Bouquet de Nerfs.

di Dernier Orage
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Bouquet de Nerfs.
Dove Ermanno ha gli occhi neri, Enrico li ha grigi. È l’unica differenza tra i due gemelli. L’unica differenza tra due creature che hanno scelto di essere speculari, vivendo insieme a vent’anni e dormendo nello stesso letto.
Abitano in San Bernardo, non hanno la tessera dell’autobus, non hanno bicicletta o patente, è in centro a tutto e comunque amano camminare. Non lavorano, non studiano più, hanno trasformato la casa in un ritrovo per i pochi amici e in rifugio per loro stessi.
Sono un’entità al plurale: due teste di capelli castani, due distese di epidermide chiara e liscia, tesa come corteccia sulle ossa e i muscoli, due lingue identiche e due voci coincidenti.
Federico non sa se sentirsi estraneo o di troppo, ha ventotto anni e occhi solo per Ermanno. Non lo riconosce nelle fotografie, non riconosce la sua voce o il suo modo di camminare, riconosce la sua aura, leggera. Un maglione blu portato su un paio di jeans sbiaditi, stretti sotto l’ombelico da una cintura vecchia, degli occhiali dalla montatura nera.
Delle labbra strette alla sua intimità, degli occhi che non lo cercano mai.
Ermanno non è suo, Ermanno appartiene ad Enrico e così sarà per sempre. Ermanno si sdoppia, due bocche che cantano Battiato, L’Era del Cinghiale Bianco. Federico vorrebbe scuoterlo e dirgli che il a oublié qu'elle chantait, ils assassinent leurs nuitées en lisant des livres fermés. Probabilmente si beccherebbe un pugno sul naso, una sberla o uno spintone. Federico non ne è sicuro.
Federico non è sicuro. Ha portato via Ermanno, hanno vissuto da soli nel suo appartamento sopra Principe, la vista sul mare e sulla stazione marittima. Tre mesi. Tre mesi. Tre mesi, neanche il tempo di partorire l’amore.
Federico vorrebbe stringere Ermanno quando Enrico nuota tra le lenzuola con un’attrice consumata che potrebbe essere loro madre e non gli importa se gli fa il riguardo di non portarla nel loro appartamento o di sciacquare via il sudore nella doccia.
La chiama H.H. “Acca-acca”, vecchia pervertita pederasta o forse no.
Li trova in via della Maddalena un sabato notte tra le esclamazioni degli ispanici dalle bandiere rossogialloblù. Acca-acca nel suo tacco 12, una cornacchia aggrappata con le lunghe braccia alle spalle di Enrico, Ermanno poco dietro, camicia di seta blu a pois bianchi, giacca di pelle.
« Rimani con me questa notte? » Gli domanda mentre gli accende una sigaretta. Quelle dannate labbra schiacciate di lato dal sottile cilindro di carta. Quando gli volta la schiena Federico non ha più le forze di chiamarlo.
La vita sembra un cerchio dove ognuno punta la pistola contro la schiena di quello davanti. Federico si volta e dietro di lui vede Acca-acca. Bang.















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