Lo Scrittore Maledetto

di telesette
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Tutto andava bene, prima che lui venisse a invadere il magico Regno della Letteratura.
Prima di allora, tutti gli scrittori e le scrittrici di quel luogo incantato vivevano felici e creavano storie bellissime: storie d'amore, storie drammatiche, storie a lieto fine, storie lunghe, storie avvincenti ed emozionanti... Insomma, storie nel vero senso della parola! Storie vere, non stupidaggini, e tali storie erano il giusto omaggio ai grandi e incommensurabili geni e maestri dell'arte letteraria.
Almeno così era, finché non arrivò lui.
Non era uno scrittore, no assolutamente, non era un appassionato della parola scritta ed era venuto a turbare la magica armonia del luogo con cattiveria e meschinità.
Questo perché era un malvagio, un essere immondo e perverso, che non possedeva nulla nel cuore ad eccezione della sua incommensurabile falsità.
Costui si insinuò prepotentemente in quello che era un luogo stupendo e favoloso, come il serpente del Peccato Originale, e cominciò a corrompere il Regno della Letteratura con il suo cinismo e la sua crudeltà.
Era un uomo molto brutto, dai lineamenti grotteschi e deforme nella sua cattiveria, ma l'aspetto era solo la minima parte di ciò che prometteva. Con la sua mano viscida e impura, ispirata da Satana in persona, prese la penna e la intinse con inchiostro avvelenato: le sue parole trasudavano menzogna, le sue pagine traboccavano inganno e le sue storie erano perfide seduttrici per menti deboli e incapaci di distinguere il Bene dal Male.
O essere infame!
O individuo scellerato!
Lurido abominio, indegno di esistere, che giunse agli occhi degli innocenti per volontà del demonio!
Egli era lo strumento del Male, atto a distruggere ciò che un tempo era nobile e virtuoso.
Egli bestemmiò contro la nobile arte della letteratura, portando avanti la sua esecràbile attività di falso scrittore.
Ma finalmente qualcuno arrivò a smascherarlo.
Finalmente qualcuno avrebbe fatto giustizia delle sue opere maledette.
Finalmente qualcuno avrebbe rivelato agli occhi del regno ciò che era in realtà.
Una Chimera, una mostruosa e spaventosa Chimera, senza alcuna traccia di umanità nel suo cuore putrido e impestato di vermi.
Il suo sporco gioco non poteva durare oltre, doveva pagare per tutti i suoi crimini, e il Sommo Giustiziere lo avrebbe punito con l'oblìo eterno.
Come la lingua di quel sordido individuo pronunciò vane menzogne in sua difesa, l'abisso infernale si spalancò sotto i suoi piedi. Le fiamme lo avvolsero completamente, consumandogli le carni e regalandogli un'intensa agonìa, ma il Sommo Giustiziere era sordo alle sue grida.
Pianse e gemette, il mostro, contorcendosi come un dannato.
Il fuoco divorò le orribili membra, a cominciare dalle mani putride, e le orrende estremità carbonizzate si levarono verso l'alto accompagnate da un grido terribile. Non era un grido di morte, la morte sarebbe stata troppo poco, quel grido era la sua condanna... Una condanna senza fine, perché i giusti gioìssero della sua sofferenza.
E così avvenne.
Mentre il perfido autore ardeva nel fuoco dei propri peccati, la pace tornò a splendere nel Regno della Letteratura.
Le storie ripresero a sbocciare leggiadre, come i petali di rosa in estate, e gli abitanti onorarono la propria arte con passione e dedizione. L'essere immondo smise di contaminare i verdi pascoli della scrittura, bruciando assieme a ciò che aveva scritto, e il male scomparve con esso. Nessuno avrebbe più turbato la pace di quel luogo, nessuno avrebbe più scritto con scopi malvagi, e finalmente tutti avrebbero potuto vivere di nuovo felici e contenti.

Fine





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