convincere
l'adorata algida mogliettina ad assecondarlo sul serio in quel genere
di esperimenti... Non mi era mai capitato nulla di simile e nemmeno
m’interessava capire perché mi succedesse in quel
momento, sapevo solo che non era reale e che quelle immagini
immateriali mi turbavano così nel profondo da volerle
puntare e vederle prendere fuoco, torcersi nel dolore e nel calore;
odiavo quel bastardo a tal punto che mi trovavo lì non per
far bella figura con Milord, scovando qualche prezioso indizio, ma per
distruggere e dissacrare qualsiasi cosa avesse importanza per lui, a
partire da quel letto: non riuscivo a guardarlo senza immaginarci
Mirzam perso nei suoi pensieri, su quel cuscino e tra quelle lenzuola
che sapevano di lei e delle sue lacrime fuse a seme. Volevo che lui
bruciasse, che lei bruciasse, che tutto il suo dannato mondo finisse in
cenere. Dovevo calmarmi, però, ero sul punto di esplodere,
rischiavo di perdere il controllo su tutti quei piccoli falò
e non dovevo ridurre in macerie la stanza prima di aver trovato degli
indizi. Mi avvicinai a un'altra cassapanca, cercando di razionalizzare,
di concentrarmi sul motivo per cui ero lì, dovevo trovare
diari, lettere, taccuini, appunti, possibilmente tutto ciò
che facesse riferimento alla Confraternita, ai Riti antichi, a
Habarcat, al piano di fuga: aprii i cassetti, pronunciai gli
incantesimi "disvelanti", li rovesciai e gettai a terra i suoi libri, i
suoi stramaledetti dischi...
Dischi babbani, libri babbani... Sono sottolineati... è la
sua calligrafia quella a margine... ci sono i suoi commenti... commenti
entusiasti... Salazar santissimo... È dunque veramente
la stanza di un traditore? Io, Rodolphus Lestrange ho avuto per
amico... un traditore? Ho condiviso la mia vita, i miei progetti, le
mie inquietudini... con un traditore del Sangue? No, non è
possibile... non è assolutamente possibile...
Distrussi tutto con un Reducto, ero ancora inferocito, ma adesso il mio
era un odio lucido e asettico, che non aveva più nulla a che
vedere con il senso di delusione e di offesa personale che avevo
provato fino a quel momento, perché l'idea che Mirzam fosse
un vero rinnegato lo rendeva diverso da me, estraneo, e mi sollevava da
qualsiasi senso di colpa; mi sentivo liberato, leggero, l'idea di
strappargli la vita non aveva più implicazioni, diventava
solo inevitabile, naturale, giusto, com’era stato giusto e
naturale ogni volta che mi ero trovato a uccidere e torturare i
rinnegati...
… i rinnegati come lui...
Scaraventai contro il muro soprammobili, vasetti di pozioni, sedie e
altri quadri dopo aver gettato qua e là incantesimi per
svelare Magie nascoste, con la quieta meticolosità e il
medesimo piacere che mi coglieva ogni volta che entravo nella casa di
un Gryffindors o di un Sanguesporco, mentre dalla cassapanca e dalle
bocche oscure delle cassettiere vuote, il fuoco, sinistro, dopo aver
divorato gli ultimi album di foto e i ritagli del Quidditch che
parlavano di lui e di suo padre, fuoriusciva e si avviluppava sugli
spigoli, tentacoli di piovra ghignanti come una bestia degli inferi.
Tutto via, nessuna memoria, volevo che quel
“rifiuto” sparisse dalla faccia della terra.
Esausto, mi sedetti a terra, la schiena contro la parete, il respiro
corto, puzzavo di fumo, di sudore, di follia, di veleni dispersi dalle
boccette rovinate a terra, mi guardai attorno, piccoli roghi contenuti
con la Magia si accendevano qua e là, dando alla stanza la
luminosità e l'atmosfera di una cripta in cui compiere
sacrifici umani e scoppiai a ridere, intravvedendo di fronte a me, lo
spettacolino che continuava a tenersi, imperterrito, dietro i paraventi
verdi del baldacchino.
Salazar, sono proprio un pazzo perverso e irrecuperabile se, in mezzo a
tutto questo schifo, continuo a pensare a quel bastardo che scopa la
sua puttana, come potrei scopargliela solo io...
Mi rimisi in piedi, sospirai, mi passai la mano sporca di cenere sul
volto e riavviai indietro i capelli, ero madido di sudore e iniziavo a
convincermi che in quella stanza non ci fosse più nulla di
utile, ovunque mi voltassi c'erano solo stupidi ricordi di un ragazzino
viziato, pezzi di una vita passata, che non meritavano un posto nella
nuova casa, tanto meno che ci perdessi il mio tempo. Fu a quel punto
che compresi: quella stanza non era più “la stanza
di Mirzam”, ma il tipico simulacro del figlio uscito di casa
tenuto in piedi dal sentimentalismo di una madre per sentire con
sé il proprio “bambino” ormai lontano,
per questo era piena di tutte le cianfrusaglie inutili che
riguardassero il suo cucciolo, divise, vecchi vestiti, giocattoli,
ritagli, libri di scuola... Ciò che poteva essermi utile
doveva essere nella nuova casa, ma sapevo che non era stata ancora
sistemata, Emerson aveva avuto modo di assicurarsene quando aveva
scortato gli Aurors a fare la perquisizione: dovevano esserci ancora
delle casse, da qualche parte, casse contenenti vestiti, libri,
appunti, tutto ciò che Mirzam usava negli ultimi mesi,
materiale che gli Elfi avrebbero dovuto sistemare durante la luna di
miele, un lavoro lasciato presumibilmente in sospeso. Dovevo
trovarli... se c'erano indizi del piano dovevano essere lì.
A Hogwarts, d'abitudine, noi serpi nascondevamo i nostri trofei in un
doppiofondo dell'armadio a muro, realizzato con la Magia: era sciocco
pensare che Mirzam avesse usato lo stesso sistema, ma quella era una
collocazione provvisoria e le casse dovevano essere ritrovate dagli
Elfi. E soprattutto... Mirzam non immaginava cosa sarebbe successo il
giorno del matrimonio. Mi avvicinai all’armadio, come
immaginavo era pieno solo dei vestiti, piegati e sistemati, appartenuti
al ragazzino che avevo conosciuto a Hogwarts, scavai tra sciarpe e
mantelli di Hogwarts e mi ritrovai per le mani un paio di pantaloni con
un’indelebile macchia d’erba e fango. Ero furioso
con lui, lo odiavo, l'avrei ammazzato alla prima occasione, ma un
sorriso idiota mi si stampò sulla faccia, ricordandomi quel
pomeriggio d'aprile di otto anni prima, noi tutti insieme al lago, Sile
e Jarvis che studiavano come sempre, Bella che insultava un paio di
Hufflepuff di passaggio e sua sorella che le teneva il muso, Augustus
ed io che complottavamo e ridevamo, Rita che tentava di assaltare
Mirzam e l'idiota che, per sfuggirle, cadeva proprio nella trappola di
erba e fango indelebili che Augustus ed io avevamo approntato per i
Gryffindors.
Sei sempre stato troppo idiota per essere uno di noi, Sherton, dovevo
capirlo subito...
Mi ricomposi e finalmente la mia ostinazione fu premiata, trovai un
doppiofondo nell'armadio quando colpii con la bacchetta il legno e,
ricordandole a stento, pronunciai un paio di formule in gaelico sentite
da Emerson tempo prima: c'erano tre casse, depositate sul fondo, sotto
tutto il resto, le trovai chiuse e sigillate, la calligrafia sottile ed
elegante di Mirzam indicava il contenuto sui coperchi di cartone, e
soprattutto, contenevano ciò che riguardava i suoi ultimi
anni. Una delle tre, in particolare, attirò la mia
attenzione: recava un sintetico “Inverness” e capii
che dovevo iniziare da lì, dai ricordi dell'anno vissuto da
solo lontano da casa, durante il quale aveva combinato mille cazzate
senza la guida di suo padre, ed era stato a un passo da Milord. Libri,
quaderni pieni di conteggi riguardanti la sua attività per
il Signore Oscuro, di compravendite d’ingredienti, di
Veritaserum creato per noi Mangiamorte, di appunti su appunti
riguardanti gli Incantesimi che Milord voleva imparasse a usare per
uscire in missione con noi.
E che ora potresti scagliarci contro, o potresti svelare ai
Ministeriali... bastardo!
C’erano parti scritte con le Rune, altre in cui l'inglese era
sostituito di continuo dal gaelico, non ero in grado di decifrarle
all'impronta, perciò rimpicciolii e infilai tutti i taccuini
nella mia sacca portaoggetti; per ultimi trovai i diari, anche quelli
che risalivano a molti anni prima, ne aprii uno a caso, doveva avere
tredici anni e delle venti pagine che sfogliai, venticinque contenevano
assurdi lamenti d'amore di un ragazzino piagnucoloso e imbranato per la
sua dea dal nome di stella. Scoppiai a ridere, immaginando Bellatrix se
si fosse sentita definire “piccola goccia di
rugiada!”
Sarebbe stato meglio: ti avrebbe ucciso senza darti il tempo di
diventare un problema!
Estrassi quello con la dicitura “1971”, era scritto
fitto fitto, nella sua calligrafia microscopica, lo sfogliai per vedere
se c'era qualcosa nascosto, lo colpii con la bacchetta
perché svelasse i suoi segreti, infine iniziai a leggere qua
e là dei brani, sperando ci fosse qualcosa di utile.
9 gennaio1971
Rodolphus è
un folle, era da brividi quando parlava di Garrett! Ora se la prendono
con i bambini! E Milord... è solo un fottuto bastardo! Aveva
detto che c'era un'altra strada, non capisco perché non si
decida a mostrarla! Questa non può essere la strada per il
ritorno della Magia! Mi rifiuto di crederlo! Forse ho sbagliato, dovrei
andarmene... o forse sono qui perché devo far capire loro
che dovremmo metterci più tempo ma usare un metodo diverso... C'è troppo sangue,
troppo...
Nota positiva:
finalmente mi libererò di Bellatrix, vorrei vedere il suo
muso quando scoprirà che l'unica Black che voglio
è sua sorella! Spero solo che Andromeda... Sono anche
contento per Rod, è proprio cotto e forse... magari
riusciranno a essere felici... non ci credo molto, ma glielo auguro...
Sono lieto che sia finita questa incomprensione tra noi, avrei avuto
bisogno di persone più tranquille al mio fianco, vero, ma
Lestrange è e resterà sempre il mio migliore
amico, qualsiasi cosa accada, qualsiasi strada prenderemo, io non
dimenticherò mai quello che ha fatto per me!
…
Voltai pagina, avevo uno strano senso di vuoto, dentro, non era il
momento, adesso, ma alla fine avrei dovuto farci i conti: una parte
della mia vita era finita, nel modo peggiore, con la scomparsa e il
tradimento di un amico, ma non potevo fingere che non fosse successo
niente, era anche la mia vita e ripudiarla non portava danni a lui,
significava perdere un pezzo di me stesso. Dalle altre pagine non
trassi informazioni utili, c'erano annotazioni sulle persone che aveva
intorno, su di me ribadiva che ero un pazzo ma meritavo di meglio, a
mia moglie augurava tutte le sofferenze della terra, di Andromeda non
fece più cenno, anche se avevo scovato alcune pagine
deliranti, e conoscendolo, sospettai avesse scoperto dove fosse, poi
un'infinità di pagine su Jarvis il bastardo che non gli
aveva detto di Sile, sulla rocambolesca trattativa con Kelly per
poterla sposare, sulla fissazione per il matrimonio tradizionale, sui
figli di Black ospiti a Herrengton. E il progresso nei lavori, le
visite dal gioielliere, le prove degli abiti: non c'era nulla di utile,
solo qualche richiamo al fatto che non si sentisse tagliato per Milord,
che era pieno di dubbi, che non voleva uccidere e soprattutto, a costo
di morire, non avrebbe mai fatto del male a dei bambini. Quello era il
diario di un vigliacco, bastava leggere le farneticazioni sulla notte
del 18 dicembre, quando casualmente aveva ammazzato il suo primo Auror:
se Milord avesse letto quei pensieri, non avrebbe fustigato lui,
avrebbe schiantato me, per avergli portato un simile coniglio!
Chiusi il taccuino, non c'era altro, a parte la data cerchiata del
matrimonio e sotto la scritta “inizio della mia vera
vita”, pertanto puntai la bacchetta per ridurne le dimensioni
e buttarlo nella sacca porta-tutto, quando, dalla copertina, si
staccò quello che pareva un granello di polvere, ma
raggiunta terra iniziò a ingrandirsi fino a formare delle
buste legate da un nastrino verde e argento. Mi chinai a raccogliere,
ma già prima di toccarle, una specie di capogiro mi prese
alla testa, un dolore lancinante, come se solo sfiorando quella carta
mi stessero sottoponendo a una Cruciatus. Non era una Maledizione senza
perdono, era qualcosa di peggio, molto peggio. Avrei potuto riconoscere
una lettera di mia moglie anche a distanza, anche in mezzo a milioni di
altre lettere tutte uguali, non per la filigrana pregiata o per la
fierezza della sua calligrafia, ma dall'odore, quell'intenso odore di
rose che permeava tutto ciò che era suo. Cygnus adorava quei
fiori, proprio come mia madre, e nello stemma dei Lestrange c'era da
sempre una piccola rosa insanguinata, a ricordo di quando, le nostre
terre erano definite la “Monarchia delle rose” e,
per questo, una Strega che andasse in sposa a un Lestrange riceveva una
piccola rosa sulla porta di casa, e subito dopo, ad affermare che
apparteneva a suo marito, le imprimevano una rosa trafitta alla base
della nuca, la nostra Runa, diceva sempre mio padre.
Per
quale cazzo di motivo, se la odi tanto, hai le lettere di mia moglie e
soprattutto perché le conservi con tanta cura?
Per nasconderle a Sile, ne ero certo. E per questo, anche senza
aprirle, sapevo già che sarebbe stato meglio bruciare tutto
e provare a dimenticare, ma il desiderio di autodistruzione e la
curiosità erano più forti di me. Non seguii
l'ordine, ne presi una qualsiasi, l'aprii: non recava date o non ci
feci caso, perché, da quel momento, la mia vita non fu
più completamente mia.
“Ti sento ancora dentro di
me... ” (5)
Salazar fa che non sia vero...
“... forte e prepotente, caldo
e appassionato... non vedo l'ora che sia domani, Mirzam, voglio essere
di nuovo tua, ancora e ancora, i nostri pomeriggi di vacanza e di
passione... "
Non
può essere vero...
“... Perdermi tra le tue
braccia e ritrovarmi ancora stravolta, esausta... felice... appagata,
come non sono stata mai... "
… mai... ha detto mai...
“... ho dovuto schiantare
l'Elfa, voleva farmi il bagno, ma io amo sentirti sulla mia pelle...
”
Puttana
“... sai... devi stare
più attento... ”
Salazar!
Eri vergine quando... mi avete tradito dopo, quando dovevi essere solo
mia... Puttana … puttana
“... su tutto il corpo ho
ancora impressi i segni dei tuoi intriganti polpastrelli... "
Lurida troia schifosa!
“... io adoro quei
polpastrelli maliziosi! E adoro le tue mani quando mi prend...
”
Non riuscii a leggere altro, di colpo era tutto buio attorno a me, la
notte più oscura, una notte oscura, in cui il silenzio era
leso solo dai sospiri e dalle risate che uscivano da quel baldacchino.
Bellatrix non può essere stata qui... No, è solo
nella mia testa, solo nella mia testa...
Lo fissai, il respiro affannato, le mani tremanti, puntai la bacchetta
e incendiai le lettere, colpii i veli facendoci attecchire il fuoco,
quindi come un folle senza curarmi delle fiamme che salivano sui
montanti, mi feci largo con irruenza, cercando di capire cosa stesse
accadendo. Fantasma, sogno o altro che fosse (6), il Mirzam
partorito dalla mia mente era nudo e rannicchiato in fondo al letto,
incombeva sull'altra ombra, la testa completamente affondata tra le sue
cosce: come se fosse davvero fatto di carne, lo colpii con un pugno in
mezzo alla schiena e lo scaraventai fuori dal baldacchino in fiamme con
un calcio.
“Ti sei preso la mia Bella,
bastardo? Ed io ora mi prendo lei!”
Gettai un solo sguardo verso l'ombra di Sile, ancora si contorceva
nell'estasi, il volto coperto dalle ciocche di capelli corvini,
sconvolti: se fosse stata vera, l'avrei fatta soffrire solo
perché contava tanto per lui, con una mano perciò
le strinsi il collo, con l'altra mi avventai sul suo volto. Quando
però lo voltai verso di me, tra quelle fiamme, su quel letto
in cui non c'era più Mirzam ma c'ero io, vidi che la donna
non era Sile ma Bellatrix, lei, mia moglie, sotto di me, che si
ribellava, mi graffiava, m’insultava; non c'era lo sguardo
dolce e ridente di Sile a guardarmi e temermi, no, c'era il pozzo nero
di orrore e odio e morte di Bellatrix. Come una belva la bloccai, i
sospiri di piacere che aveva donato a Mirzam divennero gemiti strozzati
di paura e dolore, il corpo di mia moglie, che conoscevo fin troppo
bene, non danzava più assecondando le spinte del bastardo,
ma subiva me, la mia furia selvaggia, che non cercava più,
di darle piacere, non l'avrei fatto mai più, ma faceva
scempio delle sue membra, della sua mente, della sua anima, portandola
alla follia: la mano attorno al suo collo stringeva di più,
ancora di più, e ora erano entrambe, ed io spingevo e
stringevo, fino a sentire le ossa del collo cedere, il silenzio della
morte assorbire i suoi rantoli, il suo corpo smettere di muoversi,
irrigidendosi sotto e attorno a me. Respirai a fondo, madido di sudore,
consapevole di essere solo e di essere veramente su quel letto, in
mezzo alle fiamme, mie le mani serrate attorno al cuscino, mio il seme
disperso nella foga dentro le mie vesti, mie le urla incomprensibili
che squarciavano il silenzio della stanza.
Era
vergine quando l'ho presa... era vergine quando l'ho presa...
Allucinato mi sollevai, folle, gli occhi rivolti alla porta divelta,
chiedendomi come avessi potuto perdere il dominio di me stesso fino a
quel punto, durante una missione, ma consapevole che appena ne avessi
avuto l'opportunità, avrei strappato la vita a quella
puttana esattamente in quel modo, e poi sarebbe toccata al bastardo.
Milord aveva ragione... esiste qualcosa persino peggiore della morte...
e quei due mi avevano mostrato cosa fosse peggiore per me.
“Ora mi spiego tante cose...
”
Una risata risuonò nella stanza, tra i bagliori del fuoco
circoscritto: con la coda dell'occhio vidi un'ombra muoversi ai margini
del campo visivo, maldestro, rischiò di inciampare su dei
tizzoni che non riuscivano a consumare il tappeto vicino alla finestra;
non era un'ombra, era vero. Era mio padre.
“Non mi hai dato manforte con
quella cagna... non dai un erede alla nostra antica casata... e ora ti
trovo qui, che cerchi di scopare quel cuscino... ti ricorda il culo del
tuo amichetto traditore?"
Un'altra risata agghiacciante, a stento riuscii a scendere dal
baldacchino senza finire a terra: stavo tremando, per lo shock della
lettera, per le visioni che avevo avuto, perché la
sensazione della pelle e delle ossa di Bellatrix sotto le dita era
stata sconvolgente, tanto era reale, perché le gambe, dopo
essere venuto nei pantaloni, non mi reggevano, e la testa mi girava per
il fumo respirato. Mio padre teneva una bacchetta in mano, non la sua
bacchetta, ma se mi avesse colpito non sarei riuscito ugualmente a
difendermi; una scena che si era ripetuta tante volte, amava farmi
ammirare da vicino la bacchetta con cui si divertiva a torturarmi, da
quando ero solo un bambino. Non era con la Magia, però, o
con i pugni, o con le cinghiate che voleva colpirmi, in quel momento,
no, quel giorno gli sarebbero bastate le parole... e lui lo sapeva. Me
la porse, io non riuscivo ad alzare lo sguardo su di lui, me la
puntò tra gli occhi.
“Ho trovato la bacchetta di
suo padre, la vuoi? Magari tra le chiappe, sognando qualcosa di
più carnoso? Mettiti giù, divertiti, intanto vado
a cercarti qualcuno che ti possa soddisfare!”
Rise, quella risata sguaiata, da sbronzo, la stessa che gli avevo
sentito mille volte, la notte, fin da bambino, quando tornava a casa
ridotto in condizioni miserevoli e iniziava a colpire mia madre, a mani
nude, con la magia, ferendola con qualcuno dei suoi arnesi sinistri,
insultandola in ogni modo e infine, ormai spezzata, violentandola senza
pietà: una notte che avevo cercato di difenderla, dopo
avermi pestato a sangue, avevo undici anni, mi aveva detto ghignando
che mio fratello ed io eravamo stati concepiti in quel modo... in
quelle notti di sangue e violenza. Alla fine, alla ricerca di una
figlia femmina, era riuscito addirittura ad ammazzarla e con orrore
ricordai che l'avevo trovata uccisa esattamente come avevo appena
sognato di soffocare Bellatrix. Qualcosa si oppose dentro di me.
Io
non sono come lui, non sarò mai come lui.
La bestia assassina, che avrebbe voluto fare a pezzi Sherton
uscì dall'angolo richiamata dalla voce di mio padre, serrai
le mani attorno alla sua, strappandogli la bacchetta, alzai lo sguardo,
puntai i miei occhi nei suoi, avevamo gli stessi occhi ma tutto il
resto darebbe stato diverso. Doveva essere diverso.
"Togliti dai piedi, fatti questa
benedetta sega di cui hai tanto bisogno e smetti di rompere i coglioni
a chi serve Milord, o ti chiudo nello sgabuzzino e ti dò
fuoco!”
Cercò di colpirmi, gli occhi iniettati di sangue, ma non
solo deviai il colpo, con il manrovescio, improvviso, innaturale,
inaspettato per me e per lui, lo ricacciai lontano da me, centrandolo
in faccia e mandandolo a sbattere contro il muro. Quando
provò a rimettersi in piedi non ci riuscì, rimase
a terra, sembrava un ragno che cercava di non affogare, gli arti che
annaspavano nell'aria, come una marionetta impazzita. Non mi ero
accorto di averlo affatturato, lo capii solo quando vidi che gli stavo
ancora puntando la bacchetta di Sherton addosso e la pelle del mio viso
tirava in una piega strana, stavo ghignando, anzi stavo ridendo, era
mia la risata che stava uscendo folle dal buio e dalle fiamme.
“Giuro su Salazar, pezzo di
merda, che ti scorticherò le palle a sangue per
questo!”
“Ne dubito, padre... in questo
momento si vede benissimo ciò che sei... un miserabile
insetto, pronto da schiacciare... io sono stanco... stanco di vedere il
mio nome deriso a causa tua... posso essere il più temibile
dei Maghi, ma finché sarai tu a portare il nome di lord
Lestrange, tutto ciò che farò sarà
inutile... il mio nome noo varrà mai un cazzo... a causa
tua. Tu non sei un Mago, sei solo un miserabile parassita... ma io non
sono come te, io non sono affatto come te... e non porterei rispetto al
mio nome e al mio sangue se non prendessi una buona volta dei
provvedimenti... ”
“E cosa crederesti di fare,
patetico figlio di... ”
“Guardami!”
“Sacco di merda!”
“Ti ho detto guardami! Quando
raggiungerai mia madre, all'inferno, dille che sono stato io... e
quando anche il tuo caro amico scozzese si ricongiungerà a
te... dagli la soddisfazione di sapere l'ho fatto... con la sua
bacchetta..."
"Sei proprio il figlio di quella
puttana, non mi fai paur..."
"Avada... Kedavra...”
La sinistra luce verde della morte si fuse con il rosseggiare d'inferno
che dominava ormai la stanza, il baldacchino ridotto a una pira
innalzata al dio del tradimento e della vendetta. Uscii da quel rogo,
la bacchetta di Sherton in mano, il corpo del vecchio lord Lestrange
divorato dalle fiamme, di ogni ricordo di Mirzam Sherton restava solo
fumo e cenere. Ed io, presto, avrei ridotto in cenere anche lui.
*continua*
NdA:
Capitolo
sopra le righe, per il linguaggio e le scene, ma
penso che Lestrange sr. fosse già stato inquadrato come
psicopatico e assassino, e Rodolphus... beh il canon lo conosciamo,
sappiamo che personcina a modo fosse... quindi perché no?
Come ho detto tempo fa, con il tradimento di Mirzam, la perdita
dell'amico d'infanzia, il sospetto che possa nascere qualcosa tra il
Lord e Bellatrix, Rodolphus smette di essere il ragazzone cresciuto
male, il gradasso con slanci (a volte) di fascino malato, per diventare
solo ed esclusivamente la macchina da morte che
“Crucia” fino alla follia i genitori di Neville. A
chi quindi pensava che il personaggio fosse finora fuori canon, ecco
qui la chiave di lettura: non si nasce cattivi, ci si diventa, seguendo
le inclinazioni certo, ma facendosi anche modellare dagli esempi di chi
ci circonda e dalle fregature della vita. Albus Dumbledore finora era
stato buono e zitto ma doveva intervenire anche lui con la sua dose
d’intrighi: ho voluto sottolineare ciò che il
canon lascia intuire, che il Lord non sia stato fermato in tempo anche
perché ognuno cercava di fare solo i propri interessi (il
caso Fudge all'epoca dell'Ordine della Fenice è stata una
riproposizione esemplare del concetto); non ho trovato indicazioni
circa "quando" Silente ha iniziato a ragionare sul primo Ordine, penso
però che fin dall'apparizione del Lord, vedendo che il
Governo non reagiva, si sia industriato per trovare soluzioni,
contattando personaggi che godevano della sua stima e fiducia. Qui ho
immaginato che il legame con Moody iniziasse a formarsi
perché entrambi erano piuttosto delusi dal comportamento
carrieristico di Crouch e altri come lui.
(1)
“Alastor
Moody”.
(2)
“Il
velo e la Rosa” : “Altera il tuo aspetto
e vai da lui: dovrebbe essere di ritorno da “La Testa di
Porco”. Chiedigli se si sono schiuse le uova di Thestral e
digli che deve consegnarla al vecchio entro l’alba”.
(3) Questo
fatto sarà chiarito prossimamente, visto che Abraxas
dovrebbe essere con Deidra.
(4) Tobias
Meyer è lo zio materno di Alshain.
(5) Vorrei
far notare come lo sciocco scherzetto che Mirzam fece a Bellatrix,
illudendola di amarla, stia generando una serie di equivoci pericolosi,
per lui e non solo.
(6) La scena
che Rodolphus vede dentro il baldacchino non è un
incantesimo, è una proiezione sua, è talmente
fuori di testa per la storia di Bellatrix e Milord soli nella foresta e
talmente fissato con Mirzam, che arriverà a stadi sempre
più avanzati di allucinazione.
Ringrazio al solito lettori/recensori/chi ha aggiunto/ecc ecc e vi
saluto. A presto
Valeria
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